Per il secondo anno consecutivo trionfano i balestrieri eugubini

Nel tradizionale "Palio" battuto nuovamente il Sansepolcro

La società Balestrieri di Gubbio trionfa nel tradizionale “Palio” con Sansepolcro, disputato nella cornice di piazza Grande, dinanzi ad un pubblico entusiasta per la qualità dello spettacolo che si andava svolgendo sotto i suoi occhi. Il “Palio” è una finestra aperta sul passato e propone riti e consuetudini secolari (uno dei primi documenti ufficiale risale al 1461) sfruttando il fascino di un’arma micidiale e potente come la balestra per “aprire” pagine di storia e di orgoglio territoriale. Al di là dell’aspetto puramente culturale – rievocativo, la manifestazione è animata da una sottile rivalità, coltivata nelle tante sedute di allenamento cui i “balestrieri” dell’una e dell’altra parte si sottopongono per entrare in un albo d’oro di grande prestigio, ricostruito da Piero Menichetti dal 1594 in poi. Lo inaugura Andrea Beccafico. A trionfare sono stati, come già lo scorso anno, i balestrieri eugubini che hanno conquistato le prime quattro posizioni. Al primo posto si è classificato Marcello Pasquini, al quale la vice sindaco Palmira Barchetta ha consegnato il bel “drappo” realizzato dall’artista toscano Impero Nigiani, abile nel sintetizzare i legami tra Gubbio e Firenze, l’Umbria e la Toscana richiamando uno dei passi (Purgatorio, Canto XI) dedicati a Gubbio da Dante Alighieri nella “Divina Commedia”. Seguono Antonio Madonnini, Claudio Mancini e Giampiero Bicchielli. Primo di Sansepolcro, quinto assoluto, è risultato Mario Gherardi. Le premiazioni sono state effettuate dai sindaci di Gubbio e Sansepolcro, Orfeo Goracci e Dario Casini (tra l’altro balestriere) e dal preside dell’Istituto statale d’arte Giovanni Meli. Una presenza motivata da una circostanza importante: l’istituto d’arte infatti ha progettato (ispirandosi al Trecento eugubino ed alle pitture di Ottaviano Nelli) i ventun nuovi costumi indossati da Consoli, Tamburini ed Alfieri durante la sfilata. Un passo avanti importante nel rinnovamento dell’intero patrimonio, logoro ormai per l’abbondante uso.