Questioni di “cuore”

Editoriale

Nell’attuale situazione di sconvolgimenti epocali c’è da mettersi le mani nei capelli. Troppe le preoccupazioni che ogni persona nutre in mente per il presente, il futuro, per i popoli in rivolta, per noi che ne subiamo direttamente o indirettamente le conseguenze, che potrebbero essere gravissime. Parlando con un bravo giornalista che ha esperienza politica, si diceva in questi giorni che ci troviamo nell’occhio di un ciclone e non ce ne accorgiamo. Se ne accorgeranno quelli che studieranno la storia di questi decenni, dal crollo del muro di Berlino al crollo di regimi che sembravano immobili. La storia ci sorprende e ci sovrasta. Non è il caso di fare polemiche su quanto avviene. Né sembra vincente l’atteggiamento di chi vuol salvare la propria onorabilità rispetto alle cadute di buon senso di altri nei rapporti con i despoti caduti. Penso piuttosto all’invocazione in cui si chiede a Dio che “negli sconvolgimenti del mondo, la Chiesa non si turbi, sapendo di essere fondata sulla roccia”. I credenti sanno cos’è, Chi è, la roccia. Laicamente questa idea potrebbe tradursi nell’avvertimento di non perdere la testa, di non lasciarsi andare alla disperazione o alla rabbia, di non cadere in un disperato catastrofismo.Da quanto si sente sui media, questi avvertimenti non sembrano fuori luogo. L’egoismo di parte (partito, partitino, corrente politica, lobby finanziarie ecc.) che cerca solo il proprio tornaconto risulta gretto, miope, spesso arrogante, ma senza sbocchi in una società dove è in gioco tutto, essendo ormai tutti legati in una rete di interferenze globali.Oltre all’invito a guardare in alto, “da dove mi verrà l’aiuto”(Salmi), si deve guardare in profondità, dentro al cuore delle persone, dal quale in ultima analisi provengono il bene e il male, il progresso o la barbarie. Per guardarsi dentro c’è un’unica via: quella dell’educazione. In una lettera in questo numero è riportata la richiesta di un lettore di riflettere sull’origine del bene e del male. Non basta, secondo lui, richiamarsi al mito del peccato originale come è raccontato nella Genesi. Non è che qui vogliamo impelagarci in questioni secolari che hanno bruciato molte intelligenze. Qualcosa di molto semplice però possiamo dirlo, ed è la scoperta che il bene e il male stanno dentro ogni uomo, e sono due forti potenzialità affidate al controllo della persona e al sostegno della società. C’è un esempio popolare del Vangelo che parla dei due alberi, quello che produce frutti buoni e quello che non li produce, oppure dà frutti velenosi. Non sono alberi preventivamente determinati, ma ognuno può coltivarne le radici scavando dentro il proprio cuore (Lc 6, 43-46). L’educazione è proprio questo scavo dentro, che oggi purtroppo è curato da poche persone. Si deve dare atto alla Chiesa italiana di avere scelto il tema dell’educazione per il decennio come punto di riferimento delle attività rivolte particolarmente ai giovani. Dall’educazione potrà venire anche la capacità di giudicare il presente e di programmare il futuro con serietà e serenità.A proposito di cuore, un grande educatore, don Giovanni Bosco, riteneva l’educazione una “questione di cuore”. L’educatore – e chi non lo è? – dovrebbe ricordarsene, per realizzare il suo intento a favore dell’uomo.

AUTORE: Elio Bromuri