Questione di cultura politica

Le nebbie che una settimana fa avvolgevano la politica italiana si sono diradate (per ora). Abbiamo due certezze: Mattarella al Quirinale, e Draghi capo del Governo. Come prima. Si spera sino alla fine naturale della legislatura – anche se ormai non c’è più il semestre bianco, e Mattarella potrebbe anticipare le elezioni, ma non lo farà. Ma le preoccupazioni non sono finite. Preoccupa il disorientamento generale della politica italiana: esattamente un anno fa, il 3 febbraio 2021, il Presidente della Repubblica aveva dato a Mario Draghi l’incarico di formare un nuovo Governo invitando tutte le forze politiche ad appoggiarlo (e lo hanno fatto quasi tutte) prendendo atto che altrimenti le Camere non erano capaci di esprimere una maggioranza politica, non importa di quale colore. E siamo ancora lì. I problemi, dunque, stanno nel Parlamento. Quando nel 2013 Giorgio Napolitano fu rieletto Presidente, la paralisi del Parlamento era stata originata dalla spaccatura del Pd. Questa volta a mancare il compito sono stati un po’ tutti i partiti ma il fenomeno più vistoso è che si è praticamente disgregata la forza politica il M5S – che nel 2018 aveva ottenuto la maggioranza relativa: 227 deputati (su 630), 111 senatori (su 315 elettivi). Poteva dunque essere il perno del sistema politico. Inizialmente ha saputo giocare abbastanza le sue carte; ma via via ha perso lucidità e compattezza.

Avevano promesso di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno” (qualunque cosa significasse).

Avevano promesso di dare l’esempio di un nuovo modo di far funzionare la democrazia. Invece il loro gruppo si è assottigliato, fra uscite volontarie ed espulsioni per insubordinazione; quelli rimasti sono stati incapaci di darsi una linea politica coerente e condivisa. Non si sa più bene chi sia il loro capo e quale autorità abbia veramente. Sarebbe però ingeneroso dare tutte le colpe a loro. Il fatto è che in questo Paese non c’è più una cultura politica – come quella che, per esempio, in Germania ha fatto governare Angela Merkel per sedici anni consecutivi. Ma un problema così non si risolve in un giorno, e nemmeno in pochi anni.