Sbarra: all’Umbria servono riforme vere

Intervista al segretario regionale Cisl Ulderico Sbarra

manifestazione-cisl“La Cisl è un sindacato veramente riformista”, ne è profondamente convinto, e non da oggi, il Segretario regionale Ulderico Sbarra che su questa frontiera sperimenta la solitudine. Lo dice nella lunga intervista nel suo ufficio in via Canali a Perugia, in cui parla di “resistenza al cambiamento” su tutti i fronti: politico, istituzionale finanche imprenditoriale.

Eppure il cambiamento è essenziale in un Paese che fa quotidianamente il conto dei disoccupati, quelli che hanno perso il lavoro e quelli che non lo trovano e che sono in gran parte giovani. La situazione “è drammatica e stiamo perdendo tempo prezioso nel regalarci l’ingovernabilità in un paese che è veramente sull’orlo del baratro e dove – dice Sbarra – la vittima più importante è il lavoro, non solo la dignità e la realizzazione della persona ma proprio il reddito di sopravvivenza!”.

“Oggi stiamo perdendo il lavoro esistente e in più chi sta fuori non entra perché non ci sono opportunità di lavoro e la partita della Cassa integrazione è un segnale ulteriore dell’emergenza lavoro”. Governo e Parlamento dovrebbero modificare la riforma del lavoro e quella delle pensioni.

Intanto i fondi per la Cassa integrazione in deroga non ci sono e l’Inps avverte che stanno per finire anche quelli per la Cassa ordinaria e straordinaria. In mancanza di altri ammortizzatori sociali questa è l’emergenza del momento.

La Cassa integrazione dovrebbe lasciare il posto alla “bilateralità” ovvero dovrebbero essere aziende e lavoratori a provvedere alla creazione di fondi di settori mentre oggi sono fondi nazionali. “I settori devono provvedere da soli, non devono pesare né sulla magistratura né sullo Stato, devono pesare il meno possibile, e questo dà più protagonismo alle parti sociali e ai lavoratori perchè assume forme contrattuali, accordi, gestioni paritetiche. Che è quello che avviene in molti paesi europei”.

E gli imprenditori? “Molti ci stanno arrivando – risponde Sbarra – anche perché l’alternativa è tra odio / conflitto e soluzioni partecipate. La Cisl è da sempre per le forme partecipate che non significa non fare più scioperi ma questi sono strumenti che servono per rimettere in piedi la trattativa, non sono finalizzati a se stessi o a strumentalizzazioni politiche”.

Il segretario regionale tocca un tasto dolente, quello dell’immagine del sindacato che sui media appare molto come “attore” politico e molto meno per il lavoro fatto nelle aziende. Un “cruccio” perchè, spiega, “nel sindacato c’è il pluralismo, non siamo tutti uguali e c’è chi scientemente, come la Fiom e i Cobas, sceglie di agire come un partito o un movimento politico, o comunque all’interno di meccanismi politici di partito, mentre ci sono altri sindacati, come la Cisl, che invece sono autonomi dalla politica”. E Sbarra ricorda la recente conferma fatta in Consiglio nazionale della incompatibilità tra incarico di sindacato e cariche politiche.

“Da questo – sottolinea Sbarra – si evince che il sindacato riformista è la Cisl perchè la Cisl ha tutte queste idee sulla partecipazione, sui fondi di settore, sulla bilateralità, sulla conciliazione. Questa è la partita vera perché l’alternativa è la conflittualità. In Umbria il sindacato ha ripreso un cammino unitario ma ci sono delle fragilità che vanno affrontate”.

In Umbria il Congresso regionale è stato segnato da una dura polemica con la presidente della Regione Catiuscia Marini. “Una polemica che Sbarra ridimensiona perché, dice, non ho mai dato giudizio negativo sulla Presidente della quale ho sempre apprezzato il lavoro e l’impegno”.

Le priorità della nostra regione?

“L’Umbria, “deve dotarsi di un nuovo modello economico perché il venire meno di risorse pubbliche compromette un modello di sviluppo che era costruito sull’abbondanza di risorse pubbliche che abbondavano”.

Chi deve fare questa scelta?

“Servirebbe una grande convergenza delle classi dirigenti umbre perché la politica e le istituzioni possano fare quelle riforme profonde e vere che servono per cambiare sistema”.

Cosa dobbiamo cambiare?

“Il paradigma. e cioè passare dalla centralità del lavoro fondato sulla spesa pubblica ad un basato sul lavoro produttivo, che è prevalentemente privato. E lo si fa riscoprendo la centralità dell’industria e della manifattura ma più in generale dei motori autonomi dello sviluppo e quindi del turismo, arte e cultura che è la filiera della Tac. Io penso, ormai, che serve anche una forte spinta verso i servizi innovativi avanzati perché è lì che nel mondo avanzato si creano i 4/5 dell’occupazione. E a questo aggiungerei l’economia civile che si occupa dei sevizi e beni comuni quali acqua, arte, territorio…”.

L’Umbria cosa deve fare?

“Deve affermare politicamente che la centralità è il lavoro e la produzione, da non confondersi con la sanità e le province perché se uno guarda all’attività della Giunta e del Consiglio regionale si vede che parlano solo di questo”.

Passo successivo?

“Una volta acquisito che di lavoro e prooduzione si deve parlare servono gli strumenti per realizzarli ma noi non li abbiamo?”.

Perché?

“L’assessorato che abbiamo non è attrezzato per affrontare una crisi epocale. Fa del suo meglio ma non riesce ad incidere sulla situazione perché richiede uno strumento diverso”.

Cosa va riformato?

“La riforma vera è quella delle agenzie economiche. Giusta la riforma della sanità e delle comunità montane, ma queste servono per razionalizzare la spesa pubblica. Le riforme che fanno ripartire il motore dell’economia osno quelle delle agenzie economiche Gepagfin, Sviluppumbria, agenzia del turismo e altre, perché sono quelle che fanno ripartire l’economia”.

La proposta?

“Ci vorrebbe in un’unica soluzione una agenzia con tre indirizzi: innovazione e ricerca, crisi aziendali, politiche del lavoro, che ad oggi non si incontrano mai”.

Perchè non si arriva a questo cambiamento?

“Perchè c’è stato un cambiamento legato al passaggio da una società industriale ad una post industriale e noi abbiamo tutta la struttura istituzionale e politica organizzata intorno al fordismo e al taylorismo che oggi non ci sono più! Occorre un cambiamento epocale, ma in questo meccanismo si è realizzata una rete di consenso che è difficilmente riformabile”.

Cosa fare?

“La Cisl è preoccupata perché l’Umbria va peggio di altre regioni. Significa che ci vuole un di più di impegno delle classi dirigenti in generale. Noi non ci rassegniamo!”.

Chi è Ulderico Sbarra in Cisl e nel privato

ulderico-sbarraUlderico Sbarra, classe 1960, prende la vita con passione. Alle superiori sceglie studi artistici per fare il fumettista e il grafico pubblicitario, ma finita la scuola va a lavorare in fabbrica. Giovane operaio metalmeccanico, di area extraparlamentare, nel 1980 si iscrive alla Cisl ed è eletto nel consiglio di fabbrica. “Non mi piaceva il ‘centralismo democratico’, non mi piacevano quelle forme forti di controllo delle persone”, mentre, racconta, “mi ritrovavo nei valori della Cisl che sono poi quelli della dottrina sociale della Chiesa che andavano bene a destra e a sinistra, e che sono la solidarietà, la sussidiarietà, il bene comune, la centralità della persona”. “Sono cambiato molto – prosegue Sbarra – e lo devo molto ai valori di questa organizzazione che sono riuscito a vivere in profondità, li ho misurati con mano”. Non è stato facile ricordando i primi anni in cui si trovò allo stesso tavolo con i sindacalisti degli elettrici che “erano la destra della Cisl”. Il suo impegno viene apprezzato in Cisl e quando si ritrova disoccupato, o meglio “lavoratore in nero nell’edilizia”, nel 1987 gli offrono di lavorare come sindacalista nel settore degli edili. Dall’ ’89 al ’91 lo mandano a Gubbio dove i muratori lo “adottano” e quella che vive a Gubbio “è la base della mia esperienza”. Venivano tutti da storie di emigrazione e con loro Sbarra capisce “l’importanza del lavoro, della dignità del lavoro ma soprattutto del sacrificio, della rinuncia, della fatica”. Ricorda con soddisfazione le battaglie vinte, da quella per togliere la mezz’ora di lavoro gratuito “per il padrone”, al primo corso di formazione decentrato in spazi messi a disposizione dagli imprenditori, dal primo Numero verde per la sicurezza all’avere, “per la prima volta” riportato in Italia i contributi pensionistici versati all’estero senza i quali i lavoratori non sapevano come e quando sarebbero andati in pensione. L’anima del sindacalista si scalda anche ricordando l’impegno negli anni della ricostruzione post sisma, quando è segretario regionale Filca e fa la battaglia per il Documento unico di regolarità contributiva (Durc) che, sottolinea, è diventato legge nazionale per gli appalti in genere, anche se, aggiunge, “ha meccanismi discutibili perché applicato all’impresa e non al cantiere”.

La passione per il calcio lo porta anche in Inghilterra. Da giovane gioca da centravanti ed è più volte capocannoniere. Gioca per otto squadre umbre tra cui il San Terenziano, la squadra del paese dove è nato. È un tifoso del West Ham, la squadra di calcio “operaia” del quartiere dei cantieri navali di Londra, la squadra che non vince mai ma sforna campioni. E lui vola a Londra, tifoso tra i tifosi inglesi. Ulderico Sbarra coltiva anche altre due grandi passioni: per la chitarra elettrica e per la moto, una Triumph, che non abbandona mai.

AUTORE: Maria Rita Valli