Ritratto dell’Umbria

In un volume di 159 pagine l’Istat regionale in collaborazione con le prefetture di Perugia e Terni fa il ritratto dell’Umbria. Della nostra regione vi sono raffigurazioni suggestive, raccolte anch’esse in volumi, con immagini di luoghi naturali e di opere d’arte: l’Umbria da vedere e da vendere ai turisti. Gli abitanti di questa regione ne sono soddisfatti, consapevoli di vivere in un territorio stupendo, ricco di fascino e conciliante con la poesia e la contemplazione: Umbria mistica. Questa volta, con il suffragio delle cifre impietose viene presentata una regione da valutare, da pesare, da pensare, da capire: l’Umbria da conoscere. Cosa sta sucedendo nella dinamica della vita sociale, nello sviluppo economico? Non riportiamo le cifre in dettaglio: sarebbe impossibile; Ci vorrebbe appunto un volume di 159 pagine. Ma indichiamo solo alcuni dati di tendenza raggruppati per aree specifiche, che riportiamo a pag 3. A commento possiamo dire che l’Umbria si comporta come le altre regioni d’Italia e come il resto dell’Europa, dove è in atto un processo di omologazione anche se viene realizzato con ritmi di velocità più o meno diversificati. I problemi sono però simili ovunque. Non ci sono “isole” né felici né infelici ed è vano considerarsi alieni da processi che investono le società occidentali. E’ vano anche ritenersi isole felici e fortunate. Basti vedere il numero dei morti sulle strade, il numero dei delitti denunciati, il numero delle separazioni coniugali e dei divorzi. C’è poi il dato della popolazione che diminuisce e invecchia e degli stranieri che aumentano per riequilibrare la situazione. Questo è un dato con il quale ci si deve confrontare civilmente e con regole condivise, sia per quanto riguarda i permessi di soggiorno, e i contratti di lavoro, sia per l’abitazione, i ricongiungimenti familiari e l’educazione dei figli, con tutto ciò che questo comporta sul piano della pluralità di culture e di religioni. Sono già più di quattromila i ragazzini stranieri che frequentano le nostre scuole. Ma nello stesso tempo c’è da preoccuparsi per sostenere la famiglia perché sia sostenuta nel suo compito primario di aprirsi alla vita e all’educazione dei figli. Nel 1999 nella nostra regione si sono registrati più di 2500 aborti. La Regione insieme alla altre istituzioni, con i loro servizi sanitari e sociali, e la regione, intesa come complesso della popolazione umbra, possono veramente dire di avere fatto tutto il possibile per dare a queste donne la libertà di scegliere? Probabilmente no, eppure dovrebbe essere una scelta non ideologica ma strategica, di ‘lungo periodo’, per far sì che la nostra regione non abbia più il primato dell’anzianità e questa possa essere considerata con quel rispetto e quella assistenza che merita. La società italiana e quindi anche quella umbra, secondo Giuseppe De Rita dovrebbe ripensare come un modello attuale il vecchio mito dell’Eneide virgiliano, dove l’eroe torna per costruire la sua città con il “passato” sulle spalle (portava con sé il vecchio padre Anchise) e il “futuro” per mano (il figlioletto Ascanio). Un altro aspetto da considerare secondo le cifre riportate è l’accumulo di rifiuti e la questione ambientale di cui tanto si parla. Una regione che si ispira alla tradizione benedettina e francescana non può assimilare i suoi costumi agli stili di vita americani. Si potrebbero fare molti esempi di un americanismo di bassa lega scimmiottato anche nei paesi più caratteristici.

AUTORE: Elio Bromuri