In questa fase di crisi acuta per l’Europa che subisce contraccolpi e umiliazioni da tutte le parti e rischia di sgretolarsi in posizionamenti opportunistici differenziati tra i suoi membri, il rischio più alto è di giocare in difesa. Costretta all’angolo, l’Europa cerca di difendere una posizione comune cercando un’improbabile mediazione al ribasso o di vedere i propri membri riparare a trattativa privata nel tentativo di ottenere un miglior posizionamento.
La storia invece insegna che proprio in questi frangenti è vitale mettere in pratica l’arte del volo, riuscire a perseguire obiettivi più nobili e profondi dei detrattori e degli avversari. Bisogna risvegliare il sogno di Ventotene quando, in una condizione estremamente più drammatica, alcuni visionari immaginarono e pianificarono l’impossibile.
Un’Europa che conti davvero non può che essere più unita, non può che rafforzare i vincoli tra le nazioni, stringere – cioè – un’alleanza più forte. In qualche modo si tratterebbe di ripartire da quell’utopia secondo il principio del “chi ci sta, ci sta” e poco importa se vi sarà un dimagrimento di adesioni, se questo sembra anacronistico nella stagione del ritorno dei nazionalismi, se sembrerà di scalare controvento. La storia non sempre è stata scritta dai vincitori e dai più forti nell’economia e nelle armi, talvolta è spinta dall’utopia che si coltiva piantando le radici proprio nelle crisi.