Riflessione sui fenomeni mistici: cosa avviene nel cervello dell’uomo

Giornata di studio all'Istituto Teologico di Assisi

Il 17 giugno di quest’anno saranno trascorsi 400 anni dalla nascita di san Giuseppe da Copertino, francescano, conosciuto come il “santo dei voli” a motivo delle sue frequenti estasi e della straordinarietà delle esperienze mistiche. Nell’ambito delle iniziative per questa commemorazione si è svolta ad Assisi nei giorni scorsi una giornata di studio sul tema: “La persona: corpo, anima e spirito. Fenomeni mistici e cervello”, organizzata dall’Istituto teologico di Assisi in collaborazione con il dipartimento di biologia cellulare e molecolare dell’Università di Perugia. Il fine del seminario – ha ricordato il preside dell’Ita, mons. Vittorio Peri – era quello di riflettere sul rapporto che c’è tra le neuroscienze e la visione cristiana dell’uomo. In buona sostanza, aveva ragione Freud per il quale tutte le esperienze religiose sono delle illusioni? Oppure la scienza deve valutare anche le espressioni religiose riconducendole ad una visione globale dell’uomo; come afferma Giovanni Paolo II quando scrive: la scienza, che nasce dall’immanente, deve portare l’uomo al trascendente? C’è un rapporto tra i fenomeni mistici e il cervello? A questa domanda ha cercato di rispondere il prof. Carlo Cirotto, dell’Università di Perugia. Occorre chiarire anzitutto cosa sia un’esperienza mistica: essa significa, in assoluto, appartenenza all’universo; in occasione di queste esperienze si ha la consapevolezza dello sfumare dei propri confini spirituali, mentali, in tutta la realtà, sia essa il mondo circostante, l’universo o Dio. Quando un mistico vive questi fenomeni, dal punto di vista fisiologico si registrano delle anomalie. Bernardette, ad esempio, durante una visione nella grotta di Lourdes, per verificarne la veridicità, fu sottoposta dal medico ad un esperimento: una candela accesa sotto la mano; la santa non ritirò l’arto come farebbe qualsiasi persona che si sta scottando. Oggi – ha ricordato Cirotto – la diagnostica ha fatto progressi: dalla candela di Bernardette si è passati all’elettroencefalogramma fino alla tomografia computerizzata ad emissione di protoni. Con questo esame clinico sono stati studiati alcuni monaci orientali e suore clarisse. Dai dati raccolti si è scoperto che mentre essi vivono un’esperienza di “fusione profonda”, mistica, il loro cervello attiva quelle parti dell’emisfero destro che danno il senso della totalità, della musica e dell’arte. Funzionano, nell’emisfero sinistro, le aree che danno la caratteristica visiva, portano all’attenzione, rendono consapevoli di essere in uno spazio. Questi modi di funzionamento del cervello sono comuni a tutti gli uomini. Non si può dunque dire, come alcuni affermano, che l’esperienza religiosa sia una malattia. L’esperienza religiosa – ha concluso Cirotto – è fisiologica, normale per l’uomo, non è patologica. Tutti gli uomini la fanno, anche se in gradi diversi. Mons. Guido Mazzotta ha proposto una riflessione teologica sul miracolo; a partire dai nomi – prodigi, opere di potenza, segni – con cui la Bibbia chiama i miracoli il relatore ha ricordato che essi, in generale, sono prodigi che ci orientano allo stupore. Miracolo e santità sono strettamente legati – non a caso la Chiesa attende che si verifichi un miracolo per proclamare un beato o un santo: essi sono segni del mondo nuovo inaugurato dal Risorto. La santità realizza nell’uomo ciò che il miracolo realizza nell’universo. Il miracolo è testimone che il mistero di Dio va oltre la ragione, ma che non le va contro. Il miracolo è segno della liberazione spirituale e interiore dell’uomo.

AUTORE: Francesco Mariucci