Santoro cerca di fare audience con l’anticlericalismo più gretto

Nella puntata di 'Annozero' dedicata alla pedofilia nella Chiesa, non si sono contate le forzature e le polemiche gratuite. Ma i nodi vengono al pettine

Credo che, sulla spinta di curiosità e chiacchiere che vi si sono fatte, l’ascolto di Annozero giovedì scorso, la rubrica televisiva della quale Michele Santoro è proprietario (sì, avete capito bene, è proprietario!) su Rai2, sia stato buono, invece degli assai deludenti ascolti delle puntate precedenti. Può aiutare a capire perché il Nostro se l’è presa con la Chiesa in fatto di pedofili e pedofilia, senza peraltro spuntarla come gli capita spesso. Al netto, beninteso, degli elogi sperticati di Sandro Curzi che è della sua stessa congrega: se li fanno a vicenda, gli elogi, per convincersi d’esser bravi. So che debbo raccontarvela, quella trasmissione, e per non farla lunga mi soffermerò su pochi punti, insieme significativi e divertenti per come sono stati rintuzzati da coloro che non la pensano come Santoro e soci. Vi risparmio la sconcia battuta iniziale di Vauro, il vignettista, che se la ride addosso da solo. Passo a Marco Travaglio, topo di biblioteche giudiziarie, il quale finge di dialogare con Indro Montanelli dall’aldilà dipingendolo come un mangiapreti non solo a colazione. Ha buon gioco mons. Rino Fisichella, rettore dell’Università lateranense, a rispondergli di aver visto in chiesa più d’una volta il grande giornalista. Poi si è letto un documento risalente al 1962 (anno in cui l’attuale Benedetto XVI non era nemmeno cardinale) nel quale avrebbe rischiato la scomunica chi avesse violato il segreto d’un ipotetico prete pedofilo. Mentre Santoro gigioneggia per accreditarsi super partes quale non è mai stato né sarà, i lettori del documento s’incartano da soli perché mons. Fisichella fa loro notare che il segreto su cui si sta polemizzando non è il segreto raccontato dagli amici del conduttore, bensì il segreto cui è tenuto il testimone in un normale processo penale, sia che lo celebri lo Stato oppure la Chiesa. Non bastasse, puntualizza mons. Fisichella, i più aggiornati documenti vaticani in materia fanno addirittura obbligo alla persona vittima di abusi di presentare denuncia affinché il colpevole venga punito. Che di più? Eccoci al filmato della Bbc per il quale, non Santoro proprietario della rubrica, ma noi abbonati abbiamo sborsato 20mila euro. I singoli casi passati in rassegna raccontano di vittime innocenti che ti segnano dentro, di preti che non sarebbero dovuti diventare preti, colpevoli di crimini che non soltanto hanno danneggiato la Chiesa, ma offeso i tantissimi preti bravi, generosi, pronti a porgere una mano amica ai tanti esseri umani che la chiedono. Il filmato inglese, mi si passi il bisticcio di parole, non si è limitato a filmare il dolore, la rabbia, la protesta. È andato oltre, ha imbastito un processo contro la Chiesa che si sarebbe data da fare per coprire, attenuare, minimizzare e ammantare le drammatiche vicende con espedienti all’insegna del silenzio che zittisce o ridimensiona l’accaduto. Ha colto nel segno mons. Fisichella quando lo ha definito ‘un film a soggetto’ anziché un’inchiesta giornalistica. La quale, è risaputo, ascolta tutte le voci, suona tutte le campane, sviscera la vicenda, contestualizza l’accaduto, come fa il giornalista di vaglia cui prema, se non la verità assoluta, il massimo possibile di verità accertabile. Invece si è fatto il contrario, si è fatta propaganda anticlericale odiosa, settaria, più fustigatrice di quella di un Podrecca che a fine Ottocento stampò un periodico, L’Asino, zeppo di vignette dosatamente anticlericali. Bisogna capirlo Santoro, però. Non ha ancora digerito quei’ quattro gatti che hanno partecipato al Family Day romano.

AUTORE: Gianni Pasquarelli