La prima lettura di oggi e il Vangelo ci parlano dell’importanza della preghiera. La prima lettura, tratta dal libro dell’Esodo, ci narra l’episodio della battaglia degli Israeliti contro gli Amaleciti. Durante quella battaglia Mosè stava sulla cima di un colle con le mani innalzate verso il cielo in atteggiamento di supplica. Quando le sue mani erano alzate, Israele aveva la meglio; come le abbassava, gli Amaleciti prevalevano. Così è pure per noi. La vita su questa terra è tutta una battaglia contro le forze del male. Finché preghiamo, riusciamo a superare tutte le tentazioni; se invece veniamo meno a questo dovere fondamentale della preghiera, il male prende il sopravvento nella nostra vita. C’è un particolare che dobbiamo tenere in considerazione: Mosè si fece aiutare da Aronne e da Cur nel tenere innalzate le braccia che cadevano dalla stanchezza. Ciò indica che anche noi dobbiamo ricorrere alla preghiera dei nostri fratelli. Da soli non ce la faremo; ma, come si dice, l’unione fa la forza. Le mani di Mosè, in questo modo, rimasero innalzate fino al tramonto del sole. Così la nostra preghiera dovrà essere perseverante. E’ soprattutto il Vangelo che ci insegna quanto sia importante la perseveranza. La pagina di oggi riporta la parabola della vedova che ricorre al giudice. L’evangelista Luca scrive che questa parabola ci fa comprendere la necessità di pregare sempre “senza stancarsi mai” (Lc 18,1). Dobbiamo imitare la perseveranza di quella vedova che, alla fine, venne esaudita per la sua insistenza. Se quel giudice disonesto accontentò la povera vedova, quanto più Dio farà prontamente giustizia a quelli che gridano a Lui? (cf Lc 18,7).
La pagina del Vangelo si chiude però con una domanda che deve farci molto riflettere: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). E’ necessaria la fede. Solo così la nostra preghiera avrà effetto. Tante volte si prega, ma non si ha una sufficiente fede nella potenza della preghiera. Per questo rimaniamo a mani vuote.
Ogni volta che preghiamo dobbiamo ravvivare la nostra fede in quello che stiamo per fare. Dobbiamo pensare che c’è una enorme differenza tra il recitare, ad esempio, una corona del Rosario e il non farlo; tra il fare un’ora di Adorazione eucaristica e il perdere il tempo in ozio; tra il ricevere la Santa Comunione e il farsi vincere dalla pigrizia e non andare alla Messa. Tante volte, purtroppo, siamo presi da una strana tentazione che ci fa dire che, in fin dei conti, è sempre la stessa cosa. E così la nostra preghiera è come un corpo senz’anima.
Dobbiamo pensare che Gesù può e vuole esaudirci più di quanto possiamo desiderare di essere esauditi. Dobbiamo pensare che, se ricorriamo all’intercessione della Vergine Maria, la nostra preghiera diventerà molto gradita al Cuore di Gesù e otterrà più facilmente ciò che desideriamo, se veramente quanto chiediamo è secondo la Volontà di Dio e per il nostro bene. Se preghiamo sempre con queste disposizioni interiori otterremo sicuramente molto dal Signore. Ciò che ferisce il Cuore di Gesù è la nostra mancanza di fiducia.
“Impariamo dunque dalla vedova del Vangelo a pregare sempre, senza stancarci. Era brava questa vedova! Sapeva lottare per i suoi figli! E penso a tante donne che lottano per la loro famiglia, che pregano, che non si affaticano mai. Un ricordo oggi, tutti noi, a queste donne che col loro atteggiamento ci danno una vera testimonianza di fede, di coraggio, un modello di preghiera. Un ricordo a loro! Pregare sempre, ma non per convincere il Signore a forza di parole! Lui sa meglio di noi di che cosa abbiamo bisogno! Piuttosto la preghiera perseverante è espressione della fede in un Dio che ci chiama a combattere con Lui, ogni giorno, ogni momento, per vincere il male con il bene” (Angelus di Papa Francesco del 20 ottobre 2013).