Piviale nuovo per sant’Ubaldo

Festa dei Ceri. Il prezioso paramento rivestirà la statua durante la “corsa”

Nel quadro delle iniziative per l’850° anniversario della morte del Patrono, merita di essere annoverata una iniziativa che sintetizza amore ed affetto verso il santo vescovo eugubino. Sarà infatti rivestita da un piviale nuovissimo, esempio del più qualificato artigianato locale e della proverbiale generosità del popolo eugubino, la settecentesca statua lignea di sant’Ubaldo che nel pomeriggio del 15 maggio, preceduta dal Vescovo e dal clero, muove dalla cattedrale, attraversa processionalmente la città per incontrarsi con i Ceri e ceraioli in cima alla “calata dei Neri”. Da qui, dopo la benedizione, che “li assolva in articulo mortis”, secondo la felice espressione di Umberto Marvardi (eugubino di adozione, tra i più grandi poeti cristiani del secolo scorso), inizia la corsa travolgente ed affascinante che si placa solo nella basilica sul monte Ingino. Il paramento sacro, impiegato per la prima volta lo scorso anno in sostituzione di quello del passato, eccessivamente danneggiato, non aveva retto alle sollecitazioni delle mani dei tanti “ceraioli” protese per cercare un contatto, segno di devozione e di invocazione. Ad un certo punto – proprio lungo corso Garibaldi – era scivolato dalle spalle della statua: una scena che aveva provocato reazioni negative. Immediata l’idea della signora Gabriella Gaggiotti di confezionarne uno nuovo, condivisa subito da diocesi, famiglia dei Santubaldari e dalle altre famiglie dei ceraioli, Università dei Muratori, associazione Maggio eugubino. “È stato l’inizio di un percorso faticoso ed affascinante – ricorda Gabriella – condiviso con ricamatrici ed esperti”, all’insegna del volontariato più puro: don Mirko Orsini, Paolo Salciarini, Ubaldo Minelli, Giovanna Ghigi, Francesca Pierini, Rosella Vantaggi, Anna Beretta. La ricerca del campione più idoneo da utilizzare come riferimento (“per essere in sintonia con il sentire dei cittadini”) è caduta alla fine sull’affresco quattrocentesco che si ammira nella cappellina di S. Spirito. Poi la scelta della stoffa più valida per colore e tessuto, con viaggi in giro per l’Italia e l’approdo finale in una ditta fiorentina che ha fornito una tela (m 10 x 0,60) lavorata su telaio a mano da un’unica persona per evitare difformità di “battute”. Notti passate a scegliere fregi e disegni, con le ricamatrici a trasferirli poi sulla stoffa usando lenti d’ingrandimento per garantire perfezione ai ricami con filo in oro (per oltre gr. 150) o canutiglia, nonché ai fregi fatti arrivare dalla Tunisia.

AUTORE: Giampiero Bedini