Quando in Umbria c’erano i Longobardi

Il 3 agosto l'inaugurazione ufficiale del Museo del Ducato di Spoleto

Dopo venticinque anni di lavori, intercalati da recuperi e restauri della Rocca albornoziana, a Spoleto apre il Museo nazionale del Ducato. Attraverso l’esposizione di materiali che vanno dal periodo paleocristiano fino al XV secolo, racconterà la storia di uno dei Ducati tra i più importanti d’Italia. L’inaugurazione ufficiale si svolgerà a Spoleto venerdì 3 agosto alle 17: l’annuncio è stato dato nei giorni scorsi in una conferenza stampa presso la sala conferenze della Galleria nazionale dell’Umbria. Il Museo, strettamento legato alla storia della Rocca trecentesca, sarà diretto da Francesca Cristoferi, della Soprintendenza, e gestito da un’associazione composta da quattro membri presieduta da Bruno Toscano, docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Roma. Avrà un’estensione complessiva di 1.241 metri quadri, di cui 864 destinati all’esposizione; 190 saranno le opere esposte, la maggior parte delle quali provenienti dalle raccolte civiche spoletine; 20 le sculture e i dipinti di proprietà dello Stato, oltre a frammenti scultorei altomedievali concessi in deposito dalla Curia. I reperti, che saranno esposti in 15 sale disposte su due piani, racconteranno la storia del Ducato fondato dai Longobardi poco dopo il 560, ma la cui estensione ha travalicato i confini del territorio umbro. ‘Comprendeva ‘ spiega infatti Bruno Toscano – gran parte dell’Umbria fino al Tevere, escluso il territorio perugino, le Marche e l’Abruzzo fino all’Adriatico. Dopo la sua fondazione Spoleto diventa capoluogo di uno Stato autonomo, confinante con lo Stato della Chiesa e fratello di altri Stati longobardi autonomi come Benevento e Cividale. Uno Stato di cui non sono stati identificati i luoghi istituzionali quali la sede dei duchi, il tribunale, l’archivio; sedi che certamente esistevano, come attestano i documenti ducali del tempo, oggi conservati nell’archivio di Farfa. Probabilmente – prosegue – la spiegazione risiede nel fatto che la Spoleto romana era ancora funzionale, viva, per cui i Longobardi si stabilirono negli edifici romani senza costruirne degli altri, come è successo in altri luoghi. Con il tempo, poi, alcuni di questi edifici furono abbandonati, distrutti, mentre altri sono tuttora identificabili’. Nessuna traccia anche della necropoli longobarda: ‘Mentre in altri ducati – sottolinea ancora – certamente non più importanti di Spoleto, come quello di Cividale, o in altri luoghi minori del ducato come Nocera Umbra e Castel Trosino, sono state rinvenute necropoli o varie sepolture, nella ‘capitale’ del Ducato non è stato ancora trovato nulla’. All’interno del complesso, dove è attualmente presente un laboratorio di diagnostica applicata ai beni culturali e il Centro per il restauro del libro antico, prossimamente troverà posto anche un Centro di documentazione che avrà tra i suoi principali obiettivi la costruzione di una banca dati relativa all’intero territorio del Ducato e della Rocca albornoziana.

AUTORE: Manuela Acito