Rifugiati nelle nostre città

527 persone provenienti da Paesi in guerra o poveri sono state accolte in Umbria e si sono integrate grazie ai progetti del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati attivo dal 2001

Il tema è già indicazione dell’oggetto della riflessione. Così Anci Umbria ha scelto la casa, “Home, un luogo sicuro per ricominciare”, per celebrare la giornata nazionale promossa da dieci anni dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (UNHRN), ovvero quelle persone che lasciano il loro paese, la loro casa perchè lì rischiano la morte e cercano lontano, in Italia e nelle nostre città, una nuova casa dove poter ricominciare a vivere. Lo ha fatto Omar lasciando alle spalle 9 anni di guerriglia in Kurdistan, lo ha fatto Telly il sarto della nuova Guinea che è stato torturato più volte, e anche Juan, vittima dei narcos in Colombia. Tre nomi, tre storie delle 527 persone che dal 2001 hanno trovato rifugio in Umbria. Li ha ricordati Marcello Rinaldi, delegato regionale Caritas, il 18 giugno scorso al convegno che l’Anci ha voluto “per sensibilizzare l’opinione pubblica e infrangere l’ombra dei pregiudizi attorno a questa particolare categoria di migranti”. È stato un momento di riflessione a partire dal Primo Rapporto sull’esperienza dei quattro centri di accoglienza del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) dell’Umbria, tutti presenti. “Molti sono i dati significativi emersi dal rapporto, sia del lavoro svolto dai responsabili e dagli operatori, sia della capacità di integrazione dei territori umbri” ha detto Rinaldi che con la Caritas diocesana di Todi-Orvieto partecipa al progetto Sprar di Todi. Dall’inizio, ovvero dal 2001, i richiedenti asilo sono stati accolti a Perugia (218), Todi (104), Narni (170), Terni (35). Il 54% ha un’età dai 18 ai 27 anni, il 22% sono donne e il 78% uomini. Provengono soprattutto da Etiopia, Eritrea, Afghanistan, Turchia, Nigera, Sudan, Somalia. Alta (75%) rispetto alla media nazionale la percentuale di chi esce dal progetto perchè si è integrato. Il rapporto mostra anche che l’integrazione nei piccoli centri si è rivelata più efficace, decongestiona le grandi aree urbane e, anche se ci sono minori opportunità, “consente di seguire meglio relazioni, accompagnare gli inserimenti attraverso un controllo sociale ramificato e capillare”. Questo è un punto di forza dell’esperienza umbra, commenta Rinaldi che fa notare come la “sinergia tra operatori e volontari Caritas sia un valore aggiunto tipicamente umbro, laddove la presenza della Caritas significa anche poter assicurare servizi aggiuntivi ai beneficiari quali, per esempio, il microcredito”. Per Rinaldi è necessario comprendere meglio le povertà, frutto della moderna globalizzazione. “Occorre pensare al futuro e assicurare corsi e certificazioni della competenza nella lingua italiana, attraverso la certificazione secondo gli standard europei delle lingue. L’identità cristiana d’Europa si misura soprattutto con l’attualizzazione dei valori della tradizione cristiana e, tra questi, quello dell’ospitalità”. L’incontro ha visto la presenza di mons. Gualtiero Bassetti (vedi articolo in pagina), arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e di Catiuscia Marini, presidente della Regione, oltre ai sindaci di Todi, Narni e agli assessori alle politiche sociali di Terni e Perugia. L’accoglienza in UmbriaIl comune di Perugia e il comune di Todi aderiscono fin dal 2001 al Programma nazionale Asilo. A Perugia mettendo a disposizione una parte del Centro di Prima accoglienza per immigrati garantendo 27 posti letto; a Todi un appartamento per dieci persone, solo uomini. Il comune di Narni aderisce dal 2004 mettendo a disposizione 25 posti in appartamenti privati, come fa anche il comune di Terni garantendo 16 posti. Il progetto di Narni accoglie prevalentemente nuclei familiari e donne. Il progetto di Perugia è gestito dalla cooperativa Perusia, quello del comune di Todi dall’Istituto Crispolti (con la collaborazione della Caritas diocesana) e quello di Terni e Narni dall’Ats (associazione di volontariato San Martino – capofila, Laboratorio Idea, Cidis Onlus, Arci Nuova associazione). Primo RapportoIl “Primo rapporto” regionale sul Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati nella nostra regione è stato relizzato dall’Anci Umbria. Il titolo: “Rifugiati in Umbria – Il diritto di essere in Umbria”. Il volumetto di 60 pagine curato da Tiziana Tomassini con la collaborazione di Irene Bolis ha la presentazione di Catiuscia Marini, presidente della Regione. Nel volume i dati sui progetti e sulle 527 persone accolte in questi 10 anni. Un dato tra tutti: il 75% dei beneficiari usciti dai progetti Sprar umbri lo ha fatto per integrazione, cioè avendo raggiunto una propria autonomia lavorativa o abitativa. La media nazionale è del 47%.Bassetti: no ai respingimenti. Non tutelano i più deboli “Secondo i dati delle Nazioni Unite, alla fine del 2009 sono state più di 43 milioni le persone costrette ad abbandonare le loro case per fuggire da guerre e persecuzioni. In Italia il numero dei rifugiati è stimato in 55mila persone”. Lo ha ricordato mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, portando il suo saluto al convegno promosso da Anci Umbria per la giornata dei rifugiati e richiedenti asilo.Dopo aver richiamato l’impegno della Chiesa che per suscitare attenzione e accoglienza promuove ogni anno in gennaio la Giornata dei Migranti, mons. Bassetti ha ricordato che i bambini sono le prime vittime “delle guerre e di ignobili dittature” di cui “i grandi mezzi della comunicazione sociale non ne danno gran conto”. “La posizione strategica del nostro Paese nel bacino del Mediterraneo – ha ricordato mons. Bassetti – ci espone anche a gravi responsabilità e al dovere di provvedere a quanti si avventurano in cerca di una vita migliore, spesso illudendosi. Il problema dei “respingimenti” è stato affrontato più volte anche da esponenti della Chiesa italiana e della Santa Sede. Innalzare una barriera militare e dire: “tutti indietro” lede la giustizia. D’altra parte l’Italia, come altri paesi europei, deve poter regolare l’arrivo nel suo territorio di quanti premono ai confini. Il tema dell’accoglienza è sempre intrecciato a quello della sicurezza e della capacità di far fronte a un crescente numero di immigrati e rifugiati. Tuttavia, negli ultimi anni, le politiche di contrasto dell’immigrazione irregolare hanno finito con il prevalere sulla tutela dei più deboli. Un capovolgimento di prospettiva è indispensabile, se non si vuole rinunciare ai principi fondamentali di libertà e giustizia su cui la stessa Unione Europea si fonda”. L’arcivescovo ha quindi avanzato la proposta che il Papa Benedetto XVI fa nella enciclica Caritas in veritate, “istituire un’autorità politica mondiale (CV 67) capace di far rispettare le regole stabilite nelle convenzioni e nei trattati e quindi tutelare i diritti di migranti e rifugiati”.

AUTORE: Maria Rita Valli