Pittura appassionata

Prosegue a Todi la mostra 'Iacopone e l'arte in Umbria nel Duecento'. Uno sguardo ai dipinti

Documenti che, forse, non avremo più occasione di ammirare dopo questa uscita, data la loro delicatezza: tra questi, codici, memoriali, lettere, bolle, miniature nonché i manoscritti del Laudario, con le edizioni più antiche e le prime edizioni a stampa. E poi opere d’arte che per la prima volta sono state raccolte insieme in una mostra, provenienti dal territorio umbro, tra cui affreschi (c’è anche quello, staccato, ritraente Iacopone da Todi, opera di Paolo Uccello, proveniente da Prato), tele, tavole, sculture in legno per raccontare di un periodo storico – artistico tra i più significativi e del quale il nostro frate – poeta diventò uno dei protagonisti.La mostra su Jacopone da Todi ha aperto i battenti sabato 2 dicembre scorso.Prima sezione Nella prima parte raccoglie documenti che raccontano, per quel poco che se ne sa, dell’esperienza umana e spirituale di Iacopone, nato tra il 1230 e il 1236 a Todi e morto nel 1306 a Collazzone (anche su queste date Enrico Menestò nutre qualche dubbio), e che nel 1278 entrò nell’Ordine dei Minori, schierandosi poi quasi subito dalla parte degli Spirituali. Si tratta di documenti preziosi che provengono da collezioni importantissime, come la biblioteca Riccardiana di Firenze e la Laurenziana di Firenze, oltre che dall’Augusta di Perugia, dalla Nazionale di Napoli ed altre ancora. Seguono poi documenti di personaggi storici con cui Jacopone ha avuto a che fare, come la bolla di Bonifacio VIII contro i cardinali Colonna, il testamento del cardinale Bentivenga Bentivegni, i manoscritti agiografici, le edizioni delle poesie di Iacopone, le iconografie sul frate, i testi delle Laude, che testimoniano la fortuna che quest’ultime ebbero nel Medioevo, ‘una fortuna – sostiene Enrico Menestò – seconda solo a quella di Dante e che continua ancora oggi’. Seconda sezioneIn questa sezione (curata dal compianto Fabio Bisogni) troviamo prevalentemente opere lignee e pitture del Duecento. Opere che riproducono temi quali la Passione di Cristo, la Madonna e san Francesco e scelte – spiega Alessandra Gianni, ricercatore all’università degli studi di Siena, (il suo settore è l’iconografia sacra medievale, è stata allieva del prof. Bisogni) – perché Jacopone può averle viste, in quanto opere sue contemporanee o di epoca antecedente, nel corso delle sue visite nelle chiese francescane. Certamente, come francescano, è stato a visitare la basilica di san Francesco ad Assisi e la tomba del santo, ed ha visto, probabilmente, anche alcune opere come la Tavola del Maestro del Tesoro proveniente dal Museo del Tesoro di Assisi (terzo decennio del XIII secolo), con San Francesco al centro e intorno quattro scene di miracoli post mortem. La crocifissioneAltra opera che certamente il poeta vide, è il Crocifisso del Maestro dei crocifissi blu (1260 – 1265): il Cristo sulla croce, sui lati, ha due dolenti, la Vergine e san Giovanni. Qui ‘ sottolinea ‘ è ben documentato il forte patetismo dell’arte medievale di questo periodo, in particolare di quella umbra, un patetismo che si accentua sulla scia della nuova sensibilità introdotta dagli ordini mendicanti, quali quello francescano e di san Domenico. È il Christus patiens – spiega – il Cristo morto con il capo dolorosamente reclinato, gli occhi chiusi, il corpo arcuato sulla croce. Una tipologia che troviamo anche in un altro crocifisso, quello di Petrus, di epoca precedente (1240): è il primo esempio di croce in cui viene proposta l’iconografia del Christus patiens. È l’opera più antica della mostra, proveniente dal Museo civico di Norcia: il Cristo morto, con gli occhi chiusi, ha ancora il corpo eretto e le braccia sono stese, e non c’è ancora il totale abbandono alla morte, che abbiamo visto nei crocifissi del Museo del Tesoro. La MadonnaIl tema della Madonna è rappresentato da diverse statue lignee, in particolare da Madonne col bambino, cosiddette Sedes sapientiae: un’iconografia che inizia in epoca romanica e dove la Vergine, seduta rigidamente in modo frontale, viene identificata come sede della sapienza incarnata che è Gesù. C’è poi la deposizione lignea, un gruppo completo proveniente dal museo della Castellina di Norcia: Cristo in croce con i dolenti (la Madonna e San Giovanni evangelista) e altri due personaggi (san Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo). Di raffinata matrice bizantina è la Madonna con bambino del museo dell’Opera del Duomo di Orvieto. San FrancescoL’ultimo tema è quello di San Francesco, a cui Jacopone ‘ prosegue Alessandra Gianni – dedica due Laude. Oltre che nelle tavole del Museo del Tesoro, il santo lo troviamo ritratto in una tavola cuspidata proveniente da Orte: anche qui, oltre al santo sono rappresentati i quattro miracoli. Un san Francesco rappresentato in tutta la sua crudezza ‘ prosegue ‘ è quello realizzato da Cimabue nel 1290 e conservato nel Museo di Santa Maria degli Angeli. Il santo è ritratto secondo quello che dice la tradizione di lui, piuttosto piccolo e con il volto scavato, tanto da sembrare un ritratto: probabilmente doveva essere una tavola che faceva da coperchio della cassa in cui era stato sepolto il corpo di san Francesco’. Una sottosezione è dedicata alle miniature: ‘Anche qui – continua – il pathos, la drammaticità della scena della crocifissione (ad esempio nel Messale della fine del XIII secolo proveniente dalla Biblioteca comunale presso la biblioteca del Sacro convento), tipica di questo periodo, è ben evidenziata. Qui addirittura il sangue di Cristo, che zampilla dal costato e dalle due mani, a destra cade sulla testa della Madonna a sinistra sulla spalla di san Giovanni evangelista. Una drammaticità che si ritrova anche nelle Laude di Iacopone, come ad esempio in Donna de’ Paradiso dove si insiste molto proprio sulle sofferenze umane’.

AUTORE: Manuela Acito