Passione – morte – risurrezione

Parola di vescovo

La vita del discepolo di Gesù è segnata e caratterizzata dalla Pasqua. Il mistero pasquale è il centro della fede cristiana. Nella liturgia il Triduo pasquale costituisce il momento culminante: ci offre una tale ricchezza che la Chiesa lo fa precedere dai quaranta giorni della Quaresima e lo fa seguire dai cinquanta giorni che ci portano alla Pentecoste. Ma ogni domenica è celebrazione della Pasqua, anzi ogni preghiera cristiana, ogni momento della vita dovrebbe essere “pasquale”. Evidenzio alcuni tratti della nostra fede pasquale. Primo. La Pasqua comprende in modo inscindibile, come un tutt’uno, passione-morte-risurrezione di Gesù, compresa la Pentecoste. La sequenza temporale degli eventi storici e nella celebrazione liturgica ci aiuta a meditare e a rivivere in modo approfondito i singoli momenti dell’unico grande Mistero. Lo afferma chiaramente il quarto Vangelo usando espressioni come “la mia ora”, “innalzare e glorificare”, Gesù re crocifisso che attira tutti a sé, Gesù che muore “consegnando il suo Spirito” (Gv 19,30). I Vangeli sono nati come racconto e testimonianza della passione-morte-risurrezione di Gesù, compresa e accolta nella luce dello Spirito. Il Risorto mostra come segno di riconoscimento le piaghe del crocifisso. Gesù vive la passione con una tale potenza d’amore che il centurione pagano “avendolo visto morire in quel modo disse: davvero quest’uomo era il Figlio di Dio” (Mc 15,39). La professione di fede che gli apostoli faranno dopo le apparizioni del Risorto e dopo aver ricevuto il fuoco dello Spirito, il pagano (il Vangelo non raramente mostra queste sorprese) l’anticipa dinanzi al Crocifisso. E con ciò diventa il primo testimone di tutti coloro che “volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37), trovandovi immediatamente la salvezza. Come accadde anche al ladrone. Secondo. Ciò che emerge nella Pasqua è la rivelazione suprema, inaudita e inimmaginabile dell’amore di Dio: l’amore reciproco del Padre per il Figlio nello Spirito santo; l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito per l’universo intero; il dono della vita eterna, offerta a tutti per mezzo di Gesù, il Salvatore, che ha preso su di sé tutte le nostre miserie e tutti salva col suo sangue. Un Dio “appassionato” dell’uomo come diceva santa Caterina (altro che il Dio impassibile!). Un Dio crocifisso da noi e per noi! Questa è “l’opera di Dio” (cf. Sal 22; 117), il giorno del Signore, l’onnipotenza divina che si rivela come Amore (cf. 1Gv 4,8.16). La Pasqua è l’abisso senza fondo o il vertice infinito dell’Amore divino. Terzo. Allora la vita del discepolo di Gesù poggia, come sulla roccia, nella Pasqua. È qui il fondamento sicuro della fede cristiana. Se Gesù è morto in croce, è stato sepolto, è disceso agli inferi, è risorto il terzo giorno, ha donato e dona continuamente il suo Spirito, la vita (anche di chi ancora non crede) trova il suo unico e decisivo ancoraggio nella Pasqua. Di che possiamo avere paura? Di che possiamo dubitare? “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (Rm 8,31-35). Per chi crede in Cristo, tutto è possibile, perché nella sua passione-morte-risurrezione-pentecoste abbiamo storicamente documentate le indicibili meraviglie del suo Amore e noi siamo risorti con Cristo. “Oggi sarai con me in paradiso”. Due peccati compromettono l’accoglienza della grazia della Pasqua: la presunzione e la disperazione, due modalità dell’indurimento del cuore e dell’incredulità. La fede pasquale invece apre alla vita buona del Vangelo, all’esperienza delle beatitudini dell’Amore che nella passione-morte-risurrezione di Gesù trovano la massima espressione e generano l’Alleluia pasquale, l’Exultet, la gioia cristiana.

AUTORE: Gualtiero Sigismondi