Il Punto – La manna del proporzionale

Anche volendo, non potrei dire nulla di male sul conto di Michele Emiliano, né come uomo né come politico. Parlo di lui solo perché i fatti di questi giorni si prestano a un’analisi politologica. Dunque: l’ex sindaco di Bari, ora presidente della Regione Puglia, fra squilli di tromba si è candidato per fare il nuovo segretario nazionale del Partito democratico. Alle votazioni preliminari fra gli iscritti al partito (poi ci saranno le decisive “primarie”) è arrivato terzo su tre candidati, con meno del 7 per cento dei voti. Lui dice che invece ha preso ben l’8 per cento, e la considera una vittoria.

Quanto meno, si sente incoraggiato a insistere. C’è una logica in questo? Apparentemente no; ma bisogna sempre fare lo sforzo di cercare una spiegazione razionale. Ne azzardo una. A questi personaggi in realtà non interessa vincere, con tutte le grane e le responsabilità che ne conseguono. Gli interessa tenere in pugno la leadership del loro gruppuscolo, e poco male se questo è e resta ultraminoritario. La leadership del gruppuscolo assicura qualche poltroncina al momento delle spartizioni, e soprattutto quello che è considerato il bene supremo, la “visibilità”. Nel senso stretto del termine: perché consiste nell’essere visibili, anzi visti, nei telegiornali che ogni sera sgranano il rosario delle (irrilevanti) dichiarazioni dei capetti sui fatterelli del giorno. Avete notato che le tre o quattro compagnie di telefonia cellulare spendono somme enormi per farsi pubblicità a ogni ora del giorno e della notte? Hanno calcolato che il loro marchio deve apparire sugli schermi tot volte al giorno, altrimenti la gente va dai loro concorrenti. E così il capo del minipartito o della minicorrente deve farsi vedere in continuazione, non per crescere, ma per mantenere in vita il suo orticello e restarne il titolare.

La candidatura alle primarie del Pd, sia pure con la certezza di non avere più di una manciata di voti, è un veicolo perfetto. Ho fatto l’esempio di Emiliano, ma si potrebbe dire lo stesso di innumerevoli altri. Il ritorno a una legge elettorale proporzionale è manna dal cielo per una classe politica che ragiona così, perché promette a ciascuno il suo bocconcino.