Sant’Egidio non si lascia spaventare

Intervista al presidente della Sase, Mario Fagotti

Per rendersi conto dell’importanza strategica che l’aeroporto di Sant’Egidio ha per gli umbri, è sufficiente aprire una cartina geografica. Da Roma a Firenze è l’unico scalo aereo internazionale che c’è, la sua centralità è più che evidente. Le altre due superfici di volo umbre sono tutt’altra cosa, nonostante i soliti campanilismi vorrebbero farle apparire molto più di ciò che esse sono: Foligno è la pista della Protezione civile (e non a caso, la nuova avveniristica sede della Protezione civile in Umbria è stata costruita proprio a Foligno), Terni può diventare – se ancor meglio organizzato – uno scalo utile a servire il decollo e l’atterraggio di piccoli voli privati di uomini d’affari interessati a sbarcare direttamente nell’industrializzata Conca ternana.

I campanilismi, purtroppo, sono malattia che colpiscono altre regioni del centro Italia: il caso più eclatante è quello di Viterbo, che vorrebbe pure far chiudere ai voli civili lo scalo romano di Ciampino con la “modica” spesa di 500 milioni di euro: allontanando i passeggeri dalla Capitale, con l’obbligo poi di riportarceli appena sbarcati. Secondo lo studio One Works-Kpgm Nomisma, il Rapporto sulle strategie di programmazione per il sistema aeroportuale italiano, basato su stime numeriche, sarebbero 24, la metà di quelli oggi in funzione, gli scali da chiudere o da ridimensionare a causa di un bacino di traffico insufficiente o vincoli infrastrutturali insuperabili. A questi scali lo Stato non dovrebbe più fornire nessun aiuto o sostegno finanziario, promuovendo lo spostamento del traffico verso scali più efficienti.

Le vittime più illustri sarebbero Brescia Montichiari, Cuneo, Foggia e, appunto, Roma Ciampino. Gli altri aeroporti destinati a chiudere, secondo lo studio, sarebbero quelli di Aosta, Albenga (lo scalo di casa dell’ex ministro Scajola), Parma, Bolzano, Elba, Siena, Grosseto, Forlì, Rimini, Ancona, Perugia, Pescara, Salerno, Taranto, Portolì (Sardegna), Crotone, Reggio Calabria, Pantelleria, Lampedusa e Comiso. In molti non raggiungono i 50 mila passeggeri all’anno, alcuni sono molto al di sotto. “In questi giorni, i politici umbri stanno difendendo compatti il nostro aeroporto – afferma il presidente della Sase, Mario Fagotti. – Per noi, leggere dal rapporto Nomisma che Sant’Egidio è uno dei 24 scali di minore importanza rispetto agli hub di Roma, Milano-Malpensa e Venezia e ai 14 aeroporti che movimentano dai 3 ai 5 milioni di passeggeri all’anno, non è una notizia e non sposta di una virgola il nostro progetto di crescita. Che è ben pensato e serio”.

Fuori dalle finestre della direzione Sase, le nuove strutture aeroportuali disegnate dall’architetto Gae Aulenti vengono su a ritmo veloce. “Veniamo da un percorso di lavoro durato ben 6 anni, a Sant’Egidio sono stati investiti circa 50 milioni di euro, con l’accordo di tutti: chiuderlo adesso è semplicemente impensabile”, continua Fagotti, che poi tira il coniglio fuori dal cilindro e ti dà la notizia che non ti aspetti. “La mattina del 2 agosto prossimo, qui in aeroporto, dovrebbe arrivare il coordinatore dello stesso studio Nomisma, l’architetto Giulio De Carli a spiegare perché l’allarme sulla chiusura di Sant’Egidio è infondato”.

Le preoccupazioni estive potrebbero dunque svanire così, con una semplice smentita da parte degli stessi autori dello studio sulla sorte di Sant’Egidio. Intanto, il 14 luglio scorso, i soci pubblici e privati hanno tenuto l’assemblea per la approvazione del bilancio e l’aumento del capitale sociale di 2 milioni di euro, varati all’unanimità. Con l’aumento di capitale, l’assemblea svoltasi alla Camera di commercio perugina e presieduta da Mario Fagotti ha deliberato anche il ripianamento delle perdite del 2009, attestatesi a 928.000 euro, con una riduzione di circa il 10 per cento rispetto al 2008.

Tutto bene, allora? “Siamo un po’ preoccupati – spiega il presidente Sase, Fagotti – della resa del nostro volo su Milano, dove non è stata fatta un’adeguata campagna di marketing territoriale. Stiamo pensando di atterrare a Linate, piuttosto che a Malpensa. Laddove invece gli umbri si sono impegnati, Regione in primis, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: vanno molto bene i nostri voli verso Londra, dove ogni aereo è riempito al 70 per cento da inglesi che vengono in Umbria e verso la Spagna (il 40 per cento dei viaggiatori sono iberici), grazie anche al progetto universitario Erasmus”.

OBIETTIVI

Fino a quota 500.000

Nel 2009 sono transitati da Sant’Egidio 123.432 passeggeri, con un incremento dell’8,2 per cento rispetto ai 114.072 utenti registrati nel 2008. La Sase, società che gestisce lo scalo, ha effettuato una stima sull’impatto dei nuovi collegamenti sull’incremento del traffico annuale: l’obiettivo è quello di raggiungere a breve i 150 mila passeggeri trasportati in un anno. Nel medio periodo, si punta alle 500 mila utenze. Inserita tra le strutture di missione nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia, l’aeroporto di Sant’Egidio sta beneficiando di un finanziamento di 42.468.226,35 euro. Il finanziamento è ripartito tra la struttura di missione, per circa 25,8 milioni di euro, la Regione Umbria per un importo pari a 12 milioni di euro e l’Enac per i restanti circa 3,3 milioni di euro.

AUTORE: Paolo Giovannelli