Per un culto eco-responsabile

Convegno Cei sulla costruzione di chiese che siano rispettose anche dell'ambiente: 'Costruire bene per vivere meglio'. Commento di un delegato umbro presente all'evento

Il 14, 15 e 16 aprile si è tenuto a Roma, un importante convegno promosso dalla Cei (Conferenza episcopale italiana) dal titolo ‘Costruire bene per vivere meglio: edifici di culto nell’orizzonte della sostenibilità’. La frase esprime molto chiaramente l’intenzione della Cei, ed in particolare dell’Ufficio nazionale per l’edilizia di culto, di promuovere pratiche di edilizia sostenibile anche per gli edifici religiosi, siano essi nuovi o antichi.L’idea di un incontro per trattare questo tema specifico nacque il 2 settembre 2007 quando Papa Benedetto XVI, durante l’omelia dell’incontro con i giovani a Loreto, evidenziò la necessità di porre maggiore attenzione alla tutela dell’ambiente, invitando le nuove generazioni ad operare per la ricostituzione di una forte alleanza fra l’uomo e la terra. Al convegno hanno partecipato ospiti di fama internazionale nell’ambito della bioarchitettura, primo fra tutti Paolo Soleri, architetto italiano emigrato in America per divenire allievo di F. L. Wright, grande maestro dell’architettura contemporanea. Paolo Soleri dal 1956 vive in Arizona, e nel deserto ha fondato Arcosanti, una città nuova che, come ama definire il suo fondatore, si basa sull’arcologia, filosofia che ricerca l’equilibrio perfetto fra architettura ed ecologia. Dal convegno sono emerse posizioni importanti. Di fronte al continuo aumentare dei costi delle fonti primarie di energia fossile, il problema della ricerca di forme energetiche alternative assurge a dimensioni globali e quindi anche morali; in questo senso l’architettura di culto deve sentirsi investita di un ruolo fondamentale nell’essere esempio e guida per la cultura contemporanea. Bisogna che l’uomo riacquisti una dimensione più giusta, realizzando che l’epoca del dominio assoluto sulla natura è ormai finita e che occorre piuttosto re-imparare ad interpretare l’ambiente che ci ospita come bene comune dell’intera umanità; come tale esso deve essere protetto e tutelato, dal momento che i luoghi che oggi modifichiamo a nostro uso e consumo senza alcuna ‘attenzione conservativa’ sono gli stessi che lasceremo in eredità alle generazioni future. L’obiettivo finale, il punto di arrivo di un progetto che solo ora sembra consolidarsi dopo innumerevoli tentativi di sensibilizzazione messi in atto da parte di tante menti illuminate, consiste nel comprendere che possiamo occupare l’ambiente senza consumarlo, riacquisendo una nuova responsabilità verso il creato. La chiesa, come casa comune dell’essere umano, diviene con la sua architettura responsabile luogo di proposta ed iniziativa, oltre che di preghiera e raccoglimento. Inevitabilmente però non si può non affrontare il problema legato al maggior costo di molte soluzioni eco-compatibili. L’appello è quindi rivolto agli organi di controllo perché perseverino nell’adozione di provvedimenti di agevolazione sistematici e continuativi, e perché sappiano promuovere momenti di conoscenza e confronto in modo che si possa prendere sempre maggior coscienza che il maggior investimento iniziale può essere facilmente controbilanciato dall’abbattimento dei costi di gestione dell’edificio. Per quanto riguarda poi gli edifici di culto, circa la possibilità di mettere in atto soluzioni ecologiche, vista l’impossibilità di accedere a vantaggi di tipo fiscale, occorre segnalare che la Cei sta mettendo a punto una proposta di convenzione con Gothe, società di tipo Esco (Energy Service Company) tramite la quale sarà possibile accedere a forme di finanziamento esterno per rendere sostenibili anche i costi iniziali di investimento.

AUTORE: Alessandro Petrani