Parliamo a una Voce sola

L’incontro di sabato tra gli Amici del nostro settimanale per fare il punto e lanciare progetti per il futuro
Un momento dell’incontro degli “Amici de La Voce”
Un momento dell’incontro degli “Amici de La Voce”

“Che Voce avremo domani?”. Con questa citazione, tratta dal numero scorso del nostro settimanale, si è aperto l’intervento del card. Gualtiero Bassetti sabato 27, presso il chiostro della cattedrale di Perugia, all’annuale incontro degli Amici de La Voce.

Era presente una rappresentanza qualificata delle redazioni del settimanale, dei collaboratori di ieri e di oggi, e dei più fedeli abbonati e sostenitori.

Il tema del futuro de La Voce, e del modo in cui portare avanti la sua missione di informazione, educazione, evangelizzazione, è stato al centro dei diversi interventi, che spaziavano dall’aspetto contenutistico a quello materiale (carta, supporti digitali) a quello economico-amministrativo.

L’Arcivescovo ha anzitutto sottolineato lo stile che deve caratterizzarci: “L’amicizia è un valore umano e spirituale sempre necessario, oggi che viviamo in un terribile clima di divisione. Trovo nelle pagine de La Voce tanta parresìa, tanta libertà di parola, ma sempre cercando di creare un clima di amicizia. Come direbbero a Firenze, è uno ‘svegliarino’; soprattutto don Elio, con i suoi editoriali, non ci lascia dormire sonni tranquilli. La Voce settimanalmente abbatte muri e costruisce ponti”.

Un altro aspetto rilevato è quello politico, inteso come interesse alla polis , alla società. L’on. Giampiero Bocci ha ricordato di aver spesso ascoltato “politici di diverso schieramento che, a turno, se la prendevano con don Elio” perché lo avrebbero voluto appiattito sulle proprie posizioni. Bassetti gli ha fatto eco citando la famosa frase del vescovo brasiliano Hélder Camara: “Se do da mangiare ai poveri, mi applaudono. Se chiedo quali sono le cause della povertà, mi accusano di essere comunista”.

È quindi intervenuto il Direttore stesso, ricordando che portare avanti il giornale “costa tanto lavoro, sacrificio, anche sofferenza. La Voce è bene inserita nel nostro tessuto popolare, ma bisogna rinsaldare il sentire comune, rivitalizzare l’associazione dei suoi Amici. Non è affatto un ‘giornalino clericale acido’ come vorrebbe qualcuno.

È espressione di una piccola regione che, se non saprà tenersi insieme, magari scomparirà dentro una macro-regione. Sul piano ecclesiale, dovremmo essere sempre più ‘otto Chiese, una Voce’, valorizzando il settimanale come veicolo in cui si incontrano le molteplici attività locali, che a volte possono apparire un po’ slegate. Vorremmo trasmettere un messaggio di appartenenza facendo uno sforzo di coerenza, sobrietà, serenità.

L’Umbria è una regione ricchissima di comunità religiose, chiese, monasteri, santi: non mettiamo sotto il moggio [cfr. Mt 5,15] questa ricchezza! Vogliamo essere un segno visibile che dia speranza e volontà di ricominciare all’intera regione”.

Insieme a Vincenzo Alberati dell’ufficio amministrativo si è quindi fatto il punto sulla situazione economica. Questi ultimi anni sono stati tremendi per la stampa, anche se La Voce regge meglio rispetto alla media nazionale. Negli ultimi cinque anni, ad esempio, la pubblicità sui giornali è diminuita del 50%, ma per noi “solo” del 22%. La Voce ha perso sì il 10% degli abbonati in questi ultimi anni, ma le vendite di altre pubblicazioni sono crollate di metà o anche di più rispetto al passato.

Alberati e don Elio hanno inoltre ricordato che una forza spesso trascurata de La Voce è rappresentata dalla pubblicazione di opuscoli (sulla Pasqua, su Papa Francesco, ecc.) che tirano fino a 70.000 copie. Con un maggiore sforzo, si potrebbe raddoppiare la cifra, e – ha aggiunto il Direttore – “questo risultato capillare che si riesce a ottenere con gli opuscoli, andrebbe ottenuto anche con il settimanale. Ci sono zone in cui non riusciamo ad arrivare, in cui si resta ancora indifferenti a tutto ciò che non coincida con il proprio orticello. Eppure concordo con chi afferma che, in tempo di crisi, occorre investire”.

A seguire, le proposte per migliorare il giornale, ad esempio “posizionarsi” in modo più chiaro sul mercato editoriale, e aumentare la quantità di materiale fresco e riflettuto rispetto al copia-incolla di comunicati stampa. Inoltre, data l’età media degli umbri, e dei nostri lettori, le innovazioni tecnologiche, le varie versioni su internet e tablet, non potranno sostituire del tutto il buon vecchio giornale cartaceo.

In conclusione, l’appello di don Elio: “In questa regione c’è una forte presenza della Caritas. Resta però spesso negletta la carità intellettuale, per cui si offrono tanti panini ma poche idee. Offriamo idee!”.

 

27/06/2015 – Foto di Andra Coli

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AUTORE: Dario Rivarossa