Per la Fiat serve coraggio

Le reazioni della Chiesa al referendum tra gli operai dello stabilimento di Pomigliano

I lavoratori hanno deciso: 2.888 sì; 1.673 no; 20 schede bianche; 59 nulle. Sono i numeri del referendum relativo all’ipotesi d’accordo tra sindacati metalmeccanici (esclusa la Fiom) e Fiat per lo stabilimento di Pomigliano. La percentuale del consenso corrisponde a più del 60% dei votanti. In una nota ufficiale dell’azienda, resa nota mercoledì 23 giugno, si legge che la Fiat “ha preso atto della impossibilità di trovare condivisione da parte di chi sta ostacolando, con argomentazioni dal nostro punto di vista pretestuose, il piano per il rilancio di Pomigliano”. L’azienda “apprezza il comportamento delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori che hanno compreso e condiviso l’impegno e il significato dell’iniziativa di Fiat Group Automobiles per dare prospettive allo stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano”, per cui “lavorerà con le parti sindacali che si sono assunte la responsabilità dell’accordo al fine di individuare e attuare insieme le condizioni di governabilità necessarie per la realizzazione di progetti futuri”. Ripagare la fiducia. “Ora è obbligo morale del management Fiat non fare un solo passo indietro, non fare leva in modo strumentale sui ‘no’ emersi dalla consultazione, e portare a Pomigliano, come promesso, la nuova Panda, investendo in modo massiccio per il rilancio duraturo e stabile dello stabilimento”. Lo scrive il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma, in una lettera aperta ai lavoratori della Fiat di Pomigliano, dopo il referendum. “Eravate chiamati ad una scelta difficile – ammette il presule, rivolgendosi ai lavoratori -, dalla quale dipendeva il futuro dello stabilimento Giambattista Vico. Avevate tra le mani non solo il vostro destino personale, ma anche quello dei vostri 5mila colleghi e di oltre 10mila persone dell’indotto regionale”. Accettando il piano, sostiene il vescovo, “avete dimostrato coraggio, serietà e senso di responsabilità. Avete dimostrato che il Meridione, lungi da ogni stereotipo, ha sete di lavoro”. Perciò, “ora tocca al management Fiat mettere in campo lo stesso coraggio, la stessa serietà, lo stesso senso di responsabilità”. Anzi, per il vescovo, “proprio la fiducia concessa da operai e impiegati all’impresa deve essere ripagata dalla stessa con una grande e scrupolosa attenzione al futuro produttivo, ai diritti civili e alle condizioni di lavoro”. Anche i sindacati “accolgano questo risultato come un richiamo dei lavoratori ad essere uniti, ad ascoltare le reali esigenze di coloro che rappresentano”. Rivolgendosi ai manager Fiat, il vescovo dice: “Ecco la gente del Sud, ecco la gente che fa la storia caricandosi la propria croce sulle spalle. Non traditela, questa gente. Per amore del Cielo, non traditela”. Il lavoro è prioritario. “L’auspicio è che non sia mortificato questo serbatoio occupazionale notevole per la Campania che è lo stabilimento Fiat di Pomigliano, ma allo stesso tempo che non siano mortificati i diritti dei lavoratori”. È l’opinione di don Carmine Giudici, responsabile uscente della Delegazione Caritas Campania. Quello che conta “è che ora si trovi una soluzione e Pomigliano non chiuda. I sentimenti sono contrastanti: l’impressione è che le condizioni proposte dall’azienda un po’ mortifichino i lavoratori, ma in questi casi vale il principio del male minore e sicuramente la salvaguardia del lavoro, soprattutto nell’attuale contingenza, è prioritaria”. Tutti responsabili. “Adesso più che mai sono necessari una presa di consapevolezza e di responsabilizzazione da parte di tutti e un tavolo di concertazione”. Ad affermarlo è Eleonora Cavallaro, presidente delle Acli Campania, secondo la quale “deve essere chiaro a tutti l’obiettivo: Pomigliano non deve chiudere, il che è possibile con una ripresa strategica delle politiche industriali non solo campane, ma meridionali, italiane ed europee”. Anche se non c’è stato un plebiscito per i sì, “i posti di lavoro a Pomigliano non possono essere persi, nessuno può arrogarsi il diritto di mettere la parola fine”. L’augurio che fa Cavallaro è che “la Fiat molto responsabilmente mantenga le promesse fatte di investire 700 milioni nello stabilimento di Pomigliano”. È necessario anche che “ci sia una ripresa di dialogo tra tutte le parti sindacali e la capacità di coinvolgere tutti i lavoratori in un progetto comune”. E la Regione è pronta a fare la sua parte, come assicura il presidente della Giunta, Stefano Caldoro: “La Regione Campania sarà in campo con tutti gli strumenti amministrativi e legislativi per sostenere il rilancio dell’impianto di Pomigliano secondo l’accordo sottoscritto fra la Fiat e le organizzazioni sindacali, che si è rafforzato con l’esito del referendum”. “Sono certo che l’azienda troverà nel senso di responsabilità dimostrato dai lavoratori un ulteriore stimolo per favorire gli investimenti nella nostra Regione”, conclude il presidente.