Quasi 1.500 aziende non ce la fanno più

I dati sulla cassa integrazione relativi alla nostra regione

I numeri e l’impatto della cassa integrazione in Umbria fanno ormai paura. Più c’è ‘il caso’ dei soldi del Fondo sociale europeo (Fse) da utilizzare per sostenere sopratutto i cassa integrati ‘in deroga’ alla legge nazionale sulla Cig. Ossia tutte quelle persone con contratti di lavoro ‘a chiamata’, coordinati e continuativi (co.co.pro), a progetto (co.pro), da apprendisti, a tempo determinato, da interinali, in cooperative sociali o in aziende con meno di 15 dipendenti. In Umbria sono circa 120 mila, numero superiore a quello dei lavoratori subordinati del settore industriale. Secondo l’Inps regionale, al 31 dicembre 2008, le aziende in cassa integrazione straordinaria sono state 1.934. Il sistema dell’Inps non fornisce il numero dei cassa integrati ordinari, ma informa che le ore finora autorizzate sono 1.558.348: sia riguardanti la Cigo, sia la cassa integrazione straordinaria (Cigs) e quella ‘in deroga’. Ma alcune pratiche del 2008 restano in lavorazione presso l’Inps. Oggi il numero delle richieste di cassa integrazione pervenute all’Inps dalle aziende sono 1.038 per la cassa integrazione ordinaria e 395 per la straordinaria e quella in deroga: 1.433 domande piovute da tutta la regione. Il Governo chiede soldi. E le Regioni ‘giocano’ il loro FseIl governo Berlusconi ha chiesto un sostanziale aiuto alle Regioni. In Italia, degli 8 miliardi di euro da reperire per gli ammortizzatori sociali, ben 2 miliardi e 650 milioni saranno finanziati dalle Regioni attraverso una ‘ristrutturazione’, ossia una diversa destinazione del Fondo sociale europeo regionale. L’Umbria avrà risorse per 231 milioni di euro (di cui 131 di risorse statali). Dei circa 100 milioni di euro del Fse regionale, 44 dovranno essere ‘ristrutturati’. Con qualche problema, anche perché come nota il sindacalista Cisl, Claudio Ricciarelli ‘ancora non è stata fatta una riforma strutturale e definitiva del sistema degli ammortizzatori sociali. Un lavoro – continua Ricciarelli – che il governo Prodi, con il ministro Damiano, aveva già portato a un buon livello dialogando con le parti sociali’. Granocchia: ‘Operazione strampalata del Governo’. Nel frattempo le Province, che avevano già programmato come spendere le risorse del Fse, rischiano di dover fare i conti con i tagli. L’assessore alle Politiche del lavoro e della formazione della Provincia di Perugia, Giuliano Granocchia , definisce l’operazione del Governo ‘strampalata’. Difatti, ad oggi, non c’è l’accordo fra Palazzo Chigi e la Ue. ‘A meno che, nei prossimi giorni’, afferma Granocchia, ‘la Commissione europea non dica che le risorse del Fse siano da usare per pagare gli ammortizzatori sociali invece che la formazione dei lavoratori’ In realtà, il quadro costruito nelle ultime settimane è zeppo di incertezze. Sono molto preoccupato’, conclude, ‘c’è troppa confusione’. Secondo le stime fatte, seppur abbastanza pessimistiche, nel solo 2010 la Provincia di Perugia perderebbe 20 milioni e 600 mila euro, ai quali andrebbe aggiunta parte di quelli 2009. Paolo GiovannelliFse regionale, occhio agli usi impropriSarà fondamentale che i finanziamenti del Fse siano usati senza fare assistenzialismo. I 44 milioni di euro del Fse che l’Umbria dovrà ‘ristrutturare’ arriveranno dalle linee riguardanti la formazione dei lavoratori (occupabilità e adattabilità sono i due canali Fse interessati). ‘Il problema – dichiarano dalla Cisl – non è utilizzare altrimenti soldi già destinati prima della crisi, ma la crisi stessa’. Però il rischio di uso improprio dei fondi Fse ‘ristrutturati’ è elevato. ‘Occorre stare attenti a non favorire il lavoro nero – precisa il sindacalista Claudio Ricciarelli , – problema che potrebbe interessare le aziende con pochi lavoratori (in Umbria circa il 90 per cento delle imprese ne hanno da uno a cinque, ndr ) e il settore commerciale. Inoltre anche i lavoratori – prosegue Ricciarelli – dovranno dichiararsi disponibili ad essere ricollocati, al momento della domanda per la cassa integrazione in deroga presso l’Inps. E serviranno ferrei controlli da parte dell’Ispettorato del lavoro: l’ammortizzatore sociale dovrà cessare se ne sarà fatto un uso distorto e questo dovrà essere chiaro sia al lavoratore, sia al datore di lavoro’. Un’altra questione: per l’erogazione della cassa integrazione in deroga l’Inps può impiegare anche 8 o 9 mesi. C’è pericolo di trovare i lavoratori ‘mezzi morti’. Il problema si aggira anticipando il denaro ai lavoratori. Ma chi anticiperà questi soldi? Forse la Regione, che magari convincerà pure le banche a lavorare responsabilmente in tal senso. ‘Se così fosse – aggiunge Ricciarelli – in due mesi i soldi sarebbero nelle tasche dei lavoratori’.

AUTORE: (p.g.)