Ribellarsi al “diritto” della forza

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Sono trascorsi 80 anni da quel 26 giugno 1945 in cui a San Francisco venne adottata la carta della Nazioni Unite. Finalmente le nazioni del mondo aderivano a uno Statuto riconosciuto per preservarsi dalla guerra e dalle sue immani sofferenze e distruzioni. Per questo anniversario ben 268 ex funzionari dell’Onu hanno firmato un appello rivolto “a tutti i cittadini del mondo affinché rivendichino lo scopo e i principi della Carta” e avviino le riforme “per tornare sulla strada del progresso”.

L’iniziativa è scaturita da quello che il prof. Marco Mascia definisce “golpe contro la legalità e i diritti umani”. Le iniziative di Israele e degli Usa di attaccare l’Iran violano pesantemente il diritto perché non è mai stata sancita la legittima difesa preventiva. Per dirla meglio: nessuna nazione ha il diritto di colpire per prima allo scopo di difendersi dal rischio di un attacco di una nazione straniera. Quel che le è consentito è di respingere un eventuale attacco fino a quando il Consiglio di sicurezza dell’Onu adotti le misure opportune per la sicurezza e la difesa.

Nel caso dei bombardamenti in Iran vi è l’aggravante della dichiarazione della specifica agenzia Onu (Iaea) che nega un’immediata possibilità da parte dell’Iran di utilizzare l’atomica. Insomma sotto le macerie di Kiev, Gaza e Teheran è stata seppellita la forza del diritto per dare spazio al diritto della forza e solo una ribellione delle coscienze potrà riscattarci da un male come questo che rischia di allargarsi a macchia d’olio nella geografia e nella storia futura.

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