Propulsione digitale

Ha preso il via il 29 ottobre ad Assisi il Corso di formazione sulla comunicazione

Voluto dai Vescovi dell’Umbria e in particolar modo dalla Commissione regionale per l’ecumenismo e il dialogo, di cui è delegato Ceu l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, il Corso sulla comunicazione ha preso il via nel pomeriggio dello scorso 29 ottobre nella sala delle conferenze del Seminario regionale di Assisi. Di questa importante iniziativa a carattere regionale abbiamo già dato abbondanti informazioni, illustrando le sue finalità, articolazioni e programma, nei precedenti numeri de La Voce (n. 36 e 37). Accolti con grande affabilità dai superiori del Seminario, i convegnisti – 50 iscritti, che potranno aumentare e inserirsi nei prossimi incontri – si sono subito trovati a loro agio in un’atmosfera di amicizia e di fiducia. Tutti hanno potuto presentarsi e indicare il loro posto nella Chiesa e il lavoro svolto a servizio della comunità, ed hanno potuto esprimere i loro pareri dopo l’ampia e ricca relazione di mons. Domenico Pompili, direttore nazionale dell’Ufficio per le comunicazioni sociali e vice segretario della Conferenza episcopale italiana. (Il testo integrale della relazione si trova nel sito web della Cei: www.testimonidigitali.it). Per chi non era presente ne diamo pochi cenni, partendo dalla citazione fatta da Pompili di un saggio del sociologo Henry Jenkins: Pompili ha riportato gli 8 punti che, secondo Jenkins, rappresentano il complesso fenomeno della comunicazione sociale dopo l’avvento del digitale, riferiti a 8 parole: Innovazione, Convergenza, Quotidianità, Interattività, Partecipazione, Globalità, Generazionalità, Ineguaglianza. È stato un modo anche pedagogicamente utile per favorire l’elaborazione di un progetto verso il quale tutto il corso tende. Il progetto, detto in estrema sintesi, è proprio quello di trovare strade adatte a promuovere la costruzione di un modello operativo regionale di comunicazione che sia il frutto della convergenza dei fattori che compongono la varietà e complessità del fenomeno, e che possa quindi acquisire una sua identità e funzionalità. Questo suppone l’attivazione di opportune sinergie tra strumenti comunicativi, il coinvolgimento responsabile dei soggetti, la comune ricerca del vero e la disponibilità al dialogo e al confronto sulle modalità e gli stili della comunicazione. Un punto risultato decisivo, previo ad ogni ulteriore sviluppo del discorso, è stato indicato, in forma molto concreta e immediata, da mons. Pompili nella costituzione e/o rivitalizzazione dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali. La convergenza, perché non sia un’idea astratta, deve fare riferimento ad un luogo, ad un responsabile, a operatori distintamente indicati e preparati. In ogni diocesi dovrebbe trovarsi questo centro di propulsione e di forte sostegno a tutte le forme di comunicazione che vengono attuate nell’ambito della Chiesa del territorio, diocesana e regionale. Naturalmente il corso servirà anche a far maturare la coscienza della comunità, dei fedeli laici, dei Pastori, presbiteri, diaconi e religiosi dell’esigenza di una buona comunicazione, tanto più strettamente congiunta con l’emergenza educativa proposta dalla Cei come impegno pastorale per il decennio appena iniziato.

AUTORE: E. B.