“Posso dire di essermi davvero innamorato di questa diocesi”

Domenica 16 aprile 2000, mons. Vincenzo Paglia faceva l'ingresso in diocesi

“Vorrei presiedere le liturgie della Settimana santa tutte in Cattedrale a Terni”: fu il primo desiderio di mons. Paglia, prima ancora del suo ingresso in diocesi. Era un primo segnale del suo orientamento di fare della cattedrale il fulcro del suo insegnamento e il luogo primo delle celebrazioni da Lui presiedute. Un “segno” seguito da altri impegni per rendere la cattedrale bella, accogliente, la “casa di tutti”. Subito dopo cominciò a parlare della domenica come “giorno che salva”, motivo primario del ritrovarsi come cristiani, indicazione di speranza per tutti gli abitanti del territorio. Seguì, nei giorni dell’ingresso in diocesi, la visita all’ospedale e al carcere, l’impegno in vari modi a favore dei poveri. Motivo di stupore fu, negli stessi giorni, l’idea di far giungere a ogni abitante della diocesi il Vangelo di Luca da lui stesso commentato: “a tavola”, disse, “ognuno per mangiare ha il suo piatto, così il Vangelo deve arrivare a ogni persona”. Seguirono altri gesti e iniziative, sempre di particolare significato. Sì, perché i gesti e le parole di mons. Paglia vanno visti con questa categoria: essere “segno” di un cammino da percorrere, di un volto di Chiesa da manifestare. Esprimendo cordiali auguri a mons. Paglia in questa occasione, facciamo sentiti auguri anche a noi, perché possiamo sempre cogliere in modo adeguato il suo linguaggio fatto di “segni” importanti per il nostro cammino. Antonio ManieroVicario generale della diocesiSono passati due anni dal suo ingresso a Terni; come è cambiato il mondo in questo periodo? E come è cambiata la Chiesa? Lo abbiamo chiesto al vescovo di Terni mons.Vincenzo Paglia.”Innanzitutto siamo entrati in un nuovo secolo e in un nuovo millennio. Da una parte c’è stato l’invito del Papa con il Giubileo a “prendere il largo”: un’energia positiva, quindi, a radunare i popoli in una prospettiva nuova, nel sogno insieme ingenuo e ambizioso di una fraternità universale. Ma c’è anche chi dice che il nuovo millennio sia veramente iniziato l’11 settembre. E’ indubbio che quell’ avvenimento ha fatto emergere improvvisamente sulla scena del mondo il mistero del male che sembra sempre più guadagnare spazio. Così ci troviamo di fronte ad un vero e proprio scontro tra la forza del bene e quella del male. Il Papa riferendosi alla Terra Santa ha detto che si sta facendo “guerra alla Pace”. Qui in Umbria la tradizione spirituale va da San Benedetto a San Francesco e allora dobbiamo lavorare tutti perché trionfino la pace e il dialogo in ogni luogo, a partire da quello in cui viviamo. Perché è nel cuore che nasce la vera pace quando riusciamo ad abbattere i nostri pregiudizi e le nostre piccole e grandi intolleranze”. In questi due anni ha fatto tante cose. Di quale va più fiero? “In questi due anni posso dire di essermi davvero innamorato di questa diocesi e di questa terra. Voglio bene alla città e ai paesi e da questa prospettiva posso dire che non c’è niente di quello che ho fatto più importante di un altro. La cosa più importante per me era trasmettere il messaggio di salvezza di Gesù a tutti, anche a chi non crede; e allora in questo senso un suo primato ce l’ha il Vangelo che ho regalato a tutti i cittadini, così come particolarmente simbolico è stato il restauro della Cattedrale, segno esterno di un restauro molto più profondo. Io vorrei che la Chiesa di Terni Narni Amelia risplendesse sempre di più della luce del Vangelo. Questa bellissima facciata della nostra cattedrale deve darci i tratti della facciata ancor più bella che deve essere quella della comunità dei cristiani”. Di lei si dice che “non parla come un prete”. Quale pensa debba essere il terreno di incontro tra laici e credenti? “Io ho solo un desiderio: la felicità di tutti, e quindi voglio che la dimensione evangelica venga compresa non in modo parziale ma come qualcosa che riguarda ogni uomo: in questo senso credo che si possa e si debba trovare un incontro tra credenti e laici, proprio perché ci troviamo di fronte ad una situazione culturale e sociale in cui sembra prevalere sempre più l’individualismo; invece c’è un grande bisogno di fraternità, di comunione, di una prospettiva più alta. Ecco allora la necessità di trovare non solo ideali comuni ma anche momenti e impegni per far crescere in senso più solidale questa nostra società che rischia di continuare solo ad innalzare barriere”. Secondo lei di cosa hanno bisogno i ternani? “Hanno bisogno di un sogno più ampio, di sapersi allontanare dal grigiore quotidiano, di saper andare oltre gli interessi personali o di categoria. C’è bisogno che la città ritrovi tutta intera un soggetto che sappia battere all’unisono per una prospettiva che le apra i confini. Terni ha bisogno di un grande sogno e ha tutte le energie per realizzarlo”.

AUTORE: Arnaldo Casali