Quando i ciociari venivano alla festa

ASSISI. 2 agosto, festa del Perdono. Guido, 94 anni, rievoca i tempi della sua gioventù

p align=”justify”Nonno Guido Discepoli “maestro del lavoro” (68 anni di attività presso la tipografia Porziuncola), poeta in dialetto e in lingua italiana, carico a 94 anni di attestati e diplomi, racconta in alcuni versi al ‘nepote’ la festa del Perdono terminando così: “Tutto è finito de quel tempo bello: / ‘l Perdono, cocco mio, nun è più quello!”. C’è un rimpianto in quest’ultima espressione? “Vi riscontro nostalgia per la mia più verde età ed espongo una constatazione. In effetti, il passaggio dalla civiltà contadina alla civiltà industriale ha mutato abitudini e comportamenti anche nella sfera religiosa. Da tempo la festa del Perdono ha assunto un più intenso valore spirituale fondato sulla consapevolezza dell’Indulgenza. In fondo è quello che conta. Ma riconosco anche che la festa ha perduto la cornice folcloristica e spettacolare”. Come si svolgeva dunque negli anni ’50? “La festa anzitutto si protraeva più a lungo. I giorni del 1’e 2 agosto rappresentavano solo il culmine, ma i ciociari arrivavano anche prima e sostavano anche dopo, per visitare i luoghi francescani e i santuari”. Con quali mezzi arrivavano quelli che venivano comunemente definiti ciociari? “Molti a piedi, senza le scarpe, sostituite da un pezzo di cuoio legato alle caviglie; alcuni con carrozze provviste ai lati di panche. Talvolta portavano offerte a nome di parenti e concittadini impossibilitati ad intervenire”. Dove alloggiavano? “I più benestanti (si fa per dire) in camere private, alcuni sotto il portico del Palazzo del Capitano del Perdono, molti si adattavano in stalle ripulite e fondi riadattati, altrettanti riposavano nel prato antistante la basilica. Scarsi i servizi igienici. Quando finivano le scorte portate da casa acquistavano i viveri presso bancarelle, chioschi e negozi”. Attiravano attenzione e curiosità? “Molta, per la foggia dei vestiti e per la devozione. L’Indulgenza si lucrava con l’atto delle cosiddette Passate. Avviene così anche oggi, ma la formula è più snella. La Passata comportava allora il tragitto dalla Porziuncola al portale della basilica e il successivo ritorno. Tanto più numerosi risultavano i giri, tanto più ampia era l’Indulgenza acquisita”.

AUTORE: Francesco Frascarelli