Donne al bivio. Giorgia e Stefania di fronte alla guerra. E alla pace. Si vis pace, para bellum , dice Meloni, rifacendosi al detto degli antichi romani per giustificare le spese (vere o fittizie) per il riarmo e la difesa da eventuali attacchi (veri o presunti) esterni. Proietti rilancia il messaggio di san Francesco e Aldo Capitini e, testardamente verrebbe da dire, propone l’Umbria come terra non soltanto possibile sede di negoziati di pace (i frati del Sacro Convento si sono detti disponibili ad ospitare colloqui) ma anche come laboratorio dove sperimentare percorsi ed azioni di cooperazione e dialogo che evitino di ricorrere alle armi. La presidente della Regione Umbria ha anche conferito ad uno dei suoi assessori, Fabio Barcaioli, la delega alla pace.
Proietti propone un ministero alla Pace
Qualunque cosa questo voglia dire, concretamente. E propone, Proietti, che venga istituito a livello nazionale, un ministero alla Pace. Donne al bivio, si diceva. Donne al comando che sicuramente sull’obiettivo della pace hanno idee diverse. Doverosamente diverse, visti i percorsi di formazione politica che le hanno viste arrivare ai ruoli che oggi ricoprono. Giorgia Meloni si trova obiettivamente ad avere a che fare con una situazione internazionale che, da quando lei è capo del governo, si è ulteriormente complicata. Specialmente dopo l’inizio del secondo mandato di Donald Trump. Da quando il presidente americano ha sparigliato le carte della politica estera, rovesciando ad esempio di 180 gradi quelli che erano stati i rapporti dell’amministrazione Biden con Putin, e lasciando briglia sciolta alle scelte belliche di Netanyahu, la presidente del consiglio ha cercato di indovinare giorno per giorno su quali tasti battere per tenere fermo il rapporto con lo storico alleato Usa. Tenendo il punto sulla necessità di sostenere l’Ucraina. Senza sbilanciarsi più di tanto sulla drammatica situazione in Palestina.
Per Meloni le spese per il riarmo “sostenibili e necessarie”
All’inizio della seconda era Trump si era anche intestata un ruolo di ‘ponte’ tra le due sponde dell’Atlantico, che però i colloqui ‘faccia a faccia’ dei principali paesi europei hanno reso inconsistente. E la stessa Meloni, oltre a stare attenta a come muoversi nel nuovo, caotico scenario mondiale, deve fare uno sforzo in più per tenersi buono l’alleato leghista, che sicuramente, ad esempio sulla questione ucraina, non la pensa esattamente come lei. E che anche sulle spese per il riarmo sollecitate da Trump, per la premier “sostenibili e necessarie”, continua a manifestare quotidiani mal di pancia. Dunque equilibrismi, giochi di parole, silenzi e molta, molta tattica per la presidente del consiglio.
Leader di un paese, l’Italia, che se sente parlare di aumento di spesa per la sicurezza si mette in ansia, perché sa che i soldi non ci sono, il deficit è enorme e se le risorse vanno per il riarmo a soffrire è il welfare. Normale ragionare in questi termini: ma è come ammettere che se ci siamo potuti permettere un sistema sociale che viene in soccorso dei meno abbienti, è perché magari alla difesa hanno pensato altri. Gli americani, per esempio. Traendone comunque, anche loro, vantaggi non di poco conto.
Proietti nel nuovo soggetto pacifista “Rete civica sociale”
Stefania Proietti, riconquistato al centro sinistra il ponte di comando della Regione, sembra fare tesoro anche della sua esperienza di sindaca di una città a vocazione spiccatamente pacifista come Assisi per fare della pace uno dei caratteri distintivi del proprio mandato. Ed il tema della pace le consente anche di muoversi con ampi spazi di autonomia dentro il maggior partito della sua coalizione, quel Pd all’interno del quale, a livello nazionale, non mancano idee dissonanti sul come garantire sicurezza. E mentre alcuni esponenti dem auspicano un esercito comune europeo (in mancanza di una politica estera europea…), Proietti entra in un nuovo soggetto pacifista, denominato “Rete civica solidale”, con l’ex direttore di Avvenire ed europarlamentare Marco Tarquinio e il presidente di Demos, Paolo Ciani. Giorgia e Stefania, idee diverse su pace e sicurezza. Anche dall’esito delle loro differenti scelte dipende il futuro di una pace sempre più a rischio.
Daris Giancarlini