Paglia: solo l’amore vince l’odio A Terni come in Terra Santa

Tantissimi fedeli alla veglia di Pentecoste. La testimonianza di un francescano della Natività

Un’atmosfera di attesa e di preghiera, di assorta meditazione, nell’aria della veglia di Pentecoste che, in una cattedrale gremita di fedeli, ha avvicinato e riunito persone di ogni età nella comune preghiera per la pace. I nostri cuori questa sera si allargano nell’abbraccio alla Terra Santa che vive nell’attesa di una Pentecoste di pace è stata l’esortazione del vescovo mons. Paglia. “Quanti sono ancora oggi i problemi e gli odi che affliggono il mondo, quanti coloro che sono disposti a porgere l’altra guancia e a testimoniare l’amore assoluto quello che è dono, disponibilità e comprensione. Volentieri ho accettato l’invito a venire a Terni a pregare con voi per la pace in Terra Santa” ha esordito padre Michele Piccirillo, che proprio da Gerusalemme ha portato la sua testimonianza viva, raccontata nella quotidianità vissuta, nella realtà di popoli e religioni a confronto e non sempre disposti a cedere nelle proprie posizioni. “Gli avvenimenti di sangue e di sofferenza a cui stiamo assistendo rendono questa preghiera una supplica che innalziamo al Signore insieme con il Papa e con i cristiani del mondo, perché solo lui può cambiare il cuore degli uomini e darci il dono della pace vera, che è fatta di rispetto e amore per il nostro prossimo senza distinzione di razza o religione. E’ lo stesso amore esaltato dai frati francescani della basilica di Betlemme, in quel loro incedere indifferentemente tra israeliani e palestinesi, che è segno di come nella lotta tra Islam e giudaismo la vittoria è stata strappata dalla cristianità con il silenzio e le opere dei frati francescani. Quasi per dirci che alla fine non ci sarà alternativa, ed una delle due parti dovrà porgere l’altra guancia” – ha concluso padre Piccirillo. Il segno della Pentecoste, il fuoco, era simboleggiato dalle lampade che hanno accompagnato la parte finale della veglia sul sagrato della Cattedrale dove sono state anche lanciate delle colombe in segno di pace. “Terni ha bisogno di uomini e donne che abbiano un cuore caldo, che brucino d’amore, – ha detto mons. Paglia – altrimenti continueremo ad essere complici della tristezza, della solitudine di giovani, adulti e anziani. Padre Ibrahim ha sconfitto le armi con l’amore. Solo questo amore, che esce sulle piazze, può sconfiggere quella guerra aperta o sordida che ci circonda, solo l’amore può vincere la tristezza che opprime i nostri cuori”.Lo spirito allarga gli orizzonti e accresce il bisogno di rinnovarsi, superando limiti e difficoltà, per aprirsi al mondo senza avere timore di essere in prima linea nel mostrare un cuore largo. Nella sera inoltrata a Terni risuonavano cori di pace e speranza, nel desiderio di poter dare un segno forte, a partire dalla città, dalle proprie esigenze, in un rinnovato spirito di pace e fratellanza cominciando da quelli che saranno gli orizzonti ampi di una vita piena d’amore. Elisabetta LomoroPiccirillo: per la pace serve una forza di interposizioneL’assedio alla basilica della Natività è stato simbolico di quanto sia diventata grave la situazione in Medioriente. E’ stato anche un segno di solidarietà, e quindi di speranza?”Il fatto che i frati siano restati nel convento malgrado le pressioni ha salvato sia la basilica che i palestinesi. C’è stata la volontà di non lasciare la chiesa, coscienti che restando avrebbero aiutato la situazione, assistendo chi era dentro, dando da mangiare, aiutando a seppellire i morti e a curare i feriti. Padre Ibrahim è riuscito a conquistare la fiducia sia dei palestinesi che degli israeliani, che hanno permesso che lui portasse gli assediati fuori della chiesa uno alla volta”.Si dibatte ancora su come vadano definiti questi palestinesi: combattenti o terroristi.”La storia ci insegna che chi perde è un terrorista e chi vince è un salvatore della patria. I carbonari che cos’erano? Terroristi o grandi eroi che hanno fatto l’Italia facendo saltare un po’ di gente? La verità è che bisognerebbe cambiare la mentalità di guerra. Certo, se anche i diplomatici facessero il loro mestiere senza aspettare che la gente si sgozzi le cose starebbero meglio”.Ma è davvero possibile reagire sempre con la non violenza alle ingiustizie?”Non è facile. Mi viene in mente ‘Le chiavi del regno’ di Cronin che parla di un missionario che predica queste belle cose, quando però gli mettono sotto assedio la missione ad un certo punto prende una tanica di benzina e fa saltare un cannone con tutti quelli che ci stanno intorno. Ma c’è chi, come san Francesco e Gandhi, ha avuto il coraggio di andare fino in fondo. Ma è necessario attuare un cambiamento radicale dall’interno. Prendere coscienza che anche i nemici sono uomini e non incarnazione del male. In arabo e in ebraico per dire uomo c’è una bella definizione molto significativa ‘figlio di Adamo’”.Quale è il futuro per la pace in Medioriente?”Ci vuole una forza di interposizione internazionale: bisogna ricreare un clima di fiducia reciproca che è stata massacrata in questi ultimi tempi. Poi con il dialogo forse un giorno si riuscirà a ritrovare la pace. D’altra parte la gente, sia da una parte che dall’altra vuole la pace. Ma ci vorrà del tempo. L’odio non si supera in un giorno”.Alla chiesa della Natività cosa resterà di quest’esperienza?”Nulla. Anche se spero che venga colta l’occasione per fare i lavori di restauro di cui la basilica ha bisogno”.

AUTORE: Arnaldo Casali