Periodicamente spunta una “voglia irrefrenabile di secessione”

Secessionisti eugubini guardano verso le Marche

Irrefrenabile voglia di secessione. Che si tratti di una voglia legittima, sul piano puro e semplice dei desideri, non c’è dubbio. Che lo sia anche dal punto di vista dell’aspetto democratico dell’aspirazione… pure (naturalmente previa consultazione popolare). Qualche dubbio sorge invece quando si passa a valutare le motivazioni storico-politiche e l’utilità sociale della richiesta. Il riferimento è a quella irrefrenabile voglia di secessione che, da qualche anno a questa parte, sembra emergere, qua e là, dalle più disparate parti dell’Umbria e che presenta, talora, zone d’ombra che attendono di essere diradate proprio al fine di fugare ogni ragionevole dubbio e perplessità. Le motivazioni che stanno alla base del disagio – vero e presunto che sia – sono analoghe e possono essere riassunte nella insoddisfazione del rapporto che lega taluni amministrati con gli amministratori, con i primi che accusano i secondi di scarsa attenzione alle problematiche che affliggono le società locali.Tali sono, ad esempio, gli addebiti mossi da taluni ambienti eugubini nei confronti del governo regionale e la conseguente, dichiarata aspirazione dei secessionisti a abbandonare l’Umbria per realizzare un ritorno tra le braccia (che si presumono accoglienti) del Ducato marchigiano del Montefeltro, oggi amministrato in gran parte dalla Provincia di Pesaro-Urbino. E la voglia di cambiamento è tanto grande (almeno per i propugnatori) da far dimenticare le più antiche origini umbre, le leggi delle Dodici Tavole, le maggiori difficoltà dei collegamenti e l’inserimento in una realtà che non è più quella del Rinascimento. Altro discorso quello che riguarda il “ritorno di fiamma” per Fospono, la terza provincia umbra da realizzare mediante l’unione dei territori di Foligno, Spoleto e Norcia. Un paio di lustri or sono la cosa era sembrata, non solo possibile ma sul punto di concretizzarsi. Non mancava neppure il placet politico dell’ente Regione e quello – “obtorto collo”? – della Provincia di Perugia. L’iniziativa naufragò soltanto per il mancato accordo sulla leadership tra Foligno e Spoleto. Oggi i partigiani di Fospono non tengono nel debito conto, non solo del fatto che l’accordo tra i due capoluoghi della Valle umbra è tutto da costruire, ma che l’importante zona della Valnerina, dopo la costruzione di adeguate strutture viarie, guarda con crescente interesse verso l’ascolano e non mostra più tanto entusiasmo alla prospettiva di fare da ruota di scorta dell’asse imperniato sulla Flaminia. E che dire, infine, di certi ambienti orvietani che prestano crescente attenzione al canto di sirene proveniente dalla Tuscia, al di là del lago di Bolsena? In definitiva tanta carne al fuoco che, almeno per il momento, manda soltanto odore di fumo invece che di arrosto.

AUTORE: Giancarlo Scoccia