Gent. sindaco Romizi, resti anomalo!

di Daris Giancarlini

Andrea Romizi è un politico per molti versi anomalo.

Anomalo perché ha compiuto un percorso di formazione sui banchi del Consiglio, cominciando dal basso, senza sgomitare per arrivare al top e senza praticare ‘rottamazioni’ anagrafiche di colleghi.

Anomalo perché non gonfia il petto, non pronuncia frasi roboanti, cerca l’approfondimento e la mediazione. E poi è anomalo perché sa dire dei ‘no’: lo disse cinque anni fa a Berlusconi, capo del suo partito, che lo voleva portare via da Perugia per affidargli incarichi nazionali.

Lo ha ridetto recentemente a coloro che, nel centrodestra, lo vorrebbero candidato presidente dello stesso schieramento alle elezioni regionali anticipate. Ma l’indizio più rilevante di quanto uno come Romizi costituisca un’anomalia nel panorama politico attuale è arrivato dal discorso che ha pronunciato nella prima riunione del nuovo Consiglio comunale:

“Chiedo scusa ai perugini per gli errori commessi nei cinque anni appena trascorsi”, ha detto il riconfermato primo cittadino.

Ecco, caro Romizi, non vorrei che ulteriori, meritati sviluppi della sua carriera politica le fossero preclusi proprio da questa frase.

Credo che nel dopoguerra in Italia nessun politico si sia mai espresso in questi termini: né il suo capo politico Berlusconi, né Renzi, né il serafico D’Alema (“Ho commesso sbagli, ma da professionista”, si è limitato ad ammettere in una recente intervista), né tanto meno i capi e capetti della nuova generazione.

Magari non assurgerà alla ribalta nazionale, ma sappia, Gentile Sindaco, che in molti apprezzano questa sua dote. Resti anomalo.