San Valentino: testimone d’amore, testimone di pace

L'omelia di mons. Vincenzo Paglia nel pontificale per san Valentino

San Valentino continua a radunarci per essere testimoni d’amore e di una Terni nuova e bella, generosa e senza confini. Grande fu l’amore di san Valentino per i poveri e larga la sua tenerezza per i malati: due dimensioni della sua testimonianza quasi dimenticate dall’occidente che ne ha fatto un santo a volte sdolcinato – ha esordito mons. Paglia nell’omelia per la celebrazione del solenne pontificale – L’amore per il prossimo sembra oggi vivere momenti di grande tensione, tra le minacce del terrorismo e quelle di una nuova guerra. Mentre tra l’indifferenza dei più persistono conflitti regionali e drammatiche situazioni d’ingiustizia, ci rassegniamo all’inevitabilità della guerra. Ma questa non è la volontà di Dio, per i cristiani solo la pace è inevitabile, è un bene di tutti e non può essere frazionata, ma è così preziosa che non può essere lasciata nelle mani di alcuni. La pace è nelle mani di tutti, tutti dobbiamo sognarla, invocarla, sostenerla difenderla. L’unica via della pace è l’amore, per questo Valentino testimone dell’amore diviene anche testimone di pace, di quella pace per la quale tutti siamo chiamati a pregare domenica prossima. Tutti siamo chiamati a rinvigorire la cultura dell’amore, del vangelo dell’amore. Solo una città che vive l’amore può essere una città pacificata, solo un cuore che ama può essere un cuore pacifico – ha concluso il Vescovo. L’amore segno di pace è quello sottolineato anche nel corso della consegna del premio “San Valentino un anno d’amore” e il conferimento della cittadinanza onoraria di Terni ad Ibrahim Rugova, uomo di pace, che per anni ha condotto il suo popolo sulle vie della non violenza. Presidente degli albanesi del Kosovo da oltre dieci anni, testimone nella difficile storia del suo popolo, di quei valori di amore e di pace cui il Premio si ispira, è un uomo straordinariamente coerente, un patriota, un nonviolento, un innamorato del suo paese. Rugova ha sempre sostenuto le ragioni del suo popolo mantenendo però una visione sovraetnica, cioè rispettando le ragioni degli altri popoli. La sua gente lo ha sempre stimato e amato, al di là delle diverse fasi della storia e della politica. Il suo impegno intellettuale è stato costante, nel segno della identità albanese quando veniva misconosciuta, nel segno della nonviolenza quando la pace veniva offesa, nel segno del bene comune quando, ed è la situazione di oggi, la ritrovata libertà richiede unità e volontà positiva di ricostruzione e di civile convivenza. Il conferimento della cittadinanza al presidente Ibrahim Rugova è la manifestazione della vicinanza della città ad un popolo che ha tanto sofferto ed all’uomo retto e colto che ha saputo impersonificarlo nel mondo.

AUTORE: Elisabetta Lomoro