Santità e carità tra i cristiani d’oriente e occidente

Colloquio internazionale a Terni

Un cuore libero dal muro del peccato e dall’egoismo può comprendere ed amare. E’ stato uno degli aspetti principali emerso dal colloquio internazionale “Santità e carità nel cristianesimo d’Oriente e d’Occidente, una via per le chiese nell’età della globalizzazione” tenuto a Terni nei giorni scorsi, che ha ospitato illustri esponenti e studiosi della Chiesa d’occidente e d’oriente, organizzato dal Patriarcato di Mosca, dalla diocesi di Terni, dall’Università di Perugia e dalla Comunità di Sant’Egidio. Un incontro basato sul dialogo e sulla riflessione che porta fino all’essenza dell’essere. Nel più profondo del cuore umano, nell’ interiorità risiede quella forza d’amare che rende veri discepoli di Gesù Cristo, il quale ha detto di “amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato”. Il cristiano, caritatevole e santo, uomo dell’incontro e dell’amore, non sarà mai la persona dei contrasti – è stato evidenziato dai diversi relatori – ma al contrario saprà amare anche il più gretto dei suoi simili. I cristiani devono abbandonare ombre, e apparenza, per affrontare la vita per quella che è: un itinerario di conversione verso la santità e l’occasione di redenzione viene offerta ogni giorno dalle persone che incontriamo. Ci sono varie forme di povertà, che il cristiano può affrontare. Dove non può arrivare il denaro può arrivare il sorriso o la condivisione dell’amore, del dolore….un cuore libero dall’ombra del muro del peccato può arrivare ovunque e nessuno lo può fermare se animato da buona volontà, come insegnano nel tempo i santi della storia del cristianesimo, dai padri della Chiesa, ai monaci, gli spirituali, ai santi contemporanei, che in due millenni di cristianesimo hanno fatto risplendere la santità e la carità, le due dimensioni che appartengono sia alla Chiesa d’Oriente che d’Occidente. Una ricchezza ancor più presente quando le due tradizioni colloquiano tra loro e le dimensioni spirituali e caritative possono interagire. Interessante il tema del “martirio e carità nel ‘900” trattato da due illustri personalità: Kirill, metropolita di Smolensk e Kiliningrad del patriarcato di Mosca, e il prof. Andrea Riccardi, professore universitario e fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Nella croce, nella sua debolezza, la Chiesa lancia una sfida all’umanità. Nella croce infatti è stata mostrata la forza di Dio che si serve della debolezza dell’uomo e della povertà. Se accogliamo seriamente la croce – ha detto il metropolita Kirill – si apre davanti a noi una prospettiva di vita nuova, un’ immagine assolutamente particolare del cammino in cui deve andare avanti la Chiesa. I valori cristiani anche se a fatica continuano a vivere nel popolo russo. Ma necessitano di formazione e conoscenza della realtà. L’esempio dei martiri è seme di nuovi cristiani perché il martirio e le condanne dei cristiani riflettono un’amore grande e senza confini. Martirio e santità nel vissuto spesso coincidono. Anche se non esiste una storia della carità cristiana essa è visibile nei comportamenti e nelle scelte. Una forza che nei secoli ha permesso un pensiero sociale e azioni in favore dei poveri. Carità e martirio avvicinano quei cristiani che non appartengono alla stessa chiesa e che smuovono forze profonde nella storia dei popoli – ha detto Riccardi – avvicinando, ricreando, proteggendo un mondo troppo sconvolto dall’odio e dalla violenza. La santità in modi diversi e con compiti diversi ha mostrato la via in un mondo talvolta difficile, in un rapporto privilegiato dei santi con Dio, nella preghiera che diventa poi attrazione e modello per il mondo. La carità che emana da queste persone diventa alla fine una forza di pace, e che spesso si manifesta nella vita dei santi nella violenza che viene cambiata in forza d’amore e di carità.

AUTORE: Elisabetta Lomoro