Il tuo Carrello

Carrello

Page 5

Presentazione dell’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2022

rapporto sulle povertà 2022
La presentazione del VII Rapporto sulle Povertà

La giusta vicinanza è il titolo dell’VIII Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2022, che verrà presentato a rappresentanti delle Istituzioni civili impegnate nel sociale e dei media, lunedì 19 giugno, alle ore 11, presso la Caritas diocesana Villaggio Sorella Provvidenza, in via Montemalbe 1 (zona Cortonese) di Perugia. Si tratta di una preziosa ricerca-studio curata dall’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’inclusione, che suscita sempre più l’interesse di Istituzioni ed operatori del mondo del Welfare perugino e non solo.

Un’analisi sullo stato della povertà

C’è attesa di conoscere lo stato della povertà nella nostra diocesi nel 2022 e delle azioni messe in campo da Caritas nel contrasto alle povertà anche alla luce dell’accentuarsi della crisi economica dovuta agli affetti della pandemia, della guerra in Ucraina e dell’aumento del costo della vita a causa, soprattutto, dell’impennata dei prezzi delle materie prime, in primis quelle energetiche.

Interverranno alla presentazione l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, l’economista Pierluigi Grassetti, coordinatore dell’equipe dell’Osservatorio diocesano, lo statistico dottor Nicola Faloci, membro della suddetta equipe, e la responsabile Area sociale Caritas dottoressa Silvia Bagnarelli.

 

 

 

Corpus Domini, ritorna la secolare processione per le piazze e le vie del centro

processione corpus domini 2022
La processione del Corpus Domini per le piazze e le vie del centro di Perugia dello scorso anno

Domenica 11 giugno, alle ore 10, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si terrà la solenne celebrazione eucaristica del Corpus Domini, da sempre molto sentita nel capoluogo umbro. Per la prima volta la presiederà l’arcivescovo, Ivan Maffeis, insieme ai canonici e ai sacerdoti della città.

In processione con il Santissimo

 Al termine della celebrazione il Santissimo verrà portato dall’arcivescovo in processione. Percorrerà le piazze e le vie principali del centro storico, lungo il suo percorso ultrasecolare: dalla Cattedrale di San Lorenzo alla Basilica di San Domenico, attraversando piazza IV Novembre, corso Vannucci, piazza Italia, viale Indipendenza e corso Cavour. Nel 2020 e 2021, in piena pandemia, non si tenne e lo scorso anno fu in forma ridotta, da piazza IV Novembre a piazza Italia e viceversa, lungo via Fani, piazza Matteotti, via Baglioni.

Occasione comunitaria di preghiera per la città intera è questa processione, anche per tutti coloro che sono chiamati ad operare per il bene comune. L’arcivescovo e i fedeli si raccoglieranno in preghiera davanti alle sedi delle Istituzioni civili. Partecipavano prima della pandemia alcune migliaia di fedeli insieme ai membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro e di diverse confraternite.

Brevi cenni storici sulla solennità del Corpus Domini

 La comunità cristiana perugina è molto legata alla solennità del Corpus Domini, istituita da Papa Urbano IV, morto a Deruta il 2 ottobre 1264 e sepolto nella Cattedrale di San Lorenzo. Circa due mesi prima di morire, l’11 agosto 1264, Urbano IV istituì ufficialmente questa solennità con la bolla Transiturus de hoc mundo, a seguito del particolare miracolo eucaristico avvenuto a Bolsena l’anno precedente di cui ricorre quest’anno il 760simo anniversario. La popolarità di questa festa, che manifesta pubblicamente la fede del popolo cristiano nel Santissimo Sacramento, è cresciuta con il Concilio di Trento (1545-1563), quando si sono diffuse le processioni eucaristiche e il culto al di fuori della Messa.

La Confraternita del Santissimo

A Perugia si ha memoria storica della processione con il Santissimo Sacramento dall’anno 1378, a seguito di un provvedimento pubblico delle autorità civili e religiose della città (come riporta la Cronaca di Pompeo Pellini) che stabilì anche il percorso. A partire dal XV secolo, in molte città sono sorte confraternite del Santissimo; quella perugina risale alla seconda metà del ‘400 ed è stata ricostituita nel 2016 come Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello in Cattedrale; domenica 11 giugno ritornerà insieme ad altre ad animare la processione del Corpus Domini.

Delitto di Senago. Il male sarà vinto, ma solo nella Parusìa

Il delitto di Senago (piccolo Comune tra Milano e Saronno) può apparire niente più che l’ennesimo caso di femminicidio in Italia. Intendendosi per femminicidio l’uccisione di una donna da parte del marito, fidanzato, compagno, amante, o di uno che è stato una di queste cose ma non lo è più, oppure vorrebbe esserlo ma la donna non lo accetta. Un caso fra tanti, dunque. Ma questo ha suscitato nell’opinione pubblica una commozione speciale, per l’efferatezza, il cinismo, la protervia dell’uccisore, che non ha esitato a provocare la morte non solo della compagna, ma anche della creatura che essa portava in grembo, il figlio di entrambi.

Cosa può fare la società?

Ci si chiede cosa possa fare la società per prevenire simili delitti. La soluzione più antica e diffusa – ritenuta insostituibile anche se non sempre efficace – è la minaccia della pena. In questo caso non è servita a nulla: l’uccisore non poteva illudersi di farla franca e viste le modalità del delitto la pena dell’ergastolo è praticamente certa (forse riducibile a 30 anni, se l’imputato chiede il rito abbreviato).

Una serie formazione della coscienza morale basterebbe?

Si dice che, più che la pena, ci vorrebbe una seria formazione della coscienza morale degli uomini (e anche delle donne, perché anche loro qualche volta commettono delitti, anche se di altro tipo). E questo è sacrosanto; l’educazione ai princìpi morali non sarà mai abbastanza. Ma basterebbe? Temo che la natura umana sia quella che è, e che la capacità di fare il male si potrà contrastare ma mai cancellare. Ce lo dice anche la storia recente.

Il bene e il male prodotto nel XX secolo

Dopo millenni di civilizzazione, di cultura, di evangelizzazione, il secolo XX d.C. ha prodotto – oltre che veri eroi del bene, profeti e martiri – anche atrocità e orrori quali mai si erano visti prima: dittature totalitarie e criminali, due guerre mondiali con milioni di morti, lo sterminio sistematico di popoli interi, la strage di massa delle popolazioni civili inermi teorizzata e praticata come mezzo infallibile in guerra per piegare le nazioni avversarie e costringerle alla resa (vedi i bombardamenti aerei di Coventry, Dresda, Hiroshima, Nagasaki). L’umanità progredisce nel bene, ma nello stesso tempo anche nel male. Ciò non toglie che ci dobbiamo tutti impegnare per il prevalere del bene. Ma la scomparsa del male vi sarà solo con quella che noi cristiani chiamiamo la Parusìa, il ritorno di Cristo alla fine dei tempi. In attesa, ciascuno faccia del suo meglio, come può.

Ambiente. Sarebbe bello se…

Quando viaggiamo in aereo ciascuno di noi emette 285 grammi di Co2 per km. Con il treno ne emettiamo 14 grammi e in auto 42 (Agenzia europea dell’Ambiente, 2014). Seguendo questo ragionamento si dovrebbe incentivare il più possibile il trasporto ferroviario ed evitare un uso sconsiderato dei voli aerei.

Per la prima volta in Europa, la Francia ha approvato una legge che vieta i viaggi aerei nazionali a corto raggio laddove esiste un collegamento ferroviario efficiente, ovvero dove la destinazione si può raggiungere entro le due ore e mezza. Ora attendiamo che l’intera Europa faccia propria questa misura anche per regolare i trasporti internazionali e potenziare i trasporti meno inquinanti.

i pensi soltanto che, secondo i calcoli effettuati, il dispositivo approvato in Francia ridurrà le emissioni di 55.000 tonnellate all’anno. Di contro, soltanto lo scorso anno Ita Airways aveva inaugurato un volo tra Roma e Firenze che, per fortuna e buon senso, è stato cancellato dopo qualche mese. Tra tempi di raggiungimento dell’aeroporto, tempi di attesa ai controlli, decollo, atterraggio e sbarco, ci si impiegava meno col treno. Sarebbe bello, utile e opportuno che nei programmi politici dei partiti e del ministero di settore, ci fossero proposte in questa stessa direzione.

Istituto Serafico di Assisi: festa in amicizia per giocare con i ‘sensi’

Due ragazzi ospiti dell'Istituto Serafico di Assisi fanno il gesto dell'ok, e l'altro mostrra un fiore, sullo sfondo nel giardino dell'Istituto si vedono le suore
Ragazzi ospiti dell'Istituto Serafico di Assisi

Al Serafico di Assisi sabato 10 giugno andrà in scena “Sensazionale”, l’iniziativa promossa nell’ambito della Festa in Amicizia, che apre le porte dell’Istituto a chiunque voglia ‘giocare’ con i propri sensi. Sarà un’esplosione di suoni, colori, sapori e odori, un ‘cantico’ dei cinque sensi.

L’obiettivo della Festa dell’Amicizia all’Istituto Serafico

L’obiettivo? Scoprire un lato diverso della disabilità, che così diventa una vera e propria esperienza dei sensi e un’occasione di conoscenza, un momento di interazione per ampliare la propria visione, sviluppare la comunicazione e cogliere la bellezza del silenzio nel segno dell’arte in ogni sua forma. Sono tanti dunque gli obiettivi di questo percorso che si gioca tra sensi e sensazioni e che si snoda attraverso le sei postazioni allestite nel parco dell’Istituto che mirano a coinvolgere i sensi attraverso le espressioni artistiche.

Le sei postazioni allestite nel parco dell’Istituto Serafico

La prima postazione è quella delle “Parole ritrovate”: i partecipanti potranno scrivere racconti o poesie, partendo da alcune parole, da incipit di favole o da narrazioni inventate dai ragazzi ‘serafici’. Ognuno pescherà nelle ceste e potrà proseguire le storie iniziate da loro o prendere i loro personaggi, i loro luoghi, le loro immagini fotografiche o le icone provenienti dalla Comunicazione aumentativa alternativa. Le storie scritte dai ragazzi saranno appese agli alberi, così potranno essere lette e viste da tutti gli altri in un climax di coinvolgimento, stimolando così soprattutto la creatività narrativa.

C’è poi la postazione degli “Attori in corso”, in cui ognuno potrà cimentarsi con l’esperienza cinematografica nella sua interezza: dalla preparazione delle scene all’interpretazione, passando per giochi di autonomia e coordinazione.

Una delle postazioni più intense è quella dedicata alla “Voce del silenzio”: sarà proprio la mancanza di verbalizzazione a diventare momento di una comunicazione più alta, per vivere le proprie emozioni senza parlare, in un coinvolgimento sensoriale completo.

E ancora: nella postazione “Coloriamo” verranno decorati gli spazi esterni dell’Istituto per dare libero sfogo alla propria vena artistica grazie all’uso di appositi supporti, come sagome e case in polistirolo; a fare da guida saranno alcuni street artist locali, che eseguiranno una performance-modello per i ragazzi.

Il fil rouge di tutta la manifestazione sarà “ColoRadio”la radio gestita da operatori e ragazzi del Serafico: nel corso di una diretta no-stop gli speaker terranno compagnia al pubblico raccogliendo dediche ed emozioni di chi partecipa ai laboratori.

E nel coinvolgimento dei sensi, non poteva certo mancare il gusto: nella postazione “Deliziati”infattiè possibile assaggiare alcuni prodotti locali.

Francesca Di Maolo: “obiettivo far conoscere le diversità”

“La Festa in Amicizia è un appuntamento tradizionale del Serafico e quest’anno il nostro obiettivo è proprio quello di far conoscere le diversità, comprendere i problemi principali che incontrano le persone con disabilità, sperimentare le tecniche e le strategie che gli operatori del Serafico ogni giorno svolgono per facilitare la riabilitazione, l’accoglienza e la comunicazione dei ragazzi” spiega Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico. “Quello di ‘Sensazionale’, dunque, sarà un approccio ludico – continua – ma allo stesso tempo declinato in chiave realistica e inclusiva, per sensibilizzare sul tema delle fragilità emergenti e per far vivere a chiunque svolga i laboratori nuove sensazioni, raggiungendo così un alto livello emozionale, fisico e percettivo. Sarà un modo per avvicinarsi alle proprie sensazioni e per coltivare la cultura delle differenze”.

Nomine per nuovi arrivi e cambio di responsabilità nelle parrocchie perugine

nomine parroci

Le nuove nomine che ridefiniscono compiti e responsabilità di preti e diaconi nelle parrocchie sono state rese note questa mattina. A nove mesi dall’ingresso in diocesi, dopo aver a lungo ascoltato e dialogato con i preti, il vescovo Ivan Maffeis ha emesso i decreti che riguardano 52 persone.

In molte parrocchie cambia il parroco, undici sacerdoti da parroco diventano collaboratori, alcuni nella stessa parrocchia, altri in una nuova parrocchia), in altre il parroco estende la sua cura pastorale a centri e parrocchie vicine, alcuni sacerdoti lasciano la parrocchia per un servizio diocesano.

Tra le novità c’è il ritorno della sede pastorale della parrocchia dei “Santi Andrea e Lucia in Cattedrale”  nella Cattedrale di San Lorenzo, con la nomina a parroco di don Marco Briziarelli, direttore della Caritas Diocesana.

Le parole del Vescovo

“Nel pubblicare i nuovi mandati di ministero, che diverranno effettivi a partire da settembre, vorrei raggiungere sacerdoti e collaboratori con un pensiero di gratitudine per la risposta disponibile e generosa che hanno assicurato alla nostra Chiesa” scrive il Vescovo “don Ivan” introducendo la nota di comunicazione delle nomine. Nota che si apre con la citazione di un brano della Lettera di san Paolo agli Efesini (4, 4-6): “Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti” .

Ecco tutte le nomine

Alberati don Primo da parroco di Villanova viene nominato collaboratore nella medesima parrocchia.

Allevi don Nicola da parroco di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla, viene nominato parroco di San Barnaba in Perugia.

Alunni don Gianluca viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Tavernelle, Colle San Paolo, Missiano, Montali Casalini e Panicale.

Bartoccini don Luca, direttore del Centro diocesano di formazione pastorale, da canonico della cattedrale viene nominato animatore spirituale del Santuario della Madonna dei Bagni in Casalina e assistente spirituale della “Casa di preghiera Tabor” di Agello.

Becherini don Piero da parroco di Pozzuolo viene nominato collaboratore nella medesima parrocchia.

Bigini don Vittorio da vicario parrocchiale di Chiugiana, Olmo e Fontana, viene nominato parroco di San Sisto, Lacugnano e Sant’Andrea delle Fratte.

Briziarelli don Marco, direttore della Caritas Diocesana, viene nominato anche parroco dei Santi Andrea e Lucia in Cattedrale, la cui sede pastorale torna nella Cattedrale di San Lorenzo.

Buono don Francesco, parroco di Castel del Piano, diventa anche parroco di Bagnaia e Pilonico Materno.

Casini don Federico, da parroco di Pontenuovo e Brufa, viene nominato parroco di Spina, Mercatello, Castiglione della Valle e San Biagio della Valle.

Commodi don Giordano, da vicario parrocchiale di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla, viene nominato parroco di Città della Pieve e rettore del Santuario della Madonna di Fatima.

Cordis don Gheorghe Lucian, parroco di San Savino del Lago, viene nominato anche parroco di Agello.

Cristaldini padre Gabriele ofm capp. viene nominato vicario parrocchiale di Santa Lucia in Perugia.

Crocioni don Fabrizio, da parroco di Ponte della Pietra e San Faustino, viene nominato parroco di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla in Perugia.

De Paolis don Antonio da vicario parrocchiale di Rancolfo viene nominato collaboratore a San Sisto.

Di Leo don Calogero, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, da parroco dei Santi Andrea e Lucia in Cattedrale, viene nominato parroco di Pontenuovo e Brufa.

Di Mauro don Roberto, presidente dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero, da parroco di San Mariano e Girasole, viene nominato rettore del santuario di Santa Maria della Misericordia in Ponte della Pietra.

Fiorini don Fabio viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Chiugiana, Olmo e Fontana.

Fiorucci don Nazzareno, parroco di Deruta, viene nominato anche parroco di Casalina e Castelleone.

Gaggia don Nicolò, oltre che parroco di Villa Pitignano, viene nominato anche parroco di Ponte Pattoli e Civitella Benazzone.

Graziani don Agostino da parroco di San Fortunato e vicario parrocchiale di San Costanzo, San Ferdinando e Santa Maria di Colle in Perugia, viene nominato collaboratore nelle medesime parrocchie.

Huaman Bustamante don Oscar da vicario parrocchiale di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino, viene nominato vicario parrocchiale di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla.

Jesuthasan don Mathy Ilamparithy da parroco di San Martino in Colle e Sant’Enea, viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Magione e San Feliciano del Lago.

Liguori don Alfonso, vicario parrocchiale di Ponte San Giovanni, Pieve di Campo e Balanzano, viene nominato anche parroco di Ospedalicchio e Collestrada.

Malatacca don Daniele da vicario parrocchiale di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia, viene nominato parroco di San Martino in Colle, Sant’Enea, San Martino in Campo, Sant’Andrea d’Agliano e Santa Maria Rossa.

Martelli don Augusto da parroco di Paciano, Vaiano e Villatrada, viene nominato parroco di Sant’Egidio, Lidarno e Civitella d’Arna.

Merlini don Marco, parroco di Castiglione del Lago e Piana, viene nominato anche parroco di Pozzuolo.

Olajide Boluwatfe don Emmanuele John da vicario parrocchiale di Marsciano, Migliano e Schiavo, viene nominato vicario parrocchiale di Ponte San Giovanni, Collestrada e Ospedalicchio.

Paoletti don Antonio, parroco di Prepo, viene nominato anche parroco di San Faustino e Ponte della Pietra.

Pascarosa don Simone, vicario per la pastorale, da parroco di Bagnaia e Pilonico Mareno, viene nominato parroco di San Mariano e Girasole.

Quaresima mons. Fabio da parroco di Chiugiana, Olmo e Fontana, viene nominato canonico della cattedrale di San Lorenzo.

Regni don Claudio, da parroco di San Sisto, Lacugnano e Sant’Andrea delle Fratte, viene nominato collaboratore delle medesime parrocchie.

Reitano don Salvatore Mauro da rettore del santuario della Madonna delle Grondici, viene nominato vicario parrocchiale di Castel del Piano, Bagnaia e Pilonico Materno.

Ricci mons. Giuseppe viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Villa Pitignano, Ponte Pattoli e Civitella Benazzone.

Ripiccini don Daniele da parroco di Castiglione della Valle, Mercatello, San Biagio della Valle e Spina, viene nominato parroco di Paciano, Vaiano e Villastrada.

Sascau don Anton Maricel da parroco di Pierantonio, Rancolfo e Solfagnano, viene nominato collaboratore nelle parrocchie di San Martino in Colle, Sant’Enea, San Martino in Campo, Sant’Andrea d’Agliano e Santa Maria Rossa.

Sbicca mons. Orlando da parroco di Casalina e Castelleone, viene nominato canonico della cattedrale di San Lorenzo.

Scarda don Alessandro da parroco di San Barnaba in Perugia, viene nominato parroco di Santa Lucia in Perugia.

Solka don Robert, parroco di Castel delle Forme e San Valentino della Collina, viene nominato anche parroco di Villanova.

Sorbaioli don Simone, vicario generale, lascia la parrocchia di Città della Pieve e viene nominato canonico della cattedrale di San Lorenzo.

Sorci don Antonio da parroco di Sant’Egidio, Lidarno e Civitella d’Arna, viene nominato parroco di Chiugiana, Olmo e Fontana.

Strappaghetti don Simone da vicario parrocchiale di Santa Lucia in Perugia, viene nominato vicario parrocchiale di Marsciano, Migliano e Schiavo.

Yang Le don Giovanni da parroco solidale di Passignano, Tuoro e Vernazzano, viene nominato parroco di Ramazzano, Piccione e Fratticiola Selvatica.

Zaganelli don Ignazio da parroco di Santa Lucia in Perugia, viene nominato collaboratore nella medesima parrocchia.

Zampella don Raffaele da parroco di San Martino in Campo, Sant’Andrea d’Agliano e Santa Maria Rossa, viene nominato parroco di Pierantonio, Rancolfo e Solfagnano.

Altre nomine e provvedimenti

Abu Eideh don Samy Cristiano, parroco di Ponticelli e San Litardo, inizia anche una collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia.

Biagini don Roberto, parroco di Canneto, Capocavallo, Cenerente, Pantano e Prugneto, conclude, dopo cinque anni il suo servizio di padre spirituale nel Seminario regionale di Assisi. A lui va il ringraziamento della Regione Ecclesiastica Umbra.

Cappellato don Marco, parroco di Pasignano, Tuoro, Vernazzano, San Vito del Lago e Borghetto di Tuoro, viene nominato anche animatore spirituale delle Case Caritas della diocesi.

Germini diacono Luigi e la moglie Maria Rosaria presteranno servizio pastorale nella parrocchia della cattedrale.

Marconi don Giovanni, da parroco di Ponte Pattoli e Civitella Benazzone, diventa missionario fidei donum, in Perù.

Pascolini don Riccardo, parroco di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia, viene nominato vicario episcopale per i Servizi tecnici e amministrativi.

Sciurpa mons. Fausto viene nominato vicario episcopale per la cultura.

Verzini don Francesco da parroco di Ramazzano, Piccione, Fratticiola Selvatica, Bosco e Colombella, viene indicato quale rettore del Seminario Regionale Umbro di Assisi.

Esami di Stato: un milione di studenti alla prova

iun'aula con i banchi di scuola vuoti

di Alberto Campoleone

Stiamo correndo verso la fine dell’anno scolastico e inevitabilmente il pensiero corre agli esami di Stato. Della maturità si è già parlato molto durante l’anno, in particolare del ritorno a una organizzazione “normale”, andando oltre l’emergenza che ha caratterizzato gli ultimi anni segnati dalla pandemia.

Due prove scritte e un colloquio

In particolare, abbiamo di nuovo due prove scritte nazionali e un colloquio, la presenza di commissari interni ed esterni; ed anche il riferimento alle prove Invalsi, il cui svolgimento è requisito di ammissione, pur non essendo prevista una connessione fra i risultati e gli esiti dell’esame di Stato.

Le commissioni d’esame sono state appena pubblicate. Sul sito internet del Ministero gli studenti possono già andare a cercare la propria, che – essendo, come già detto, un ritorno alla “normalità” – sarà composta da un presidente esterno, tre membri esterni e tre interni all’istituzione scolastica.

Esame di Stato, quando si comincia

Quando si comincia? Mercoledì 21 giugno, alle 8.30, con il primo scritto, quello di Italiano, comune a tutti gli indirizzi. Il giorno successivo si affronta la seconda prova, che riguarda le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio. Il colloquio seguirà qualche giorno dopo, secondo i calendari delle commissioni. E sarà un vero e proprio banco di prova per gli studenti, con l’obiettivo di accertare il “successo” del percorso scolastico, il raggiungimento degli obiettivi legati al profilo educativo, culturale e professionale di ciascun candidato. Insomma, una prova “tosta”, che, per il significato che ha da sempre (anche se oggi forse è meno “sentita”), costituisce un rito di passaggio importante verso l’età adulta.

L’esame di Stato della Terza media

Allo stesso modo, un passaggio significativo è quello che avviene alla fine della terza media, con l’esame di Stato che conclude un ciclo di studi e, nell’immaginario collettivo, l’ingresso nell’età dell’autonomia, dell’indipendenza, anche una presa di distanza importante dall’ambiente familiare e da un gruppo di pari spesso omogeneo e rassicurante (ad esempio, quanti, in prima superiore, andranno a scuola ben più lontano da casa di quanto non accada con le scuole medie, avviando nuove amicizie, legami, scoprendo ambienti molto diversi?).

A guardare i numeri, le prossime settimane vedranno più di un milione dei nostri giovani mettersi alla prova. Sono tanti, e a tutti loro va un grande augurio. Con la consapevolezza che, se “gli esami non finiscono mai”, tuttavia ciascuno segna una tappa, un punto di arrivo e un nuovo inizio. Per guardare avanti e fare il meglio.

Nomine e avvicendamenti: don Giuseppe Zen nuovo direttore della Caritas diocesana

avvicendamenti diocesi terni
Il nuovo direttore della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia, don Giuseppe Zen

A conclusione del ritiro del clero di inizio giugno, sono stati resi noti dal vescovo Francesco Antonio Soddu alcuni avvicendamenti nelle parrocchie della diocesi di Terni-Narni-Amelia, e nei servizi pastorali per una migliore organizzazione della pastorale e delle parrocchie.

Gli avvicendamenti nelle parrocchie

A Terni, il vescovo Soddu ha nominato don Krzysztof Jan Kochanowski parroco di San Giovanni Bosco a Campomaggiore, in sostituzione di don Marco Crocioni. Ad Attigliano, la parrocchia di San Lorenzo martire è stata affidata, come amministratore parrocchiale, a don Donat Katawa Matala che lascia la parrocchia dei Santi Pietro e Cesareo in Guardea.

A don Marco Crocioni, è stata affidata la parrocchia dei Santi Pietro e Cesareo in Guardea.

Le nomine di don Marco Crocioni, don Krzysztof Jan Kochanowski, don Donat Katawa Matala, comunicate in questo periodo, consentiranno ai sacerdoti di avere il tempo necessario per i trasferimenti ed entreranno in vigore dopo aver espletato tutte le procedure necessarie. Inoltre, a seguito delle dimissioni di don Angelo D’Andrea, il vescovo ha nominato don Jean-Pierre Kalongisa Munina, Vicario Foraneo della Forania di Narni.

Ad Amelia, don Giuseppe Capsoni è stato nominato amministratore parrocchiale di Sant’Agostino, conservando la cappellania dell’ospedale di Amelia.

Nuova direzione per la Caritas diocesana

Per quanto riguarda gli avvicendamenti nei servizi pastorali diocesani, è stato nominato direttore della Caritas Diocesana don Giuseppe Zen, che succede a padre Stefano Tondelli.

‘L’archivio: una fonte di storia’: docufilm realizzato dagli studenti del ‘Giordano Bruno’

archivio diocesano perugia
La copertina del volume pubblicato dalla Confraternita della Misericordia di Perugia nel 1915

L’Archivio storico diocesano di Perugia ha ospitato, nell’anno scolastico 2022-2023, un gruppo di studenti dell’Istituto di istruzione superiore Giordano Bruno (liceo linguistico, classi quarta e quinta) del capoluogo umbro impegnati in un progetto PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, già Alternanza Scuola-Lavoro), sotto la guida delle professoresse Daniela Silvi Antonini e Maria Giovanna Gori.

Il progetto, si è innestato in una continuità di collaborazione tra l’Istituto e la Confraternita della Misericordia di Perugia risalente al XVI secolo, presso la quale gli studenti hanno già operato in occasione delle Giornate FAI di primavera 2022.

Presentazione del docufilm

A coronamento del loro lavoro, gli alunni hanno realizzato un interessante docufilm, che è stato presentato mercoledì 7 giugno, alle ore 12, nella sede dell’Archivio storico diocesano di Perugia (via dell’Aquila 18, nei pressi della chiesa di San Severo in Porta Sole), dove hanno lavorato e dove è custodito l’archivio della Confraternita. Hanno partecipato all’evento, oltre ai diretti interessati accompagnati dalle due docenti e ai rappresentanti della Confraternita, il governatore Massimo Moscatelli e la responsabile storica professor Anna Mori, il vicario generale dell’Archidiocesi don Simone Sorbaioli, il direttore dell’Archivio diocesano don Marco Pezzanera, l’archivista dottoressa Isabella Farinelli e il direttore dell’Ufficio diocesano beni culturali architetto Alessandro Polidori.

Conoscere e consultare un archivio

Il progetto scolastico di quest’anno, verteva sull’importanza di conoscere e saper consultare un archivio, usando e interpretando correttamente e criticamente le fonti autentiche per acquisire una metodologia di ricerca storica.

Gli studenti hanno esplorato l’archivio della Confraternita con particolare riguardo all’arco cronologico 1915-18, gli anni della Grande Guerra. Nel 1915, l’opera di pubblica assistenza della Misericordia assunse il nome e l’insegna di Croce d’Oro; affiancandosi alle associazioni sorelle (Croce Bianca, Croce Rossa, Croce Verde), moltiplicò le forze per provvedere a numerose forme di assistenza morale e materiale.

Si prodigò nel trasporto di malati all’ospedale anche dalle campagne, istituendo servizi di pronto soccorso e ristoro alla stazione per militari feriti, finanziando opere benemerite, spedendo al fronte generi di conforto contro il freddo (come pelli e scaldaranci), senza cessare le pratiche di comunione spirituale, nonché di suffragio per i caduti.

Meeting nazionale dei giornalisti nelle Marche

Il presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, il ministro della Famiglia Eugenia Roccella, il cardinale Louis Raphaël I Sako, patriarca dei Caldei e presidente dell’assemblea dei Vescovi dell’Iraq, il cardinale Mauro Piacenza, presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il Commissario alla ricostruzione, il senatore Guido Castelli, il Vice Presidente della Cei, vescovo Gianpiero Palmieri, sono alcuni dei nomi che porteranno il proprio contributo al prossimo Meeting nazionale dei giornalisti che si terrà dall’8 al 10 giugno nella Marche tra Grottammare e Ascoli Piceno.

Il programma

Il Meeting si aprirà giovedì 8 giugno alle ore 15 presso l’Hotel Parco dei Principi di Grottammare. Venerdì 9 giugno ci si sposterà ad Ascoli Piceno e i lavori si apriranno alle ore 9 presso la Sala della Ragione in Piazza del Popolo. Sabato 10 giugno la chiusura dei lavori si terrà a Grottammare a partire dalle ore 9.00 presso l’Hotel Parco dei Principi.

Il Vice presidente della Cei Palmieri: “tante le ‘prossimità’ a cui i giornalisti sono chiamati”

Il vice presidente della Conferenza episcopale italiana, vescovo di Ascoli Piceno, mons. Gianpiero Palmieri dichiara: “Siamo grati agli organizzatori per la possibilità di ospitare nel nostro territorio il X Meeting nazionale dei giornalisti che si occuperà di prossimità. Vorrei sottolineare la vicinanza alle ferite del nostro territorio, attraverso questo Meeting ci fa sentire che queste stesse ferite sono sotto gli occhi anche dei giornalisti, non ci fa sentire soli.

Sono veramente tante le prossimità a cui il mondo giornalistico è chiamato e che verranno evidenziate durante il convegno: le ferite dei territori di guerra, grazie all’inviato in Ucraina, il giornalista di Avvenire Nello Scavo, le ferite delle famiglie grazie al Presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, le ferite delle situazioni di povertà dei migranti grazie al presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, le ferite dei giovani attraverso don Alberto Ravagnani. Ho citato solo alcune di queste prossimità: tutte le altre le scopriremo nel corso del convegno. Credo che verranno fuori tre giorni di riflessioni davvero molto ricchi. Grazie a tutti coloro che hanno organizzato il convegno, in particolare a don Giampiero Cinelli e a Simone Incicco, e a tutti i relatori che arricchiranno questo Meeting”.

Le collaborazioni e i partecipanti

Giunto alla sua decima edizione, il Meeting, che nell’edizione 2023 riconoscerà 16 crediti per la formazione dei giornalisti, nasce dalla collaborazione tra il quotidiano “Avvenire”, l’emittente televisiva “TV2000”, la Federazione italiana settimanali cattolici, l’Unione cattolica stampa italiana, l’Ordine dei giornalisti, l’Agenzia Sir (Servizio informazione religiosa), l’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana.

Tra i partecipanti del Meeting si sono già iscritti tanti giornalisti provenienti dalle diverse regioni italiane, dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Valle d’Aosta, attraversando tutta la penisola.

A livello locale l’appuntamento è organizzato anche dalla diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e dalla diocesi di Ascoli Piceno.

Le parole di Mauro Ungaro presidente Fisc

“Credo che quella dei giornalisti sia una prossimità importante. Il motivo lo spiego usando le parole dette da Qualcuno celebre: ‘Venite e vedete’. Ecco, per un giornalista venire e vedere un territorio credo sia veramente fondamentale, in particolare per me che rappresento circa 200 testate italiane. Il Meeting sarà un’occasione di confronto in cui riceveremo numerose testimonianze. Noi allora verremo, vedremo e poi racconteremo”.

Gli organizzatori

Tra gli organizzatori del Meeting figurano anche Alessandra Ferraro, Capo Redattrice Rai; Giovanni Tridente, Docente e Direttore di comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce; Daniele Rocchi, giornalista dell’Agenzia Stampa SIR.

La segreteria organizzativa è affidata alla giornalista Carletta Di Blasio.

Tridente: “L’attualità del tema della prossimità”

Il prof. Giovanni Tridente ha sottolineato l’attualità del tema della prossimità, anche per quanto riguarda l’interesse del magistero: “Declinato nella professione giornalistica, la prossimità si traduce in assunzione di responsabilità del proprio ruolo, nel prendersi carico della propria professione. Nel documento uscito da qualche giorno a cura del Dicastero della Comunicazione si fa riferimento all’icona del buon samaritano: per un giornalista è importante essere sulla scena, accorgersi di quello che accade e prendersi cura della realtà raccontandola bene, ovvero non limitandosi alle diagnosi, bensì narrandone anche la cura, le soluzioni. Il giornalista sta nel mezzo, tra il fatto che accade e la vita da dare a questo fatto”.

Daniele Rocchi: “Occasione per ascoltare diverse voci”

Sempre sulla prossimità il giornalista dell’Agenzia Sir Daniele Rocchi ha dichiarato: “Il meeting sarà l’occasione per ascoltare diverse voci, tra le quali voglio sottolineare in particolare quella del cardinale Louis Raphaël I Sako che vive una realtà estremamente difficile, quella irachena. È tradizione del meeting avere una finestra aperta sul mondo: quest’anno la apriremo sulla regione mediorientale dove la prossimità spesso viene invocata dalle popolazioni, specialmente dalle minoranze cristiane, ma si tratta di un grido che purtroppo resta inascoltato”.

La conferenza stampa

La conferenza stampa si è conclusa con i ringraziamenti dei responsabili organizzativi don Giampiero Cinelli e Simone Incicco a tutti coloro che hanno reso possibile l’evento a livello istituzionale: la Regione Marche con il consigliere Andrea Assenti, Il comune di Ascoli Piceno con il Sindaco Marco Fioravanti, la provincia con il Presidente Sergio Loggi, la START con il presidente Enrico Diomedi, la CIIP con il Presidente Giacinto Alati.

Inoltre, gli sponsor e i sostenitori: “Shalom Editrice”, “Hotel Parco dei Principi”, la “Banca di Ripatransone e del Fermano”, “Tecnavia”, “Simplast”, i vivaisti di Grottammare, “Cantina Biagi”, “Carminucci casa Vinicola”, “Tenuta Santori”, “Pizzeria Concetti”, “Cafè del Mar”, la “Gelateria La Meraviglia”, “Migliori” di Ascoli Piceno e tanti altri.

I lavori del Meeting si apriranno e si chiuderanno in musica grazie al noto quartetto: “Shofar Trumpet Quartet”.

È possibile consultare il programma integrale del Meeting sul sito: www.giornalistioggi.it

Tutti gli incontri sono aperti al pubblico.

Papa Francesco ricoverato al policlinico “Gemelli”, la vicinanza della diocesi perugino-pievese

Papa Francesco (Foto Siciliani- Gennari- Sir)



Corpus Domini, processione presieduta dal vescovo Soddu giovedì 8 giugno

corpus domini processione
La partenza dalla chiesa di San Francesco a Terni della processione del Corpus Domini

Giovedì 8 giugno a Terni sarà celebrata la festività del Corpus Domini con inizio alle 20.30 nella chiesa di San Francesco, dove si terrà la celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu e concelebrata con i sacerdoti della diocesi.

A seguire, alle 21.15 circa, partirà la processione eucaristica con il Santissimo Sacramento per le vie della città, alla quale prenderanno parte i sacerdoti, le Confraternite, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i ragazzi che hanno ricevuto l’Eucarestia per la prima volta quest’ anno, i rappresentanti delle associazioni e movimenti e delle parrocchie.

La processione si snoderà dalla chiesa di San Francesco lungo via Nobilli, via Barberini, corso Tacito, piazza della Repubblica con la sosta davanti all’edicola della Madonna del Popolo e la meditazione del vescovo, per proseguire a piazza Europa, via Roma, via dell’Arringo, per concludersi nella Cattedrale di Terni con la benedizione del vescovo.

L’Eucaristia culmine e fonte per la vita sinodale della Chiesa, segna la riflessione della solennità del Corpus Domini che rappresenta un momento importante a fine anno pastorale, in cui al centro della celebrazione è l’Eucaristia, attraverso la quale si sperimenta la comunione tra le varie realtà della diocesi per sentirsi complementari nella diversità di ciascuno. La comunità diocesana, riunita intorno al corpo del Cristo portato in processione, nella corale preghiera per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, vicino o lontano, è il segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita cittadina e ai suoi problemi.

È tornato alla Casa del Padre don Mario Bellaveglia, parroco emerito di Deruta

don mario bellaveglia
Il parroco emerito di Deruta, don Mario Bellaveglia

Domenica 4 giugno, presso la struttura di accoglienza per sacerdoti anziani dei Figli dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, è tornato alla Casa del Padre don Mario Bellaveglia, parroco emerito di Deruta, cittadina umbra molto nota per la produzione di ceramica e per la sua scuola d’arte decorativa. Le esequie, presiedute dall’arcivescovo di Perugia Ivan Maffeis, si terranno mercoledì 7 giugno, alle ore 16, nella chiesa parrocchiale di Passignano sul Trasimeno, cittadina lacustre dove era nato il 19 luglio 1937.

Don Mario Bellaveglia fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1963, ritardando di un anno e mezzo l’ordinazione perché durante gli studi in Seminario aveva chiesto ed ottenuto di svolgere il servizio militare. Fu prima parroco a Lisciano Niccone e poi a Deruta dove svolse il ministero sacerdotale ininterrottamente fino 2012, al compimento del 75simo anno di età. Dal carattere riservato, don Mario, pur ritiratosi a vita privata, continuò a coltivare il bel rapporto intessuto con la comunità parrocchiale che aveva guidato pastoralmente per quarantadue anni.

A seguito dell’avanzare dell’età, decise di dimorare tra le mura pregne di Misericordia del complesso del Santuario della beata Madre Speranza di Collevalenza. Quella Misericordia che è stata la sua bussola nel testimoniare il suo essere umile e convinto servitore della vigna del Signore, sensibile al prossimo in difficolta. Ancora oggi, a Deruta, è ricordato per la sua particolare attenzione a quanti incontrava ed ascoltava, non limitandosi ad una parola di conforto ma annunciando, insegnando e concretizzando, pur con tutti i suoi limiti, le Sette Opere di Misericordia.

“Ha incarnato lo spirito della povertà facendo esperienza del Movimento dei Focolari, dell’Ama il prossimo tuo come te stesso; soprattutto don Mario si è fatto prossimo non solo verso la povertà economica di tanti fratelli, ma è stato ben disposto nei confronti dei lontani di sensibilità religiosa”.

Così lo ricorda il suo successore, don Nazzareno Fiorucci, attuale parroco di Deruta.

“Don Mario -aggiunge- è stato un fedele servitore del Signore con la vocazione per la povertà, gli ultimi e i lontani. Accolse con entusiasmo la notizia dell’elezione al Soglio pontificio di Papa Francesco, il Papa di una Chiesa povera per i poveri, in uscita, vivendo su sé stesso l’autentica povertà francescana, benché è stato parroco di una comunità parrocchiale, questa di Deruta, molto ricca negli anni del boom della ceramica, dove tanti erano i benefattori delle sue opere, ma mai ne ha approfittato per sé stesso”.

Presentato il progetto ‘Perugino nel segno del tempo’

Perugino nel segno del tempo
La presentazione delle iniziative e della guida legate al progetto 'Perugino nel segno del tempo'

Perugino nel segno del tempo è il progetto dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve che valorizza, oltre l’Isola San Lorenzo del complesso monumentale della cattedrale, luoghi e opere, nel territorio diocesano, del miglior maestro d’Italia della sua epoca nel V Centenario della morte. Una Chiesa in uscita a livello culturale nel tutelare e valorizzare capolavori di Perugino presenti in sedici luoghi tra chiese, oratori, antiche istituzioni e collezioni museali di sette località: Perugia e Città della Pieve, in primis, ma anche Deruta, Cerqueto, Panicale, Corciano e Fontignano. Capolavori e siti storico-artistici fruibili grazie a cinquanta volontari formati dall’associazione Frammenti con cui l’Archidiocesi ha avviato una collaborazione per una maggiore conoscenza, tutela e valorizzazione del suo patrimonio d’arte. 

Ad accompagnare alla riscoperta e all’approfondimento di questi scrigni preziosi della testimonianza tangibile sul territorio del divin pittore, è la guida fresca di stampa I luoghi di Perugino tra Perugia e il Trasimeno (Electa, Milano 2023).

Si tratta di un valido strumento per richiamare un maggior pubblico di visitatori, cittadini, turisti, studenti, famiglie…, oltre i confini umbri.

La presentazione di Perugino nel segno del tempo

 La pubblicazione e il progetto Perugino nel segno del tempo sono stati presentati a Perugia, la sera del 4 giugno, durante l’incontro che ha visto intervenire l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis, Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni del Perugino, di cui l’Archidiocesi è membro, Fabrizio Stazi, direttore generale della Fondazione Perugia, Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali, Francesco Vignaroli, curatore della guida, Laura Teza, professoressa di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Perugia, Duccio Medini e Giuseppe Magliocca presidente e vice presidente dell’associazione Frammenti.

Nuova lettura di opere e luoghi del Perugino 

 Monsignor Ivan Maffeis, nell’intervenire, ha detto

“Le iniziative presentate contribuiscono a farci accostare all’arte con quel sano timore di chi non si ferma ad una lettura superficiale, ma aiutato a leggere, a rispettare nuove opere nelle profondità insondabili del reale”.

E nel curare la prefazione alla guida, l’arcivescovo è convinto che

“Il V Centenario del Perugino è un’occasione per riscoprire e valorizzare, attraverso il nostro patrimonio culturale, la via di una bellezza che traguarda i capolavori e non smette di interrogare le ragioni più profonde del nostro essere e del nostro andare”.

Si tratta, per Ilaria Borletti Buitoni, di una lettura che non può prescindere da un’analisi e da un viaggio spirituale, perché il Perugino, nell’iconografia del sacro, ha trovato la sua massima espressione e i progetti diocesani sono fondamentali non solo per la loro qualità, ma perché mettono in risalto questa caratteristica artistica del grande maestro, che deve diventare il miglior testimonial di questa regione. Fabrizio Stazi, nell’evidenziare la collaborazione della Fondazione Perugia nei vari progetti, ha auspicato che si vada oltre questo V Centenario per allargare i raggi d’azione da lasciare segni duraturi nella salvaguardia e valorizzazione del vasto patrimonio storico-artistico dell’Umbria.

L’importanza delle sinergie

 A moderare gli interventi è stato Luca Nulli, membro del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni del Perugino in rappresentanza dell’Archidiocesi, che ha sottolineato quanto siano importanti collaborazioni e sinergie tra Istituzioni in occasioni come il V Centenario della morte del Perugino, dalla Galleria Nazionale dell’Umbria al Comune di Perugia, dal citato Comitato nazionale alla Fondazione Perugia. Queste ultime due hanno contribuito alla realizzazione delle iniziative diocesane ricordate nel suo intervento dall’architetto Alessandro Polidori. Ad iniziare dal riallestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale, avvenuto a cento anni dalla nascita (1923-2023), con nuove sale tematiche, che dà voce alle le opere provenienti un po’ da tutto il territorio perugino-pievese.

Le iniziative del Museo della Cattedrale

Sempre all’interno di questo museo è in corso l’esposizione e il restauro dal vivo della Pala Martinelli, un’opera del Perugino realizzata per la chiesa di San Francesco al Prato di Perugia, di proprietà della Galleria Nazionale dell’Umbria, che rientra nella citata sinergia tra Istituzioni. Il Museo della Cattedrale, a sua volta, ha prestato alla Galleria, per la grande mostra in corso sul Perugino, la Pala di Sant’Onofrio di Luca Signorelli.

Tra giugno e settembre sarà ospitata l’Ascensione di Cristo proveniente dalla Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, un’opera particolarmente significativa del Perugino perché eseguita sul modello della tavola centrale del grande polittico realizzato per la basilica di San Pietro in Perugia. A fine 2023 si terrà un’importante iniziativa, principalmente didattico-divulgativo, con l’ospitare la Bottega Artigiana Tifernate che allestirà una sorta di bottega rinascimentale impegnata nella realizzazione, in pictografia, dello Sposalizio della Vergine, opera centrale della mostra alla Galleria Nazionale, di proprietà della cattedrale fino alla requisizione francese del 1798.

Questo incrementerà una serie di attività e servizi educativi rivolti a scuole e famiglie affinché il Museo possa aprirsi ad un pubblico più ampio, perché, come ha detto il direttore Polidori, il nostro obiettivo è quello di parlare a tutti. Ed ha concluso ricordando il legame della cattedrale con il Perugino attraverso il Sant’Anello, venerato dai fedeli come l’anello nunziale di Maria, che portò il divin pittore a dipingere lo Sposalizio della Vergine.

Il 4 giugno la Giornata mondiale dell’infanzia vittima di violenza

Politiche e programmi di prevenzione delle violenze di ogni tipo ai danni dei bambini sono essenziali per garantire la dignità delle persone e riuscire a piantare i semi di un domani senza violenza. Il 4 giugno è la Giornata mondiale dell’infanzia vittima di violenza, che rappresenta un richiamo contro ogni forma di sfruttamento, maltrattamento, lavori forzati, prostituzione minorile, schiavitù, abbandono.

Fenomeni che si consumano in casa, a scuola, in strada, sul lavoro o in carcere, abbattendosi sui più vulnerabili e indifesi della società. Sono ragioni più che sufficienti perché in ogni nazione la Convenzione sui diritti dell’infanzia contro lo sfruttamento minorile venga adottata e monitorata attentamente.

Un appello è rivolto anche alle stesse organizzazioni umanitarie e di cooperazione internazionale, che spesso utilizzano le immagini di bambini piangenti o denutriti, sporchi e affaticati, che offendono la loro dignità. Nel nostro Paese vige una legge che tutela i minori vietandone anche la riproduzione delle immagini. Guai a considerare i bambini del Sud del mondo come un’umanità di serie B.

Il triste caso di Edgardo Mortara, il film di Marco Bellocchio

Esce in questi giorni il film Rapito del regista Marco Bellocchio, che racconta la storia (vera, purtroppo) di Edgardo Mortara. Chi era costui? Il figlio, nato nel 1851, di una ricca famiglia ebraica di Bologna; città che allora faceva parte dello Stato pontificio, sotto papa Pio IX. Ancora piccolissimo, era stato battezzato di nascosto da una domestica. Questa non ne parlò con nessuno, ma lo rivelò casualmente quando lui aveva sei anni.

Il ragazzo Edgardo Mortara divenne un cattolico fervente

Il seguito è noto: come voleva la legge dello Stato pontificio, e come decise personalmente Pio IX, il bambino fu sottratto per sempre alla famiglia e messo in un collegio per essere educato come cattolico. Dal punto di vista di Pio IX l’operazione ebbe pieno successo: il ragazzo Mortara divenne un cattolico fervente, si fece prete, tentò inutilmente di convertire i genitori. Anche all’epoca questo episodio divenne famoso in tutta Europa, suscitò polemiche, contribuì a peggiorare l’immagine – già non brillante – dello Stato pontificio, che sarebbe finito ingloriosamente nel 1870. Si accusava quello Stato, e con esso la Chiesa, di essere intollerante nei confronti degli ebrei e dei non cattolici in genere, e di non rispettare i loro diritti essenziali.

I sacramenti sono gesti magici o atti di fede?

Oggi, come cattolici, ci sentiamo molto lontani da quelle realtà. Vediamo la fine dello Stato pontificio come un passo avanti nella storia della Chiesa. Il Concilio Vaticano II ha interamente riscritto la dottrina cattolica riguardo al rapporto con gli ebrei e con i non cristiani in generale (dichiarazione Nostra aetate ) e riguardo alla libertà di coscienza di chiunque (dichiarazione Dignitatis humanae ). Ma ci poniamo altre domande, sui sacramenti e sulla fede. I sacramenti sono gesti magici o atti di fede? Non dice la Bibbia che “il giusto per fede vivrà”

Si diventa cristiani solo perché si è battezzati?

È possibile che uno diventi cristiano senza saperlo, solo perché qualcuno lo ha battezzato senza dirglielo? E se si tratta di un infante, non sarà comunque necessario che quella fede, che lui non può professare, sia professata almeno dai genitori? Davvero crediamo che Dio Padre terrà fuori dal Suo regno tutti i bambini morti senza battesimo (era questa la ragione per cui una servetta di quattordici anni battezzò di nascosto Edgardo, che le sembrava in fin di vita)? Queste, e altre, sono le domande che ci propone la storia di Edgardo Mortara. Lui in effetti era contento che fosse andata come era andata. Ma basta questo per renderla più giusta?

Emilia Romagna. I volti emersi dall’alluvione

Giovani al lavoro nel convento di San Francesco dopo l'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna (Foto Il Piccolo)

di settimanali diocesani Romagna

Stime in questi giorni ne sono state fatte tante: “Oltre 7 miliardi di danni”, 400 milioni di chili di grano da buttare, 5.000 aziende agricole colpite, 50 mila lavoratori a rischio. E la conta può solo aumentare. Di certo, finora, c’è la morte di 16 persone: il bilancio più grave di tutti.

Alluvione in Emilia Romagna: sarà faticoso rialzarsi

L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna è stato un tornado dal quale questo territorio ricco e generoso faticherà a rialzarsi. Il vento del cambiamento climatico ha soffiato così forte, stavolta, che tutti se ne sono accorti. Un’onda che lascerà il segno. Come provano le tante istituzioni che in questi giorni sono state qui, accanto a questa gente laboriosa, per dare vicinanza e sostegno nella tragedia.

Da dove ripartire

Da dove ripartire? Cosa fa la differenza in questi casi? Certo, “siamo romagnoli”, dice qualcuno: gente abituata a rimboccarsi le maniche e non piangersi addosso. Gente che ha strappato la terra nella quale vive alla forza dell’acqua. Gente con il sorriso, anche quando le difficoltà sembrano avere la meglio. La gente del “però”, come ha con efficacia fotografato Paolo Cevoli in uno dei video che girano sul web sul postalluvione: “Abbiamo avuto un metro e mezzo d’acqua”, gli dice il notaio Castellani a Faenza, “ma stiamo lavorando alacremente”. “Cumuli di macerie dappertutto qui”, nota Cevoli camminando in centro città. “Ma li hanno tolti quasi tutti”, gli rispondono. “Tutto da buttare qui”, gli dicono. “Ma siamo qui. Però quanta gente c’è ad aiutarci. E non la conosciamo nemmeno”. “Abbiamo perso 10 galline, però ce n’è rimasta una”.

I conti non tornano

Contabilità strana, che a volte richiama quella di alcune parabole. Di un Dio che lascia le 99 pecore per una sola che si perde. Della donna che spazza la casa per una sola moneta persa. E infatti i conti non tornano: milioni persi, economia che subirà pesanti contraccolpi, disagi, con un’infinità di frane in collina che hanno isolato paesi e valli e distrutto strade. Danni materiali e insicurezza diffusa. Perché perdere la casa significa perdere anche i ricordi, quei frammenti di vita e di storia personale che ci fanno sentire quella casa la nostra casa.

L’aiuto di tanti, la fraternità e la solidarietà

La presenza e il lavoro gratuito di persone giunte qui da tutt’Italia a darci una mano rendono le difficoltà un po’ meno dure, anche se la fatica e il dolore rimangono. Può apparire assurdo, ma è così. Forse, a fare la differenza in questa tragedia, può essere il “volto dell’altro”, come l’ha definito Mauro Magatti su Avvenire del 27 maggio. Papa Francesco la chiama fraternità, questo moto spontaneo che si è innescato subito dopo il disastro.

I tanti giovani in aiuto in Emilia Romagna

L’abbiamo sperimentata anche con il Covid, ma subito l’abbiamo dimenticata. La vediamo nelle migliaia di ragazzi e di giovani che, pala in spalla e coperti di fango, camminano nei nostri centri storici alla ricerca di case da sgombrare, persone da aiutare, da sostenere e anche da abbracciare. Tra poco non li vedremo più.

Un’emozione che passerà?

Quest’onda di emozione viene, passa e va. Come l’acqua. Ma quell’esperienza di solidarietà nella sofferenza e nel bisogno rimane, in chi la vive e in chi la riceve. Non ripagherà di tutti i danni subiti, ma è già tanto. E ci fa compiere passi verso un futuro che immaginiamo diverso e meno drammatico. Più amichevole e più umano. Se imparassimo la lezione…

‘Perugino nel segno del tempo’, progetto per il V Centenario della morte del divin pittore

Perugino nel segno del tempo
La locandina della presentazione del progetto 'Perugino nel segno del tempo'

Domenica 4 giugno, alle ore 21, sotto il cielo stellato del chiostro superiore della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si terrà la presentazione del Perugino nel segno del tempo, il progetto che comprende tutte le iniziative messe in campo dall’Arcidiocesi nell’anno del V Centenario della morte di Pietro Vannucci (1523-2023). Iniziative programmate con la collaborazione della società Genesi srl, a cui è affidata la valorizzazione dell’Isola di San Lorenzo del complesso monumentale della cattedrale. 

Dopo i saluti dell’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis, di Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni del Perugino, di cui l’Archidiocesi è membro, e di Fabrizio Stazi, direttore generale della Fondazione Perugia, illustreranno il progetto  Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali, Francesco Vignaroli, curatore della guida I luoghi di Perugino tra Perugia e il Trasimeno,  Laura Teza, professoressa associata di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Perugia, e Duccio Medini, presidente dell’associazione Frammenti con cui l’Archidiocesi ha avviato dallo scorso anno 2022 una collaborazione per una maggiore conoscenza e tutela del suo patrimonio storico-artistico.

Dall’Isola di San Lorenzo, cuore di questa progettualità che ha al centro il riallestito Museo del Capitolo in occasione dei suoi cento anni dalla nascita (1923-2023), Perugino nel segno del tempo allarga i suoi orizzonti nel territorio diocesano con itinerari alla scoperta dei luoghi e dei paesaggi in cui il grande maestro ha operato e tratto ispirazione lasciando preziose tracce della sua arte: Cerqueto, Deruta, Corciano, Fontignano e Città della Pieve. 

Significativo quanto scrive l’arcivescovo Maffeis nella prefazione alla guida I luoghi di Perugino tra Perugia e il Trasimeno (Electa, Milano 2023), che verrà presentata ufficialmente domenica sera:

“Le celebrazioni del cinquecentenario della morte del Perugino rappresentano un’occasione per riscoprire e valorizzare, attraverso il nostro patrimonio culturale, la via di una bellezza che traguarda i capolavori e non smette di interrogare le ragioni più profonde del nostro essere e del nostro andare”.

Tutte le iniziative sono realizzate con il sostegno del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni per il V centenario della morte del Perugino e della Fondazione Perugia. 

La processione per la festa di Maria Ausiliatrice si rinnova dopo un secolo

antica statua di maria ausiliatrice
La statua di Maria Ausiliatrice portata da Roma nel 1923 custodita e venerata nell’antica basilica di San Prospero del complesso salesiano di Perugia

E’ uno spettacolo nuovo per Perugia. Questa è l’impressione che suscitò cento anni fa, il 4 giugno 1923, la prima processione e festa di Maria Ausiliatrice per i vicoli del Borgo Sant’Angelo di Perugia”.

A sottolinearlo è don Claudio Tuveri (SdB), direttore dell’Istituto Salesiano Don Bosco del capoluogo umbro, nell’annunciare il ritorno di questa processione mariana nel suggestivo borgo medioevale di Porta Sant’Angelo, domenica 4 giugno, con ritrovo, alle ore 17.15, presso il tempio di Sant’Angelo.

La processione percorrerà corso Garibaldi, sostando con preghiere davanti ai monasteri femminili di clausura di Sant’Agnese, della Beata Colomba e di Santa Caterina, per concludersi nella chiesa di Sant’Agostino dove, alle ore 18, si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis. Al termine, nella piazza antistante, le filarmoniche di Pretola e di Torgiano onoreranno Maria Ausiliatrice con un concerto bandistico.

Sarà portata in processione l’antica statua mariana giunta da Roma nel 1923, pochi mesi dopo l’arrivo a Perugia dei primi tre salesiani, oggi custodita nella basilica di San Prospero interna all’Istituto Don Bosco.

Cento anni di futuro

L’atteso evento religioso e socio-aggregativo del prossimo 4 giugno è stato promosso dalla Famiglia Salesiana – sacerdoti, cooperatori ed ex allievi coordinati dal direttore don Tuveri, come appuntamento conclusivo del primo centenario di presenza dei figli di Don Bosco a Perugia (1922-2022). Anniversario molto sentito e partecipato con diverse iniziative rivolte al futuro, facendo prezioso tesoro del passato, il cui slogan è Cento anni di futuro (titolo dato al volume commemorativo del centenario); iniziative che, in questi mesi, hanno coinvolto le Istituzioni civili e religiose.

“Ricorderemo per molto tempo l’accoglienza della nostra città riservata al Rettor Maggiore – ricorda il professor Fausto Santeusanio, presidente dell’Unione ex allievi salesiani- al quale il sindaco Andrea Romizi, il 20 giugno, ha consegnato l’onorificenza della Iscrizione dell’Istituto Salesiano all’Albo d’Oro della città.

Il 2 ottobre, giorno dell’arrivo dei primi salesiani a Perugia nel 1922, sono state apposte due targhe a ricordo nella sede del Penna Ricci“.

Quella del centenario è stata anche una proficua occasione per richiamare l’attenzione delle attività educativo-formative per giovani dell’Istituto Don Bosco, come il Centro di Formazione Professionale (CNOS-FAP) e l’Oratorio Salesiano con il suo Centro sportivo.

Condividere un profondo senso di appartenenza

Ritornando al centenario della processione e festa di Maria Ausiliatrice, interessante è la testimonianza storico-sociale e religiosa giunta fin quasi a noi, narrata dal direttore don Claudio Tuveri e dal professor Fausto Santeusanio.

“I quaderni della cronaca del 1923 -commenta il sacerdote- conservati presso l’archivio del nostro Istituto, registrano questo evento come un segno di speranza per il futuro. Dopo più di sessant’ anni di chiusure, timori, contrapposizioni (sorte a seguito del periodo risorgimentale), quella processione, animata dal simulacro dell’Ausiliatrice, riportò il gusto della festa, del vivere la dimensione della comunità. Le famiglie con i loro bambini, ragazzi e giovani furono protagoniste. L’antico Oratorio Don Bosco del Penna Ricci fu il centro e il laboratorio di svariate iniziative quotidiane: lo sport, la musica, il teatro… Iniziative che accesero la gioia e il gusto di sentirsi corresponsabili e diedero a tutta la comunità perugina la soddisfazione di condividere un profondo senso di appartenenza”.

Necessità di riscoprire il valore della partecipazione

“Oggi stiamo attraversando un tempo -sottolinea don Tuveri- dove le persone, adulti e giovani, respirano una sensazione di smarrimento e di nostalgia per i valori che costruisco il tessuto comunitario e aiutano a riscoprire l’autentico senso della festa. Lo stile di vita piuttosto individualista e circoscritto ai propri interessi producono isolamento e solitudine; abbiamo tutti necessità di riscoprire il valore della condivisione e della partecipazione”.

Suscitare un nuovo entusiasmo nella popolazione

“Le cronache di cento anni fa -ricorda Santeusanio- fra cui Il Corriere d’Italia e L’Osservatore Romano, parlano della presenza di dodici -quindici mila perugini alla prima processione e festa della Madonna Ausiliatrice.

Il prossimo 4 giugno non saremo così tanti, in un secolo l’antico borgo Sant’Angelo si è svuotato di perugini, certamente auspichiamo una partecipazione numerosa di popolo di Dio. Tutta la Famiglia Salesiana di Perugia, con l’evento del 4 giugno dedicato a Maria Ausiliatrice, vuole suscitare un nuovo entusiasmo nella popolazione e ripristinare una bella tradizione che in passato ha inciso sulla vita religiosa e sociale della nostra città”.

Convegno “PasolinAssisi 2023 – E come piante senza radice”

La Cittadella di Assisi

“PasolinAssisi 2023 – E come piante senza radice” è il titolo del convegno promosso da Pro Civitate Christiana alla Cittadella di Assisi dal 2 al 4 giugno. L’incontro “prende le mosse dalle provocazioni e dalle denunce con cui Pier Paolo Pasolini e don Lorenzo Milani hanno messo a nudo le storture del sistema educativo”, spiegano gli organizzatori. Che aggiungono: “Nella Lettera a una professoressa don Milani, insieme ai suoi ragazzi, scriverà: ‘La scuola che perde i ragazzi più difficili è una scuola che cura i sani e respinge i malati’. Il loro sguardo – lucido e disincantato – verso la scuola era un grido d’allarme che partiva dall’ultimo banco, anzi da chi non aveva mai avuto il diritto ad un banco”.

PasolinAssisi 2023: gli interrogativi a cui risponderà il convegno

Con l’aiuto di maestri, docenti, scrittori e pedagogisti, al convegno si proverà a rispondere ad una serie di interrogativi: “Cosa ci insegna oggi la pedagogia pasoliniana? Come ha inciso la prassi educativa realizzata da don Milani? Quali i punti di incontro tra i due mondi di Pasolini e Milani? Dove e come i loro sguardi hanno incrociato e visto le stesse ipocrisie di quel diritto proclamato e negato allo stesso momento?”.

Fornire saperi senza formare?

I promotori dell’evento spiegano: “’E come piante senza radice’ è il verso di una poesia di Pasolini che rappresenta questo tempo in cui si crede che basti fornire solo alcuni saperi, offrire informazione senza formazione. Abbiamo chiesto ad alcuni ‘maestri’ di guardare oggi alla scuola e ai sistemi educativi. Quelle denunce sono servite a pensare e fare una scuola diversa? Dobbiamo prenderci cura della memoria personale e altrui, affinché non diventi simulacro, monumento, ma sia viva e vitale. E serva a mettere radici”.

Per info e programma: www.cittadella.org

Don Lorenzo Milani, la sua scuola un modello vivente

Barbiana (Foto L'Osservatore Romano)

di Erica Cassetta *

La figura di don Lorenzo Milani, la sua vita e la sua azione di sacerdote e di maestro, hanno attraversato in modo carsico la nostra storia. I suoi scritti “pastorali” ed educativi non hanno mai smesso di interrogare non solo i docenti più avveduti, ma anche quelle istituzioni religiose e scolastiche che lo hanno apertamente avversato. Nel primo caso è di capitale importanza il finanziamento a Barbiana da parte di Papa Paolo VI, nei giorni dell’invito all’ “escardinazione” da parte del vescovo di Firenze, Florit.

2017, l’anno della riabilitazione per don Lorenzo Milani

Il 2017 è l’anno della riabilitazione piena di don Milani da parte delle autorità religiose con Papa Francesco che visita Barbiana, prega sulla tomba di don Milani e riconosce apertamente l’errore della curia fiorentina, nello stesso tempo il Ministero dell’Istruzione dà vita ad un Convegno nel quale riconosce la sua figura di grande educatore, ne parla come di un “ispiratore”, di un “grande illuminato educatore”.

Don Lorenzo Milani non è né comunista, né marxista

Don Milani non è comunista, né marxista, non auspica nessuna rivoluzione sociale o economica; stringe relazioni ed alleanze con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che possano aiutarlo nella sua missione di accompagnare i poveri in un percorso reale di emancipazione e giustizia. Da grande educatore sa leggere il contesto nel quale è stato esiliato ed utilizza quegli strumenti didattici, quei metodi che gli possono permettere di raggiungere il suo fine. Oggi in una dimensione di individualismo dominante il suo insegnamento è certamente di grande attualità.

La scuola di don Lorenzo Milani era inclusiva

La scuola di don Milani è inclusiva, non discriminante, è contemporanea: si leggono i giornali e ci si interessa del mondo. E’ una scuola cooperativa: si studia intorno ad un unico tavolo ed i più grandi insegnano ai più piccoli; valorizza i talenti e le inclinazioni di ciascuno, è una scuola non meritocratica e che non boccia. La scuola di don Milani porta il mondo dentro la scuola e si apre al mondo.

La scuola di oggi

La scuola italiana di oggi non è sicuramente più quella degli anni ’60 e la sua trasformazione ha risentito del dibattito in sede EU e dell’accoglimento di esperienze e modelli della nostra tradizione e di quella internazionale. I temi ed azioni sviluppati sulle Competenze, Valutazione, Orientamento, Continuità…, i Progetti di singole scuole o di scuole in rete, i nuovi approcci didattici, le nuove metodologie, sono esempi di innovazione condivisibili, ma che non hanno trovato una sistemazione organica, strutturale.

Questa scuola sembra essere “una scuola senz’anima”! Se don Milani fosse vissuto ai nostri giorni, da questa scuola sarebbe partito ed il suo spirito critico si sarebbe esercitato su una scuola di massa, si sarebbe preso cura dei giovani di oggi, degli insegnanti e i genitori del presente. Per don Milani la lingua era l’elemento fondamentale per essere e diventare cittadini, in un paese in cui la maggioranza della popolazione era sostanzialmente analfabeta. Dopo il Covid 19 e nella crisi valoriale e sociale attuale quali sono gli analfabetismi attuali?

I nuovi strumenti di comunicazione

I nuovi strumenti di comunicazione cambiano e si affermano con una rapidità che li rende velocemente superati. Il linguaggio dei social è oggi la lingua che fa uguali?! I docenti devono saperli far usare criticamente, insegnando ai ragazzi a saper selezionare le informazioni, distinguendo quelle vere dalle false.

L’importanza della relazione umana ed educativa

Servono la stabilità del personale e la formazione obbligatoria da contratto durante tutto il percorso professionale. Gli studenti hanno anche bisogno di sentirsi “amati, accompagnati, guidati”. Il nucleo centrale è “la relazione” umana prima, educativa dopo. La scuola anaffettiva non ha prodotto risultati positivi in questi anni. L’affetto schietto ed autorevole (proprio di Don Milani) nel rapporto insegnante-docente è importante per consentire la disponibilità ad imparare. In un momento in cui la denatalità sta riducendo drasticamente le nostre classi, si dovrebbe intervenire sull’attuale legislazione. Classi di 15 alunni sono la dimensione ottimale per personalizzare la relazione docente-alunno e l’istaurarsi della dimensione affettiva.

* Segretaria regionale Cisl Scuola Umbria
Componente Comitato nazionale celebrazioni centenario della nascita di Don Milani (1923-2023)

Bilancio del Percorso di formazione base delle Caritas diocesane

percorso di formazione caritas
Uno degli incontri della tappa esperienziale del 'Percorso di formazione base per nuovi direttori e membri delle equipe delle Caritas diocesane'

“Abbiamo vissuto, grazie alla collaborazione della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, la tappa esperienziale del Percorso di formazione base per nuovi direttori e membri delle equipe delle Caritas diocesane, dove i contenuti messi al centro di questo percorso, i partecipanti li hanno visti incarnati a Perugia in un’esperienza concreta di una dimensione ecclesiale e di un contesto territoriale in cui opera la Caritas diocesana”.

Lo sottolinea Francesca Levroni dell’Ufficio formazione ed animazione di Caritas Italiana e referente del percorso, nel tracciare un bilancio di quest’esperienza vissuta a Perugia la scorsa settimana, che ha visto la partecipazione di circa ottanta persone provenienti da diverse Caritas delle sedici Delegazioni regionali, oltre a una decina di membri dello staff dei formatori di Caritas Italiana e alcuni operatori della Caritas ospitante.

Bagaglio di esperienze e creazione di più relazioni

“Alla Caritas di Perugia -spiega Francesca Levroni- Caritas Italiana ha chiesto, in particolare, di raccontare i processi che hanno portato a determinate decisioni mettendo in risalto sia i suoi punti di forza che quelli di fatica e di fragilità.

Per i partecipanti è stato, soprattutto, un modo di leggere una nuova esperienza, rileggere la propria e portarsi a casa un bagaglio composto da tante esperienze creando sempre di più relazioni tra diverse Caritas.

Un ringraziamento di cuore a questa Chiesa diocesana -conclude la referente di Caritas Italiana- che, attraverso la sua Caritas, ci ha accolto con gioia e per tutto quello che ci ha raccontato e per tutti i volti, le storie che abbiamo incontrato e che ci restano impresse nel cuore sia per il servizio che per la nostra vita”.

Le opere segno del percorso di formazione

Diverse sono state le opere segno della Caritas di Perugia inserite nel percorso formativo. Dal Centro di Ascolto San Giuseppe di Bosco all’Emporio Don Gustavo di Ponte Pattoli, dal Villaggio della Carità di Perugia con il Centro d’Ascolto diocesano, il Consultorio Medico, l’Emporio Tabgha e la Mensa Don Gualtiero, alla Casa della Carità del Santuario della Madonna dei Bagni di Deruta, alla visita a tre opere nel centro storico perugino: il Ristoro Sociale San Lorenzo, la Casa Sant’Anna dei Servitori e la Casa San Vincenzo.

Molto coinvolgenti sono stati gli incontri con i rappresentanti delle Istituzioni civili, dai sindaci di Perugia, Andrea Romizi, e di Deruta, Michele Toniaccini, presidente dell’Anci Umbria, ai loro assessori alle Politiche sociali, Edi Cicchi e Manuela Taglia, e con l’economista Pierluigi Grasselli dell’Osservatorio diocesano sulle povertà.

Non sono mancati gli incontri spirituali ed esperienziali a Casa Sacro Cuore con suor Roberta Vinerba, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi, don Simone Sorbaioli, vicario generale dell’Archidiocesi, e padre Francesco Bonucci (Ofm), cappellano del Carcere di Perugia.

Una ricchezza a sostegno dei fenomeni di povertà

Nel tracciare una sintesi dei commenti-impressioni dei partecipanti alla formazione, emerge l’importanza per i momenti di riflessione e spiritualità che hanno accompagnato anche le idee di progettualità e di condivisione nel conoscere e verificare le varie esperienze acquisite dalle diverse Caritas diocesane.

Inoltre, le Caritas convenute a Perugia sono rimaste colpite dalla differenziazione di interventi, con una ricognizione delle necessità molto ampia a livello del territorio, intercettando diverse fragilità e cercando di rispondere alle loro richieste in maniera coerente con la missione della Caritas. Significativa è stata anche la conoscenza di progetti relativi al Welfare attuati grazie ad una intensa collaborazione con le Istituzioni civili. Tutto questo è stato definito una ricchezza a sostegno dei diversi fenomeni di povertà.

Il commento del direttore della Caritas ospitante la formazione base

“Questo percorso è un momento fondamentale, bellissimo vissuto dalla nostra equipe un anno fa. È stato di crescita, di incontro e viverlo oggi come Caritas ospitante è un grande onore e una grande gioia”.

È il commento di don Marco Briziarelli, direttore della Caritas di Perugia, che aggiunge, pensando alle nostre aspettative quando abbiamo fatto il percorso, il desiderio di incontrare un’altra Caritas era quello di conoscere un’altra esperienza, perché tutti tendiamo ad assolutizzare la nostra.

“Invece quest’incontro ci mette in una rete più grande e spero che questo sia stato uno dei desideri che hanno animato i partecipanti vivendo quest’esperienza, per mettersi in discussione e rivedere il proprio cammino di equipe. È stato molto bello anche farsi leggere dalle Caritas ospitate -conclude don Marco- perché da ogni incontro nasce un bel confronto. Ci sono state restituite cose molto importanti, che cercheremo di rileggere e rivedere come equipe, un aspetto, questo, per noi preziosissimo”.

L’eredità di don Milani in un convegno a Tavernelle

convegno don milani
Edoardo Martinelli, ex allievo della Scuola di Barbiana, al convegno su l'eredità di don Milani

Don Milani profetico e visionario, è stato l’argomento al centro di un convegno nazionale che si è svolto giovedì 25 maggio a Tavernelle. Alle radici della memoria – Testimonianza e attualità dell’esperienza della Scuola di Barbiana, il titolo dell’incontro promosso dall’Istituto Comprensivo Panicale Piegaro Paciano, in virtù dell’adesione alla Rete Nazionale Scuola di Barbiana 2040. Ad oltre cinquanta anni di distanza dall’esperienza, basata su una totale integrazione tra scuola e vita, vengono percepiti quanto mai attuali.

Ospite d’eccezione dell’incontro, a cui hanno portato il proprio contributo esperti della didattica ispirata al modello di Barbiana, Edoardo Martinelli, allievo di don Milani e co-autore della sua opera più significativa, Lettera a una professoressa.

La testimonianza dell’ex allievo

“Lo sguardo di don Milani sui propri allievi -ha spiegato- non era cieco alle differenze, ma il suo obiettivo era di costruire una equipe. Infatti, faceva in modo che i propri ragazzi non ricevessero solo nozioni, ma acquisissero strumenti. Diceva che un buon educatore, sa dove sta di casa la cultura, del resto fare pedagogia significa accompagnare l’allievo nei luoghi del sapere. E per don Milani, i luoghi del sapere non erano i libri di testo”.

Martinelli ha, quindi, illustrato a fondo l’esperienza educativa della Scuola di Barbiana, basata sulla ricerca della verità e sulla condivisione delle tante opinioni, per arrivare insieme ad una verità comune.

Partire dalla scrittura collettiva per capire don Milani

“Se vogliamo capire don Milani -ha precisato l’ex allievo- dobbiamo partire dalla scrittura collettiva, la ricerca-azione che faceva fare per cercare e raggiungere la verità. La scrittura collettiva come palestra di democrazia. E per lui la Costituzione, di fatto, è la prima scrittura collettiva. I padri costituenti, ci diceva il priore, avevano dovuto rinunciare ciascuno a parte delle proprie ideologie per trovare una verità comune.

Scrivere insieme non significa creare un collage che rispetta le idee di tutti, ma significa mescolare fino in fondo ciò che pensiamo, con la stessa volontà dei padri costituenti che hanno creato quel capolavoro che è la nostra Costituzione”.

Veglia di Pentecoste celebrata nella Cattedrale di S. Lorenzo

eglia di pentecoste in cattedrale 2023
Un momento della Veglia di Pentecoste celebrata nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia

Il dipinto della Pentecoste di Cesare Nebbia da Orvieto (del secolo XVI), posto per la ricorrenza sull’altare, insieme ai sette lumi accesi durante l’Assemblea diocesana, ha fatto da richiamo-raccoglimento, per l’invocazione dello Spirito, ai numerosi fedeli convenuti, la sera di sabato 27 maggio, nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia dove è stata celebrata la Veglia di Pentecoste presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme a diversi sacerdoti.

La celebrazione, animata dal Coro giovanile Voci di giubilo, è stata vissuta anche come momento culmine dell’incontro apertosi venerdì 26 presso il Centro Sereni-Istituto Don Guanella.

Dove arriva lo Spirito c’è perdono, pace, forza, non disperazione

L’arcivescovo, nell’omelia (il testo integrale è scaricabile al link: Omelia dell’arcivescovo Ivan Maffeis alla Veglia di Pentecoste in cattedrale – Diocesi Perugia), ha ricordato che lo Spirito Santo è il dono più grande: è l’amore infinito tra il Padre e il Figlio, amore incontenibile che si riversa sulla creazione, su ogni uomo, su ogni donna.

“Di questo Spirito -ha proseguito- noi viviamo: Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Sì, c’è uno spirito che umilia, divide, porta a perdere la fiducia nella la vita: ma questo spirito non viene da Dio…

Dove arriva lo Spirito del Signore giungono, piuttosto, il perdono e la pace, la forza di non disperare, mai!, di riconciliarci con le ferite dell’esistenza”.

La presenza nell’Assemblea diocesana

Monsignor Maffeis si è soffermato sui segni della presenza vivace e fraterna dello Spirito Santo da lui visti nella terra umbra nei primi nove mesi di Pastore della Chiesa di Perugia-Città della Pieve.

“Il primo -ha detto- non fatico a riconoscerlo nell’Assemblea diocesana che ieri e oggi (26-27 maggio) ci ha riuniti insieme, animati dal desiderio di essere sempre più una Chiesa preoccupata di servire il Vangelo con uno stile di gratuità e di cura, radicati in ciò che è essenziale; una Chiesa che cresce nella corresponsabilità e riconosce l’altro nella ricchezza dei suoi carismi; una Chiesa che lascia trasparire il cuore e quindi la tenerezza di Dio ed è casa nella quale tutti hanno il diritto di trovare rispetto e accoglienza”.

Un elenco lungo di presenza dello Spirito

 Quello dell’arcivescovo Maffeis è un elenco lungo delle realtà ecclesiali e non, dove vede un segno dell’azione dello Spirito: dalle comunità parrocchiali a quelle dei monasteri, alle tante opere di carità, a partire da quelle poste dalla nostra Caritas, ai tanti movimenti ecclesiali….

Lo spirito anima la coscienza di responsabilità

 Nell’affidare ai fedeli il compito di completare l’elenco, monsignor Maffeis non poteva non menzionare la presenza dell’azione dello Spirito. 

Che entra- ha tenuto a sottolineare- nel mondo del lavoro, nelle aziende, nelle fabbriche, nelle caserme, nell’Università, nelle redazioni giornalistiche, nell’Ospedale, nelle case di riposo, nell’Hospice, nel Carcere, nelle sedi delle nostre Istituzioni: quante persone compiono quotidianamente il loro dovere con dedizione e competenza, nel silenzio, consapevoli che forse nessuno mai dirà loro grazie, animati dalla coscienza di una responsabilità nei confronti degli altri”.

Nuova vetrata artistica nella chiesa di Santo Spirito

inaugurazione nuova vetrata
L'interno della chiesa di Santo Spirito a Perugia

Una nuova vetrata artistica verrà inaugurata domenica 28 maggio, giorno della Solennità di Pentecoste, al termine della celebrazione eucaristica delle ore 11.30, nella chiesa di Santo Spirito a Perugia.

Ad annunciarlo è il parroco monsignor Saulo Scarabattoli, vicario episcopale della Prima Zona pastorale dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, alla guida di una delle comunità parrocchiali del capoluogo umbro più vitali ed impegnate a livello pastorale, culturale e socio-caritativo, contribuendo non poco alla stessa vitalità di uno dei quartieri caratteristici del centro storico.

“La nuova vetrata artistica, che inaugureremo il giorno di Pentecoste -spiega don Saulo- festa della nostra comunità parrocchiale, rappresenta la salita al Cielo del Cristo benedicente. L’ascesa al Cielo del Signore Gesù, è un invito all’umanità ad alzare lo sguardo verso la Luce di Dio, in un’epoca che vede la società sempre più alle prese con un processo quasi irreversibile di secolarizzazione.

Al contempo, ciò che trasmette speranza all’umanità, è la crescente ricerca di Dio da parte dei lontani desiderosi di avvicinarsi al Signore Gesù attraverso la Chiesa e i suoi tanti esempi di santità, anche del nostro tempo, e di testimonianze di carità e misericordia”.

La chiesa di Santo Spirito, situata nel rione di Porta Eburnea, risalente alla fine del ‘500, è una delle più frequentate della città.

“Questa splendida vetrata, collocata sopra la lunetta della porta d’ingresso -precisa monsignor Scarabattoli- è un’opera realizzata dallo studio Moretti-Caselli e dal tecnico Pierluigi Penzo, grazie al contributo di un privato benefattore e a quello della Fondazione Perugia, che, come sempre, dimostra grande sensibilità verso l’arte, anche moderna, e la bellezza che veicolano il desiderio di elevare lo Spirito”.

La festa di Pentecoste nella parrocchia di Santo Spirito, si concluderà domenica sera, alle ore 21, con il concerto del Coro lirico dell’Umbria, diretto dal maestro coreano In Sang Hwang, che eseguirà l’opera Suor Angelica di Giacomo Puccini, del quale il prossimo anno si celebrerà il centenario della morte.

Infiorate di Spello, i 60 anni del concorso. Programma degli eventi

Il foulard realizzato per commemorare il 60° del concorso delle Infiorate di Spello

Le Infiorate di Spello tornano a colorare le vie e le piazze dell’antico borgo umbro dal 10 all’11 giugno. Un percorso lungo 2 chilometri che torna a caratterizzare il secondo weekend del mese di giugno e che vede impegnati circa 2000 infioratori volontari. Quest’anno l’evento assume un significato ancora più importante perchè, sebbene la tradizione delle infiorate a Spello affondi le sue radici in tempi lontani, nel 2023 si celebra la 60esima edizione del Concorso delle Infiorate (al netto dei due anni di pandemia in cui non si è svolto). Si tratta di una sfida simbolica tra circa 50 gruppi di infioratori  – è stato ricordato nel corso della conferenza stampa di presentazione svoltasi il 24 maggio a Palazzo Donini a Perugia – che in questi anni ha contribuito a tramandare con allegria e passione l’arte dell’infiorare e ad elevare a vera espressione artistica una tradizione religiosa e popolare.

Due le iniziative speciali previste per questa occasione: la prima, che si svolgerà il 27 maggio nel Palazzo comunale di Spello (sala dell’Editto), è un convegno sulle radici storiche delle infiorate in Italia (“Le Infiorate: arte effimera tra storia, presente e futuro”). Parteciperanno l’Associazione Città delle Infiorate e i rappresentanti delle infiorate di Genzano (Rm) e di Noto (Sr). La seconda iniziativa riguarda la realizzazione di un foulard in tiratura limitata raffigurante l’unica infiorata del 2021, ancora in piena pandemia, presentato in anteprima nel corso della conferenza stampa. Si tratta di un’opera di artigianato artistico di grande pregio realizzata, con tessuto ecologico e tinte naturali, dal noto stilista Claudio Cutuli.

Il programma

Il programma della manifestazione prevede  tante iniziative che fanno da cornice alla “notte dei fiori”: la festa M’Ama Non M’Ama per la “capatura” dei fiori in piazza con musica dal vivo (sabato 3 giugno ore 21); le mostre al museo delle infiorate (da sabato 3 giugno); la mostra di fotografia storica (da domenica 4 giugno al Palazzo comunale); la mostra mercato di florovivaismo hobbistica e artigianato “Spello in fiore” che torna nei giardini pubblici (da sabato 10 a domenica 11 giugno ore 18); le visite guidate notturne al museo Villa dei mosaici (sabato 10 ore 10.00-22.00, domenica 11 ore 10.00-19.00).

Come sempre poi, visitatori e turisti oltre che ammirare il mirabile lavoro di composizione degli infioratori, potranno anche partecipare all’infiorata dei turisti una delle iniziative di maggior successo degli ultimi anni dove adulti e bambini, possono dare vita ad una loro opera floreale con l’aiuto di esperti infioratori. Ristoranti ed esercizi commerciali resteranno aperti tutta la notte

La processione per il Corpus Domini

La domenica mattina dopo il passaggio e le valutazioni della giuria, la processione del Corpus Domini guidata dal Vescovo (dalle ore 11) le calpesterà ricordando il senso effimero della loro bellezza e chiudendo un’esperienza di alto valore umano, artistico e religioso.

Valore artistico culturale e tradizione religiosa

“L’infiorata di Spello è un evento che celebra non solo Spello, ma tutta l’Umbria” – ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Paola Agabiti, ringraziando l’amministrazione comunale, gli organizzatori e tutti i soggetti coinvolti a vario titolo. “La manifestazione – ha aggiunto – sintetizza in maniera perfetta la tradizione e l’autentico senso religioso con l’arte. La Regione Umbria da sempre sostiene questo appuntamento che coinvolge tutta la comunità e valorizza l’intero borgo esaltando quel portato artistico e culturale che rappresenta uno dei tratti distintivi della nostra regione. Sono proprio questi gli eventi che vogliamo promuovere e l’Infiorata nel corso degli anni si è fortemente rafforzata con ricadute importanti dal punto di vista turistico”.

La storia delle Infiorate di Spello

“Spello Città d’Arte e dei Fiori – ha sottolineto il sindaco di Spello Moreno Landrini – custodisce una tradizione antica documentata nell’Archivio parrocchiale di Santa Maria Maggiore già dal giugno 1602, in occasione dei festeggiamenti del Corpus Domini. L’arte di realizzare splendidi tappeti floreali per celebrare questa ricorrenza religiosa rappresenta un forte momento di unione che vede la nostra comunità coinvolta tutto l’anno fino alla notte dei fiori, capace di conquistare il cuore di ogni visitatore”.

Il concorso

“Le infiorate di Spello che conosciamo – spiega il presidente degli Infioratori Giuliano Torti nascono grazie alla Pro loco nel 1962 con l’istituzione della prima edizione del concorso che fa da corollario al Corpus Domini. Si tratta di una sfida simbolica tra circa 50 gruppi infioratori che in questi anni, soprattutto da quando nel 2002 è nata l’associazione degli infioratori, ha stimolato la crescita della qualità tecnica e artistica delle nostre infiorate, ormai note in tutta Italia e in buona parte del mondo come vere e proprie opere d’arte effimera”.

Il parcheggio, prenotazione on line

In vista delle decine di migliaia di presenze nel fine settimana delle infiorate, anche quest’anno vige un sistema di prenotazione online dei parcheggi (nelle vicinanze del centro storico) consigliato per chi arriva in auto, moto, autobus, anche perché garantisce la priorità di accesso alla manifestazione (nell’ottica di un possibile superamento del numero massimo di visitatori ammissibili secondo la normativa vigente). La prenotazione, sperimentata per la prima volta lo scorso anno, è stata particolarmente apprezzata dai visitatori umbri e dai turisti. (Prenotazione dal sito www.infioratespello.it  e dalle pagine Facebook delle Infiorate di Spello della Pro Loco Spello).

A Perugia il XXXIV Incontro compostellano in Italia

La cattedrale di Santiago de Compostela

Gli Incontri compostellani tornano come consuetudine a celebrarsi a Perugia nell’ultimo fine settimana di maggio. Il 26-27-28 maggio alla sala Convegni Hotel Sacro Cuore, (Strada del Brozzo, 12 – Perugia), come negli anni precedenti, si farà il punto della situazione sugli studi più recenti apparsi in Italia, sulle tendenze storiografiche e allo stesso tempo sulla situazione nel campo dinamico ed attuale dei pellegrinaggi reali. Sarà dunque un’occasione che vede riunita a Perugia la comunità compostellana italiana più attenta ed impegnata su tali tematiche.

I relatori dell’Incontro compostellano

Al fine di attivare un confronto con la realtà spagnola ed internazionale, saranno presenti tra i relatori Ildefonso de la Campa Montenegro direttore dello Xacobeo, Juan Guerrero, presidente Asociación de los Amigos de los Caminos de Santiago di Málaga, Miguel Taín, direttore della Cattedra sui Cammini di Santiago dell’Università di Santiago de Compostela, Laurie Dennet, scrittrice, già presidente della Confraternity of Saint-James di Londra.

Tra gli italiani ci saranno mons. Paolo Giulietti (Arcivescovo di Lucca,) Anna Sulai Capponi (Università di Perugia), don Paolo Asolan (Università lateranense, Roma), Jacopo Caucci (Università di Firenze) e un folto numero di ricercatori del Centro italiano di studi compostellani, convenuti da tutta Italia.

Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela è in continua crescita

A presiedere l’incontro Paolo Caucci von Saucken presidente del Centro italiano di studi compostellani che ha dichiarato: “Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela continua a crescere in maniera esponenziale e mostra come la questione della rinnovata civiltà dei pellegrinaggi sia attuale e produca conseguenze in tutti i campi. Anche in Italia se ne avvertono gli effetti come ci mostra il successo di vari cammini, tra i quali emerge chiaramente in Umbria la “Via di Francesco”.

Il XXXIV Incontro compostellano si propone una riflessione sull’intera materia a partire dai risultati della ricerca storica indispensabile per comprendere il fenomeno. Il confronto tra le indicazioni della ricerca e la realtà del pellegrinaggio attuale, costituisce uno dei risultati più significativi dei nostri Incontri e rappresenta un contributo fondamentale, sia per orientare lo studio sulla materia, che per interventi puntuali delle istituzioni sulla questione dei cammini attuali”.

Il programma dei tre giorni

Venerdì 26 maggio, alla sala Convegni Hotel Sacro Cuore (strada del Brozzo 12, 06126 Perugia), alle ore 17.30 Interventi e tavola rotonda su La nuova stagione dei pellegrinaggi: pubblicazioni e cammini.

Sabato 27 maggio, ore 10, Inaugurazione del Convegno. Alle ore 10.30 interventi e relazioni su Cammini e pellegrini. Storia e attualità. Ore 16.30 Capitolo generale Confraternita (Sala san Francesco, Arcivescovado, piazza IV Novembre 6 ).

Domenica 28 maggio, ore 11 messa solenne in cattedrale con la partecipazione dei confratelli da tutta Italia con ammissione dei nuovi membri e consegna delle credenziali per chi è in partenza per Santiago, Roma o Gerusalemme.

Segreteria

Lunedì-Venerdì, ore 9 -13.

Sede Centro italiano di studi compostellani, Piazza 4 Novembre 6, 06123 Perugia. E-mail: segreteria@confraternitadisanjacopo.it – centro.santiago@unipg.it Tel. 075 5736381

Le Infiorate: arte effimera tra storia, presente e futuro. Convegno a Spello

Il concorso Le Infiorate di Spello compie 60 anni e in occasione della ricorrenza l’associazione “Le infiorate di Spello”, in collaborazione con l’Associazione nazionale Città dell’Infiorata, ha organizzato un convegno dal titolo “Le Infiorate: arte effimera tra storia, presente e futuro”, che si svolgerà il 27 maggio (ore 9 – 12) nella Sala dell’Editto del Palazzo comunale di Spello. L’obiettivo è quello di valorizzare l’arte dell’infiorare facendo un focus sui valori di cui si fanno portatrici le infiorate di tutta Italia e sulla loro evoluzione

I relatori del convegno sulle Infiorate

I relatori coinvolti, infatti, rappresentano a vario titolo le maggiori realtà italiane in cui si realizzano infiorate: oltre a Spello, saranno rappresentati Genzano, Noto e l’associazione nazionale Città dell’Infiorata. Il presidente dell’associazione nazionale Città dell’infiorata Alessandro Cefaro, sindaco di Genazzano, aprirà il confronto sul tema “Le infiorate in Italia”. A seguire Raffaela Villamena, storica e docente di lettere, traccerà l’evoluzione secolare delle infiorate di Spello diventando espressione di cultura popolare grazie all’intreccio di arte e devozione e il presidente dell’Associazione Le Infiorate di Spello, Giuliano Torti, illustrerà le iniziative e la storia del concorso delle Infiorate di Spello.

Interverranno poi l’assessore alla Cultura di Genzano Giulia Briziarelli e la presidente dell’Associazione dei Maestri infioratori di Noto Oriana Montoneri. Interverranno inoltre: Moreno Landrini, sindaco di Spello e vicepresidente dell’Associazione nazionale Città dell’Infiorata, Daniele Felici, segretario dell’associazione nazionale Città dell’Infiorata, Guglielmo Sorci, vicesindaco di Spello e assessore ai grandi eventi, Fabrizio De Santis, presidente della Pro-Loco Spello, don Diego Casini, parroco dell’Unità pastorale di Spello, e Giuseppina Mantucci Massi Benedetti, presidente Garden Club Perugia.

Pentecoste, Veglia di preghiera nella Cattedrale di Santa Maria Assunta

veglia pentecoste
Un momento della Veglia di preghiera di Pentecoste celebrata lo scorso anno nella Cattedrale di Terni

Veglia di preghiera diocesana per la Pentecoste, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, sabato 27 maggio alle ore 21 nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni.

Un appuntamento, che rappresenta un importante momento d’incontro per la chiesa locale e di preghiera comunitaria,  al quale partecipano i vari movimenti ecclesiali, associazioni, parrocchie e fedeli, in segno di unione e di preghiera comune.

Questo, perché la Pentecoste sia seme di accoglienza e fraternità, nell’unità tra diversità di carismi e doni, a servizio della Chiesa.

Pentecoste seme di accoglienza e fraternità

Una preghiera corale per invocare lo Spirito Santo sulla Diocesi, sulla Città e sul Mondo, perché i cristiani siano questo mondo di violenza e di guerra portatori di riconciliazione e di pace in tutti i luoghi di vita, soprattutto nei paesi martoriati dai conflitti. Una preghiera per tutti i cresimandi e cresimati di questo anno che ricevono il dono dello Spirito Santo.

“E’ lo Spirito -ricorda il vescovo di Terni-Narni-Amelia- che rende attraente e preziosa ogni realtà che è in noi e attorno a noi. In questo periodo del cammino sinodale della Chiesa, ci viene chiesto di metterci in ascolto della voce dello Spirito che si manifesta anche attraverso la voce degli altri. L’effusione dello Spirito Santo, raggiunga ogni cellula della nostra Diocesi; ogni cristiano ne sappia cogliere il soffio, e ognuno possa contribuire a discernere nella Chiesa la sua missione”.

La veglia di Pentecoste avrà inizio sul sagrato della Cattedrale, con l’accensione e la benedizione del fuoco segno di luce e di speranza; in processione i fedeli, con la candela in mano, entreranno in chiesa, dove la liturgia proseguirà scandita dall’ascolto della parola di Dio, da canti e invocazioni allo Spirito Santo, nella memoria del battesimo, nei gesti simbolici che ricordano i doni dello Spirito.

 

Protesta sì, ma c’è modo e modo

Non entro ora nel merito delle questioni dibattute fra la ministra Roccella e le sue contestatrici che, di fatto, le hanno impedito di svolgere e concludere il suo intervento programmato al Salone del Libro di Torino. La ministra era stata invitata dagli organizzatori a presentare un suo libro nel quale illustra il suo passaggio dalla militanza nel partito radicale alle posizioni attuali che le hanno meritato l’incarico di Ministro per la Famiglia e la Natalità – contraria all’aborto libero ed alla maternità surrogata. Qui non entro, ripeto, nel merito; voglio parlare invece dell’episodio in sé.

Le contestatrici esercitavano il loro legittimo diritto al dissenso?

Le contestatrici esercitavano il loro legittimo diritto al dissenso, come è stato detto da autorevoli esponenti della sinistra? Secondo me, no. Certamente in una democrazia il diritto al dissenso è sacrosanto, anzi senza dissenso libero non c’è democrazia. Ma da questo punto di vista l’Italia è uno dei paesi più liberi che si possa immaginare. Tutti hanno diritto di parola su tutto, e basta fare zapping sulla televisione per vederlo

Le regole nelle campagne elettorali

Ma il diritto di parola non include il diritto di togliere la parola a chi sta parlando. Se non sei d’accordo, e vuoi dirlo, non puoi pretendere di farlo nello stesso momento e nello stesso luogo in cui il tuo avversario sta legittimamente parlando. Puoi farlo, nello stesso momento, in qualsiasi altro luogo; oppure nello stesso luogo ma in un altro momento. Queste regole erano rigorosamente osservate nelle campagne elettorali degli anni Quaranta e Cinquanta – i tempi di Peppone e Don Camillo – quando tutta la comunicazione politica si faceva con i comizi in piazza e non in televisione, l’ostilità fra gli schieramenti era fortissima, le piazze erano piene e gli elettori appassionati.

Ciascuno parlava nel luogo e nel momento che gli era stato assegnato

Quando partiva una campagna elettorale, i responsabili locali dei partiti concordavano con un patto scritto l’equa ripartizione degli orari e delle piazze. Ciascuno parlerà dove e quando gli è stato assegnato. Vietato occupare la piazza un minuto prima o tenerla occupata un minuto di più dell’orario stabilito; vietato fischiare, insultare o comunque disturbare l’oratore di turno e i suoi ascoltatori. Per quello che mi ricordo queste regole erano osservate scrupolosamente. Quando suonava l’ora la piazza, che era piena, si svuotava e subito entravano gli altri con le loro bandiere. Così funzionava la democrazia, ed era un bello spettacolo per un ragazzino come me.

Alluvione. Territorio da rispettare

L'esterno di una palazzina alluvionata di Faenza, con soccorritori che portano fuori in strada tutti gli oggetti sommersi dal fango e acqua
I cittadini di Faenza al lavoro per pulire le proprie abitazioni dalle macerie. Tra loro molti giovani provenienti da diverse altre città. 19 maggio 2023. (Foto Ansa/Sir)

di Andrea Casavecchia

La saggezza popolare sapeva che il terreno era croce e delizia per questo andava rispettato. Mentre assistiamo al nuovo disastro naturale che ha colpito la Romagna con una precipitazione di piogge mai conosciuta, rileviamo nel dramma della tragedia la continua impreparazione con cui abitiamo un territorio fragile e delicato come quello italiano. Eppure il nostro è un territorio ricco, che ci permette di godere di un patrimonio alimentare – ad esempio – unico e florido. Come recita il recente rapporto Censis Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana, la produzione economica di quel settore tocca i 179 miliardi di euro l’anno.

Il valore culturale e identitario dell’alimentare

Evidenziano, i ricercatori nel rapporto, che l’alimentare non è soltanto una dimensione che porta guadagno agli italiani; al suo interno si riscontra anche un valore culturale e identitario. C’è una dimensione “reputazionale” che ci fa riconoscere nel mondo dove l’agroalimentare diventa vettore trainante del made in Italy all’estero. C’è poi una dimensione di stile di vita all’interno del quale si evidenzia l’attenzione a curare una dieta mediterranea. Gli italiani abitualmente (nel 68,8% dei casi) o di tanto in tanto (nel 23,9% dei casi) dichiarano: “Mangio abitualmente di tutto, con attenzione, senza eccessi, ma senza vincoli rigidi o regole specifiche”.

Avere cura del territorio

Il nostro territorio, oltre a essere ricco di paesaggi e di bellezze naturali, riesce a essere una grande fonte di benessere. Purtroppo sembra essersi interrotta la nostra capacità di averne cura, mentre tendiamo ad assorbirne le risorse in modo sempre più sconsiderato. Come diceva Bruno Latour: “La Terra non è vivente nel senso new age o nel senso semplicistico di un singolo organismo, ma è costruita, prodotta, inventata, tessuta dai viventi. Quando guardo il cielo sopra di me, la sua atmosfera, la sua composizione, tutto questo è il risultato dell’azione dei viventi”. Di quest’azione siamo responsabili, nel bene e nel male. Il territorio è croce e delizia, e per questo dovremmo continuare a coltivarlo e curarlo, invece di depredarlo e prosciugarlo.

Assemblea ecclesiale della Chiesa perugino-pievese dal 26 al 27 maggio, dal titolo ‘Profezia di una presenza’

assemblea ecclesiale diocesana 26-27 maggio
La locandina dell'assemblea ecclesiale della Chiesa perugino-pievese in programma il 26 e 27 maggio

Profezia di una presenza: è il titolo dell’assemblea ecclesiale della Chiesa perugino-pievese in programma dal 26 al 27 maggio, presso l’Istituto Don Guanella di Perugia.

“Forte è il desiderio di ritornare a vivere in comunione, come comunità cristiana, dopo la pandemia ma non solo, la nostra fede, il nostro impegno di sacerdoti, di consacrati e consacrate, di laici e laiche ad annunciare e a testimoniare nel quotidiano il Vangelo del Risorto per essere nella Chiesa e nella società Profezia di una presenza“. A sottolinearlo è il vicario generale, don Simone Sorbaioli, nel presentare il primo significativo e molto partecipato evento di comunione-discernimento con il suo nuovo Pastore, monsignor Ivan Maffeis.

Folta partecipazione, anche di giovani

 Il desiderio di rincontrarsi, come ha evidenziato il vicario generale, è testimoniato anche dall’elevato numero di partecipanti alla due-giorni assembleare, al punto che sono state chiuse in anticipo le iscrizioni, ben duecentosessanta di cui centosettantadue di laici e laiche (il settanta per cento) e cinquanta con un’età al di sotto dei 40 anni.

“Dato anch’esso rilevante -commenta don Simone Sorbaioli- perché l’auspicio dell’arcivescovo Ivan, quello di avere una presenza significativa di giovani, è stato fatto proprio da diversi di loro. Del resto non poteva essere altrimenti, dato il loro impegno anche come catechisti ed animatori nelle parrocchie e negli oratori”.

Nel solco del Cammino sinodale

“Non era così scontata l’elevata partecipazione -riflette il vicario generale- di adulti e di giovani ad un evento ecclesiale, perché da anni non si teneva un’assemblea diocesana (l’ultima risale al 2017) e prima ancora gli incontri assembleari erano stati assorbiti dal Sinodo diocesano (2006-2008). Il Cammino sinodale indetto da Papa Francesco, nel 2021, ci ha stimolato e invogliato a fare comunione e i laici distanti si sono lasciati coinvolgere.

Addirittura, nella nostra comunità diocesana, hanno partecipato alla prima fase del Cammino sinodale, quella dell’ascolto, anche alcuni consigli comunali, realtà laiche pubbliche e private, fino a coinvolgere alcuni quartieri e condomini.

La nostra Assemblea non può non inserirsi anche nel solco del Cammino del Sinodo, cogliendo le sue provocazioni inerenti la fede e come si concretizza nelle unità pastorali e comunità parrocchiali incidendo nella crescita dell’intero tessuto sociale.

Per fare questo occorre una nuova evangelizzazione che, auspichiamo, venga indicata dalla stessa assise del 26-27 maggio”. 

Punto di partenza, non di arrivo

“Quest’Assemblea -precisa ancora don Simone Sorbaioli-  non è un punto di arrivo, ma di partenza, perché all’inizio del nuovo Anno pastorale, in autunno, si terrà una sua seconda fase per dare una lettura profetica alla nostra Chiesa, quella Profezia di una presenza  indicata fin dal titolo dell’assemblea ecclesiale.

Soprattutto essere messi nella condizione, come Chiesa e come popolo di Dio, di interpretare in che modo la vita cristiana si concretizza nella nostra comunità ed essere pronti -conclude il vicario generale- ad affrontare e rimuovere le pesantezze che rischiano di essere zavorre al nostro cammino-missione di evangelizzazione che troverà il suo momento rigenerativo in quest’evento ecclesiale”. 

Condividere le esperienze buone, sane e sante

 Anche il vicario episcopale per la Pastorale, don Simone Pascarosa, coordinatore dell’equipe organizzatrice dell’Assemblea diocesana, nel vivere i partecipati incontri di preparazione in ciascuna delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi, ha colto il desiderio dei laici di potersi esprimere sulla nostra Chiesa di cui piacevolmente accolgono la chiamata a condividerne le esperienze buone, sane e sante.

“Hanno molto desiderio -sottolinea- di partecipare ai lavori assembleari dai quali emergeranno le priorità della nostra Chiesa per i prossimi cinque anni, visto la risposta arrivata dalle iscrizioni andate oltre le più rosee aspettative.

Sacerdoti e laici si confronteranno e faranno discernimento insieme sulle esperienze di Chiesa che lo Spirito ha già suscitato nella nostra comunità diocesana per metterci in ascolto e sceglierle come priorità.

Il fulcro dell’Assemblea –precisa- non sarà l’ascolto delle relazioni, ma dalla provocazione delle stesse il lavoro dei ventisei gruppi assembleari dal cui frutto scaturirà anche una lettera delle trentadue Unità pastorali dell’Archidiocesi al nostro Pastore Ivan. E non è un caso che quest’Assemblea si tenga alla vigilia della Festa di Pentecoste, tant’è vero che culminerà nella celebrazione della Veglia diocesana, in cattedrale, sabato 27 maggio, alle ore 21, presieduta dall’arcivescovo Maffeis insieme al suo presbiterio e al popolo di Dio, un’invocazione corale dello Spirito sulla nostra comunità cristiana”.

L’Istituto Don Guanella

“Anche il luogo scelto -commenta il vicario per la Pastorale- per lo svolgimento di questa due-giorni di discernimento per la Chiesa del futuro non è affatto casuale; un luogo, l’Istituto Don Guanella, pregno di misericordia e segno di accoglienza e cura di tanti fratelli fragili nei cui volti più di altri si incarna il volto di Cristo.

Un invito per la nostra Chiesa a proseguire il suo cammino avendo sempre come riferimento gli ultimi e gli scarti della società”.

Gli osservatori

 Don Simone conclude senza trascurare una presenza significativa di ospiti, che definisce osservatori benvenuti. Si tratta della partecipazione ai lavori assembleari di una delegazione delle Diocesi di Città di Castello e di Gubbio, guidata dal loro vescovo monsignor Luciano Paolucci Bedini, con l’intento di fare proficua esperienza per il discernimento e il cammino da avviare nelle loro rispettive comunità diocesane.

Programma, relatori e partecipanti all’assemblea ecclesiale diocesana

Tra questi ultimi ci sono anche i componenti dei Consigli Pastorale e Presbiterale diocesani, della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali e due delegati per ciascuna delle trentadue Unità pastorali. Si ritroveranno all’Istituto Don Guanella, venerdì 26 maggio, alle 15, per la preghiera iniziale e la lectio divina di don Alessio Fifi, parroco perugino e docente di teologia presso l’ITA e l’ISSRA di Assisi. Seguiranno, alle 15.30, l’introduzione dell’arcivescovo Ivan Maffeis e, alle 15.45, la relazione di apertura del discernimento a cura di Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, pedagogista e studiosa di temi legati alla condizione dei laici cristiani nella società e nella Chiesa. Alle 16.30 ascolteranno alcune esperienze-testimonianze catecumenali e, alle 17, saranno impegnati nei gruppi di lavoro operativi fino alle 18, quando il vicario generale don Simone Sorbaioli traccerà le conclusioni della prima giornata.

Sabato 27 maggio, alle 9, si ritroveranno per la preghiera delle Lodi e la lectio divina di don Alessio Fifi. Alle 9.30 ascolteranno la relazione di don Giovanni Zampa, teologo e biblista, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Foligno e coordinatore della Segreteria pastorale regionale della Ceu, e dalle 10.30 alle 12 saranno impegnati nei gruppi di lavoro al cui termine condivideranno le sintesi di questi gruppi.

Festa di Santa Rita nel nome del diritto alla salute

posa prima pietra ospedale santa rita
La madre priora del Monastero di Santa Rita e il cardinale Semeraro, nel corso dell'avvio dei lavori del nuovo ospedale dedicato alla 'Santa degli impossibili'

Conclusione a Cascia della Festa di Santa Rita, nel nome del diritto alla salute e della carità, con la benedizione della prima pietra del nuovo ospedale che sarà a lei dedicato.

“Concludiamo oggi la Festa di Santa Rita, che è stato un rinnovato momento di fratellanza e preghiera per la famiglia della santa degli impossibili, facendo insieme il primo passo di uno dei più significativi traguardi per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2016. La posa della prima pietra del nuovo ospedale, rappresentata dalla targa che si trovava nella vecchia struttura, per commemorarne l’edificazione da parte del monastero, racchiude una grande sfida, che non ci chiama solo alla ricostruzione dei muri ma anche a quella di una vera tutela della salute, in seguito alle gravi conseguenze della pandemia, che hanno messo in luce la crisi del sistema sanitario”.

Queste le parole di suor Maria Rosa Bernardinis, madre priora del Monastero Santa Rita da Cascia, commentando l’avvio dei lavori del nuovo ospedale, che si è svolto subito dopo il Solenne Pontificale, la Supplica e la Benedizione delle Rose.

“Già la Madre Fasce -ha continuato- operò per assicurare il primo ospedale alla città. Da lì, ripartiamo come comunità impegnata sempre più nella tutela del diritto alla salute. Diritto, che sosterremo con progetti come la Casa di Santa Rita, per ospitare gratuitamente le famiglie dei pazienti ricoverati, sempre in ascolto dei bisogni dei più fragili”.

Il cardinale Semeraro ricorda la carità di Santa Rita

Con la costruzione del primo ospedale a Cascia negli anni ‘60, le monache agostiniane hanno voluto continuare a testimoniare  la  carità ritiana, la stessa che è stata citata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei Santi, nell’omelia del Solenne Pontificale, da lui presieduto presso la Sala della Pace:

“L’amore di Dio della nostra Beata non era ozioso -ha dichiarato il cardinale, citando un passo del Vangelo odierno- ma operativo e modellato sulla carità di Gesù Cristo.

Abbiamo ascoltato pure un’altra parola: Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena, richiamo alla gioia per molto tempo tagliato fuori della predicazione cristiana, ripreso, invece, da San Paolo VI e dallo stesso Papa Francesco, fin dalla sua prima esortazione apostolica. E sottolineando come la gioia, nonostante l’aspra sofferenza provocatole dalla stigmatizzazione fu sempre presente in Rita. Questa medesima gioia, per sua intercessione -ha concluso il cardinale- noi oggi la invochiamo per noi, per le nostre famiglie, per questa Comunità diocesana e per tutta la Santa Chiesa”.

‘La Chiesa nel digitale’: presentato a Perugia il libro di Fabio Bolzetta

presentazione libro la chiesa nel digitale
La presentazione libro 'La chiesa nel digitale'

“Il libro che abbiamo tra le mani è il frutto di un lavoro condiviso e portato avanti con fatica, con passione e con grande attenzione al territorio e di questo sono riconoscente”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis, delegato dei vescovi umbri per le comunicazioni sociali e membro del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, intervenendo a Perugia, sabato 20 maggio, alla presentazione del volume La Chiesa nel digitale. Strumenti e proposte a cura del giornalista Fabio Bolzetta con la prefazione di Papa Francesco, per i tipi della Tau Editrice di Todi. Una pubblicazione, nata dall’esperienza dei centocinquanta video tutorial realizzati dall’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WECA) al cui progetto Solidarietà digitale a sostegno delle parrocchie saranno interamente destinati tutti i diritti d’autore del volume.

Camminare insieme per costruire ponti

 La presentazione è stata promossa dall’UCSI Umbria (Unione Cattolica Stampa Italiana) insieme all’Associazione WECA, in collaborazione con l’Archidiocesi, socio fondatore della stessa WECA, avvenuta, ha sottolineato l’arcivescovo Maffeis, alla vigilia della LVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

“Presentarlo oggi -ha detto- è anche un richiamo a riflettere sul messaggio del Papa per questa LVII Giornata, una esortazione ad ascoltare col cuore per poi parlare col cuore. Il Papa continua a ricordarcelo anche provocandoci con il Sinodo, che diventa un esercizio concreto di essere Chiesa. Una Chiesa che impara ad ascoltare al proprio interno, impara ad ascoltare il mondo facendolo con umiltà e con la consapevolezza che, o si cammina insieme, o non si arriva da nessuna parte, nemmeno quando si possedesse la verità. Papa Francesco, nel messaggio, sottolinea la verità con carità per una comunicazione che sappia costruire ponti e non muri, per una comunicazione che sia sempre più dialogo…”.

Monsignor Maffeis ha concluso dicendo:

“Ringrazio per la presenza, per questo libro, dal curatore ai relatori con cui ho lavorato per anni apprezzandoli e stimandoli, all’editore Andrea Scorzoni della Tau Editrice sia per il coraggio di pubblicare libri sia per la qualità con cui lo fa. Anche questo contribuisce a veicolare contenuti dove la forma è anche sostanza”.

Gli intervenuti

Alla presentazione, moderata da Daniele Morini, direttore de La Voce e di UmbriaRadio InBlu, sono intervenuti il presidente dell’UCSI Umbria Manuela Acito, il curatore Fabio Bolzetta, presidente di WECA, Giovanni Silvestri, direttore del Servizio informatico della Cei, e Rita Marchetti, docente di Sociologia dei Media digitali presso l’Università degli Studi di Perugia.

Ricordando l’alluvione

Morini ha tracciato anche le conclusioni, auspicando un proficuo prosieguo della Chiesa nel digitale con tre massime attinte dal libro, ricerca, formazione e azione, aggiungendo una quarta emersa dalla presentazione perugina, quella del buonsenso. Un manuale per gestire gli strumenti del digitale e non farsi gestire da essi. Morini non poteva non aprire l’incontro soffermandosi sull’alluvione in Emilia Romagna, regione a cui La Voce è legata venendo stampata a Imola. L’ultimo numero del settimanale potrebbe arrivare ai lettori con qualche giorno di ritardo, un disguido che non ha nulla a che vedere con i gravissimi disagi vissuti da migliaia di abitanti di interi territori devastati con diverse vittime.

Non essere dualisti

 Il moderatore, al termine, ha ricordato l’evento della Marcia della Pace Perugia-Assisi di domenica 21 maggio, che, ha detto, rientra nelle comunicazioni sociali, perché gli operatori dei media hanno delle responsabilità deontologiche da assolvere. Non possiamo avere due facce di una medaglia, non possiamo essere dualisti: una vicenda va raccontata allo stesso modo sul giornale o in radio e tv, così come sui social. Una sottolineatura richiamata all’inizio dal presidente UCSI Umbria Acito nel dire che il digitale, riferendosi in particolare ai social, presenta delle insidie e chi lo abita lo deve fare con attenzione e ben formato.

Abitare da cristiani il digitale

 Sempre Manuela Acito ha parlato dell’importanza del digitale nei media negli ultimi anni, in particolare nel periodo della pandemia.

“Un’importanza altissima -ha detto- e di questo ce lo ricorda anche papa Francesco, nell’introduzione del volume, affermando l’importanza che ha avuto la comunicazione digitale e i nuovi strumenti tecnologici, come i social media, per tenere unite le comunità in quel periodo difficile, permettendo ai fedeli di seguire in streaming le messe stando a casa… Ed è sempre il Papa a ricordarci che il virtuale mai potrà sostituire la bellezza dell’incontro a tu per tu, ma il mondo digitale è abitato e va abitato da cristiani”.

Su questo aspetto si sono trovati d’accordo anche il curatore del libro Fabio Bolzetta, la docente Rita Marchetti e il direttore informatico Cei Giovanni Silvestri, che, in sintesi, hanno fatto appello al buonsenso nell’utilizzo del Web per gli incontri da remoto post-pandemia.

Il Web e la Chiesa umbra

Nel tracciare la storia del Servizio informatico della Cei, Silvestri ha detto che questo servizio è nato grazie alla lungimiranza, intuizione e saggezza dei vescovi italiani.

Intuizione di fornire alla stessa Cei e poi alle diocesi e alle parrocchie una gestione amministrativa trasparente attraverso l’informatizzazione. Anche la comunicazione, con l’arrivo di Internet, l’utilizzo informatico è stato messo a sua disposizione, un binomio sempre più inscindibile tra il nostro Servizio e l’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, dando vita a diverse attività di ricerca anche con l’Università degli Studi di Perugia. Oltre alla rete delle radio e tv cattoliche, è nata l’Associazione WECA e la Diocesi perugina è tra i suoi soci fondatori, a testimonianza che c’è tanta Umbria nel cammino tra gli strumenti informatici e quelli dei media. Un cammino stimolato da vescovi attenti e sensibili come Ennio Antonelli, Giuseppe Chiaretti e Giuseppe Betori e da sacerdoti comunicatori lungimiranti come Elio Bromuri, che tanto si prodigò a mettere in rete tra loro questi mezzi”. E non ha dimenticato di menzionare gli allora giovani pionieri del Servizio informatico diocesano, Massimo Cecconi, Simone Cecchini e Andrea Franceschini, oggi titolari della società H24.it che collabora con il Servizio informatico della Cei.

La responsabilità di ciascuno

La professoressa Marchetti si è soffermata sulla responsabilità di ciascuno non riguardante, come ha scritto il Papa nel citato messaggio, soltanto gli operatori della comunicazione.

“In un’epoca di polarizzazione e sommersi da tante informazioni -ha evidenziato la docente- spesso ci accontentiamo di quello che conferma i nostri pregiudizi, ma dobbiamo fare la nostra parte anche quando crediamo a contenuti creati da altri, con il riflettere e il verificare la loro veridicità, altrimenti contribuiamo ad inquinare il contesto informativo e comunicativo nel quale siamo inseriti. Inoltre, tutto quello che leggiamo, vediamo, ascoltiamo attraverso i tanti mezzi di comunicazione, contribuisce alla costruzione sociale della realtà quello che noi reputiamo essere vero. E se l’informazione in generale ha questo ruolo importante, abbiamo tutti il dovere di capire come funzionano le piattaforme digitali e, pertanto, è importante formarsi costantemente. Gli stessi incontri che sta portando avanti la WECA sul territorio nazionale, anche attraverso la presentazione di questo libro, vogliono andare nella direzione di questo percorso formativo”.

Curare il legame con i territori

Fabio Bolzetta, appena tornato dalle zone alluvionate, ha detto di credere tantissimo nel legame con i territori e l’Umbria.

“E’ la terra -ha raccontato- di mia moglie, dove mi sono sposato, e ho seguito molto gli eventi sismici del 2016, tanto da essere stato riconosciuto cittadino onorario del Comune di Norcia per i servizi giornalistici realizzati e per il libro Voce dal terremoto.

Nel rapporto tra media tradizionali e digitale, quando il digitale si è avvicinato alle colonne dell’editoria, molto spesso, nel contatto con la carta stampata, più che creare connessioni sono stati creati cortocircuiti. Il digitale e le nuove tecnologie comunicative sono state attaccate, perché avrebbero cancellato il cinema e spazzato via il libro. In realtà il digitale non ha eliminato, ma rinnovato ogni media tradizionale a partire dalla tv, che ha perso il suo potere di convocazione, eccetto che per eventi particolari (ad esempio, lo sport, il Festival di Sanremo…). E con la pandemia sono state trasformate alcune certezze, dalla qualità e dalla ricchezza di uno studio televisivo al conduttore solitario che presentava il telegiornale della propria abitazione”.

Più facile veicolare falsità

 Infine, l’auspicio di Bolzetta ad essere nel cambiamento.

“Un mondo che cambia ogni giorno -ha sottolineato- e non riguarda soltanto chi è operatore della comunicazione o dell’informazione, ma chi ha responsabilità rispetto a tali prodotti, o chi ne usufruisce”.

E ha concluso con alcune criticità, limiti e disfunzioni del Web.

“Come le fake news -detto- che non significa notizie errate, ma notizie volutamente false e messe online, come anche temi che riguardano realtà territoriali, come casi nazionali, perché è più facile veicolare la falsità che non la verità”.

“La Chiesa nel digitale”, presentazione del libro di Fabio Bolzetta

Si parlerà di “Chiesa nel digitale”, a Perugia, sabato 20 maggio (ore 11), nella “Sala San Francesco” dell’Arcivescovado di Perugia, all’incontro di riflessione e formazione indetto in occasione della LVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (domenica 21 maggio) dal tema “Parlare col cuore. ‘Secondo verità nella carità’ (Ef 4,15)”. Promosso dall’Ucsi Umbria (Unione cattolica stampa italiana) insieme all’Associazione dei WebCattolici italiani (WeCa), in collaborazione con l’Arcidiocesi, socio fondatore di WeCa, l’incontro prende lo spunto dal libro La Chiesa nel digitale. Strumenti e proposte (Tau editrice), con la prefazione di Papa Francesco, curato dal giornalista Fabio Bolzetta e promosso dall’Associazione Weca a partire dall’esperienza dei 150 tutorial di formazione realizzati su Chiesa e web.

Chi interverrà

L’evento è organizzato insieme al settimanale La Voce e all’emittente UmbriaRadio InBlu. Interverranno l’arcivescovo Ivan Maffeis, vice presidente della Ceu e delegato dei vescovi umbri per le Comunicazioni sociali, nonché membro del Dicastero della Santa Sede per la Comunicazione, il presidente dell’Ucsi Umbria, Manuela Acito, giornalista de “La Voce”, il curatore del libro, Fabio Bolzetta, presidente dell’Associazione dei WebCattolici italiani (Weca), Giovanni Silvestri, direttore del Servizio informatico della Cei e Rita Marchetti, docente di Sociologia dei Media digitali presso l’Università degli Studi di Perugia. Modererà l’incontro Daniele Morini, direttore de “La Voce” e di “UmbriaRadio InBlu”.

La presentazione a Perugia dopo quella avvenuta in altre diocesi d’Italia

Il libro sull’uso del digitale anche nella pastorale approda in Umbria dopo essere stato presentato in diverse diocesi italiane, tra le quali Genova e Ivrea, in un palazzo confiscato alle mafie a Gioia Tauro nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, nel Circolo dei Funzionari della Polizia di Stato a Roma, in una parrocchia e tra insegnanti, comunicatori e parroci dell’Arcidiocesi di Brindisi.

Una guida per navigare

“La Chiesa nel digitale” è una guida con proposte e strumenti a servizio della comunicazione e della pastorale. “Non una bussola – precisa il curatore Bolzetta –, ma un cammino in quattro tappe, che coincidono con altrettanti capitoli: riflettere, scoprire, condividere e pubblicare”.

All’interno approfondimenti, ma anche consigli e risposte pratiche, dall’esperienza di formazione dell’Associazione dei WebCattolici Italiani: la cittadinanza digitale e lo sviluppo delle intelligenze artificiali, il cyberbullismo, come gestire il gruppo Facebook di una parrocchia, come affrontare gli “haters” online, TikTok come può essere uno strumento educativo e cosa serve per costruire un sito web, una storia o un post.

Un volume rivolto ad un pubblico ampio

Accedendo dal QR code della copertina, è possibile visionare i 150 tutorial realizzati, ogni mercoledì, dall’Associazione WECA. Un algoritmo, realizzato internamente, sul sito raggiunto dal Qr code restituisce contenuti di formazione personalizzati.

Dopo essere sbarcati con questi contenuti in formato podcast su piattaforme come “Spotify” e, attraverso una skill realizzata internamente da WECA, anche su dispositivi compatibili con “Amazon Alexa”, l’idea è stata di raggiungere un pubblico che, pur interessato alle tematiche proposte, si sente più a suo agio nello “sfogliare”.

Il testo, infatti, si rivolge a un pubblico ampio: comunicatori sociali, seminaristi, religiose, parroci, genitori, studenti e educatori. Il sito www.weca.it resta il punto di partenza per scoprire il libro e le attività dell’Associazione.

Alluvione. Timori per il recapito de “La Voce”. Ecco come è andata

Gli effetti della disastrosa alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna si sono fatti sentire anche nella nostra piccola realtà. Infatti il nostro giornale La Voce viene stampato nella tipografia del Centro servizi editoriali di Imola. La tipografia, fortunatamente, non ha avuto danni e il giornale è stato regolarmente stampato martedì notte (16 maggio) e preparato per essere consegnato a Poste Italiane per la spedizione agli abbonati.

Alluvione, strade chiuse. Non si arriva alla tipografia

Mercoledì mattina 17 maggio, come tutte le settimane, il trasportare Gianni Turchetti della “UST ITALY” si è messo in viaggio per raggiungere Imola ma la chiusura di molti tratti di strade e autostrade gli ha impedito di raggiungere la tipografia. D’accordo con l’Amministrazione del giornale è tornato indietro. Avrebbe provato il giorno seguente, viabilità permettendo.

Nel frattempo l’Amministrazione de La Voce ha avvisato del ritardo causato dall’alluvione il Servizio accettazione “Perugia CPO” di Poste Italiane al quale ogni mercoledì il giornale viene consegnato nel primo pomeriggio. Da lì distribuito viene in tutta la regione per essere recapitato agli abbonati entro il venerdì della stessa settimana.

Insomma il timore era che gli abbonati non avrebbero ricevuto il giornale nei tempi consueti.

Un viaggio lungo un giorno fino a Imola

Giovedì 18 maggio il trasportare si è messo in viaggio verso la tipografia alle 8 del mattino. Non senza difficoltà ha raggiunto Imola, ha prelevato il giornale e infine alle 21 circa dello stesso giorno è riuscito a tornare a Perugia. Grazie alla disponibilità di Poste Italiane, ha potuto affidare le copie al Servizio di accettazione “Perugia CPO” e gli addetti del turno serale hanno subito messo in lavorazione il giornale.

Questo ha consentito già questa mattina, venerdì 19 maggio, il recapito del giornale agli abbonati. E dove ciò non è stato possibile il giornale sarà comunque recapitato lunedì o martedì della prossima settimana.

Grazie a chi ci aiuta ogni settimana

Abbiamo voluto condividere con voi questo racconto perché è testimonianza dell’importanza che hanno tutti coloro che consentono al nostro settimanale di giungere nelle vostre cose ogni settimana.

Molti lo attendono, anche tra coloro che hanno scelto di avere la possibilità di leggerlo nella versione digitale accedendo dal computer, o dallo smartphone attraverso la App dedicata.

“La Voce” nello smartphone: novità nell’App

Nella edizione digitale La Voce era pubblicata, come ogni settimana, già mercoledì mattina prima delle ore 10.

Per chi non l’avesse ancora sperimentata segnaliamo che dalla settimana scorsa sull’App de La Voce è possibile leggere comodamente anche dallo smartphone non solo il giornale ma anche le notizie pubblicate sul nostro sito.
L’invito dunque è a scaricare l’App (gratuita) e sperimentare un modo agile e efficace di leggere il giornale.

‘Il bene è contagioso!’: percorso di formazione promosso da Caritas Italiana

formazione caritas italiana
'Il bene è contagioso!' seconda tappa del percorso di formazione promosso da Caritas Italiana

Sarà la Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve ad ospitare, nel capoluogo umbro, dal 22 al 25 maggio, la seconda tappa del Percorso di formazione base per nuovi direttori e membri delle equipe delle Caritas diocesane, promosso ogni anno pastorale da Caritas Italiana, al fine di orientarli e sostenerli nell’avvio del loro servizio.

Un percorso formativo iniziato lo scorso gennaio e si concluderà in autunno, a cui prendono parte ottanta (quarantadue maschi e trentotto femmine), tra neo direttori, vicedirettori, membri operatori e volontari delle Caritas diocesane. Il sessantasette per cento di loro ha un’esperienza di servizio da zero a quattro anni, la gran ha un’età compresa tra i 22 e i 50 anni e cinquantotto sono laici che, provenienti dalle sedici Delegazioni Caritas regionali, in prevalenza dal Triveneto, Campania e Calabria. Sono le regioni in cui, nell’ultimo anno, le Caritas hanno avuto un ricambio maggiore di direttori e membri delle equipe.

Finalità del percorso di Caritas Italiana

 “In media, annualmente, il dieci per cento delle attuali duecentodiciotto Caritas diocesane -spiega Francesca Levroni, referente dell’Ufficio formazione e animazione di Caritas Italiana-  è interessato al ricambio dei direttori. È importante far conoscere alle new entry e ai membri delle loro equipe l’identità e i compiti della Caritas (in Italia, in diocesi e in parrocchia), oltre a sostenerli nell’acquisire le competenze necessarie per organizzare l’attività della Caritas diocesana in riferimento ai compiti e al contesto ecclesiale e civile.

In particolare -precisa la responsabile di Caritas Italiana- fare loro acquisire la propensione a pianificare l’attività della Caritas diocesana mediante una lettura del contesto, l’individuazione di bisogni, la selezione delle priorità e il bilanciamento di tempi e risorse disponibili e sapersi orientare sul tema dello sviluppo di comunità e confrontarsi con alcune sperimentazioni in atto, come anche favorire la strutturazione di relazioni, confronto e scambio di pratiche, anche attraverso la visita a una Caritas diocesana”.

La scelta di Perugia

 In riferimento a quest’ultimo aspetto, la scelta è caduta sulla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve.

“Scelta avvenuta-spiega Francesca Levroni- in base non ad un modello che va poi adottato, ma per l’esperienza acquisita da questa Caritas. In primis dalla peculiarità del percorso che essa è riuscita a costruire sul territorio, anche attraverso le criticità, della propria presenza sia nel saper farsi carico delle situazioni di bisogno, attivando progetti di prossimità, sia di promozione ed accompagnamento delle Caritas parrocchiali e delle opere segno e strutture di accoglienza. Non meno importante -evidenzia ancora la responsabile di Caritas Italiana- è la capacità di collaborazione della Caritas con le Istituzioni civili locali preposte al welfare.

Nella scelta non va trascurata -conclude Francesca Levroni- la capacità di animazione della comunità da parte della stessa Caritas. Ad esempio quella di Perugia-Città della Pieve è riuscita ad attivare un emporio della solidarietà in un edificio condominiale”.

Il riferimento è all’emporio Don Gustavo di Ponte Pattoli, aperto un anno fa, dopo la fase acuta della pandemia, che ha coinvolto, oltre a tante persone, anche alcune realtà imprenditoriali benefattrici.

Esperienze, progetti e testimonianze

La quattro-giorni di formazione Caritas, che avrà come location e sede delle lezioni teoriche l’Hotel Sacro Cuore di Perugia, da lunedì 22 maggio (ore 10) a giovedì 25 maggio (ore 13), porterà gli ospiti corsisti a visitare alcune realtà socio-caritative tra le quali il menzionato emporio Don Gustavo, il Centro d’Ascolto San Giuseppe di Bosco, il Villaggio della Carità di Perugia, la Casa della Carità-Santuario della Madonna dei Bagni di Deruta, le opere segno nel centro storico perugino: Casa Sant’Anna dei Servitori, Casa San Vincenzo e la Mensa-Ristoro Sociale San Lorenzo nata dalla collaborazione tra la Caritas e il Comune di Perugia. Non è un caso, che tra i relatori delle quattro giornate ci siano alcuni rappresentanti delle Istituzioni civili perugine ed umbre, che animeranno la tavola rotonda sul lavoro di rete con il territorio. Inoltre saranno presentati alcuni progetti sulla marginalità estrema per l’accoglienza dei senza dimora e di attenzione al mondo del carcere.

Esempi concreti che testimoniano quanto Il bene è contagioso!, recita lo slogan della Caritas diocesana di Perugia scelto come titolo di questa seconda tappa del percorso di formazione di Caritas Italiana.

Crescere insieme nel servizio

“È un’occasione di grande crescita -commenta don Marco Briziarelli, direttore della Caritas perugina- poterci confrontare con altre Caritas.

Camminare insieme ai fratelli che iniziano questa nuova esperienza da direttori con le loro equipe diocesane, significa avere uno sguardo esterno che diventa per tutti fondamentale per poter crescere nel servizio e nell’accompagnamento alle tante povertà e ai tanti bisogni delle nostre famiglie. Un occhio esterno è sempre fondamentale, perché è capace di vedere criticità ed opportunità che noi non riusciamo a cogliere nel nostro quotidiano.

Un grande grazie lo rivolgiamo a Caritas Italiana -conclude don Marco- per questa opportunità che ci viene data nel conoscerci e nell’arricchirci vicendevolmente”.

È questo il Pnrr? Dalla “transizione verde” alla “transizione bellica”?

Come sia stato possibile sdoganare il Pnrr per l’acquisto di armi lo spiega con cura e dettaglio Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno: “Il Recovery Fund è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza. Intervenire puntualmente per sostenere progetti industriali che vanno verso la resilienza, compresa la difesa, fa parte di questo terzo pilastro”. E noi a pensare il Pnrr come una misura drastica postpandemica per cui le armi nulla possono contro un minuscolissimo virus. E noi a pensare che resilienza significasse trovare un rilancio possibile di politiche per far fronte a eventi estremi come siccità, inquinamento e cambiamenti climatici.

Dalla “transizione verde”, alla “transizione bellica”

Dalle affermazioni di Breton si intende che la guerra è considerata un evento naturale da cui difendersi. Qui si passa dalla “transizione verde” alla “transizione bellica” che a nostro avviso rappresenta un passaggio decisivo e deleterio: rassegnarsi alla guerra. E ancora una volta prepararla per poter “vincere” la pace. Ci chiediamo se sia questa la Next Generation Eu.

Santuario della Spogliazione di Assisi, per i sei anni tre giorni di eventi

Il vescovo Domenico Sorrentino al centro dell'abside del santuario della Spogliazione con i relatori in una recente edizione del premio
Il vescovo Domenico Sorrentino al santuario della Spogliazione in una recente edizione del premio

“Siamo nel luogo della Spogliazione di Francesco, qui su queste pietre 800 anni fa si spogliò di tutto per essere tutto di Dio e dei fratelli. Questo luogo è diventato oggi un vulcano in eruzione, tanta grazia sta emergendo: qui si riflette, si prega, ci si converte, si fa economia della fraternità e si dona al mondo una speranza. Tanti stanno venendo da Francesco d’Assisi e da Carlo Acutis, vi aspettiamo per questa tre giorni di festa del santuario, tanti gli eventi, siete tutti i benvenuti”. Questo l’invito del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino.

Un invito lanciato dai social della diocesi assisana e del Santuario della Spogliazione, in occasione del sesto anniversario dell’inaugurazione del Santuario stesso: una tre giorni da venerdì 19 a domenica 21 maggio.

La visita dell’onorevole Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati

La tre giorni dal titolo #Nulla di proprio. Per un mondo fraterno e solidale tra arte, musica e spiritualità si aprirà il 19 maggio alle ore 15 con la visita dell’onorevole Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati. Fontana verrà accompagnato dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, nei vari luoghi del Santuario: dalla tomba del beato Carlo Acutis, da lui citato nel discorso di insediamento a Montecitorio, alla ritrovata Porta di Francesco, dal “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” fino agli ultimi scavi per la riscoperta del vecchio episcopio.

Tavola rotonda al santuario della Spogliazione su “Istituzioni, tra legalità e solidarietà”

Il presidente Fontana porterà poi i saluti ai partecipanti alla tavola rotonda, alle ore 16.10, moderata dal giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi, dal titolo Istituzioni, tra legalità e solidarietà. Alla tavola rotonda prenderanno parte anche Fausto Cardella, presidente della Fondazione Umbria contro l’Usura, Stefania Proietti, sindaco della Città di Assisi e don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano.

Il premio “Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità”: i finalisti

Sabato 20 maggio alle ore 11, si terrà il premio “Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità”. I tre finalisti dell’edizione 2023 del Premio vengono tutti da paesi poverissimi – Amazzonia, Burundi e Ciad – nello spirito dell’iniziativa che mira a ispirare in modo generativo le persone con scarse possibilità economiche, in particolare i giovani al di sotto dei 35 anni e nelle regioni più povere del mondo. L’iniziativa vedrà la presenza di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, dell’imprenditore Brunello Cucinelli, ideatore del foulard in cachemire con l’immagine della Spogliazione che verrà donato al vincitore e del cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione.

La presentazione del libro “Francesco e i vescovi di Assisi, storia di un rapporto”

Nel pomeriggio di sabato 20 maggio, alle ore 16.30, la presentazione del libro “Francesco e i vescovi di Assisi, storia di un rapporto“ di padre Felice Autieri. Parteciperanno padre Pietro Messa, docente di storia del francescanesimo alla Pontificia Università Antonianum di Roma, il professore Nicolangelo d’Acunto, ordinario di Storia medioevale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dello storico assisano Francesco Santucci e della giornalista e conduttrice tv, Safiria Leccese che modererà l’incontro. Il libro è un racconto della vita di Francesco narrato da una prospettiva inedita, quello del rapporto con i presuli della città di Assisi.

Spettacolo teatrale “Il destino di una testa di legno”

Alle ore 21.15 di sabato 20 ci sarà lo spettacolo teatrale Il destino di una testa di legno, ideato, scritto e musicato dai ragazzi di Assisi. Infine, domenica 21 maggio alle ore 11 la  messa presieduta dal cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del dicastero per il Clero. La tre giorni del Santuario è organizzata dalla Fondazione diocesana Assisi Santuario della Spogliazione, con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e con il sostegno della Fondazione Perugia.

 

La pace ora sarebbe un miracolo

Papa Francesco al tavolo con Volodymyr Zelensky
Papa Francesco riceve Volodymyr Zelensky, presidente della Repubblica di Ucraina (Foto Vatican Media Sir)

Il Papa si sta impegnando per portare la pace in Ucraina, o almeno aprire una trattativa. Dio voglia che abbia successo. Sarebbe, tecnicamente, un miracolo. Però, ragionando in termini laici – i soli che mi competono – ci sono alcuni punti che erano chiari già all’inizio e che valgono tuttora.

I punti principali su cui ragionare

Primo: la guerra si fermerà nel momento in cui Putin deciderà di fermarsi. Secondo: se non costretto da altri con la forza, Putin si fermerà solo quando avrà ottenuto tutto ciò che vuole. Terzo: ciò che Putin vuole non è solo annettersi una fetta consistente dell’Ucraina, come in parte ha già fatto (sia pure senza averne ancora il riconoscimento sul piano internazionale); vuole che quello che resterà dell’Ucraina sia uno stato vassallo, con un governofantasma che prenda gli ordini da Mosca. Come accade già in Bielorussia e in altre repubbliche exsovietiche nominalmente indipendenti. Quarto: Putin non nasconde l’ambizione (lo ha detto) di ripetere l’operazione, quando potrà, in altre direzioni, ripristinando lo spazio che era dell’URSS e prima ancora dell’impero zarista (il quale nel suo momento migliore andava dalla Polonia e dalla Finlandia all’Alaska).

Per riportare la pace in Europa non basterebbe sacrificare Zelensky e l’Ucraina

Quest’ultimo obiettivo Putin può solo sognarselo (per ora), ma ci fa capire che per riportare la pace in Europa non basterebbe sacrificare Zelensky e abbandonare l’Ucraina al suo destino. Come nel settembre 1938 – contrariamente a quello che tutti credevano – non bastò abbandonare la Cecoslovacchia alle pretese di Hitler, che ne voleva un pezzo. Dopo pochi mesi Hitler, beffando il mondo intero, si era preso anche il resto della Cecoslovacchia e a settembre del 1939 la Polonia; e fu la seconda guerra mondiale. Lasciamo stare questi scenari così cupi.

Ammettiamo che questa volta sia possibile individuare un punto d’incontro tale che Putin si accontenti di qualcosa (o anche molto) a spese dell’Ucraina e rinunci affidabilmente e per sempre a tutto il resto. Bene: ammesso che una soluzione del genere sia possibile, ci si arriverà solo se Putin si renderà conto che insistere con la guerra gli costerebbe troppo. E perché se ne convinca, bisogna che l’Ucraina continui a resistergli efficacemente il più a lungo possibile. L’Ucraina non potrà farlo senza il sostegno – non solo morale – degli occidentali, noi compresi. Questa conclusione non vi pare abbastanza pacifista? Non ne vedo un’altra. Spero di sbagliarmi, non sono io a decidere.

In cammino per la pace

Giovani intorno alla bandiera della Marcia per la pace stesa nella piazza della basilica inferiore di San Francesco ad Assisi
Marcia per la pace Perugia Assisi dell'11 ottobre 2020 (Foto pagina Facebook Marcia per la Pace PerugiAssisi)

di Flavio Lotti

Domenica 21 maggio torneremo a camminare per la pace da Perugia ad Assisi, all’insegna del motto “Trasformiamo il futuro”. Se hai la possibilità, regala un’opportunità ai tuoi giovani e invitali a partecipare. Sarà un altro modo per insegnargli ad amare e a lavorare per la pace. Come facciamo a sperare nella pace se i nostri giovani non s’impegnano a costruirla? La pace, che purtroppo stiamo perdendo un po’ dappertutto, non ri-nascerà dal nulla. Siamo certi dell’aiuto di Dio, ma come potremo fare senza la volontà e l’impegno fattivo degli uomini e delle donne?

Pace come acqua

La pace è come l’acqua. C’è stato un tempo, molti secoli fa, in cui le persone conoscevano bene il valore dell’acqua, sorgente di vita, fonte di abbondanza e fertilità. Per questo si mettevano in cammino alla ricerca dell’acqua e, una volta trovata, s’ingegnavano per portarla nei campi e nelle città. Chilometri e chilometri di acquedotti. A un certo punto, per celebrare il valore dell’acqua, si sono costruite bellissime fontane monumentali che ancora adornano il cuore delle nostre città. Col passare del tempo, l’acqua è entrata nelle nostre case, ci siamo abituati a vederla uscire dal rubinetto e ci siamo dimenticati del suo valore. Così oggi ci ritroviamo a fare i conti con una paurosa siccità che incombe e una rete idrica che perde acqua da tutte le parti. Lo stesso è accaduto alla pace.

Il valore e la costruzione della pace

C’è stato un tempo in cui gli uomini conoscevano bene il valore della pace. Erano sopravvissuti a due guerre mondiali, al nazismo e al fascismo, avevano contato ben 70 milioni di morti, e decisero di fare tutto il necessario per fermare questa orribile sequenza di omicidi. Per questo si dedicarono, con pazienza e determinazione, alla costruzione delle “infrastrutture” e delle condizioni della pace. In quegli anni, nonostante la guerra fredda, la corsa al riarmo, la proliferazione nucleare e mille altre contraddizioni, si costruirono il sistema delle Nazioni Unite, l’Unione europea, il Diritto internazionale dei diritti umani. Poi è arrivato il progresso e i soldi hanno preso il posto della pace. Così abbiamo smesso di credere nel bene comune e di investire sullo sviluppo umano, sul rispetto e sul dialogo. Non è un caso se, dopo aver ignorato e spesso alimentato tante guerre nel mondo, oggi ci ritroviamo, paralizzati da un grande senso di impotenza, a dover fare i conti con il ritorno dell’incubo più grande.

Una nuova Marcia per la pace PerugiAssisi

Molti non hanno ancora capito che, se perdiamo ciò che ci resta della pace, perderemo anche tutto il resto: libertà, diritti, benessere. Per questo abbiamo deciso di chiamare a raccolta, ancora una volta, gli amanti della pace e organizzare una nuova Marcia PerugiAssisi. Per raccogliere l’appello di Papa Francesco e lanciare un nuovo grido di allarme, per accrescere la consapevolezza dei pericoli, ma anche delle tante cose che possiamo fare per impedire il peggio. Il mondo, le nostre comunità, il nostro Paese, l’Europa hanno bisogno di nuovi giovani architetti e artigiani costruttori di pace.

La Marcia per la pace dedicata ai giovani

A loro, alla loro formazione e al loro protagonismo, abbiamo deciso di dedicare la Marcia del 21 maggio. Per molti ragazzi e ragazze sarà il punto di arrivo di un anno scolastico segnato da esperienze di educazione alla cura o da articolati programmi di “esercizi di pace”. Per altri sarà un momento unico di crescita personale. Per noi tutti che li accompagniamo sarà l’occasione per fare un nuovo pieno di quell’energia che ci serve per non perdersi d’animo e andare avanti nella costruzione del mondo che sogniamo.

Primo anniversario della dedicazione della chiesa San Giovanni Paolo II

anniversario dedicazione chiesa
La celebrazione eucaristica nell'anniversario della dedicazione della chiesa di San Giovanni Paolo II

La comunità delle Parrocchie di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino di Perugia, riunite nell’Unità pastorale San Giovanni Paolo II, hanno celebrato, nei giorni scorsi, il primo anniversario della dedicazione della chiesa che porta il nome del grande papa polacco. Era il 15 maggio 2022 quando il cardinale Gualtiero Bassetti scelse la dedicazione di questa chiesa come ultimo atto solenne del suo episcopato perugino-pievese.

Una testimonianza inedita

I fedeli, convocati dai parroci don Fabrizio Crocioni e don Antonio Paoletti, si sono ritrovati per un triduo di ringraziamento iniziato il 13 maggio con una serata di Parole e musica. Fulcro di questo incontro è stata la testimonianza inedita di monsignor Vittorio Gepponi, che ha restituito un profilo vivido e attuale del Pontefice santo. Il sacerdote, durante gli anni nei quali ha prestato servizio alla Segreteria di Stato, ha avuto modo di conoscere da vicino il pontefice e ne ha voluto ripercorrere alcuni tratti. Ha destato particolare stupore nei presenti il venire a conoscenza, come nel momento della morte di Giovanni Paolo, moltissime persone si siano convertite. Monsignor Gepponi, che ha lavorato alla postulazione del papa, ha letto alcune di queste testimonianze intervallate da canti scelti fra quelli più significativi del pontificato di San Giovanni Paolo II. È stato proiettato anche un video-raccolta di foto della visita del Papa a Perugia il 26 ottobre 1986, della quale sono state fatte ascoltare le parole pronunciate in Piazza IV Novembre rivolte ai giovani.

Sport e Oratorio GP2

 Non potevano mancare al primo anniversario lo sport e le attività oratoriali. Domenica scorsa in tanti si sono ritrovati sul campo di calcetto per il Torneo San Giovanni Paolo II, organizzato dal laboratorio sport dell’Oratorio San Giovanni Paolo II e terminato con una apericena organizzata dal laboratorio famiglie del GP2.

La luce della prima candela

 Culmine delle celebrazioni, lunedì 15 maggio, è stata l’Eucaristia presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, che ha rivolto parole dense di affetto alla comunità.

“La luce della prima candela di questo primo compleanno -ha detto- è data da una comunità viva, che spezza il pane della fraternità a partire dai sacerdoti, dai fratelli del Cammino Neocatecumenale e del Rinnovamento nello Spirito. Penso anche ai tanti giovani che qui si ritrovano. Per me rimarrà indimenticabile l’accoglienza che mi han fatto il giorno del mio ingresso in questa chiesa (era l’11 settembre 2022, giorno della sua consacrazione episcopale e presa di possesso dell’Archidiocesi)”.

La testimonianza del primato di Dio

 “La luce della prima candela -ha proseguito monsignor Maffeis- ha il volto di una Chiesa che testimonia in questo tempo confuso il primato di Dio, della sua misericordia. Siete il luogo in cui ci si educa a rispondere con amore all’amore di Dio. Una comunità alternativa che mostra che c’è la possibilità in modo diverso, nel perdono, nell’amore gratuito. Per essere così giovane, questo luogo è così ricco di memoria, di storia, è denso di preghiera e carico di emozioni, di luce!”.

La chiamata dei più piccoli sul presbiterio

 La celebrazione dell’anniversario ha visto anche la benedizione per il venticinquesimo di ordinazione del diacono Remigio Dolci, che è stato accolto da un lungo e spontaneo applauso dall’assemblea, segno di gratitudine per la sua presenza e il suo servizio. Al termine, monsignor Maffeis ha voluto chiamare sul presbiterio tutti i bambini e ragazzi, dagli zero ai dodici anni, per una benedizione corale e particolarmente festosa.

(Articolo cura di suor Roberta Vinerba)

Pellegrinaggio a Roma della diocesi di Spoleto-Norcia

pellegrinaggio a roma
La Basilica di San Pietro a Roma

Pellegrinaggio diocesano a Roma in occasione dell’825simo anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Spoleto, sabato 20 maggio, guidato dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo.

Il programma della giornata di pellegrinaggio

Alle ore 11 udienza privata con il Santo Padre Francesco nell’aula Paolo VI, cui farà seguito la preghiera dell’Angelus Domini alla Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani con il cardinale  Angelo Comastri, arciprete emerito della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano. Alle 15.30, Celebrazione Eucaristica all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo, e rientro in Umbria.

Parteciperanno 1571 pellegrini. Di questi: 1260 andranno con un treno charter che partirà dalla stazione di Spoleto e terminerà la corsa in quella di San Pietro-Vaticano; 270 con gli autobus;  41 in autonomia.

Il dono al Papa

L’arcivescovo, a nome dei partecipanti al pellegrinaggio e di tutti i fedeli della Chiesa di Spoleto-Norcia, donerà a Papa Francesco una riproduzione della Santissima Icone venerata nella Cattedrale di Spoleto.

‘Casa Emmaus’ ricorda Roberto, musicista e poeta

casa emmaus ricorda roberto micalella
Il musicista e poeta Roberto Micalella

Un’atmosfera festosa con ricordi pregni di nostalgia, per un amico che non c’è più, ha avvolto, lo scorso fine settimana, Casa Emmaus di Lidarno, l’opera segno del IV Congresso eucaristico diocesano della Chiesa di Perugia-Città della Pieve.

Si sono ritrovati in molti tra accolti e volontari a fare memoria del loro amico Roberto Micalella, già docente del Conservatorio musicale statale perugino Morlacchi e poeta, originario del Nord Italia, strappato alla vita il 4 dicembre 2020 per un malore improvviso. Roberto era uno dei trenta accolti in questa struttura, espressione tangibile del Vangelo della Carità, che collabora con la Caritas diocesana e condivide alcune iniziative con la comunità parrocchiale.

Una famiglia fino in fondo

“Roberto è rimasto nel nostro cuore di appiedati e arruotati, come a noi piace chiamarci, persone con disabilità e non, e lui è stato un dono di vita per tutti gli abitanti di Casa Emmaus, quel dono da noi scelto come filo conduttore delle attività dei nostri laboratori di quest’anno, dalla musica al diventare clown, dall’arte, in collaborazione con la Cittadella di Assisi, al saper cucinare, agli incontri del fine settimana per fasce d’età”.

A sottolinearlo è Angela Ciccolella, coordinatrice di Casa Emmaus, insieme a Emanuela Stoppini, responsabile delle attività, e a Alessandra Gambucci, corresponsabile.

“Soprattutto il laboratorio, che si conclude con la cena -racconta la signora Angela- è il momento di aggregazione più vissuto e lo era anche per Roberto. Come non ricordarlo mentre impastava ottimi biscotti! Per questo il pomeriggio a lui dedicato lo abbiamo intitolato: Poesia, musica, caffè ricordando il nostro amico Roberto. La sua morte improvvisa ha scosso tutti e per lui, non avendo familiari vicini, Casa Emmaus è stata la sua famiglia che lo ha vegliato e accompagnato alla cremazione”.

Animata da volontari

Nell’accogliere e ricordare il maestro e poeta Roberto Micalella, e tanti uomini e donne come lui, è radicata la finalità di questa realtà socio-caritativa fortemente voluta dal fondatore e primo direttore della Caritas diocesana, monsignor Giacomo Rossi (1930-2017), attualmente animata da una quindicina di volontari giovani e adulti tra cui tre postulanti dell’Ordine francescano dei frati minori della vicina comunità di Farneto, due scout e uno studente impegnato nell’alternanza scuola-lavoro.

Donarsi per il prossimo

Casa Emmaus dà l’opportunità a quanti la vivono -precisa Angela Ciccolella, soffermandosi sulla valenza cristiana del dono-  di donarsi per il prossimo, riflettendo sul Vangelo dei talenti, oltre al dono della vita attraverso i genitori, per poi arrivare al dono più grande, che è Gesù, cercando di imitarlo il più possibile”.

Non è stato un caso che il ricordo di Roberto sia iniziato con una riflessione-preghiera mariana davanti all’icona della Madonna di Lourdes nel giardino di casa.

Ciascun accolto e volontario ha scritto, su un biglietto, il proprio dono-pensiero e messo in un cestino dinanzi alla grotta che si richiama a quella di Lourdes. Le intenzioni di preghiera saranno portate nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi dove resteranno fino al 15 agosto, festa della Madonna dell’Assunta, per poi idealmente ascendere al cielo e ottenere l’intercessione della Vergine.

Musiche e poesie in ricordo di Roberto

Il partecipato pomeriggio a Casa Emmaus è continuato con dei brani eseguiti dal Quintetto Perugia Saxophone del Conservatorio Morlacchi, alternati da letture di poesie care a Roberto e da pensieri di amici e amiche in cui è affiorata la sua personalità, quella di un uomo che amava la natura al punto che le sue poesie, è stato raccontato, riescono a trasmettere anche il profumo dei fiori oltre i colori.

Toccanti alcune poesie, quasi delle preghiere a lui rivolte:

“Da lassù ci guardi tu. / Con la musica e il sorriso tu rinnovi il paradiso. / Ti salutiamo con molto amore e con molta emozione. / Vieni a trovarci presto, ci manchi tanto: te lo diciamo con dei baci e con il canto”.

Prossimo appuntamento a Casa Emmaus

Non poteva non mancare il concerto della amica Società filarmonica di Pretola e un gustoso apericena preparato da Casa Emmaus. Casa che dà nuovamente appuntamento ai suoi amici il prossimo 10 giugno, in occasione della sua festa di compleanno a cui, accolti e volontari, inviteranno l’arcivescovo Ivan Maffeis e il sindaco di Perugia.

 

“Festa del bambino” rinviata a ottobre. L’intervista a Quadraroli (Fism) su “La Voce”

Festa del bambino
Lo spazio giochi della scuola dell'infanzia “San Costanzo” di Perugia

Si terrà nel prossimo ottobre la “Festa del bambino” che era in programma sabato 13 maggio negli spazi all’aperto del Barton Park di Perugia. Il rinvio è motivato dalle previsioni meteo avverse.

L’annuncio è arrivato oggi in una comunicazione dei promotori dell’evento, le scuole dell’infanzia presenti nel comune di Perugia e aderenti alla Federazione scuole materne cattoliche (Fism).

La Festa voleva segnare la ripresa dell’attività dopo le restrizioni causate dalla pandemia, ha spiegato nell’intervista rilasciata a “La Voce” di questa settimana, Stefano Quadraroli, presidente della Fism Umbria (l’intervista completa si può leggere nell’edizione digitale del settimanale.

“Festa del bambino” per far incontrare genitori e maestre delle scuole Fism

L’evento, spiega Quadraroli nell’intervista, è stato pensato come “momento di festa e di visibilità che avesse due scopi”.

Da un lato voleva essere occasione di incontro per maestre e famiglie delle diverse scuole. La Fism, spiega Quadraroli, “è una federazione che associa gli enti gestori delle singole scuole che hanno una vita propria”. L’evento offrirà “ai genitori la possibilità di vedere che la loro scuola è inserita in una realtà associativa più grande e strutturata”.

Dall’altro lato voleva essere “un momento di ‘visibilità’ delle scuole nel territorio, anche nei confronti dell’Amministrazione comunale”.

Scuole dell’infanzia: nuove leggi, nuovi problemi

Nell’intervista Quadraroli racconta anche di come sia cambiata la situazione rispetto ad alcuni anni fa. La normativa statale, infatti, ha fatto degli enti locali l’interlocutore principale delle scuole “non solo per una programmazione economica ma anche per un discorso di sinergia e di sistema scolastico integrato”.

E se prima le scuole avevano rapporti direttamente con il Ministero e con l’Ufficio scolastico, e la difficoltà più importante era il sostegno economico, oggi, spiega il presidente di Fism Umbria, “ciò che pesa di più è la burocrazia”.  E porta l’esempio dell’obbligo di “inserire gli stessi dati in portali diversi, con caratteristiche diverse per ciascun ente” e una normativa che cambia in continuazione. “Ci vuole una persona dedicata, che significa una risorsa tolta ad altre necessità”.

Riconoscimento internazionale Santa Rita, le donne che verranno insignite

Donne che tengono in mano la rosa rossa davanti alla basilica di Santa Rita

Essere ‘in uscita’ significa per ciascuno di noi diventare, come Gesù, una porta aperta”. Sono le parole di Papa Francesco in Ungheria e che avvalorano la scelta fatta quest’anno di assegnare il Riconoscimento internazionale Santa Rita a donne che incarnino il valore del servizio al prossimo.

Le parole della madre priora suor Maria Rosa Bernardinis

A nome di tutta la mia comunità, sono felice di raccogliere l’invito del Pontefice ad aprire le porte contro l’egoismo, l’individualismo, l’indifferenza, per permettere a tutti di entrare e sperimentare l’amore del Signore – ha dichiarato suor Maria Rosa Bernardinis, madre priora del monastero Santa Rita da Cascia – E di aver scelto di premiare quest’anno, di fronte agli eventi dei nostri tempi, quali la pandemia da poco superata, guerra nel cuore dell’Europa, migranti disperati in fuga, proprio quelle donne che ogni giorno scelgono di essere servizio per il prossimo. Le “Donne di Rita” dimostrano di anno in anno come ancora oggi sia possibile vivere secondo i valori che guidarono l’esistenza della Santa, quali il perdono, l’amore, e in questo caso la carità”.

Le tre “Donne di Rita”

Sono tre le donne scelte: Luciana Daqua, assistente sociale e docente universitaria con grande attenzione alle maggiori fragilità sociali; Antonella Dirella, insegnante che, una volta rimasta vedova, si è consacrata totalmente a Dio; Franca Pedrini, attenta al prossimo soprattutto nella sua dimensione locale, in particolare come presidente della cooperativa sociale veneta “I Piosi”, una delle realtà più innovative del territorio, che nel 2022 ha avuto l’occasione di uno scambio con l’allora premier Mario Draghi.

La Festa di Santa Rita è promossa dalle Comunità agostiniane di Cascia, con la collaborazione del Comune e culminerà nella solennità a lei dedicata del 22 maggio.

La consegna del riconoscimento internazionale Santa Rita

Le tre donne che saranno insignite del riconoscimento saranno presentate da Antonella Ventre, giornalista conduttrice di Tv2000, sabato 20 maggio alle ore 10, presso la Sala della Pace del Santuario. Il premio verrà consegnato domenica 21 maggio, alle ore 17, presso la Basilica e sarà accompagnato dal messaggio della Madre Priora. Sarà possibile seguire le celebrazioni più importanti in diretta streaming, sui canali Youtube, Facebook e Instagram del Monastero agostiniano di Cascia. Per saperne di più santaritadacascia.org

Il premio, unico nel suo genere, dal 1988, per volontà delle monache, dei padri agostiniani e dell’amministrazione comunale, viene conferito a donne di ogni Paese e religione che incarnano i valori alla radice del messaggio della santa di Cascia. I criteri di assegnazione non si basano necessariamente su aspetti religiosi del modello ritiano, ma anche etici e sociali. Perché il mesaggio di santa Rita è universale e senza tempo. 

Le storie delle “Donne di Rita 2023” e le motivazioni del premio

Luciana Daqua – assistente sociale e docente universitaria calabrese che, fin da giovanissima, sente vivo nel cuore il desiderio di “aiutare il prossimo in qualsiasi forma”. Con l’appoggio del marito, scomparso prematuramente, e una fede salda, riesce a realizzare quella famiglia aperta al dialogo e al confronto che le è mancata, accompagnando extracomunitari, prostitute, donne violentate, omosessuali non accettati dalla famiglia, persone con disagio psichico a intravedere, nel buio delle loro situazioni senza uscita, una via di fuga verso un futuro migliore. Riceve il Riconoscimento per aver fatto della sua professione e della sua famiglia un porto sicuro per gli emarginati della società del consumismo.

Antonella Dirella – insegnante molisana, sempre in cerca di un Amore più grande, quello di Dio, ha accolto la malattia del marito, ha adottato un neonato con problemi di salute, ha parlato di un Padre buono a generazioni di bambini e ora vive la sua vocazione come consacrata laica dell’associazione San Giuseppe, fondata da Don Giussani. Riceve il Riconoscimento per essersi saputa affidare a Dio ogni volta che la vita l’ha messa alla prova, facendosi dono per gli altri.

Franca Pedrini – moglie, madre e nonna, veneta, presidente della cooperativa sociale “I Piosi”, da 40 anni centro diurno e casa di accoglienza per persone con disabilità. Nel 2022 la cooperativa ha avuto l’occasione di consegnare il suo bilancio sociale all’allora premier Mario Draghi, durante una sua visita sul territorio, ricevendone poi una lettera di ringraziamento. Franca riceve il Riconoscimento per aver accettato con fede i tanti lutti vissuti in famiglia, dal padre scomparso prematuramente al figlio Luca. Con la fede ha saputo trasformare questi laceranti dolori in occasioni per amare il prossimo nelle sue fragilità, impegnandosi senza riserve nella sua parrocchia e in una associazione d’ascolto e di sostegno nella sua città.

Le rose di Rita, raccolta fondi on line a sostegno di progetti per l’infanzia

Profumano di “servizio al prossimo” anche le Rose di Santa Rita, protagoniste della raccolta fondi online lanciata dalla Fondazione Santa Rita da Cascia ets per conto delle claustrali, che l’hanno fondata nel 2012 per portare la carità ritiana alle persone in difficoltà.  L’obiettivo della raccolta fondi è sostenere progetti per l’infanzia, come la ricostruzione dell’ospedale di Namu, in Nigeria, dove i piccoli pazienti potranno ricevere cure mediche.

Le rose sono il simbolo per eccellenza della Santa più venerata in tutto il mondo. Questo fiore rappresenta l’amore di santa Rita, che diffonde il suo profumo ovunque e in ogni tempo: come la rosa, la taumaturga umbra ha saputo fiorire nonostante le spine che la vita le ha riservato, donando il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori.

Le piantine si possono ordinare per se stessi oppure regalarle. Richiedendole subito, si potranno avere a casa per la Festa, quando sarà possibile seguire anche online il momento tanto atteso della Benedizione delle Rose. Per ulteriori informazioni si può visitare il sito  rosedisantarita.org

Santa Rita. Rosario in diretta social con le monache agostiniane

Le suore agostiniane recitano con il rosario in mano
Le monache di santa Rita recitano il rosario

La Novena di Santa Rita per la prima volta va in diretta social con le monache del monastero delle agostiniane di Cascia. Dal 12 al 20 maggio ogni giorno alle 11.50 sarà possibile seguire il rosario per la prima volta dal Coro del monastero. Le claustrali si collegheranno sui canali Facebook, Instagram e Youtube.

“Invitiamo tutti a partecipare al nostro rosario – ha dichiarato suor Maria Rosa Bernardinis, madre Priora del monastero – Aprire la clausura, proprio dal Coro, che rappresenta l’anima della nostra comunità, il luogo in cui ci ritroviamo per pregare insieme, favorendo la comunione, è il modo in cui vogliamo testimoniare la nostra apertura e servizio al prossimo, secondo quello che è lo spirito della Festa di Santa Rita. Un evento non solo spirituale, ma anche solidale, nel segno della missione Quando la devozione è partecipazione“.

Il rosario-bracciale di santa Rita per la ricostruzione dell’ospedale di Namu (Nigeria)

Chi vorrà essere più partecipe e solidale, potrà seguire il rosario in diretta, utilizzando il rosario – bracciale in madreperla e legno d’ulivo, che si può acquistare online sul sito del monastero. Sarà così possibile rendere concreta la carità ritiana e sostenere la Fondazione Santa Rita da Cascia nella ricostruzione dell’ospedale “St. Virgilius Memorial” di Namu, in Nigeria, fondato e gestito dalla Congregazione delle Sorelle di Nostra Signora di Fatima. Dal 2012 la Fondazione sostiene le opere di solidarietà del monastero e altri progetti benefici.

Il prezioso oggetto è stato realizzato a Betlemme dal centro Piccirillo, gestito dai francescani della Custodia di Terra Santa, che offrono lavoro a famiglie povere altrimenti inoccupate, per cui è un modo per sostenere anche loro. È stato inoltre benedetto all’interno della Grotta della Natività. Per maggiori informazioni festadisantarita.org

Il percorso della novena a Santa Rita da Cascia

La Novena di Santa Rita, che ogni anno precede la Festa, prevede dei percorsi quotidiani, che saranno animati dalle diverse comunità cristiane della diocesi di Spoleto-Norcia, Terni e Rieti, a cui chiunque si può unire.

Tra gli appuntamenti, alle ore 18., è prevista la messa, seguita dal passaggio accanto all’Urna di Santa Rita, dove è conservato il suo corpo, a cui si può partecipare anche in diretta sul canale Youtube Santa Rita da Cascia Agostiniana. Per saperne di più santaritadacascia.org

Diritti umani e corruzione: se c’è volontà politica, i risultati ci sono

Sergej Leonidovič Magnitsky era un avvocato russo che nel 2007 denunciò corruzione e frodi che toccavano vari esponenti della pubblica amministrazione del suo Paese. Si trattava di ispettori del fisco e di agenti di alto rango della polizia. Ma anche di magistrati, imprenditori e banchieri tutti in affari con le mafie.

Come nelle trame dei peggiori film fu arrestato lui e, detenuto in condizioni durissime, morì a 37 anni (2009) in un carcere moscovita.

Il Magnitsky Act contro corruzione e per i diritti umani

In suo onore il Congresso Usa intitolò a lui il Magnitsky Act (2012), una legge che prevede sanzioni particolarmente severe nei confronti di coloro che, anche fuori dagli Stati Uniti, si macchiano dei reati di corruzione o violazione dei diritti umani.

Sanzioni come confisca o congelamento dei beni, negazione del visto di ingresso, proibizione di svolgere attività commerciale….

Questa legge è applicata ad esempio da anni contro le multinazionali del tessile che utilizzano cotone proveniente dallo Xinjiang (Cina). In questa regione il popolo Uiguro viene forzatamente utilizzato per quei lavori in condizione di schiavitù.

Ultimamente sono stati requisiti 15 milioni di dollari di merce che, per l’80% proveniva dal Vietnam.

Quando c’è la volontà politica si ottengono risultati significativi a favore dei diritti umani.

Quel cotone è appetibile perché risulta di ottima qualità e costa poco.

L’uomo, l’orso, il cinghiale e … le leggi

I nostri lettori umbri probabilmente sono poco interessati alla telenovela degli orsi selvatici nel Trentino. Ma se è vero che in Umbria non ci sono orsi allo stato brado – comunque non tanti da essere percepiti come un pericolo – ci sono però, in numero non irrilevante, altri animali selvatici di grossa taglia: cinghiali, caprioli, daini, e altri ancora.

Tranne i cinghiali, sono tutte bestie poco o nulla aggressive. Ma possono ugualmente far danni, anche gravi. Per esempio, quando scorrazzando nel bosco balzano improvvisamente in una strada carrabile mentre sta sopraggiungendo un automezzo, lo scontro è inevitabile e anche se il selvatico generalmente ha la peggio, ci sono danni anche alla macchina e spesso anche alle persone.

Conseguenze sul piano legale

Tutto questo ha conseguenze sul piano legale. Quali conseguenze? Si parla della responsabilità delle autorità pubbliche per i danni.

Fino a pochi anni fa, praticamente da sempre, gli animali selvatici non appartenevano a nessuno, come l’aria che si respira; ne diventava proprietario chi li cacciava o li catturava vivi.

Da alcuni anni (in Italia dal 1977) la legge ha stabilito che sono di proprietà dello Stato, anche se vivono in piena libertà. Questo comporta che chi li caccia o li cattura senza permesso è considerato un ladro.

Ma comporta anche che a questo punto l’animale ha un padrone, e il padrone, come sanno quelli che hanno un cane o un gatto, paga i danni prodotti dal suo tesoro. Così anche lo Stato (o, a seconda dei casi, la Regione o la Provincia) deve pagare i danni provocati dagli orsi e dai cinghiali.

Orso: da catturare … e da tutelare

Dunque il Presidente della Provincia di Trento si preoccupa di ordinare la cattura e, in casi estremi l’abbattimento degli animali pericolosi, per evitare che l’ente debba poi pagare i danni.

Di più: se non lo fa, potrebbe essere processato personalmente per omicidio colposo. Chi, al suo posto, non se ne preoccuperebbe? Però la legge non si limita a dire che lo Stato (o per esso la Regione, ecc.) è il padrone della fauna selvatica, dice anche che ha il compito di proteggerne la vita, la libertà e il benessere. Così, se il governante locale ordina la cattura e l’abbattimento dell’orso omicida, gli animalisti gli fanno causa e spesso vincono.

Vi pare che qualcosa non quadri? Purtroppo è la vecchia storia che non si può avere insieme la botte piena e la moglie ubriaca. Ormai chi fa le leggi vuole accontentare tutti, ma non tutte le ciambelle vengono col buco.

Cosa resta del Covid

di Paolo Bustaffa

Nel mondo le vittime del Covid sono state 20 milioni. Dietro un dato numerico ci sono persone e famiglie che hanno subìto angosciate l’aggressività di un virus, e si è affrontata una lotta affannosa per contrastarlo. Nello stesso tempo si è manifestata la solidarietà di tanti professionisti e volontari, mentre l’inaspettata avanzata della tecnologia e della scienza fermava il ‘mostro’ ma non la tempesta dei perché. È trascorso poco tempo da quei momenti interminabili, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine dell’emergenza Covid, e si attende a breve la dichiarazione della fine pandemia. L’estate che arriva contribuisce a fare della dichiarazione dell’Oms un motivo in più per mettere da parte una storia di sofferenza e di morte. E se questo è comprensibile, non può essere che un passato così graffiante si dissolva del tutto. Un primo appello che quest’esperienza rivolge a società e istituzioni riguarda la cura della sanità che, sottoposta a uno sforzo immane, ha bisogno di investimenti per fare fronte alle conseguenze e ai ritardi dovuti al Covid e, ancor più ampiamente, per rispondere all’art. 32 della Costituzione.

L’ invito a non dimenticare si unisce a quello di custodire, cioè a coltivare alcuni insegnamenti sul senso e sullo scopo della vita, per non conservare la sofferenza vissuta in un archivio chiuso. “Quando tutto finirà saremo migliori” si ripeteva in quegli anni; e oggi ci si chiede se davvero questo cambiamento sia avvenuto, oppure se poco o nulla sia rimasto di quella solidarietà e di quella consapevolezza del limite.

Quante fragilità a livello piscologico, anche nei più giovani, sono venute dalla prolungata e faticosa traversata della notte pandemica! Ci sono domande che rimangono aperte, e alle quali la scienza e la tecnologia hanno offerto e possono offrire risposte certamente positive, ma non definitive. Torna alla mente il monito di Papa Francesco all’udienza generale del 26 agosto 2020: “Ma ricordatevi: da una crisi non si può uscire uguali. O usciamo migliori, o usciamo peggiori. Questa è la nostra opzione. Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura dell’ambiente, del creato, della casa comune?  Pensiamoci”. La domanda sul senso della vita rimane aperta, sollecitata da immagini e parole che vengono dal mondo reale e da quello virtuale.

Presentato il ‘Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria’

rendiconto 8xmille
La presentazione alla stampa a Perugia del 'Rendiconto 2021 dell'8xmille alle diocesi dell'Umbria'

In concomitanza con la Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica, in calendario domenica 7 maggio, e di avvio della sua nuova campagna Una firma che fa bene, a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio, sabato 6 maggio, è stato presentato alla stampa il Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria, nel corso del  VI Convegno regionale del Sovvenire.

E’ un lavoro divulgativo preso d’esempio e capofila di un progetto nazionale in fase di elaborazione da parte del Sovvenire della Cei, una agile pubblicazione di poco più di sessanta pagine con grafici, immagini significative e codici QR dove scaricare più informazioni e video, avente come sottotitolo: I progetti, le opere, i benefici per le comunità. Una pubblicazione curata della Conferenza episcopale umbra (Ceu) con la collaborazione e la professionalità comunicativa degli operatori dei media cattolici umbri quali il settimanale La Voce, l’emittente UmbriaRadio in Blu e gli Uffici stampa diocesani e anche della Società editoriale Vita Spa impresa sociale. La pubblicazione è consultabile sul sito: www.sovvenire-umbria.it.

Alla presentazione alla stampa sono intervenuti il vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.

Credere nell’8xmille e promuovere nuove forme di sostegno alla Chiesa

 Quest’ultimo non ha nascosto la preoccupazione per alcune stime che danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative. L’impegno degli operatori del Sovvenire, ma non solo, emerso anche al VI Convegno regionale, è quello di non perdere ulteriormente rispetto a quanto si è già perso. Occorre iniziare a studiare nuove forme di sostegno, alternative allo stesso 8xmille e alle offerte deducibili, come ad esempio i lasciti testamentari e anche la creazione di sinergie a livello locale, per consentire alla Chiesa di proseguire le sue attività pastorali, socio-caritative e culturali a sostegno di credenti e non, perché l’8xmille è di aiuto a tutta la comunità. Basti pensare alla grande funzione sociale a livello territoriale svolta da migliaia di sacerdoti-parroci sostenuti anche attraverso l’8xmille, che in Italia sono 32.408 e nelle otto Diocesi dell’Umbria sono 678 (dato 2021). Proprio ai Sacerdoti e alla loro missione sono dedicate alcune pagine della pubblicazione.

Ci vuole maggiore corresponsabilità, partecipazione e comunione

A metterlo nero su bianco, nella nota introduttiva di questa pubblicazione, è l’arcivescovo Maffeis, ricordando le tre parole di Papa Francesco pronunciate lo scorso 16 febbraio, corresponsabilità, partecipazione e comunione, nel soffermarsi sul significato del sistema di sostegno economico. Monsignor Maffeis, nel citare ancora il Papa, esorta i cristiani a sorreggersi a vicenda, chi è più forte sostiene chi è più debole…, per cui la corresponsabilità è il contrario dell’indifferenza, come pure del si salvi chi può.

Ed aggiunge:

Il contributo di ciascuno (che passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi) significa appartenenza, fraternità effettiva, condivisione”.

La trasparenza dei bilanci economici

“La vicinanza solidale e la stima per la missione della Chiesa -scrive monsignor Maffeis-mentre sono motivo di riconoscenza, ci impegnano a una testimonianza limpida, che – anche con la trasparenza dei bilanci economici – contribuisca a rafforzare la credibilità e la fiducia. Ne guadagnerà la stessa condivisione: la nostra gente, quando è informata, si rivela sempre generosa nel rispondere alle necessità che si presentano”.

I dati dell’8xmille nazionali ed umbri

L’arcivescovo Maffeis, nel presentare i dati, ha ribadito che le risorse di cui i territori delle nostre diocesi e parrocchie hanno potuto far tesoro vanno a beneficio di tutti, indistintamente.

“Gli interventi -ha aggiunto- spaziano dalle iniziative di accoglienza e solidarietà delle Caritas alle strutture educative, sportive e formative dei nostri Oratori, dagli interventi di restauro e valorizzazione delle nostre chiese al sostegno della missione dei sacerdoti”.

Tenendo presente che i fondi del 2021 sono ripartiti sulla base delle firme del 2018 (infatti c’è sempre uno scostamento di tre anni per l’erogazione di questi fondi da parte dello Stato), le firme per la Chiesa Cattolica sono state 13.520.527 (nel 2018) che hanno portato ad un’erogazione alla stessa Chiesa di 1.136.166.333 euro (nel 2021), di cui alle otto Diocesi dell’Umbria sono stati assegnati complessivamente 23.009.249,57 euro così destinati: Culto e Pastorale, 4.009.203,32 euro; Edilizia di Culto e Beni Culturali, 6.054.501,78 euro; Opere di Carità, 3.816.097,10; Sostentamento del Clero e sue attività pastorali, socio-caritative e missionarie, 9.129.447,37 euro. Dopo una significativa risalita dei fondi assegnati alle Diocesi dell’Umbria, nel 2016 erano 20,36 milioni di euro e nel 2020 26,32 milioni di euro (quasi sei milioni in più), nel 2021, con 23,09 milioni di fondi, si registra una contrazione di oltre tre milioni rispetto all’anno precedente.

Uniti per rendere più efficaci le risorse a disposizione

 Anche per questo si parla di una visione condivisa e di prospettiva delle Chiese dell’Umbria. Ad evidenziarlo, nel commentare i dati nel Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria, è l’economo della Ceu, Daniele Fiorelli, che scrive:

“Le diocesi umbre stanno provando sempre di più a camminare insieme, nella consapevolezza che solo uniti si potranno rendere più efficaci le risorse a disposizione”.

Questa consapevolezza è stata sollecitata ulteriormente dall’esperienza del difficile periodo della pandemia; periodo superato, ricorda il dottor Fiorelli, sperimentando collaborazioni e condivisioni di difficoltà e trovando soluzioni ai problemi…

“Si è dato supporto alle Caritas diocesane -ha detto- per rispondere alle necessità più svariate provenienti dai territori, producendo esperienze di solidarietà in quantità e qualità più visibili e concrete in tutte le Diocesi umbre”.

Sono stati messi in campo -sottolinea l’economo della Ceu- progetti in sinergia con gli Enti locali, Comuni e Fondazioni bancarie, perché ciò nasce sempre dalla chiara convinzione che i fondi dell’8xmille non possono essere (più) considerati uniche fonti di sostegno delle attività delle Chiese locali. L’8xmille, piuttosto, deve essere considerato e riconosciuto come una risorsa fondamentale per avviare processi e progettazioni in collaborazione tra vari Enti ecclesiastici e anche civili, a partire dagli Enti locali”.

 Una firma che fa bene

 La presentazione alla stampa umbra di questo Rendiconto, oltre a contribuire alla trasparenza dei relativi bilanci 8xmille di ciascuna Diocesi, è stata occasione per far conoscere a livello locale la nuova campagna di comunicazione 8xmille della Cei. Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia è il claim di questa campagna, iniziata pochi giorni fa, che mette in evidenza il significato profondo di un semplice gesto che permette ogni anno di realizzare migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. Una campagna che, come evidenzia il suo slogan, Una firma che fa bene, sottolinea la relazione forte e significativa tra la vita quotidiana dei cittadini e le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei gesti d’amore: piccoli o grandi che siano, essi non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.

Come fa la Chiesa ogni giorno con i suoi interventi arrivando capillarmente sul territorio a sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno: poveri, senzatetto, immigrati, ma anche italiani che attraversano momenti di difficoltà.

Le opere socio-caritative delle diocesi umbre realizzate con i fondi dell’8xmille

E le otto Diocesi dell’Umbria, nel pubblicare i propri rendiconti, presentano le loro opere socio-caritative, perché dietro a tanti numeri ci sono tanti volti sofferenti di fratelli e sorelle che più di altri incarnano il volto di Cristo. Basti pensare all’Emporio Caritas 7 Ceste di Assisi-Nocera-Gualdo, inaugurato nel 2016, dove nel 2021 sono state seguite oltre 2.300 persone da cinquanta volontari e distribuiti beni di prima necessità pari a 113 tonnellate; ai pozzi per l’acqua realizzati dalla Diocesi di Città di Castello in Malawi, collaborando con l’associazione Sottosopra ovd, che dal 2004 opera in questo Paese africano, uno dei più poveri del mondo; al progetto Fratelli tutti di Foligno, realtà legata alla Caritas diocesana, ma anche ricca di altre dimensioni, che si fonda su tre parole peculiari: ospitalità, servizio, formazione, comprendente un nuovo emporio e un servizio medico volontario; al progetto di sostegno alle fragilità e vulnerabilità sociali realizzato in collaborazione tra la Diocesi e il Comune di Gubbio per famiglie con grave emarginazione, in assenza di alloggio e reti familiari; al progetto di Solidarietà oltre le sbarre della Diocesi di Orvieto-Todi rivolto al mondo carcerario dove opera da oltre vent’anni la Caritas e al rifacimento della navata della chiesa della Natività di Maria Santissima in Canonica, oggetto di vera devozione popolare; All’Emporio Divina Misericordia promosso dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve nel 2016, luogo in cui la solidarietà dei donatori e la dedizione di ottanta volontari si uniscono per aiutare persone in temporanea difficoltà, assistendo nell’ultimo anno trecentosettantasei famiglie con trecentottantacinque figli al di sotto dei 15 anni (trentatre neonati), movimentando centoventotto tonnellate di generi di prima necessità; al progetto Job Placement della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, pensato per facilitare l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro, che ha interessato, nel 2021, ventidue inoccupati dai 18 ai 30 anni che hanno intrapreso un percorso di formazione con tirocini retribuiti presso aziende del territorio, così da valorizzare le proprie capacità; al progetto GoLife per tornare alla vita dopo la pandemia promosso dalla Diocesi di Terni-Narni-Amelia, un nuovo modello di carità legato al coinvolgimento attivo della comunità, sostenendo quelle più in difficoltà dal punto di vista sociale, senza trascurare l’Emergenza Ucraina coinvolgendo la comunità diocesana e quelle parrocchiali in azioni di carità di prossimità.

L’emporio ‘Don Gustavo’ compie un anno di vita

emporio don gustavo
Volontarie e insegnanti della scuola materna di Ponte Pattoli all'interno dell'emporio 'Don Gustavo'

Il 7 maggio 2022 apriva le porte alle prime settantasette famiglie in gravi difficoltà l’emporio Don Gustavo, a Ponte Pattoli, nella periferia nord del comune di Perugia, inaugurato tre giorni prima (il 4 maggio) dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme al sindaco e al direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli.

Dopo un anno i nuclei familiari fruitori di quest’ultima opera segno della Chiesa di Perugia-Città della Pieve sono centotredici per un totale di trecentocinquanta persone sostenute ed accolte da trenta volontari tra adulti e giovani, alcuni della locale Gi.Fra. (la Gioventù Francescana), impegnati nei giorni di apertura dell’emporio: mercoledì (ore 16-19) e sabato (ore 9-12).

Un luogo che mette al centro la dignità

Intitolato al sacerdote monsignor Gustavo Coletti (1938-2020), che per più di mezzo secolo è stato parroco di Ponte Pattoli fortemente impegnato nel sociale, il primo presbitero perugino a morire di Covid-19, quest’emporio, il più giovane di cinque attivati dalla Caritas diocesana attraverso il suo ente operativo, la Fondazione di Carità San Lorenzo, dal 2014 ad oggi nelle zone più sensibili del territorio diocesano, è stato realizzato grazie alla generosità di privati benefattori e al contributo dell’8xMille alla Chiesa cattolica. Unico dei cinque empori ad essere allestito al piano terra di una palazzina condominiale (in via Antonia 61), il Don Gustavo è diventato non solo luogo di relazioni, ma di pedagogia della carità, un vero e proprio Emporio di Comunità.

A sottolinearlo è il direttore della Caritas perugino-pievese, don Marco Briziarelli:

“In occasione del primo anno di attività, quest’emporio ha ricevuto la visita speciale dei bambini più grandi della scuola d’infanzia di Solfagnano, che hanno portato dei doni per aiutare le famiglie bisognose, molte giovani e con figli della loro età. Sono fanciulli da prendere d’esempio e il loro gesto, quello di sistemare negli scaffali, con le loro piccole mani, i prodotti donati, ha commosso e fatto riflettere noi adulti, incoraggiandoci a proseguire l’opera degli empori perché sempre più luoghi di cura dei fratelli in difficoltà economica, una cura che mette al centro la parola Dignità”.

Il momento della bellezza

L’emporio Don Gustavo è un luogo di pedagogia della carità non solo per i più giovani. A raccontarlo poche settimane fa, nel corso di una intervista, è stato l’arcivescovo di Perugia Ivan Maffeis.

“Entrando nell’emporio -ha detto- ho colto la particolare attenzione dei volontari nell’accogliere le persone e le famiglie. Ho visto la qualità della relazione che va oltre il momento della semplice spesa… Ho sentito dire dai volontari: abbiamo la possibilità di far fare alle donne i capelli da una parrucchiera del paese…

La comunità parrocchiale si è tassata perché ci fosse anche per le donne in difficoltà economica il momento della bellezza e della gratuità. Questo mi ha colpito e sono andato a conoscere la parrucchiera per ringraziarla della sua disponibilità, che è rimasta stupita dicendomi: ma io faccio delle piccole cose.

La realtà dell’emporio aiuta a fare piccole cose nell’incontrare l’altro e credo che la ricompensa più grande sia proprio la gioia di lasciarsi incontrare dalla vita, di andare incontro alle situazioni, un po’ come fece san Francesco quando incontrò il lebbroso”.

Come sostenere l’emporio Don Gustavo

Come sostenere l’emporio Don Gustavo ad essere sempre più luogo di incontro? Innanzitutto offrendo parte del proprio tempo, come volontari, oltre a diventare sostenitori del suo progetto; donando 30 euro al mese si offre una spesa ad una famiglia, con Dona Ora nel #donorbox con causale:

Empori della Solidarietà (https://www.caritasperugia.it/tutti-i-modi-per-sostenerci/). Oppure donando attraverso un Bonifico Bancario intestato a: Fondazione di Carità San Lorenzo – IBAN: IT30P0344003000000000161500, con causale: Erogazione Liberale – Emporio Don Gustavo. Le donazioni attraverso Donorbox e Conto Corrente Fondazione sono detraibili e deducibili secondo il regime fiscale.

“L’arte di riparare la vita” all’Isola di San Lorenzo

“L’arte di riparare la vita” è l’iniziativa proposta dall’Isola di San Lorenzo in occasione delle celebrazioni di Pietro Vannucci detto il Perugino, nell’ambito delle iniziative educative e formative.

L’Isola, infatti, ospita – fino all’11 giugno – il cantiere di restauro della Pala Martinelli, un dipinto su tavola realizzato dal pittore per la chiesa di San Francesco al Prato.

Il restauro della Pala Martinelli e la tecnica del Kintusgi’, un’attività per famiglie che si svolgerà domenica 7, 14, 21 maggio e domenica 11 giugno alle ore 17.00. Partendo dall’osservazione dell’opera che presenta alcune ‘ferite’ causate da circostanze diverse nel corso dei secoli, insieme ai visitatori grandi e piccoli, si svilupperà un dialogo attorno al concetto di restauro e di cura dell’opera dell’arte.

Un’occasione significativa per scoprire da vicino il prezioso e minuzioso lavoro del restauratore che cercando di migliorare l’aspetto dell’opera, se ne prende cura con una serie di interventi mirati.

Dopo aver osservato il dipinto e aver incontrato la sua storia e le sue vicende, sarà possibile svolgere un laboratorio che prevede la sperimentazione della tecnica del Kintsugi su carta con l’arte terapeuta Monica Grelli.

Il kintusgi, che letteralmente significa ‘riparare con l’oro’, è un’antica tecnica di restauro giapponese, in cui le linee di rottura dell’oggetto, sono lasciate visibili ed evidenziate con polvere d’oro: le ‘cicatrici’ diventano così una bellezza da esibire e da valorizzare, la fragilità dell’oggetto diviene un punto di forza e al tempo stesso di perfezione.

Una lunga storia, fatta di ferite e di cure, diventa il centro dell’attività didattica.

Così come San Sebastiano, protagonista del dipinto è ferito dalle frecce del martirio, anche l’opera appare ‘ferita’, colpita non dalle frecce ma da circostanze che ne hanno lasciato il segno: il foglio strappato su cui si andrà a lavorare diviene espressione delle ferite di ognuno che vengono colmate e collegate con l’oro che funge da collante.

Il laboratorio è un’occasione che permette alle famiglie di scoprire l’importante ruolo che il restauro assume nella vita delle opere d’arte, ma anche un’opportunità per incontrare e conoscere le potenzialità dell’arte nella vita dell’uomo, attraverso l’incontro con la bellezza.


  • Costo: 10 € adulto e 5 € bambino
  • Durata: 1 ora circa
  • Orario: 17:00
  • Età dei bambini dai 5 anni agli 11 anni
  • Prenotazione obbligatoria
  • info@secretumbria.it o allo 075 8241011- 370 1581907

 

Te Deum cattedrale perugia
La Cattedrale di San Lorenzo di Perugia
Museo del Capitolo della Cattedrale
Una delle otto sale del percorso del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia

“Saint Francis of Assisi“, mostra alla National Gallery di Londra

L'inaugurazione della mostra alla National Gallery (Foto Sala Stampa Sacro Convento)

E’ stata inaugurata oggi, 4 maggio, alla National Gallery di Londra, la mostra Saint Francis of Assisi, un’esposizione interamente dedicata a opere ispirate a san Francesco realizzate nel corso di sette secoli. Contiene numerosi pezzi appartenenti a collezioni private e pubbliche, europee e americane, di cui tre provenienti dalla collezione del Museo del Tesoro e dalla Biblioteca della Basilica di San Francesco in Assisi.

Alla inaugurazione riservata ai donors e ai prestatori delle opere d’arte hanno partecipato il custode del Sacro Convento di Assisi, fra Marco Moroni, OfmConv e il direttore della rivista San Francesco patrono d’Italia, fra Riccardo Giacon, OfmConv. La mostra che sarà aperta ufficialmente il 6 maggio, sarà visitabile fino al 30 luglio.

«Sono molto felice che la figura di san Francesco susciti tanto interesse – ha dichiarato fra Marco Moroni –. La sua vita evangelica è un messaggio universale di fraternità, semplicità e accoglienza. Le opere d’arte che, in diversi luoghi e lungo i secoli, lo hanno rappresentato, testimoniano di questa “simpatia” che è anche “nostalgia” di una vita più autentica e solidale, che ci contraddistingue tutti. Sono certo che anche questo importante evento culturale sarà uno sprone per camminare verso quella cultura della fraternità auspicata da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, firmata qui ad Assisi il 3 ottobre del 2020».

La raccolta della collezione del Museo del Tesoro include opere che appartengono alla Basilica sin dal 1230: attualmente custodisce circa cento opere di diversa natura, alcune delle quali donate da figure illustri della storia francescana.

Le opere prestate alla National Gallery

pezzi prestati dal Museo del Tesoro della Basilica di San Francesco in Assisi e della Biblioteca del Sacro Convento alla National Gallery in occasione della mostra Saint Francis of Assisi sono:

“San Francesco tra quattro dei suoi miracoli post mortem”, 1253 ca. Tempera su tavola di Giunta Pisano (attribuito).  Probabilmente dipinta nel sesto decennio del Duecento, l’opera restituisce l’iconografia del Santo ‘Novus Evangelista’ e taumaturgo, descrivendo quattro miracoli ‘post mortem’ avvenuti presso la sua tomba. “Corno da richiamo con bacchette”, sec. XIII, avorio medievale islamico del XIII secolo e argento. La reliquia è menzionata a partire da un inventario del 1348. Il corno veniva utilizzato per richiamare i fedeli alla preghiera. Verso la metà del Trecento vennero aggiunte le decorazioni d’argento costituite da cerchi e catenelle.

“Codice miscellaneo con inventario delle reliquie”, Giovanni di Iolo, Ms. 344 del Fondo Antico, Biblioteca del Sacro Convento. Il codice è sempre appartenuto al complesso della Basilica di San Francesco in Assisi, sin dalla sua prima attestazione nel 1381. Risalente alla seconda metà del XIV secolo, è un manoscritto pergamenaceo, scritto su due colonne e rigato a inchiostro.

 

Solenne pontificale a Narni, presieduto dal vescovo Soddu, per il patrono San Giovenale

San Giovenale 2023
Il vescovo Francesco Antonio Soddu, in processione con le reliquie del patrono di Narni San Giovenale

La festa del patrono San Giovenale è per la comunità narnese un forte momento d’incontro, nel rinnovare la tradizione religiosa e culturale nelle sue diverse valenze. La festa liturgica, il 3 maggio, è stata celebrata con il solenne pontificale presieduto dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, Francesco Antonio Soddu, e la processione per le vie della città con il busto del Santo. Il tutto accompagnato dallo scenario della città antica e dalla coreografia della sfilata del corteo storico in ricchi abiti medievali.

Una presenza viva quella di San Giovenale, che con la sua predicazione divenne l’anima dell’intera città nei secoli difficili delle persecuzioni contro i cristiani.

Alla celebrazione nella Concattedrale di Narni erano presenti il sindaco Lorenzo Lucarelli, che ha donato l’olio e acceso la lampada davanti al busto di San Giovenale e recitato la preghiera al santo patrono, la presidente della provincia di Terni Laura Pernazza, il prefetto di Terni Giovanni Bruno, il questore di Terni Bruno Failla, la consigliera regionale Eleonora Pace, autorità civili e militari, i rappresentanti delle parrocchie del narnese che hanno offerto i ceri, i rappresentanti dei Terzieri cittadini (Fraporta, Mezule e Santa Maria) e del corteo storico della Corsa all’anello, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme e tanti fedeli narnesi. Hanno concelebrato assieme al vescovo, il parroco della Concattedrale di Narni don Sergio Rossini, il vicario generale della diocesi monsignor Salvatore Ferdinandi, il vicario foraneo di Narni don Angelo D’Andrea, i canonici del capitolo della Concattedrale di Narni, i sacerdoti della vicaria di Narni.

Ricordando la figura del primo vescovo di Narni, monsignor Soddu ha sottolineato come è per noi oggi, oltre che patrono, protettore, intercessore, modello fulgido che ha saputo incarnare nella propria vita il vangelo del Signore.

“Con la sua esperienza di vita -ha detto- tutta donata al Signore, è per noi espressione viva ed eloquente di quanto in Dio e solo in lui si trovi la realizzazione piena della vita.

Il vescovo Giovenale seppe mettere a frutto i medesimi insegnamenti di Paolo, primo fra tutti quello di vigilare su se stesso e sul gregge che gli era stato affidato – ha proseguito il presule -. Nel saper cogliere ed apprezzare il valore del tesoro e nell’attenzione, nella premura, nella particolare cura da riporre nei confronti del contenitore di questo tesoro, il quale, in forza di questo suo contenuto prezioso, acquista esso stesso valore.

Ma come potremmo mai conservare in questo nostro vaso di creta, ossia nella nostra vita fatta di alti e bassi, di esperienze spesso traumatiche, ferita dal peccato, soggetta alla storia che spesso si avventa contraria a quanto invece vorremmo fosse di buono?

L’attualità dell’esempio di San Giovenale

Ecco ritorna a noi l’esempio della vita di San Giovenale, che ci esorta alla vigilanza. Vigilanza di ciascuno su se stesso e su quanti ci sono stati affidati. Io credo che mai come in questo nostro tempo abbiamo necessità di queste parole di vita che orientano la nostra speranza, ossia ogni nostro desiderio di bene per noi e per coloro che ci stanno accanto; coloro sui quali abbiamo in qualche modo responsabilità, necessità di attenzione e di vigilanza. Ma la Parola di Dio ci illumina ulteriormente e ci indica anche il criterio, la base su cui fondare la condotta verso cui rendere evidente, tangibile e reale ogni nostra azione.

Tale criterio è il Signore, così come abbiamo pregato col salmo: Il Signore è il mio Pastore non manco di nulla. Chiediamo al nostro santo patrono la grazia di perseverare nella gioia di poter respirare i frutti della preghiera sacerdotale del Signore e, con l’esempio e l’intercessione di San Giovenale, poterla trasmettere tramite una condotta di vita santa”.

Al termine della celebrazione il corteo storico, musici, tamburini, bambini e ragazzi del catechismo, i sacerdoti e le autorità sono usciti in processione dalla concattedrale per la processione con il busto di San Giovenale fino a piazza dei Priori, dove il vescovo Soddu ha salutato la cittadinanza e pregato per la città. La cerimonia si è conclusa con il rientro in cattedrale e la benedizione finale del vescovo alla comunità narnese e alla città.

Cuneo fiscale. Bene, ma chi lo paga?

Logo rubrica Il punto

Il Governo ha scelto la giornata del Primo Maggio per tenere la riunione nella quale, come previsto dall’ordine del giorno, sono state approvate nuove norme in materia di lavoro; secondo le intenzioni dichiarate, queste disposizioni dovrebbero incentivare nuove assunzioni e favorire l’occupazione. La scelta della data voleva sottolineare che il Governo è dalla parte dei lavoratori; i suoi oppositori l’hanno vista come uno sberleffo ai sindacati. Di conseguenza si è discusso quasi solo di questo aspetto puramente esteriore (la data e il suo messaggio implicito) anziché dei contenuti e degli effetti delle nuove disposizioni. È questo un vizio permanente nel dibattito pubblico italiano; così come si parla più dell’abbigliamento della segretaria del Pd che delle sue proposte politiche (per vero, non ancora chiarite). Ma in questo modo i commentatori fanno meno fatica e la gente si diverte di più.

Veniamo dunque alla sostanza. Uno dei punti reclamizzati dal Governo è il taglio del cosiddetto cuneo fiscale: ma che vuol dire? Per cuneo fiscale s’intende quella quota dello stipendio mensile che esce dalle tasche del datore di lavoro ma non va in quelle del dipendente, va invece allo Stato a titolo di tasse e contributi. È un divario molto pesante, ed è la principale ragione per cui i datori di lavoro evitano di mettere in regola un dipendente, ad esempio facendolo figurare

come un lavoratore autonomo con partita Iva (caso molto frequente nell’edilizia) così il datore paga di meno e il lavoratore incassa di più (ci perderà al momento della buonuscita e della pensione, ma intanto prende più soldi spendibili subito). Il taglio del cuneo fiscale era già un obiettivo del primo governo Prodi (1996) ma realizzarlo è un problema, anche perché i contributi servono all’Inps per pagare le pensioni e bastano appena. Infatti il taglio deciso con il decreto del primo maggio è assai modesto e soprattutto durerà solo pochi mesi. Teoricamente si potrebbero tagliare i contributi e recuperarne l’importo attraverso le tasse a carico dei più abbienti; ma per la destra le tasse sono un tabù. Si torna sempre allo stesso punto: tutti si aspettano tutto dalla spesa pubblica, il debito pubblico è una voragine, ogni riforma promessa dalla destra come dalla sinistra comporterebbe maggiori costi, ma nessuno accetta di pagare di più. Inutile cambiare i governi se lo scenario rimane questo.

Onu e guerre. C’è bisogno di una forza diplomatica di pronto intervento

colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Quella del Sudan è una tregua senza tregua, ovvero le sospensioni dei combattimenti dichiarate a voce non reggono. Sembra quasi che la guerra che si è scatenata tra le due differenti fazioni sia esclusivo affar loro e che l’unico intervento esterno finora realizzato sia stato quello di mettere in salvo i residenti stranieri. Ciascuno i propri. In pochi giorni di combattimenti, le vittime si contano a centinaia e i feriti in migliaia, senza calcolare la carenza di beni di prima necessità e di assistenza sanitaria.

Lodevole la volontà da parte degli operatori delle Nazioni Unite di concordare corridoi umanitari e di creare le condizioni per fornire assistenza alla popolazione civile che conta il maggior numero di morti e di danni, ma non è possibile che ancora una volta la comunità internazionale debba assistere inerme allo scoppio di una guerra, in questo caso civile. Di una forza diplomatica di pronto intervento c’è bisogno. Così come di una forza di polizia internazionale che intervenga a contenere la violenza che si è scatenata per le strade delle più importanti città del Paese. Da tempo si sarebbe dovuto sottoscrivere questo patto di cessione di sovranità da parte di tutte le nazioni che compongono l’Onu.

Meno fisco, più famiglia

di Nicola Salvagnin

La “bomba” è stata sganciata qualche giorno fa, anche se come al solito rischia di essere “a salve”: il ministero dell’Economia starebbe studiando una riforma del fisco tale da azzerare l’Irpef (le tasse sul lavoro) per i genitori che hanno da due figli in su. In soldoni, si tratterebbe di un aiuto economico veramente consistente, almeno per chi non evade le tasse: vorrebbe dire diverse migliaia di euro (anche decine di migliaia in certi casi) che rimangono nel budget familiare.

L’obiettivo è chiaro e dichiarato: promuovere la genitorialità oltreché sostenerla. Gli italiani non fanno più figli, siamo scesi sotto quota 400mila, mentre i decessi hanno superato quota 700mila. La popolazione invecchia, diminuisce, è sulla soglia di difficoltà poi inaffrontabili: pochi giovani che devono mantenere un’enorme casa di riposo. Bisogna fare qualcosa di serio e soprattutto di potente, visti i risultati nulli che le “politiche familiari” finora adottate (dai, facciamo finta che ci siano state politiche familiari e non mancette o poco più) hanno prodotto.

In Francia o Germania si è messo sul tavolo ben di più, e qualche risultato si è visto. Orbene, il dibattito ora è un altro, al di là del fatto che dalle parole si passi veramente ai fatti: meglio questo taglio deciso all’Irpef? Oppure, come sostengono altre voci anche in ambito cattolico, meglio potenziare decisamente i servizi a favore della maternità?

Stiamo parlando insomma di babysitter sovvenzionate, di asili nido, di materne, di tempi di lavoro armonizzati ai carichi familiari, di retribuzioni femminili più “pesanti” (magari appunto con un alleggerimento dell’Irpef)… In entrambi i casi, si privilegia il mondo femminile che lavora, laddove la non lavoratrice è molto meno favorita.

E i nostri vicini di casa, cosa hanno fatto? Entrambe le cose. Più servizi, meno tasse da pagare. Perché la contrapposizione non ha senso e ignora la gravità della situazione: siamo il Paese con la peggiore demografia al mondo. E le conseguenze le stiamo già subendo: spesa pensionistica da record, scuole che chiudono, giovani lavoratori che mancano… Se non mettiamo sul tavolo tutto quanto può far invertire questa tendenza, la situazione può solo peggiorare laddove ormai si sta affermando una cultura generalizzata di non natalità.

Fare figli non sta nell’orizzonte dei giovani, ci si comincia a pensare (non troppo) dopo i trent’anni, e se poi ci mettiamo matrimoni in rarefazione, carriere discontinue, retribuzioni basse, ambienti lavorativi “ostili” alla maternità, reti familiari slabbrate e altro ancora, ci si rende conto che oggi è già tardi per intervenire: cambiasse improvvisamente il trend , i frutti li vedremmo tra vent’anni.

Presentazione del ‘Rendiconto 2021 dell’8xMille alle Diocesi dell’Umbria’ 

8xmille diocesi umbre
Il logo del resoconto dell'8xmille delle diocesi umbre

Sarà presentato a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio (via Canali), sabato 6 maggio, alle ore 11,15, nel corso del VI Convegno regionale del Sovvenire, il Rendiconto 2021 dell’8xMille delle Diocesi dell’Umbria. I progetti, le opere, i benefici per le comunità, a cura della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

La presentazione si terrà in presenza, con l’intervento del vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, mons. Ivan Maffeis, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.

Il VI Convegno, i cui lavori inizieranno alle ore 9,45 e termineranno alle 12,30, vedrà la partecipazione degli incaricati diocesani e dei referenti parrocchiali delle otto diocesi umbre. Per quanti parteciperanno sarà un’occasione di riflessione sui valori del Sovvenire anche alla luce del difficile periodo della pandemia da Covid-19. Periodo che ha visto la Chiesa, attraverso i suoi organismi pastorali e socio-caritativi, impegnata a non fare mancare il sostegno a realtà comunitarie, a singoli e a famiglie in difficoltà. Alcune stime, purtroppo, danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille alla Chiesa cattolica, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che questi fondi, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative.

L’iniziativa può essere seguita in diretta streaming video sul canale Youtube de La Voce, al link seguente…

 

 

Il rettore del Seminario di Assisi, Andreozzi, nominato Vescovo di Fano

don andrea andreozzi
Il Rettore del Seminario regionale di Assisi, monsignor Andrea Andreozzi

Don Andrea Andreozzi, Rettore del Pontificio Seminario Regionale Pio XI di Assisi, è stato nominato da Papa Francesco vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola.

L’annuncio è stato dato nella mattina di mercoledì 3 maggio dalla Sala Stampa Vaticana, dall’arcidiocesi di Fermo (la Chiesa di origine di Andreozzi) e dalla diocesi di Fano – Fossombrone – Pergola – Cagli, la comunità alla quale è stato destinato, a seguito della rinuncia presentata da monsignor Armando Trasarti.

GUARDA IL VIDEO DELL’ANNUNCIO NELLA CATTEDRALE DI FERMO

Chi è don Andrea Andreozzi

Monsignor Andrea Andreozzi è nato il 25 agosto 1968 a Macerata. Dopo aver frequentato il Seminario Arcivescovile di Fermo e aver studiato Teologia presso l’Istituto Teologico Marchigiano, ha conseguito la Licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico e il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, svolgendo inoltre un semestre all’École Biblique di Gerusalemme.

Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 26 ottobre 1996 per l’Arcidiocesi di Fermo.

Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di San Michele Arcangelo a Monte Urano (1996-2006); dal 1996, Docente all’Istituto Teologico Marchigiano e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose SS. Alessandro e Filippo di Fermo; Vicerettore al Collegio Capranica di Roma (2006-2007); dal 2007, Parroco di San Pio X in Porto Sant’Elpidio e Moderatore dell’Unità Pastorale, Vicedirettore del quindicinale diocesano La voce delle Marche. Dal 2014 è stato Direttore Spirituale nel Seminario di Fermo e dal 2020 è Rettore del Seminario Regionale Pio XI di Assisi.

Gratitudine dalla Conferenza episcopale umbra

“Accogliamo con gioia questa nomina – afferma monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) – Mentre esprimiamo ammirazione e viva gratitudine per il prezioso servizio svolto nella formazione dei candidati al presbiterato, accompagniamo in preghiera la nuova missione affidatagli dal Santo Padre e gli auguriamo un fecondo ministero episcopale”.

Un anno di attività per la Mensa ‘Don Gualtiero’

volontari all'opera alla mensa 'don gualtiero'
Volontari all'opera alla Mensa 'Don Gualtiero' del Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia

Inaugurata a fine aprile 2022, la Mensa Don Gualtiero, intitolata al cardinale Bassetti, situata al Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia, sede della Caritas diocesana, ha compiuto il suo primo anno di attività, con trecentoquattro giorni di servizio, distribuendo 34.592 pasti (centoquattordici in media al giorno), dove operano oltre quaranta volontari giovani e adulti.

“Numeri che parlano di tante storie di fratelli e sorelle, nella grande vulnerabilità, che qui hanno trovato ristoro nel cibo, nella relazione, nel cuore”. È il commento del direttore della Caritas don Marco Briziarelli.

Sempre più luogo di relazioni

Ricordando quanto si auspicava don Briziarelli all’inaugurazione, oggi, di fatto, la Mensa Don Gualtiero è soprattutto luogo di relazioni:

“Non vuole essere esclusivamente una mensa per i poveri di natura economica -diceva un anno fa il sacerdote- ma una mensa relazionale che sia attenta anche ad altre povertà quali la solitudine di tanti anziani e famiglie che incontrano difficoltà ad arrivare alla fine del mese, che non sono certificate tra quelle povere”.

L’auspicio -sottolineava il direttore della Caritas diocesana- è che questo luogo sia un ambiente di incontro, di relazione e di esperienza per dare un volto alle persone che vivono difficoltà umane e materiali, quindi una mensa aperta anche a singoli e famiglie che decidono di pranzare un giorno con i poveri. A queste, verrà chiesto di contribuire alla gestione della mensa con un’offerta libera”.

Grazie a benefattori e sostenitori

Ed è quello che sta avvenendo da un anno a questa parte, facendo anche registrare alla Fondazione di Carità San Lorenzo, ente operativo Caritas diocesana che gestisce la mensa, diversi benefattori.

“A tutti i sostenitori e volontari va la nostra gratitudine -commenta il direttore della Caritas- per aver reso realtà un sogno di accoglienza, segno di prossimità, che avevamo nel cuore, unito al grazie speciale agli amici delle Edizioni Frate Indovino per essere partner fondamentale del bellissimo progetto della Mensa Don Gualtiero“.

Da ricordare che se questo sogno di accoglienza si è concretizzato, lo si deve anche al contributo per le opere di carità dell’8xMille alla Chiesa cattolica.

Testimonianza di una Chiesa viva

 Questa mensa (la seconda a Perugia dopo il Punto di ristoro sociale San Lorenzo) è stata visitata da diversi rappresentanti delle Istituzioni civili e religiose, delle realtà sociali e del terzo settore e del mondo imprenditoriale trattenendosi a pranzo e relazionandosi con i commensali giornalieri.

Tra questi l’arcivescovo Ivan Maffeis, che ha voluto visitarla il giorno della sua ordinazione episcopale, l’11 settembre 2022. Il presule, nel benedire il cibo, ha commentato:

“Vedere in questo luogo il coinvolgimento di tanti volontari e la passione che ci mettono, sono l’espressione di una Chiesa viva, che educa e si lascia educare dai poveri”.

Come contribuire al progetto Mensa Don Gualtiero

 La Caritas diocesana e la Fondazione di Carità San Lorenzo rinnovano l’invito a non fare mancare il sostegno a questo progetto sia nel donare, come volontari, parte del proprio tempo (https://www.caritasperugia.it/dona-il-tuo-tempo/), sia nel diventare sostenitori stabili (donando 30 euro al mese si può offrire dieci pasti ai fratelli e alle sorelle nella povertà) con Dona Ora nel #donorbox con causale Mensa dei poveri https://www.caritasperugia.it/tutti-i-modi-per-sostenerci/). Oppure donando attraverso un Bonifico Bancario intestato a: Fondazione di Carità San Lorenzo – IBAN: IT30P0344003000000000161500, con causale: Erogazione Liberale – Mensa dei poveri. Le donazioni attraverso Donorbox e Conto Corrente Fondazione sono detraibili e deducibili secondo il regime fiscale.

Assemblea diocesana in stile sinodale. A Perugia il 26 e 27 maggio

Assemblea diocesana perugia - immagine

La convocazione della Assemblea ecclesiale diocesana sul tema “Profezia di una presenza” “conclude” il primo anno pastorale iniziato con il nuovo vescovo mons. Ivan Maffeis, arrivato in diocesi  l’11 settembre dell’anno scorso.

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve si ritroverà, il 26-27 maggio 2023 presso l’Opera Don Guanella-Centro Sereni, per questa che in realtà non è una “conclusione” ma è la tappa di un cammino pastorale che il Vescovo ha iniziato non appena arrivato, ascoltando i suoi primi collaboratori, i parroci, e tanti laici e religiosi.

In questi mesi di “ascolto” e di conoscenza delle persone e delle realtà diocesane il Vescovo ha ascoltato più volte il Consiglio pastorale diocesano e infine, con un gruppo di lavoro più ristretto ha iniziato a pensare ad un percorso di “discernimento comunitario”. Percorso nel quale si inserisce l’Assemblea e che non si “conclude” con essa.

Assemblea, tappa di un percorso

Questo appuntamento diocesano, spiega il vicario per la pastorale don Simone Pascarosa, è l’occasione “per riprendere il cammino insieme al nostro nuovo pastore per discernere le ‘vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni’ (Evangelii gaudium 1)”, iniziando da “quali debbano essere le priorità per la nostra diocesi e conseguentemente come ripensare il nostro essere Chiesa alla luce delle belle esperienze che lo Spirito Santo suscita ed ha suscitato nelle nostre comunità”.

Ad aiutare con i loro interventi quanti prenderanno parte a questa due-giorni di discernimento ecclesiale, saranno Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, pedagogista e studiosa di temi legati alla condizione dei laici cristiani nella società e nella Chiesa, e don Giovanni Zampa, teologo e biblista, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Foligno e coordinatore della Segreteria pastorale regionale della Ceu.

“Sarà un incontro aperto alla partecipazione di tutti e di concreto discernimento ecclesiale col metodo sinodale – prosegue don Simone Pascarosa nel suo annuncio – che abbiamo sperimentato in questi anni. Quanto emergerà dalla due-giorni assembleare sarà ulteriormente elaborato nel periodo estivo, per comunicare, nel prossimo autunno, a tutta la comunità diocesana le conclusioni del lavoro fatto”.

Partecipazione aperta a tutti

assemblea diocesana perugia 2023 locandina
La locandina di annuncio dell’Assemblea diocesana 2023 di Perugia-Città della Pieve

Sul sito della diocesi (diocesi.perugia.it/assemblea2023) sono pubblicate le informazioni utili per partecipare all’assemblea che avrà come momento centrale proprio il confronto e il dialogo in piccoli gruppi, con lo “stile sinodale – spiega don Pascarosa – che abbiamo già sperimentato”.

Saranno due mezze giornate, il venerdì 26 maggo dalle ore 15 alle 19 e sabato 27 dalle ore 9 alle 14, ed il confronto nei gruppi sarà preceduto da un momento assembleare dipreghiera e di ascolto dell’intervento Pastorale di apertura del discernimento.

All’assemblea prenderanno parte tutti i fedeli che vorranno vivere l’esperienza assembleare insieme ai componenti del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale diocesano, nonché i componenti della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, ed i delegati delle 32 Unità pastorali dell’Archidiocesi (due per ogni UP di cui uno dovrà essere un giovane di età compresa tra i 20 e i 35 anni).

Per poter partecipare è richiesta l’iscrizione entro il 13 maggio compilando la scheda di iscrizione pubblicata sul sito diocesano. Inoltre è a disposizione anche il  numero di telefono 379 2965712 raggiungibile anche su WhatsApp.

Tutti gli iscritti all’Assemblea saranno invitati a partecipare ad un incontro pre-assemblea, iniziando a lavorare sui temi assembleari, che sarà promosso in ciascuna delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi con lo stile dei gruppi sinodali.

In un luogo che parla di carità

Infine, ma non ultimo, il luogo che accoglierà questo appuntamento diocesano non è stato scelto a caso. L’Opera don Guanella di Perugia, infatti, non solo ha un’ampia disponibilità di spazio, non solo da qualche anno è diventato il baricentro dell’Unità Pastorale 17, ma attraverso la pratica della carità fa proprio il compito di amare l’uomo più debole e leso a livello psico-fisico.

Da oltre 50 anni il Centro Sereni si occupa della riabilitazione delle persone che soffrono di disturbi cognitivi, attraverso terapie specifiche di fisioterapia, logopedia, psicomotricità, musicoterapia, terapia occupazionale (falegnameria, ceramica, grafica, agraria e allevamento di piccoli animali), attività didattiche, espressive, ludiche e sportive.

L’ultima assemblea nel 2017

L’ultima convocazione diocesana si è svolta nel 2017 sul tema “Per una gioia perfetta” – Camminare insieme e testimoniare il vangelo e si cominciava a parlare di sinodalità ed a sperimentare incontri in stile sinodale.

La Festa del tulipano colora di primavera Castiglione del Lago

Festa del tulipano
Un “carro” colorato con petali di tulipani. Sullo sfondo il Lago Trasimeno.

È in corso la “Festa del Tulipano 2023” a Castiglione del Lago. Aperta venerdì 21 aprile si conclude il 1° maggio.

Dieci giorni ricchi di iniziative, anche con uno spazio pensato per i bambini, che ruotano intorno a cuore della manifestazione: i tulipani che rivestono i carri allegorici, che sono in mostra nel “Giardino dei tulipani” e vestono di colori Castiglione del Lago con la “Fiera del fiore”.

Il tulipano protagonista

Mentre il “Giardino” è sempre aperto, per godere dei carri resta ancora un’occasione, la sera di domenica 30 aprile (le altre due sfilate si sono svolte il 23 e il 25), e la “Fiera del fiore” torna tra le mura del centro dal 29 al 1 maggio (il programma completo su www.festadeltulipano.com).

Festa con le sfilate dei carri

La sfilata dei carri allegorici, con il Lago Trasimeno sullo sfondo, si è snodata lungo lo stretto tragitto tra il giardino della Rocca del Leone e pizza Dante Alighieri dopo aver attraversato corso Vittorio Emanuele tra due ali di folla.

I carri, abilmente allestiti dagli oltre 150 volontari castiglionesi aderenti a “Eventi” hanno raccontato storie, tipicità e iniziative locali: dall’amore tra Paolo e Francesca cantato da Dante, alle sfide medievali tra Guelfi e Ghibellini; dalla sfrenata “Corsa degli zingari” a piedi nudi vanto d’Abruzzo, alla piazzetta di “Pane, amore e fantasia”.

Il tutto impreziosito dai figuranti dei rispettivi borghi arrivati con i propri costumi e la riproposta di scene specifiche, e anche dai musici e dagli sbandieratori della Quintana di Foligno, del Palio dei Terzieri di Città della Pieve, del Gruppo storico Città di Cortona e quello di Vignanello di Viterbo.

Alcuni numeri esprimono la varietà dell’iniziativa e il coinvolgimento delle persone:

  • oltre 150.000 tulipani,
  • circa un milione di petali;
  • quattro carri allegorici, che hanno richiesto ben tre mesi di lavoro per la loro creazione; quattro “I Borghi più Belli d’Italia” gemellati e presenti all’evento con le proprie delegazioni in costume;
  • più di 150 volontari;
  • 11 giorni di manifestazione con decine di iniziative ed eventi in programma.

Presenti i Borghi gemellati

Anche la presentazione dell’evento è stata fatta in una dimensione nazionale, a Roma, con l’associazione “I Borghi più Belli d’Italia” presieduta da Fiorello Primi e fondata nel 2001 proprio nella cittadina lacustre quando Primi ne era sindaco.

E i “Borghi” gemellati presenti alla manifestazione sono

  • Gradara (Marche)
  • Poppi (Toscana)
  • Castel San Pietro Romano (Lazio)
  • Pacentro (Abruzzo).

Festa del gusto

Tra le manifestazioni collaterali torna il “Trasimeno Rosé Festival”, giunto alla quarta edizione, organizzato in collaborazione con il Consorzio tutela vini Doc Colli del Trasimeno, che propone un viaggio tra gusto, eccellenze enologiche e storia del territorio nella suggestiva “Terrazza del Rosé” e presso la “Taverna del Tulipano” dove c’è una carta dei vini dedicata ai rosati del Trasimeno.

Nel “Giardino dei Tulipani” i visitatori possono ammirare decine di tipologie di questo bellissimo fiore, scegliere i preferiti, raccoglierli e portarli a casa in un apposito cestino.
La “Fiera del Fiore” vede la presenza di decine di produttori e coltivatori che metteranno in mostra le più svariate tipologie di piante e fiori recisi.

E infine, nell’area del “Poggio”, che si affaccia direttamente sul lago Trasimeno, è allestita la grande area giochi per bambini.

E poi ancora spettacolo con la compagnia teatrale “L’Alberone” di Palestrina, le bande musicali “Giacomo Puccini” di Pozzuolo Umbro e Filarmonica di Sanfatucchio, saltimbanchi e giocolieri, performer e alcune street band.

Un corso di approfondimento teologico in sostegno al ‘tempo del lutto’

corso di approfondimento cfp
L'avvio del corso di approfondimento teologico in sostegno al 'tempo del lutto' a cura del Cfp

Un breve ciclo di lezioni dedicate alla virtù della Speranza ha preso il via lo scorso 27 aprile, presso il Salone parrocchiale della chiesa San Giovanni Paolo II a Ponte della Pietra di Perugia, sempre più luogo di convocazioni diocesane, che proseguirà tutti i giovedì, dalle ore 18.45 alle 20, fino al prossimo 18 maggio.

Un approfondimento teologico a cura del Cfp

Tenuto da suor Roberta Vinerba, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi, il corso è un approfondimento teologico tra quelli annualmente offerti dal Centro di formazione pastorale (Cfp) dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, curato da don Luca Bartoccini, biblista e teologo. Il sacerdote, ha introdotto suor Vinerba ricordando
l’attività del Cfp e le finalità di questi appuntamenti formativi che richiamano un buon numero di partecipanti.

Speranza affidabile

Il corso di approfondimento, che ha preso avvio  giovedì 27 aprile, ha come oggetto la speranza e partendo dalla domanda: Possiamo ancora sperare ? muove dalla presa di coscienza di questo come del tempo del lutto.

“L’insignificanza di Dio -ha detto, in sintesi, suor Roberta- porta con sé la morte di un amore, con l’annichilimento del non sapersi più attesi. L’attesa, non tanto dell’uomo, ma prima di tutto di Qualcuno che ci attende, è il tema centrale da cui muove l’argomentazione che si snoda attraverso il concetto di speranza affidabile: sperare è radicarsi in una certezza che garantisce il presente perché è già realizzata e al contempo attende di compiersi. La speranza affidabile è performativa, ovvero capace di trasformare la storia, quella personale e quella sociale, essa è la benzina del motore della storia, lungi dal distrarre dalla terra rende capace la terra di essere luogo abitabile.

Così, essa si offre come realtà personale e comunitaria al contempo, si spera insieme, si spera come popolo, come comunità”.

Prevenire il virus più letale

“Se autentica può, deve, strapparci dall’individualismo -proseguito la religiosa- che come ha affermato Papa Francesco, è il virus più letale dei nostri tempi. Così la speranza, per usare ancora le parole del Santo Padre, è un rischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come dice San Paolo, di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio.

“Non è un’illusione, è essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che
riempirà la nostra bocca di sorrisi” (Omelia a Santa Marta, 29.10.2013).

La difficoltà del nostro tempo è anche nel non avere la vis, la forza di rischiare, di osare. Del resto rischia chi ama, chi ha un orizzonte amato e amante verso cui dirigersi ed anche verso il quale è attratto.

“Il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Benedetto XVI, Spe salvi, 1).

Il corso -ha concluso suor Roberta Vinerba- radica la speranza nel pieno compimento delle promesse di Dio in Gesù, l’affidabilità di Dio è l’orizzonte entro cui riprendere speranza, come invita il profeta Sofonia, a non lasciarci cadere le braccia (cf. Sof 3,16).

Si può, si deve ancora sperare”.

 

Progetto ‘Caritas Care’ per i bambini della Repubblica Democratica del Congo

progetto caritas care
La costruzione della scuola nella Repubblica Democratica del Congo realizzata con 'Caritas Care'

La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, in collaborazione con l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, sta portando avanti dalla primavera 2021 un progetto di adozioni a distanza, Caritas Care, per il sostegno dei bambini della Repubblica Democratica del Congo, Paese dove le figlie del beato Pietro Bonilli svolgono una preziosa azione pastorale, sociale ed educativa.

I numeri del Progetto Caritas Care al 31 marzo

Adozioni singole sostenute: 190. Adozioni di classi scolastiche sostenute: 5. Totale benefattori: 117. Totale raccolto: 25.861,57 euro. Alcuni benefattori hanno sostenuto, nel corso dello stesso anno, più di una adozione; altri hanno versato spontaneamente un importo maggiore di quello previsto. Delle 195 adozioni, 57 sono state rinnovate per il secondo anno consecutivo. Con i soldi raccolti e inviati alle Suore della Sacra Famiglia sono già iniziati i lavori di costruzione della nuova scuola nella missione delle religiose.

La quota annua di adozione di un bambino

Per le famiglie è di 120 euro (10 euro al mese); per le parrocchie (che adotteranno una classe) è di 500 euro l’anno. Con l’adozione a distanza, verrà assicurata la possibilità di frequentare la scuola per tutto l’anno, verrà garantito almeno un pasto al giorno e verrà fornito materiale scolastico.

La gratitudine del direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia don Edoardo Rossi

“Sono veramente commosso dalla generosità che la gente della nostra Diocesi ha avuto per i bambini della Repubblica Democratica del Congo e che sono certo proseguirà. Grazie!”.

E’ questo quanto riferisce il direttore della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia don Edoardo Rossi, dopo i vari colloqui e incontri avuti con la superiora generale delle suore della Sacra Famiglia, madre Paola Sisti, che ha da poco visitato la missione in Congo.

“I bambini e le suore -prosegue il direttore- ci ringraziano per quanto stiamo facendo. La Caritas oltre ad essere impegnata con progetti a sostegno delle fasce deboli della popolazione e all’animazione delle opere-segno sul territorio, interpreta il suo mandato anche proponendo progetti di educazione alla mondialità, in cui rientra anche questo delle adozioni che, nelle scorse domeniche, è stato presentato dai volontari della Caritas in tutte le parrocchie della Diocesi. Appena la situazione nella Repubblica Democratica del Congo sarà migliore, è mia intenzione andare a fare visita alla missione delle Suore della Sacra Famiglia e ai bambini da loro accolti. Intanto, però, dal 1 al 10 luglio prossimi, insieme ad alcuni giovani volontari, andrò in Costa d’Avorio, nell’altra missione africana delle Suore della Sacra Famiglia, per vivere un’esperienza di prossimità nel Dispensario don Pietro Bonilli e nel centro di accoglienza per bambini Arc en Ciel “.

Il video di ringraziamento delle Suore e dei bambini del Congo alla comunità di Spoleto-Norcia

 

 

 

 

‘Il senso religioso’: presentazione a Perugia e Terni della nuova edizione del libro di Luigi Giussani

Il Senso religioso Luigi Giussani
La copertina della nuova edizione de 'Il Senso religioso' di Luigi Giussani pubblicato da Bur - Rizzoli
Martedì 2 maggio alle ore 21 al Teatro Dal Verme a Milano, è in programma la presentazione della Scuola di comunità di Comunione e Liberazione sulla nuova edizione de Il senso religioso di Luigi Giussani, con la prefazione di Jorge Mario Bergoglio (pubblicato da BUR-Rizzoli).
L’evento, che potrà essere seguito in diretta con molte città in Italia e nel mondo (nella nostra regione, a Perugia, presso la chiesa di San Fortunato, e a Terni, al Museo Diocesano e Capitolare), vuole approfondire il rapporto tra senso religioso e vita, insieme all’impegno di Cl nell’educazione al senso religioso, con il contributo di due importanti relatori: Javier Prades (Rettore dell’Università Ecclesiastica San Dámaso di Madrid e professore ordinario di Teologia dogmatica) e Davide Prosperi (presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione). Modera la giornalista Irene Elisei.

Il libro

Il senso religioso è il primo volume del PerCorso, nel quale don Giussani riassume il suo itinerario di pensiero e di esperienza. Il libro identifica nel senso religioso l’essenza stessa della razionalità e la radice della coscienza umana. Secondo l’autore il senso religioso si colloca a livello dell’esperienza elementare di ciascun uomo, là dove l’io si pone domande sul significato della vita, della realtà, di tutto ciò che accade.

È la realtà, infatti, che mette in moto gli interrogativi ultimi sul significato esauriente dell’esistenza. Il contenuto del senso religioso coincide con queste domande e con qualunque risposta a queste stesse domande.

Monsignor Giussani guida il lettore alla scoperta di quel senso originale di dipendenza che è l’evidenza più grande e suggestiva per l’uomo di tutti i tempi. Nell’ultimo capitolo del libro, Giussani introduce l’ipotesi della rivelazione, che cioè il Mistero ignoto prenda l’iniziativa e si faccia conoscere incontrando l’uomo. Il cristianesimo ha a che fare con il senso religioso proprio perché si propone come risposta imprevedibile, eppure pienamente ragionevole, al desiderio dell’uomo di vivere scoprendo e amando il proprio destino.

Nuova edizione de Il senso religioso con la prefazione dell’allora arcivescovo Bergoglio

La prefazione della nuova edizione de Il senso religioso è il testo dell’intervento dell’allora arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio, in occasione della presentazione dell’edizione spagnola nel 1998 nella capitale argentina.

Disse Bergoglio:

“Il senso religioso non è un libro a uso esclusivo di coloro che fanno parte del movimento; neppure è solo per i cristiani o per i credenti. È un libro per tutti gli uomini che prendono sul serio la propria umanità. Oso dire che oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare non è tanto il problema di Dio (l’esistenza di Dio, la conoscenza di Dio), ma il problema dell’uomo, la conoscenza dell’uomo e il trovare nell’uomo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato perché egli possa incontrarsi con Lui”.

La Scuola di comunità

La Scuola di comunità è lo strumento educativo fondamentale di chi partecipa al movimento di CL. Consiste nella meditazione personale di un testo, cui seguono incontri comunitari. Il lavoro è concepito proprio come una scuola: ha per metodo il paragone tra la proposta cristiana e la vita, per verificare come la fede risponde alle esigenze dell’uomo in ogni aspetto della realtà. La partecipazione è libera e proposta negli ambienti di vita, di studio e di lavoro.

 

 

 

Giornata per le vocazioni, veglia di preghiera nella chiesa di S. Francesco

veglia di preghiera per le vocazioni
La chiesa di San Francesco a Terni

Venerdì 28 aprile alle ore 21 nella chiesa di San Francesco a Terni si terrà la veglia diocesana, presieduta dal vescovo Francesco Soddu, per invocare il dono della vocazione e per corrisponderla: al matrimonio, alla vita consacrata, al ministero ordinato ed al laicato vissuto a servizio del Vangelo.

La 60ma Giornata di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebrata il 30 aprile, ha per tema: Un meraviglioso poliedro, scelto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della Conferenza Episcopale Italiana, per richiamare l’attenzione sulla reciprocità delle diverse vocazioni nella Chiesa, capaci di dar forma a un camminare insieme che implica una valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno dei membri della Chiesa attraverso un dinamismo di corresponsabilità. Le vocazioni che sono a servizio le une delle altre.

La vita consacrata, il ministero ordinato, il matrimonio e il laicato vissuto a servizio del Vangelo, non demarcano territori esclusivi, ma sottolineano aspetti complementari dell’unica vita cristiana, e la missione dell’intero corpo ecclesiale che è annunciare il Vangelo a tutte le persone.

Il video di presentazione di don Luca Andreani direttore del Centro diocesano Vocazioni

Il lavoro è a servizio della vita. Mai deve essere il contrario!

colline e sole, logo rubrica oltre i confini

Dalla bottega del falegname, Gesù lavoratore e suo padre Giuseppe ci ammoniscono a custodire il lavoro come cooperazione all’attività creatrice di Dio. Basterebbe di per sé a richiamare i credenti alla difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici in ogni latitudine. In questi giorni ricorre il decimo anniversario della strage del Rana Plaza, un edificio di otto piani che nella periferia di Dhaka (Bangladesh) ospitava laboratori tessili in cui si producevano capi d’abbigliamento per molti marchi occidentali. Crollò uccidendo 1.138 persone, per la maggior parte donne, e ferendone 2.500.

Dalla Commissione spirito di Assisi riceviamo l’invito rivolto mensilmente a tutte le fedi per pregare e operare perché non vi sia sfruttamento e sopraffazione ma rispetto della dignità di ogni lavoratore e lavoratrice. Vi siano leggi che garantiscano la sicurezza sul lavoro che è a servizio della vita, mai il contrario. E ricordiamo il richiamo di Papa Francesco: “Lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento: è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo”.

“Sostituzione etnica”… Meglio “integrazione”

Logo rubrica Il punto

Un ministro, mentre parlava di immigrazione, ha detto di essere preoccupato per il rischio di una “sostituzione etnica”. È stato sommerso da una valanga di accuse di razzismo. Non so bene che cosa intendesse, ma, se si dà alle parole il loro giusto significato, “razza” ed “etnìa” sono concetti distinti e non si deve confondere l’uno con l’altro. Se parlo di razza, mi riferisco alla genetica, al sangue; se parlo di etnìa, mi riferisco alla cultura. Dove per cultura s’intende – in questo caso – il patrimonio di tradizioni, saperi, credenze, costumi, princìpi, abitudini, che è specifico di un popolo e gli conferisce un’identità.

Ciò che ci permette di riconoscere uno svedese da un turco, ed entrambi da un giapponese; non dai tratti del volto, ma dai comportamenti individuali e collettivi.

Mentre non è scientificamente corretto parlare di “razze” con riferimento alla genetica, certamente esistono popoli (etnie) caratterizzati dalle rispettive culture. Questo si sa da sempre; e da sempre, ogni popolo è portato a pensare che “noi” siamo quelli civili e “gli altri” sono i selvaggi, i barbari. Solo da poco più di un secolo si è capito che “diverso” non vuol dire inferiore, e ogni popolo ha diritto a conservare la sua cultura, e con essa la sua identità.

Che dire dunque della temuta sostituzione etnica? Che nella storia dell’umanità le sostituzioni etniche ci sono state; ma a farle siamo stati noi europei quando abbiamo spento le culture dei nativi americani, africani e di altri ancora; o, nel migliore dei casi, le abbiamo ridotte a ruoli subalterni e marginali.

Perché ne avevamo la forza e pensavamo che questo ce ne desse anche il diritto. Oggi abbiamo una visione diversa delle cose, più rispettosa delle differenze e del pluralismo. Però non si deve cadere nell’eccesso opposto: quello di pensare che in nome del rispetto dovuto alle culture diverse si possa e si debba accettare tutto, giustificare tutto. Nella nostra cultura (diciamo quella europea e cristiana degli ultimi duemila anni) ci sono state anche pagine nere, ingiustizie e delitti di cui oggi ci vergogniamo.

Anche le culture “altre” possono avere dunque le loro pagine nere. Il confronto, il dialogo, l’integrazione, possono permettere a ciascuno di emendarsi. È una strada difficile. Ma in un mondo interconnesso a ogni latitudine, è indispensabile percorrerla.

La via della sinodalità

L'assemblea ecclesiale regionale che si è svolta a Foligno nel 2022

Le Chiese umbre si preparano a vivere un anno che sarà davvero intenso, alla ricerca di una comunione crescente tra le otto diocesi e come risposta alle “stramature” che la pandemia ha acuito sul tessuto ecclesiale, già compromesso dalla crisi sociale, economica, etica e antropologica degli ultimi anni.

Dopo la nascita della Segreteria regionale, nell’arco del 2023 i passi già segnati sono almeno tre: la riunione del nuovo (e forse primo) Consiglio pastorale delle Chiese umbre, il rinnovo di tutte le Commissioni regionali che si occupano dei vari ambiti pastorali (dai giovani alla famiglia, dai consacrati alla carità, dal sociale all’ecumenismo e al dialogo interreligioso e altro ancora) e infine una nuova Assemblea ecclesiale regionale, che dovrebbe riunirsi tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.

A cosa serve tutto ciò, si chiedono in tanti nelle nostre comunità diocesane? Non c’è il rischio di aumentare le “sovrastrutture” con l’effetto di offuscare la semplicità, l’immediatezza e la radicalità del messaggio evangelico? Le risposte a questi e altri interrogativi arrivano dalla serie di indicazioni raccolte dalla Segreteria pastorale nelle settimane scorse tra gli attuali coordinatori delle Commissioni regionali.

Basta solo scorrere le indicazioni relative ai temi da mettere in agenda dei nuovi organismi pastorali e ne esce quasi un vademecum per impostare la rotta della navigazione. Parole come sinodalità e comunione sono ricorrenti e mostrano una chiara esigenza di lavorare insieme, di condividere e confrontarsi, di avviare progetti unitari. Le Chiese diocesane dell’Umbria sentono poi l’esigenza di una formazione continua e a tutti i livelli, di ripartire da giovani e famiglie, con sguardo profetico e presenza costante nella società regionale, privilegiando l’ascolto della persona e delle sue necessità.

L’invito è a riscoprire le relazioni personali, a sperimentare l’inclusione per scongiurare solitudine e abbandono, a dare sempre maggiore importanza al ruolo dei laici, riscoprendo le tante vocazioni che ci sono nel Popolo di Dio. E ancora: passare dalle buone intenzioni ai progetti concreti, ritessendo con pazienza le trame delle nostre comunità.

Queste, in sintesi, le sollecitazioni che arriveranno sul tavolo del nuovo Consiglio pastorale regionale e sulle quali le otto Chiese diocesane dell’Umbria sono chiamate ad avere uno “sguardo comune”, camminando insieme e con convizione già da sabato 29 aprile, come raccontiamo all’interno del giornale.

Guerra. Vicini a chi vive la fatica – non raccontata – del vivere quotidiano

La pereferia di Mykulaiv (Foto Caritas Spes)

L’informazione sulla guerra in Europa ci ha abituati alle notizie dal fronte col suo carico di missili lanciati da una parte e intercettati dall’altra o caduti su un obiettivo “strategico” o, peggio, su un luogo abitato da civili inermi.

Riusciamo ad avere notizia e visione delle distruzioni e delle vittime ma non dei disagi quotidiani che degenerano ben presto in drammi. Visitando Mykolaiv (quasi 500mila abitanti) che per mesi ha costituito il fronte di guerra e ha visto l’esercito russo penetrare fin verso il centro della città, a colpire non sono solo i segni dei bombardamenti di artiglieria pesante e missili, ma la fatica di vivere ogni giorno senz’acqua o senza corrente, i bambini e i ragazzi che, dopo aver praticamente saltato un anno di frequenza per la pandemia, ora si sono trovati costretti a saltarne un altro per la guerra, la fila dei cittadini davanti ai centri di distribuzione viveri.

La presenza fraterna internazionale si rivela perciò efficace nell’accompagnare e sostenere queste condizioni con l’installazione di un dissalatore o di un generatore elettrico, ma anche condividendo un concerto improvvisato o donando un ramoscello d’ulivo come abbiamo fatto nella Domenica delle palme.

Gli immigrati e la pensione

Logo rubrica Il punto

 

Nelle diatribe fra coloro che vorrebbero restringere (se non chiudere) le porte ai migranti, e coloro che invece sono per l’accoglienza, i secondi portano, fra l’altro, un argomento utilitaristico. Dicono che è nel nostro interesse avere molti immigrati perché “saranno loro a pagare le nostre pensioni”, s’intende con i contributi che verseranno i loro datori di lavoro. Questo argomento ai più risulta incomprensibile. Il fatto è che molti non sanno come funziona il meccanismo delle pensioni; non per colpa loro, ma perché chi lo sa non lo spiega.

Ci provo io adesso. I più credono che i loro contributi versati mese per mese siano messi a loro nome in una specie di salvadanaio, e che la loro pensione sarà presa da lì; credono insomma che la pensione sia la pura e semplice restituzione dei contributi. Invece non è così; anche perché, quando questo sistema è stato costruito, la moneta si svalutava massicciamente di anno in anno e accantonare i soldi non aveva senso. Prendete un pensionato che oggi ha 80 anni (ce ne sono molti più anziani): quando ha cominciato a lavorare, diciamo 60 anni fa, il suo stipendio mensile era intorno alle 50.000 lire, che oggi sarebbero 25 (!) euro. In quegli anni, però, mentre la moneta si svalutava, l’economia nazionale cresceva, cresceva anche il numero degli occupati, crescevano i loro stipendi e i contributi che loro (o i loro datori di lavoro) pagavano. Quindi il sistema pensionistico è stato costruito con la formula della “ripartizione”: le pensioni si pagano, ogni mese, prelevandole dai contributi riscossi il giorno prima.

Quando l’economia è in crescita, il meccanismo basta e avanza. Adesso però, e ormai da qualche anno, si verifica che l’economia nazionale non cresce più, e soprattutto cala il numero di quanti lavorano e pagano i contributi. Nello stesso tempo – grazie a Dio e al progresso della scienza medica – la vita media si allunga; quindi aumenta la quota di pensionati sul totale della popolazione. Allora bisogna far pagare pro capite più contributi; ma così aumenta il costo del lavoro e gli imprenditori assumono meno persone. Insomma, si rischia che non ci siano più soldi per le pensioni. Questo spiega la legge Fornero. E spiega anche perché – al di là di tutti i discorsi umanitari – ci conviene reclutare più manodopera a basso costo facendo entrare più migranti. Non è bello dirlo, ma è così.

Respingere non è la soluzione

I corpi senza vita di otto persone sono stati trovati su un barcone di migranti soccorso in acque Sar Maltesi da una motovedetta della Guardia costiera e approdato a Lampedusa, 03 febbraio 2023. Ci sono anche due dispersi. I 42 superstiti hanno riferito che sul barcone c'era una donna con il suo neonato di 4 mesi che, a causa del freddo, è morto durante il viaggio e la madre, per disperazione, lo ha gettato in mare. Un uomo s'è tuffato in acqua sperando di recuperare il corpo del neonato, ma sarebbe annegato fra le onde. Anche la madre del piccolo è morta poche ore dopo aver gettato in acqua il suo bambino. La Procura di Agrigento apre una inchiesta. GUARDIA DI FINANZA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ NPK +++

di Stefano de Martis

Si è mai vista un’emergenza che dura da almeno quarant’anni? Eppure nel dibattito pubblico la questione migratoria continua costantemente a essere proposta in questi termini, così come emergenziale è l’approccio da cui la politica non riesce a emanciparsi nel fronteggiare questo fenomeno che invece è epocale e strutturale. Anche in questa fase in cui si registra un aumento significativo degli arrivi via mare nel nostro Paese, i numeri sono ben lontani dal giustificare un allarme generalizzato.

A sostenerlo è lo stesso ministro dell’Interno che ha qualificato la dichiarazione dello stato d’emergenza da parte del governo come una scelta tecnica per poter snellire e velocizzare alcune procedure. Si potranno presto verificare gli effetti concreti di questa decisione. Ma resta il fatto che all’opinione pubblica viene sistematicamente veicolato un messaggio di tutt’altro segno, come se l’immigrazione fosse un pericolo mortale da cui l’Italia deve difendersi o nella migliore delle ipotesi un problema essenzialmente di ordine pubblico.

Non è un caso che, in parallelo alla dichiarazione dello stato d’emergenza, in Parlamento il “decreto Cutro” sia diventato oggetto di modifiche in senso ulteriormente restrittivo rispetto a un testo che già in origine risultava molto controverso. E a ben vedere sulla stessa linea si colloca anche un altro discusso provvedimento, quello che in questi mesi ha penalizzato fortemente l’azione di soccorso delle Ong. L’Alto commissario Onu per i diritti umani ha chiesto in questi giorni che quelle norme siano riviste per non criminalizzare “coloro che sono coinvolti nel fornire assistenza salva-vita”.

Proprio l’aumento degli sbarchi mentre le Ong sono messe ai margini, peraltro, dimostra come l’accusa che veniva loro rivolta di incentivare i movimenti in mare fosse priva di fondamento. Una delle conseguenze più negative dell’approccio emergenziale è la rimozione quasi totale dal dibattito pubblico del tema dell’accoglienza e soprattutto di quello dell’integrazione. Quest’ultima, come tutti gli studi attestano concordemente, è il principale e più efficace antidoto al rischio di comportamenti criminali o comunque socialmente pericolosi. Quindi, anche in un’ottica meramente securitaria, le politiche di integrazione dovrebbero essere considerate una priorità. Invece si alimenta ancora una volta l’illusione che i problemi possano essere risolti con respingimenti e rimpatri, impresa che finora si è rivelata del tutto velleitaria. Per non parlare dell’aspetto economico.

Il Documento di economia e finanza approvato nei giorni scorsi dal governo dà pochissimo spazio alla questione migratoria. Tuttavia, nel disegnare gli scenari futuri da qui al 2070, segnala che un significativo aumento degli immigrati avrebbe effetti di grande rilevanza sulla diminuzione del debito pubblico in rapporto al Pil, mentre un equivalente calo dell’immigrazione farebbe crescere il debito in modo esponenziale. Sono simulazioni e il 2070 è lontano, si dirà.

Ma sul punto è nata una polemica nella maggioranza e dunque non si tratta di una questione meramente accademica. Del resto, che un’immigrazione ben governata possa essere anche un’importante risorsa per i sistemi economici non è una novità, come testimonia l’esperienza di altri Paesi non solo europei e come ben sanno tanti nostri imprenditori.

Papa Francesco benedice la città di Assisi in una lettera scritta al sindaco

papa francesco assisi
Papa Francesco in una delle sue visite ad Assisi

In una missiva con la firma autografa, Papa Francesco ha scritto al sindaco di Assisi, Stefania Proietti, in risposta alla sua lettera di auguri per i dieci anni di pontificato.

Quindici righe in cui il Santo Padre prima ringrazia il primo cittadino, e poi esprime il suo legame forte con la Città Serafica citando due volte il Santo di Assisi da cui ha preso il nome.

Papa Francesco ha rivolto, tra l’altro, un invito alla comunità a vivere in armonia con il Creato, in ascolto di Dio, delle persone e della natura, seguendo l’esempio del Poverello di Assisi. Prima di apporre la firma, il Pontefice ha impartito la benedizione a tutta la popolazione di Assisi.

“Una lettera questa -spiega il Comune in una nota- che ha commosso il sindaco e che spinge l’intera amministrazione comunale, nell’impegno a favore della comunità con particolare attenzione ai poveri, ai più fragili, ai bisognosi”.

‘Pranzo della Misericordia’ a Ponte Pattoli nella domenica dopo Pasqua

pranzo della misericordia 2023
Alcuni degli ospiti presenti nel salone della parrocchia di Ponte Pattoli al 'Pranzo della Misericordia' 2023

Da quasi un decennio, a Ponte Pattoli, si svolge il Pranzo della Misericordia, da alcuni anni nel giorno in cui la Chiesa, per volontà di San Giovanni Paolo II, celebra la Divina Misericordia, la domenica dopo Pasqua. È una festa speciale per chi è provato nella vita, un momento di aggregazione grazie alla generosità e gratuità di tanta gente di buona volontà.

Al pranzo, organizzato dal Gruppo di preghiera ed opere della Divina Misericordia in collaborazione con la Caritas di zona, tenuto nel salone R. Trevisani vicino alla chiesa parrocchiale, partecipano ogni anno anche diversi rappresentanti delle istituzioni civili e religiose di Perugia. Se nel 2022 era presente il sindaco di Perugia Andrea Romizi, quest’anno è stato ospitato il cardinale Gualtiero Bassetti insieme al direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, al parroco di Ponte Pattoli don Giovanni Marconi e all’assessore comunale ai Servizi Sociali Edy Cicchi. Presente anche Lia Trancanelli, moglie del venerabile servo di Dio Vittorio, e il professor Fausto Santeusanio con alcuni ospiti dell’associazione Alle Querce di Mamre. Ospiti d’onore, oltre ad anziani e persone che vivono in povertà e solitudine, sono state anche alcune famiglie messe a dura prova dal recente terremoto, che ha colpito i paesi di Pierantonio e Sant’Orfeto. Insieme alla tradizionale lotteria con ricchi premi, sono stati distribuiti numerosi pacchi viveri e tantissimi giochi per i bambini regalando un sorriso ad ognuno di loro.

Una manifestazione, frutto del lavoro di tante persone che mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo e il proprio talento che Dio, nella sua grande misericordia, dona. In particolare, quanti si sono adoperati in cucina, in sala a preparare i tavoli, a fare la spesa, ad occuparsi degli inviti e a raccogliere i fondi necessari per adottare a pranzo un fratello, come recita lo slogan del Pranzo della Misericordia.  C’è da augurarsi, che nascano altre simili iniziative a livello territoriale, per quanti si trovano in gravi difficoltà.

È tornato alla Casa del Padre don Francesco Bastianoni, parroco emerito di Preggio

don francesco bastianoni
Don Francesco Bastianoni

Dopo una grave lunga malattia, nella tarda serata del 15 aprile, presso l’Ospedale di Città di Castello, è tornato alla Casa del Padre don Francesco Bastianoni, parroco emerito di Preggio, Castel Rigone e Lisciano Niccone, già direttore della Corale LaurenzianaR. Casimiri della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Le esequie si terranno a Preggio, suo paese natale, lunedì 17 aprile, alle ore 15.30, nella chiesa parrocchiale di San Francesco, presiedute dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al vicario generale don Simone Sorbaioli e ai confratelli diocesani.

Un sacerdote molto legato alle comunità

 A Preggio don Francesco Bastianoni ha esercitato il ministero sacerdotale fin dal lontano 1974, dopo essere stato, nei primi anni di sacerdozio, vice parroco a Madonna Alta di Perugia, da sempre legato alla sua chiesa parrocchiale dove ricevette il battesimo e celebrò la sua prima Messa dopo l’ordinazione presbiterale avvenuta il 29 giugno 1966 nella Cattedrale di San Lorenzo. Un legame che ha intessuto sin da giovane con le sue comunità parrocchiali divenendo loro punto di riferimento non solo pastorale e spirituale, ma anche sociale, nel prodigarsi per i più bisognosi, e culturale, per la sua seconda vocazione, quella al canto e alla musica sacra. È stato anche un cultore della storia dell’arte e del bello, attraverso la tutela del patrimonio storico-artistico ecclesiale locale. Basti pensare al suo impegno per il restauro ed il consolidamento strutturale dell’antica chiesa di San Francesco a Preggio, ma non solo. Un uomo e un sacerdote, che il prossimo 30 agosto avrebbe compiuto ottantuno anni, che ha speso la sua intera vita per la Chiesa, è stato il primo commento di quanti l’hanno conosciuto nell’apprendere la notizia della sua morte.

Don Francesco Bastianoni nei ricordi e nelle testimonianze di confratelli ed amici

Monsignor Fausto Sciurpa

“Don Francesco è stato un sacerdote con la passione per il canto e la musica sacra, esercitando con competenza il ruolo di direttore della Corale Laurenziana animandola oltre la ‘semplice’ direzione”. A dirlo è monsignor Fausto Sciurpa, arciprete della Cattedrale.

“Negli ultimi anni giungeva da Preggio facendosi spesso accompagnare dal fratello Giorgio, dopo aver celebrato nella sua chiesa parrocchiale. Arrivava anche a tarda sera, a volte non curante delle proibitive condizioni meteo, per dirigere la Corale nelle celebrazioni come quelle della notte di Natale e della Veglia pasquale.

Non gli nascondevo la mia preoccupazione sapendolo per strada -commenta don Sciurpa- ma fino a quando ha potuto non ha mancato al suo impegno, a testimonianza di quanto fosse legato alla nostra Cattedrale e al suo servizio di direttore della Laurenziana”.

Monsignor Saulo Scarabattoli

“Siamo stati insieme, nella Chiesa perugina, dall’ottobre del 1953, quando entrammo in Seminario con altri ventitre giovani. In sei diventammo sacerdoti e don Francesco è il primo ad andare in Paradiso”. Lo racconta monsignor Saulo Scarabattoli, parroco di Santo Spirito e vicario episcopale della Prima Zona pastorale dell’Archidiocesi.

“Suonavamo il pianoforte a quattro mani, sin dagli anni del seminario, e lo facevamo anche ogni mese, nell’ultimo anno della sua malattia, quando insieme agli altri vecchi amici e confratelli lo andavamo a trovare nella sua Preggio. Anche la fase acuta della malattia non l’ha distolto dalla grande passione per il canto e la musica, perché, come diceva spesso, aiutano, insieme alla Parola e alla Carità, ad avvicinare l’uomo a Dio“.

Gli amici della Corale Laurenziana

Come non raccoglie anche il ricordo degli amici coristi della Laurenziana.

“È ritornato al Padre il nostro caro don Francesco, sacerdote e musicista di grande valore, che ha diretto per più di trenta anni il Coro della Cattedrale”.

Lo scrivono i coristi in un breve ma significativo messaggio in cui sottolineano:

“Ha educato e trasmesso la passione per la musica bella a decine di coristi, mettendo sempre in primo piano il senso vero del servizio liturgico: raffinare lo spirito attraverso il canto per meglio esprimere, nei confronti del Signore, la lode, il grazie per i doni ricevuti e per il suo perdono. In questo modo era facile cogliere quanta ricchezza ci fosse in lui e quanto fosse profondo il suo amore per il Signore. Ha mantenuto fino all’ultimo il suo entusiasmo contagioso. Il nostro Coro gli è debitore per il suo esempio, il suo generoso impegno e per tutto quello che ci ha insegnato e che porteremo con noi”.

Emporio della Solidarietà, nuovi servizi per il contrasto alle povertà

interno emporio della solidarietà terni
L'interno dell'Emporio della solidarietà di via Volusiano, opera segno della Caritas di Terni

L’Emporio della solidarietà di via Vollusiano a Terni è sempre vicino e al servizio delle famiglie bisognose del territorio della diocesi di Terni-Narni-Amelia, che si trovano in situazione di disagio economico e di emarginazione sociale, a cui si è aggiunta, nel 2022, la fase di emergenza e accoglienza di trecentocinquanta famiglie di profughi ucraini.

Un’opera segno della Caritas – associazione San Martino Impresa Sociale resa possibile anche grazie al contributo cinquantaquattro mila euro elargito dalla Fondazione Carit per il progetto Emporio della Solidarietà: Centro servizi per il contrasto alla povertà, nell’ambito del Bando 5/2022 Welfare di comunità. Il progetto, è volto alla crescita e al miglioramento dei servizi offerti dall’Emporio stesso anche a fronte del costante aumento delle richieste di aiuto nel reperimento di beni alimentari e di quelli per l’igiene.

Oltre 4000 le persone che si sono rivolte all’Emporio della Solidarietà nel 2022

Nel 2022 le persone che si sono rivolte alla Caritas – associazione di volontariato San Martino sono state 4.193. Presso l’emporio della Solidarietà in via Vollusiano a Terni e ad Amelia sono stati distribuiti 38.134 pezzi di prodotti alimentari (circa quattordici mila in più rispetto al 2021, pari al trentacinque per cento in più).

È aumentata la qualità dei prodotti con il fresco, olio d’oliva, affettati e formaggi, che prima non venivano distribuiti, dando prevalenza a cibi a lunga conservazione. In gran parte sono state aiutate le trecentocinquanta famiglie di profughi ucraini giunte nel territorio, ospiti dei familiari che vivono in Italia e poi attraverso la rete di accoglienza messa in atto nel corso dei mesi successivi.

Il progetto finanziato dalla Fondazione Carit

Il progetto Emporio della Solidarietà: Centro servizi per il contrasto alla povertà si propone di dare supporto alle famiglie che si rivolgono ai Centri di Ascolto delle Caritas parrocchiali e a quello della Caritas Diocesane, con i quali avviano un percorso di presa in carico, al fine di migliorarne la contingente situazione economica.

L’Emporio della solidarietà è soggetto attivo della rete dei servizi che operano con la finalità di supportare persone in stato di bisogno alimentare e disagio sociale, attraverso l’attribuzione di una tessera elettronica che permette all’utente di effettuare la spesa di generi di prima necessità (alimentare e non); ma anche la presa in carico e stesura di un progetto personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa, volto al superamento della condizione di povertà, e la messa a disposizione dei servizi del Centro servizi per il contrasto alla povertà.

I servizi offerti

Soddisfatto lo stato di bisogno, è previsto il supporto di personale specializzato (assistente sociale, educatore, mediatore al lavoro) con una presa in carico sociale e l’accesso ai servizi quali, orientamento al lavoro, servizio di fermo posta, residenza fittizia, distribuzione di indumenti, di farmaci, HUB digitale, consulenza legale e segretariato e orientamento per l’accesso a servizi, programmi e prestazioni. Inoltre, sarà possibile attivare anche il servizio di mediazione linguistica e interculturale.

Grazie alla messa a disposizione di operatori con formazione professionale specifica, viene avviato un percorso individualizzato volto a promuovere la massima autonomia possibile, si mira a creare un  servizio di prossimità integrato e a costruire sicurezza sociale, organizzando una rete strutturata che offra certezza, a tutte le persone e le famiglie, che potranno contare su un sistema di protezione che risponda concretamente ai bisogni sociali, promuovendo il benessere non solo attraverso interventi di riduzione del disagio e della povertà, con l’erogazione di beni gratuiti di prima necessità alimentari e non, ma anche attraverso il coinvolgimento dei destinatari del sistema di assistenza nei loro percorsi di inclusione sociale ed economica.

CuciniAmo, aspiranti chef cucinano per la mensa Caritas di Città di Castello

progetto CuciniAMO
Aspiranti chef dell'Asp 'Bufalini' cucinano per la mensa Caritas diocesana di Città di Castello

CuciniAMO, ovvero dal laboratorio e i fornelli alla mensa della Caritas. E’ questo, il progetto di impresa simulata che per quattro mesi, a partire dall’11 aprile, vedrà coinvolti gli allievi del percorso di Istruzione e Formazione Professionale per Tecnico di cucina presso l’Asp Bufalini di Citta’ di Castello.

Cucina creativa e solidale, in una delle prime esperienze a livello nazionale, rivolta a cinque studenti del primo anno che saranno accompagnati in questa esperienza dai docenti Andrea Cesari, Luigi Manganelli e Lucio Valcelli. I ragazzi ogni mercoledì, giovedì e venerdì fino al 30 giugno prossimo, faranno insieme al cuoco della mensa Caritas diocesana la verifica delle derrate alimentari in loro possesso e creeranno, in base alla dotazione alimentare a disposizione, settimanalmente un menù, che a rotazione potrà prevedere la preparazione di un primo o un secondo o un contorno nel numero richiesto necessario, in modo che i pasti da asporto possano essere distribuiti giornalmente in aggiunta a quelli preparati della cucina della Caritas.

Un percorso di impresa simulata

“I nostri percorsi -spiega presidente dell’Asp Bufalini, Giovanni Granci- prevedono che i ragazzi del primo anno, iscritti dopo il conseguimento del diploma di scuola secondaria di primo grado siano impegnati per oltre cinquecento ore in un’attività di impresa simulata nel settore dello specifico indirizzo, con l’obiettivo di fornire loro sia alcune nozioni realmente spendibili nel contesto produttivo locale per sviluppare un’idea imprenditoriale che le basi del lavoro per definire, in maniera cooperativa con il gruppo-classe, l’idea di fondo di un’impresa e le relative problematiche ed opportunità.

Quest’anno abbiamo deciso di gestire il progetto di Impresa formativa simulata andando oltre la logica aziendale e produttiva dedicandola a far conoscere ai ragazzi coinvolti una realtà sociale molto importante. Per questo abbiamo attivato una collaborazione con la Caritas di Città di Castello e con la sua mensa per permettere agli allievi di fare un’ esperienza formativa più profonda. Ci siamo resi conto che poteva essere un’occasione di crescita sociale dei nostri ragazzi: l’obiettivo del progetto CuciniAMO, sarà quello di cogliere e di evidenziare, a partire dalle situazioni e dalle storie incontrate sul territorio, elementi di prospettiva e di speranza. Esempi concreti di risposta e resilienza capaci di farsi carico delle situazioni di marginalità e vulnerabilità affiorate nel corso della pandemia nel nostro territorio, dando luogo ad una serie di triangolazioni positive, che possano far cogliere l’importanza di lavorare in rete, assumendo responsabilità diverse ma condivise”.

La Mensa della Caritas di Città di Castello

“La crisi socio economica degli ultimi anni -precisa il direttore della Caritas, Gaetano Zucchini- generata da molteplici fattori (pandemia, guerra, inflazione) ha determinato anche nel nostro territorio difficoltà per molti a soddisfare esigenze primarie.

La Caritas diocesana di Città di Castello, cerca di intervenire nei limiti delle sue possibilità per sostenere persone e famiglie in situazioni di particolare vulnerabilità: basti pensare che nell’anno 2022 i Centri di Ascolto hanno effettuato circa novecento colloqui che hanno evidenziato difficoltà al sostentamento alimentare, problematiche abitative, occupazionali e di varia natura. Nel corso dell’ultimo biennio, in particolare, l’attività correlata al sostegno alimentare nella Diocesi è cresciuta in maniera esponenziale fino ad arrivare agli attuali cento-centodieci pasti giornalieri preparati presso la Mensa Caritas, di cui circa quaranta-cinquanta distribuiti in presenza e sessanta-sessantacinque in modalità di asporto, sostenendo così persone sole (italiane e straniere) e circa cinquanta famiglie, senza dimenticare l’azione effettuata all’interno dell’esperienza dell’Emporio della Solidarietà San Giorgio a cui afferiscono ormai cinquecentocinquanta nuclei familiari (circa millecinquecento persone). Sostenere tale impegno, è reso sempre più difficoltoso dall’ingente mole di lavoro ,grazie al contributo del personale Caritas e dei volontari e dall’approvvigionamento del materiale alimentare (i cui costi risultano aumentati considerevolmente), dato che il recupero delle eccedenze alimentari non soddisfa pienamente tale attività.

CuciniAMO, progetto di carità creativa

Per tale motivo, nell’abitudine di Caritas diocesana di collaborare con le realtà del territorio, abbiamo chiesto la possibilità di un aiuto; la richiesta, è stata accolta favorevolmente dall’Asp Bufalini con la quale abbiamo stipulato una convenzione per l’attivazione del progetto CuciniAMO, sotto la forma di un’impresa formativa simulata che si tradurrà nell’impegno da parte dei ragazzi della Scuola di preparare una portata del menù per tre giornate alla settimana, sostenendo e favorendo così la distribuzione alimentare. Al di là dell’obiettivo prefissato, riteniamo importante sottolineare come l’attività della Scuola e degli studenti si traduca generosamente in gesti concreti verso i più fragili: un segnale di grande sensibilità che va a testimoniare quella carità creativa che ci ricorda spesso Papa Francesco. Convinti che facendo rete si possa rispondere meglio ai bisogni del territorio -ha concluso Zucchini- ringraziamo ancora la disponibilità dell’Asp Bufalini sperando che un esempio di collaborazione simile possa essere raccolto da altri soggetti ed imprese”.

Plauso e sostegno all’iniziativa anche dal vescovo, monsignor Luciano Paolucci Bedini.

“Il duplice valore del progetto CuciniAMO -sottolinea- che rappresenta un dono per la Caritas ma anche un dono per i ragazzi che pur imparando un mestiere a scuola imparano a pensarsi nel mondo, cittadini solidali. Una catena solidale fra scuola, volontariato e Caritas destinata a rappresentare un modello positivo da seguire in futuro”

 

 

Le celebrazioni della Pasqua 2023 nelle Chiese umbre

La Veglia pasquale nella Cattedrale di Perugia

Cattedrali e parrocchie nelle diocesi umbre gremite di fedeli per le celebrazioni pasquali, tra le veglie del Sabato santo e le messe della Domenica di Pasqua.

La prima Pasqua del vescovo Ivan a Perugia

“Grazie a Sofia, Omar, Kamel, Eleonora, Henok e Milad: la loro scelta di ricevere il battesimo per vivere da cristiani diventa un forte richiamo per noi, che il battesimo l’abbiamo ricevuto tanti anni fa e forse l’abbiamo conservato in naftalina, come succede con certe tovaglie, talmente belle che finiscono per restare in un cassettone, inutilizzate, sempre in attesa dell’occasione buona… Da questi giovani ci viene un salutare scossone a far nostra un’esistenza pasquale, che profuma per ogni gesto d’amore, di compassione, di solidarietà, di servizio, di preghiera, di perdono e di tenerezza di cui la sappiamo arricchire”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis a conclusione dell’omelia, intitolata “Un battesimo senza naftalina” (testo integrale al link: https://diocesi.perugia.it/wd-document/8-aprile-2023-veglia-pasquale/), pronunciata alla Veglia pasquale, l’8 aprile, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, dove per le sue mani hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana sei giovani al termine del catecumenato.

La liturgia battesimale è stato uno dei riti caratterizzanti la Veglia pasquale, “la madre di tutte le celebrazioni cristiane”, come l’ha definita mons. Maffeis, insieme alla benedizione del fuoco, all’accensione del cero pasquale e alla benedizione dell’acqua immergendo il cero nel fonte battesimale.

È stata una Veglia pasquale molto partecipata, la prima presieduta dall’arcivescovo Maffeis dopo la sua ordinazione episcopale dello scorso 11 settembre, che ha visto concelebranti mons. Fausto Sciurpa, arciprete della cattedrale, don Calogero Di Leo, parroco del centro storico, don Fabrizio Crocioni, parroco dell’Unità pastorale di Prepo, e don Mauro Angelini, rettore della chiesa del Gesù. Ad animare la liturgia è stato il canonico sacrista don Luca Bartocci assieme ai seminaristi diocesani e la corale Laurenzia che, al termine, ha intonato l’Hallelujah dal “Messiah” di Hadel, accompagnata all’organo dal maestro Adriano Falcioni. Tra i numerosi fedeli, le comunità neocatecumenali perugine con le vesti bianche, che hanno terminato il loro cammino, e non pochi turisti, che in questi giorni di festa soggiornano nel capoluogo umbro, gremendo la cattedrale sin dal pomeriggio del Sabato Santo per visitarla ma anche per confessarsi. Ai confessionali non si vedevano tanti fedeli in fila da prima della pandemia. Un ritorno alla fede praticata?

Una cosa è certa, rivivere il battesimo per ciascun cristiano nella Veglia pasquale, è rinascere “nuove creature, che nel pane della Parola e nel pane dell’Eucaristia trovano la forza di ‘camminare in una vita nuova’”, ha evidenziato, nell’omelia, mons. Maffeis. Riflettendo sulla “notizia sconvolgente di un evento che riapre tutti i giochi”, la risurrezione di Cristo, questa, ha commentato l’arcivescovo, “diventa la chiave di lettura di tutto. Nel buio che ci avvolge, Lui è la luce, come abbiamo cantato accogliendo il simbolo del cero; in Lui le pagine della Sacra Scrittura che abbiamo meditato trovano pienezza e ci coinvolgono nelle grandi opere che Dio ha compiuto per il suo popolo, per la Chiesa, per l’intera umanità”.

Mons. Maffeis, prima ancora, ha richiamato i fedeli all’annuncio che “Gesù Crocifisso è risorto dai morti’; un annuncio, ha precisato, “non facile né da comprendere né da esprimere a parole, tanto è sorprendente. Eppure, è un annuncio che incontra la domanda più forte che ci portiamo dentro: come scrive Nietzsche, ‘ogni desiderio reclama eternità, profonda eternità’. Sì, ‘tutta la vita chiede l’eternità’. Più che una speranza, è una necessità, diversamente, la vita resterebbe un conto che non torna, un’incompiuta”. Al riguardo l’arcivescovo ha raccontato la sua esperienza vissuta il mattino del Venerdì Santo (7 aprile) all’Hospice di Perugia, dove, ha raccolto “questa urgenza nella voce spezzata di una donna, nei giorni scorsi è morto il fratello. Nello smarrimento che la morte porta con sé, questa donna avvertiva con chiarezza che suo fratello non poteva essere stato semplicemente cancellato, quasi fossimo foglie che il vento del tempo o della malattia disperde… Questa attesa trova compimento nel Cristo”.

Perugia: Domenica di Pasqua con le popolazioni terremotate

Tanti i volti di giovani e adulti segnati dalle lacrime e dalla commozione la Domenica di Pasqua, per la casa che non c’è più, per il lavoro divenuto ancora più precario a seguito del terremoto, che, esattamente un mese fa, il 9 marzo, ha messo a dura prova i centri abitati dell’Alta Umbria, al confine tra i comuni di Perugia e Umbertide. È il clima che ha avvolto le comunità di Pierantonio e Sant’Orfeto nel giorno della festa più importante della cristianità, la Risurrezione del Signore. Ed è per questo che l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Ivan Maffeis ha voluto celebrare la Pasqua con la popolazione ferita dal recente sisma. È ritornato domenica mattina 9 aprile a Sant’Orfeto dove ha celebrato l’Eucaristia pasquale insieme al parroco dell’Unità pastorale di Pierantonio-Sant’Orfeto, don Anton Sascau, alla presenza di numerosi fedeli e dei rappresentanti delle Istituzioni civili locali, il sindaco e vice sindaco di Umbertide, Luca Carizia e Annalisa Mierla.

CLICCA QUI per la galleria fotografica della celebrazione di Pasqua nelle zone dell’ultimo terremoto

Il primo cittadino, nel ringraziare l’arcivescovo per l’attenzione e la vicinanza avute sin da subito per la popolazione, ha fatto sue le parole di mons. Maffeis, riguardo alla ricostruzione materiale e del tessuto sociale. “Bisogna essere fiduciosi per il futuro e stare insieme, perché, ha ragione l’arcivescovo – ha detto il sindaco –, tutti quanti insieme ce la faremo sicuramente”.

“Grazie a tutti coloro che aiutano la comunità a non disperdersi in questo memento in cui – ha commentato l’arcivescovo – sarebbe davvero il pericolo più grande. Affrontiamo insieme questo momento anche con la fiducia nella misura in cui saremo davvero insieme, Istituzioni civili e religiose, realtà sociali, produttive e famiglie. Non posso promettervi chissà che cosa, se non una presenza che cercherà di essere settimanale. Stiamo cercando anche con l’aiuto della Chiesa italiana, oltre che come Diocesi, di riaprire le chiese perché è un segno importante per i credenti e per i non, affinché questa terra torni presto a vivere in pienezza come comunità e come famiglie”.

Il dono della vita di Cristo porti un riflesso di luce. Mons. Maffeis nell’omelia ha ricordato che “la liturgia di Pasqua ci assicura che il Crocifisso è risorto e noi preghiamo perché questa comunità risorga, si rialzi. La risurrezione può sembrare la cosa più lontana, più assurda, eppure, se guardiamo nel nostro cuore, c’è una domanda di vita che chiede l’eternità. Sento che la nostra vita non è come se fossero tante foglie che un colpo di vento, un colpo di terremoto, può spazzare via. Questa fiducia l’abbiano nel cuore e la Chiesa, nel giorno di Pasqua, la proclama dicendo che nel Signore Gesù c’è la Luce anche per attraversare questo momento di buio, di pesantezza. In Cristo – ha proseguito l’arcivescovo – c’è la chiave per decifrare il mistero che è nella vita di ciascuno di noi. È un mistero tante volte di sofferenza e di resa, che cerca un po’ di luce, di pace che in Lui questa luce e questa pace c’è data. Cristo conosce la sofferenza, la solitudine”, perché “certi momenti neri della vita li ha vissuti anche Lui arrivando a gridare: ‘Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?’. Chiediamo che il dono della sua vita, della sua pace porti davvero un riflesso di luce, di vita in questa comunità, in questi paesi duramente provati. La Pasqua ci dice che la vita di ciascuno di noi, dal più piccolo al più anziano, è sacra, è preziosa e va difesa e tutelata”.

Terni, mons. Soddu: “Gesù è la luce che riscalda le fredde giornate della vita”

Celebrata la Veglia pasquale anche nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco nuovo e con l’accensione del cero pasquale, che è stato decorato dalle suore Clarisse di Terni. Il cero è stato portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale al canto del Lumen Christi.

È seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. Con l’acqua del fonte battesimale è stata battezzata una giovane donna Rachel, che insieme ad altri sei adulti, ha terminato il percorso del catecumenato, sotto la guida di don Pio Scipioni, ed hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, dell’Eucaristia e della Confermazione.

“È un momento carico di emozione quello che viviamo nella veglia pasquale – ha detto il vescovo – radunati nel cuore della notte per rivivere e incontrare il Signore risorto, questa realtà fondamentale della nostra fede, il dono essenziale in forza del quale, liberati dal peccato, abbiamo l’opportunità di vivere in Cristo Gesù come figli di Dio. In questo giorno, in questa nuova creazione, il Signore dà innanzitutto la luce, ma non più semplicemente come elemento fisico, Egli da sé stesso Luce del mondo. Il Signore è la luce che vince le tenebre. Egli è la luce che illumina e dà il senso all’esistente; Egli è la luce che riscalda le fredde giornate della vita; disgela e scalda il cuore delle persone, dalle quali fa rinascere la primavera di un mondo nuovo”.

Un invito quello di mons. Soddu a spalancare “le porte della nostra vita alla novità sempre attuale della Pasqua che già abbiamo ricevuto in dono nel santo Battesimo” in una continua ricerca e in una ininterrotta verifica di quanto è già stato ricevuto.

“Capiterà di non incontrare più sulla strada della nostra esistenza la certezza della sua presenza e, come fu per la Maddalena ci si chieda dove sia andato a finire, oppure ancor più dolorosamente dovremo riconoscere di aver riposto definitivamente il Signore nel sepolcro dei nostri ricordi. Se da una parte si rimane allibiti, scandalizzati, dalla tragicità della passione e morte del Figlio di Dio, dall’altra emerge prepotentemente l’esplosione di una dimensione mai prima immaginata: la vita nuova”.

Pasqua come pienezza di vita nuova, autentica rinascita. “È un giorno nuovo che non si pone semplicemente come rinnovamento, quasi una sorta di manutenzione dei giorni precedenti, passati e vecchi, quanto piuttosto l’inizio di un’autentica rinascita. Non si tratta di un’aggiunta artificiosa al calendario annuale o settimanale ma è la novità assoluta, la pienezza della vita nel nostro tempo. Spetta a noi farne tesoro ed impegnarlo esistenzialmente nell’agenda del tempo che ci è dato da vivere. 

La Risurrezione di Gesù invade amorevolmente la nostra vita mediante il sacramento del Battesimo, entra nella nostra povera esistenza come la luce del nuovo giorno. Attraverso di esso, per mezzo del quale siamo anche risorti, ci viene regalato il saldo di un debito incalcolabile, quello causato dal nostro peccato e che nessuno al mondo sarebbe mai stato in grado di assolvere e ripagare. 

Immersi nella morte e risurrezione di Cristo viviamo nel tempo orientati alle cose del cielo per poterle, attraverso la vita nuova, inserire e far germogliare nella storia, che comunque procede ed anela ad essere vivificata attraverso la presenza del Risorto nella esistenza di quanti si affidano a lui”.

La salvezza di Cristo e l’impegno verso i fratelli. “La risurrezione pur rimanendo inspiegabile razionalmente sarà comunque evidente in chi, seguendo il Signore sino alla fine, diviene testimone della sua risurrezione attraverso la propria esistenza completamente e pienamente rinnovata. Nella pratica siamo chiamati a visitare quei luoghi in cui la fine, purtroppo, costituisce e rappresenta la disfatta della vita. Pensiamo certamente alla guerra ma anche a tutti quei luoghi più vicini a noi in cui le case, le strade, i luoghi di ritrovo, pur frequentati, sono spesso il documento di qualcosa che comunque non ha il sapore della vita, come fossero l’immagine delle tombe. Il sepolcro di Cristo sia anche per noi il luogo da cui il nostro pensiero e il nostro impegno nei confronti dei fratelli e sorelle sofferenti non si deve mai staccare; diventi quindi anche per noi il luogo di incontro per un mondo rinnovato, all’insegna della Pasqua. In questo periodo la Chiesa, impegnata nel cammino sinodale, è chiamata a questo tipo di cammino, di corsa, di ricerca, di testimonianza. Il Signore Risorto non è stato trafugato ecco il luogo dove era stato deposto: la vita delle persone. Questa non sia vuota ma, attraverso la nostra testimonianza, colma della presenza rinnovatrice dello Spirito. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”.

Sorrentino (Assisi): “Non scoraggiamoci di fronte alle disgrazie del mondo, Cristo risorto è con noi”

“La Pasqua di risurrezione è speranza che rimane salda tra le miserie della nostra esistenza. Ognuno di noi, guardando alle proprie fragilità, di spirito e di corpo, potrebbe essere tentato di scoraggiamento. Gesù risorto viene a dirci: non ti scoraggiare, io sono con te. Ognuno di noi, osservando il mondo così provato da guerre, da squilibri ecologici, da disuguaglianze che rendono così ingiusta la ripartizione della ricchezza e così disumana la vita di tanti fratelli e sorelle, sarebbe tentato di pessimismo e dire: non se ne uscirà mai. E invece il Risorto viene a dirci: riprovaci. Riprovateci insieme, con la mia parola e la mia forza. Io sono con voi”. È questo uno dei passaggi centrali dell’omelia pronunciata dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, nel corso della veglia pasquale celebrata sabato 8 aprile, nella cattedrale di San Rufino ad Assisi. In una chiesa gremita, anche per la presenza dei parenti di alcuni adulti che hanno ricevuto il Battesimo, monsignor Sorrentino ha invitato a vivere “la Pasqua come un nuovo sguardo che trae forza dallo sguardo del Risorto. Niente, certo, è automatico: siamo chiamati a fare la nostra parte. Ma sentire Cristo Risorto in mezzo a noi è il segreto per fare cose belle e grandi, che le nostre forze umane non potrebbero realizzare”.

A Spoleto, l’arcivescovo Boccardo invita a prendersi cura degli altri

“Cristo è risorto! È veramente risorto!” Questo augurio nella giornata di domenica 9 aprile 2023, solennità di Pasqua, è risuonato in tutte le chiese del mondo: non è solo una professione di fede, ma anche e soprattutto un impegno di vita. A Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto alle 9 la messa all’Hospice “La torre sul colle” di Spoleto, portando così la carezza della Chiesa a quanti sono segnati dalla sofferenza fisica, e alle 11.30 il solenne pontificale in una Basilica Cattedrale piena di fedeli. “Siate tutti benvenuti”, ha detto loro il Presule. “Saluto i tanti spoletini presenti e anche i numerosi turisti che sono qui per ammirare le bellezze della nostra Città”. Era presente anche il vice sindaco di Spoleto, Stefano Lisci. La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania diretta da Loretta Carlini, con all’organo Angelo Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi della Diocesi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino.

La Pasqua di Risurrezione è il culmine della Settimana Santa e mons. Boccardo ha presieduto in Duomo le varie liturgie che hanno scandito questi giorni. La Veglia pasquale la notte di sabato 8 aprile con l’amministrazione del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia ad un uomo adulto, Bernard. E all’avvio dell’omelia del giorno di Pasqua l’Arcivescovo ha proprio sottolineato come “ciò che riviviamo oggi non è estraneo a ciò che abbiamo rivissuto nei giorni scorsi. Ne è piuttosto la prosecuzione, il frutto. La resurrezione infatti non è la rivincita sulla morte, ma lo svelamento della salvezza procurata da quella morte: l’amore infinito vissuto da Gesù con i suoi discepoli nel Cenacolo, quando aveva lavato loro i piedi e offerto il suo corpo e il suo sangue, e l’amore infinito confermato sulla croce, ora appare in tutta la sua potenza di vita. Perché l’amore, quando è autentico, genera vita”.

Abbiamo bisogno delle energie del Risorto. Mons. Boccardo, poi, si è chiesto se ha un senso celebrare la Pasqua del Signore quando il mondo è lacerato da guerre o quando abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le immagini strazianti viste sulla spiaggia di Cutro? “Ha senso – ha affermato l’Arcivescovo – perché, mai come in questo momento, avvertiamo il bisogno di una pace che viene dall’alto, proprio come la vita del Risorto. Mai come in questo frangente ci rendiamo conto che noi esseri umani siamo troppo piccoli per fare da soli, che abbiamo bisogno delle energie del Risorto, della sua vita, del dono della sua presenza in mezzo a noi”. Poi, l’invito del Presule ai presenti ad avere cura dell’altro. “Prendersi cura – ha detto – significa agire responsabilmente laddove vediamo il male all’opera; e dovremo farlo spesso senza sapere bene dove questo ci porterà: lo capiremo strada facendo, e soprattutto guardando negli occhi chi di quella cura ha bisogno, come anche chi di quel male è causa. La fiducia nella parola folle della resurrezione dice fede in Colui che crediamo ospite delle nostre miserie e medico delle nostre malattie. Egli, sceso negli inferi che noi esseri umani non smettiamo mai di creare, proprio lì, al fondo del non-senso, ripete sommessamente il suo annuncio pasquale”.

Il vescovo Paolucci Bedini fra Gubbio e Città di Castello

La Veglia pasquale nella Cattedrale di Gubbio

Quella del vescovo Luciano Paolucci Bedini è stata una Settimana Santa molto intensa vissuta nelle sue due “Chiese-sorelle”, le diocesi di Gubbio e Città di Castello, dove ha celebrato la sua prima Pasqua da pastore con la messa domenicale. A Gubbio, il vescovo Luciano ha celebrato la Veglia pasquale nella notte santa. “Abbiamo bisogno di toccare di nuovo le piaghe del Risorto, perché la speranza possa riaccendersi e la nostra missione di credenti ricominciare”. È l’augurio del vescovo nell’omelia durante la liturgia nella Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo. La meditazione integrale nel podcast audio…

(hanno collaborato Daniele Morini, Riccardo Liguori, Elisabetta Lomoro, Francesco Carlini, Antonella Porzi)

Veglia pasquale celebrata dai vescovi nelle Cattedrali di Perugia e Terni

veglia pasquale cattedrale perugia
Un momento della Veglia pasquale celebrata nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia

“Grazie a Sofia, Omar, Kamel, Eleonora, Henok e Milad: la loro scelta di ricevere il battesimo per vivere da cristiani diventa un forte richiamo per noi, che il battesimo l’abbiamo ricevuto tanti anni fa e forse l’abbiamo conservato in naftalina, come succede con certe tovaglie, talmente belle che finiscono per restare in un cassettone, inutilizzate, sempre in attesa dell’occasione buona…

Da questi giovani ci viene un salutare scossone a far nostra un’esistenza pasquale, che profuma per ogni gesto d’amore, di compassione, di solidarietà, di servizio, di preghiera, di perdono e di tenerezza di cui la sappiamo arricchire”.

Così l’arcivescovo Ivan Maffeis a conclusione dell’omelia, intitolata Un battesimo senza naftalina (testo integrale al link: https://diocesi.perugia.it/wd-document/8-aprile-2023-veglia-pasquale/), pronunciata alla Veglia pasquale, l’8 aprile, nella Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, dove per le sue mani hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana sei giovani al termine del catecumenato.

I riti della Veglia pasquale

 La liturgia battesimale è stato uno dei riti caratterizzanti la Veglia pasquale, la madre di tutte le celebrazioni cristiane, come l’ha definita monsignor Maffeis, insieme alla benedizione del fuoco, all’accensione del cero pasquale e alla benedizione dell’acqua immergendo il cero nel fonte battesimale.

Una Cattedrale gremita

 È stata una Veglia pasquale molto partecipata, la prima presieduta dall’arcivescovo Maffeis dopo la sua ordinazione episcopale dello scorso 11 settembre, che ha visto concelebranti mons. Fausto Sciurpa, arciprete della Cattedrale, don Calogero Di Leo, parroco del centro storico, don Fabrizio Crocioni, parroco dell’Unità pastorale di Prepo, e don Mauro Angelini, rettore della chiesa del Gesù. Ad animare la liturgia è stato il canonico sacrista don Luca Bartoccini assieme ai seminaristi diocesani e la corale Laurenziana che, al termine, ha intonato l’Hallelujah dal Messiah di Haendel, accompagnata all’organo dal maestro Adriano Falcioni. Tra i numerosi fedeli, le comunità Neocatecumenali perugine con le vesti bianche, che hanno terminato il loro cammino, e non pochi turisti, che in questi giorni di festa soggiornano nel capoluogo umbro, gremendo la cattedrale sin dal pomeriggio del Sabato Santo per visitarla ma anche per confessarsi. Ai confessionali non si vedevano tanti fedeli in fila da prima della pandemia. Un ritorno alla fede praticata?

Rinascere nuove creature

 Una cosa è certa, rivivere il battesimo per ciascun cristiano nella Veglia pasquale, è rinascere nuove creature, che nel pane della Parola e nel pane dell’Eucaristia trovano la forza di camminare in una vita nuova, ha evidenziato, nell’omelia, monsignor Maffeis. Riflettendo sulla notizia sconvolgente di un evento che riapre tutti i giochi, la risurrezione di Cristo, questa, ha commentato l’arcivescovo, diventa la chiave di lettura di tutto.

“Nel buio che ci avvolge -ha detto l’arcivescovo- Lui è la luce, come abbiamo cantato accogliendo il simbolo del cero; in Lui le pagine della Sacra Scrittura che abbiamo meditato trovano pienezza e ci coinvolgono nelle grandi opere che Dio ha compiuto per il suo popolo, per la Chiesa, per l’intera umanità”.

Attesa che trova compimento nel Cristo

 Monsignor Maffeis, prima ancora, ha richiamato i fedeli all’annuncio che Gesù Crocifisso è risorto dai morti; un annuncio, ha precisato, non facile né da comprendere né da esprimere a parole, tanto è sorprendente.

“Eppure -ha ribadito- è un annuncio che incontra la domanda più forte che ci portiamo dentro: come scrive Nietzsche, ogni desiderio reclama eternità, profonda eternità. Sì, tutta la vita chiede l’eternità. Più che una speranza, è una necessità, diversamente, la vita resterebbe un conto che non torna, un’incompiuta”.

Al riguardo l’arcivescovo ha raccontato la sua esperienza vissuta il mattino del Venerdì Santo (7 aprile) all’Hospice di Perugia, dove, ha raccolto questa urgenza nella voce spezzata di una donna, nei giorni scorsi è morto il fratello.

“Nello smarrimento che la morte porta con sé -ha concluso monsignor Maffeis- questa donna avvertiva con chiarezza che suo fratello non poteva essere stato semplicemente cancellato, quasi fossimo foglie che il vento del tempo o della malattia disperde… Questa attesa trova compimento nel Cristo”.

La Veglia pasquale nella Cattedrale di Terni

Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco nuovo e con l’accensione del cero pasquale, che è stato decorato dalle suore Clarisse di Terni. Il cero è stato portato in processione lungo la navata centrale della Cattedrale al canto del Lumen Christi.

È seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. Con l’acqua del fonte battesimale è stata battezzata una giovane donna Rachel, che insieme ad altri sei adulti, ha terminato il percorso del catecumenato, sotto la guida di don Pio Scipioni, ed hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, dell’Eucaristia e della Confermazione.

“E’ un momento carico di emozione quello che viviamo nella veglia pasquale -ha detto il vescovo- radunati nel cuore della notte per rivivere e incontrare il Signore risorto, questa realtà fondamentale della nostra fede, il dono essenziale in forza del quale, liberati dal peccato, abbiamo l’opportunità di vivere in Cristo Gesù come figli di Dio. In questo giorno, in questa nuova creazione, il Signore dà innanzitutto la luce, ma non più semplicemente come elemento fisico, Egli da sé stesso Luce del mondo. Il Signore è la luce che vince le tenebre. Egli è la luce che illumina e dà il senso all’esistente; Egli è la luce che riscalda le fredde giornate della vita; disgela e scalda il cuore delle persone, dalle quali fa rinascere la primavera di un mondo nuovo”.

Un invito quello di monsignor Soddu a spalancare  le porte della nostra vita alla novità sempre attuale della Pasqua che già abbiamo ricevuto in dono nel santo Battesimo in una continua ricerca e in una ininterrotta verifica di quanto è già stato ricevuto.

“Capiterà di non incontrare più sulla strada della nostra esistenza la certezza della sua presenza e, come fu per la Maddalena ci si chieda dove sia andato a finire, oppure ancor più dolorosamente dovremo riconoscere di aver riposto definitivamente il Signore nel sepolcro dei nostri ricordi. Se da una parte si rimane allibiti, scandalizzati, dalla tragicità della passione e morte del Figlio di Dio, dall’altra emerge prepotentemente l’esplosione di una dimensione mai prima immaginata: la vita nuova”.

 Pasqua come pienezza di vita nuova, autentica rinascita

“È un giorno nuovo che non si pone semplicemente come rinnovamento, quasi una sorta di manutenzione dei giorni precedenti, passati e vecchi, quanto piuttosto l’inizio di un’autentica rinascita. Non si tratta di un’aggiunta artificiosa al calendario annuale o settimanale ma è la novità assoluta, la pienezza della vita nel nostro tempo. Spetta a noi farne tesoro ed impegnarlo esistenzialmente nell’agenda del tempo che ci è dato da vivere.

La Risurrezione di Gesù invade amorevolmente la nostra vita mediante il sacramento del Battesimo, entra nella nostra povera esistenza come la luce del nuovo giorno. Attraverso di esso, per mezzo del quale siamo anche risorti, ci viene regalato il saldo di un debito incalcolabile, quello causato dal nostro peccato e che nessuno al mondo sarebbe mai stato in grado di assolvere e ripagare.

Immersi nella morte e risurrezione di Cristo viviamo nel tempo orientati alle cose del cielo per poterle, attraverso la vita nuova, inserire e far germogliare nella storia, che comunque procede ed anela ad essere vivificata attraverso la presenza del Risorto nella esistenza di quanti si affidano a lui”.

La salvezza di Cristo e l’impegno verso i fratelli

“La risurrezione pur rimanendo inspiegabile razionalmente sarà comunque evidente in chi, seguendo il Signore sino alla fine, diviene testimone della sua risurrezione attraverso la propria esistenza completamente e pienamente rinnovata. Nella pratica siamo chiamati a visitare quei luoghi in cui la fine, purtroppo, costituisce e rappresenta la disfatta della vita. Pensiamo certamente alla guerra ma anche a tutti quei luoghi più vicini a noi in cui le case, le strade, i luoghi di ritrovo, pur frequentati, sono spesso il documento di qualcosa che comunque non ha il sapore della vita, come fossero l’immagine delle tombe. Il sepolcro di Cristo sia anche per noi il luogo da cui il nostro pensiero e il nostro impegno nei confronti dei fratelli e sorelle sofferenti non si deve mai staccare; diventi quindi anche per noi il luogo di incontro per un mondo rinnovato, all’insegna della Pasqua.

In questo periodo la Chiesa, impegnata nel cammino sinodale, è chiamata a questo tipo di cammino, di corsa, di ricerca, di testimonianza. Il Signore Risorto non è stato trafugato ecco il luogo dove era stato deposto: la vita delle persone. Questa non sia vuota ma, attraverso la nostra testimonianza, colma della presenza rinnovatrice dello Spirito. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”.