“Rischiamo un cristianesimo senza identità cristiana”

Profonda amarezza di mons. Bottaccioli espressa all'Assemblea diocesana

Alla ricerca delle strategie per formare, far crescere e maturare nuovi cristiani, per far fronte alla crescente indifferenza verso la fede, all’allontanamento dalle parrocchie e alla perdita di identità cristiana. Questi i temi delicati e complessi affrontati, lo scorso fine settimana, dall’assemblea ecclesiale della diocesi di Gubbio. “Quello dell’iniziazione cristiana non è un tema esotico, estraneo e lontano dalle nostre necessità”, ha detto mons. Bottaccioli aprendo i lavori dell’assemblea. “Bisogna infatti – ha aggiunto – ricercare le vie più adeguate per la comunicazione viva del Vangelo del Signore. L’aumento dell’indifferenza religiosa, l’allontanamento progressivo, la perdita dell’identità cristiana: c’è una crisi vera in atto e quindi si apre una sfida per la comunicazione del Vangelo. In questa situazione, la domanda di fondo della nostra assemblea è se il nostro modo di comunicare il Vangelo è adeguato a questa situazione”. Monsignor Bottaccioli non ha nascosto la sua profonda amarezza quando è tornato indietro di qualche anno, alla sua nomina di pastore della diocesi di Sant’Ubaldo. “Ricordo la gioia delle prime cresime che ho amministrato da Vescovo, quattordici anni fa, nel vedere quelle schiere di giovani e adolescenti. Ora, ogni volta che celebro il sacramento della confermazione sento tanto disagio perché celebro la cresima di quel gruppo che c’è lì davanti e non vedo nessuno, specie in qualche parrocchia, dei giovani e dei ragazzi che ho cresimato uno o due anni prima. Rischiamo di verniciare di cristianesimo la nostra gente ma dentro non c’è identità cristiana”. Nella sua relazione, suor Lorenzina Colosi delle Figlie di Maria Ausiliatrice, direttore dell’Ufficio catechistico e del Servizio per il catecumenato della diocesi di Roma, ha sottolineato la necessità di re-iniziare alla fede gli adulti, ancor prima di pensare ai bambini e ai ragazzi. “Nelle nostre parrocchie – ha spiegato – dobbiamo intercettare i fidanzati che si preparano alle nozze, i genitori che chiedono il battesimo e gli altri sacramenti per i loro figli. E dobbiamo ripartire proprio da loro, dagli adulti”. Secondo la religiosa romana, oggi c’è bisogno di cristiani con una fede adulta, costantemente impegnati nella conversione, infiammati dalla chiamata alla santità, capaci di testimoniare il Vangelo con assoluta dedizione, con piena adesione e grande umiltà e mitezza. Parlando degli itinerari per “fare i cristiani” oggi, don Andrea Fontana della diocesi di Torino ha detto che “non basta più quello che chiamiamo catechismo, ma oggi bisogna essere accompagnatori dei nuovi cristiani”. Da evitare, dunque, secondo il sacerdote responsabile dell’Ufficio catechistico del capoluogo piemontese, l’impostazione scolastica della catechesi parrocchiale. “Per riattivare la trasmissione della fede cristiana – ha detto – dobbiamo tornare a coinvolgere le famiglie, grazie al contatto aperto con i bambini e i ragazzi che arrivano in parrocchia”. Mons. Bottaccioli: “Per vincere la sterilità della Chiesaeugubina occorre aprirsi ai non credenti e agli indifferenti””L’assemblea ci ha portato a cercare strade nuove per incontrare gli uomini di oggi sulle loro stesse strade per annunciare loro che Dio li ama e li vuole felici”. Così il vescovo, monsignor Pietro Bottaccioli, nell’omelia della solenne celebrazione che domenica in Cattedrale ha chiuso le tre giornate di studio dell’assemblea diocesana. “La nostra conversione pastorale – ha aggiunto il Vescovo – è sollecitata dai cambiamenti della società e di fronte alla fede ci è richiesta intelligenza, creatività e coraggio. Occorrerà impegnare le nostre energie migliori in questo campo, mediante una riflessione teologico-pastorale e attraverso l’individuazione di concrete e significative proposte nelle nostre comunità. Sarà fondamentale garantire un’adeguata preparazione a tutti coloro che in prima persona risulteranno coinvolti nelle iniziative di evangelizzazione a nome della comunità ecclesiale”. “Aprirsi ai non credenti, agli indifferenti, a quanti si riaccostano al Vangelo e a coloro che cercano alimento per il loro impegno cristiano: solo così questa nostra vecchia Chiesa eugubina potrà vincere la sterilità che l’affligge, che la umilia e l’addolora, e saprà generare nuovi cristiani e cristiani nuovi”. “Offro la mia perseveranza nel servizio di comunione di questa Chiesa – ha detto anche il Vescovo – fino all’ultimo giorno che sarà fissato secondo le disposizioni della sede apostolica, come Dio vorrà”.

AUTORE: Daniele Morini