Secoli d’arte nell”Isola di San Lorenzo’

Perugia. Il Museo del Capitolo della cattedrale ha opere dal VI secolo a.C. ad oggi

Nel cuore civile ed ecclesiale della città, il Museo del capitolo della cattedrale offre ai visitatori un percorso suggestivo tra le opere prodotte nei secoli per la devozione dei fedeli, che si snoda tra le sale storiche e le ultime, anche sotterranee, ritrovate con sapienti e impegnativi restauri. Direttore del Museo e responsabile di tutto il complesso della cattedrale (dai perugini chiamato ‘l’isola’ di San Lorenzo) è il canonico mons. Giovanni Battista Tiacci. Con lui entriamo nella storia del museo che non può certo dirsi conclusa, con progetti ancora in cantiere per il futuro. ‘Il Museo – racconta mons. Tiacci – venne costituito dal Capitolo nel 1923, nel 4’centenario della morte del Perugino, aderendo ad una sentita esigenza artistica e religiosa degli ambienti culturali perugini. L’originario Museo era collocato in sole quattro stanze a livello del Chiostro superiore. Con l’ampliamento, realizzatosi con i lavori del Giubileo del 2000, si sono aggiunte altre 21 sale, su due piani. Questi spazi sono ulteriormente destinati a raddoppiarsi con l’ultimazione dei lavori in corso, che stanno rimettendo in luce ambienti di grande interesse archeologico, rimasti interrati nel corso dei secoli passati. Ora sono esposte oltre 180 opere d’arte tra quadri, sculture, oreficerie, tessuti, ricami e una importante raccolta di codici miniati. Le opere provengono sia dalla Cattedrale che da chiese dipendenti dalla cattedrale ormai soppresse e da donazioni di privati’. Come è stato possibile realizzare questi interventi di potenziamento del Museo? ‘Dal 1998 c’è stata la possibilità di attivare ingenti finanziamenti in gran parte pubblici, anche se non è mancato l’apporto finanziario diretto del Capitolo e sponsorizzazioni di privati, che hanno consentito il restauro architettonico del complesso monumentale e di tutte le opere esposte. Fondamentale è il rapporto di collaborazione che il Capitolo ha voluto realizzare con il coinvolgimento delle due Soprintendenze ai beni culturali (quella architettonica e quella archeologica), il Comune di Perugia, la Regione, la Fondazione Cassa di Risparmio, che ha consentito di realizzare il collegamento dei due chiostri e il recupero dei resti del Palazzo papale di Martino IV e del Palazzo dei Consoli. La riapertura dei museo, rinnovato e ampliato, è avvenuta il 1’aprile 2000′. Nel museo ci sono testimonianze di 26 secoli di storia”Il percorso museale mette in evidenza le varie stratigrafie che fanno rivivere le importanti testimonianze archeologiche, dal VI sec. a. C. fino ai nostri giorni, che riguardano avvenimenti storici d’interesse universale quali i 5 conclavi che si svolsero nel XIII sec., compreso quello che portò al soglio pontificio san Celestino V, il papa del gran rifiuto dantesco. Nello stesso secolo Perugia per alcuni decenni fu sede papale, tanto che papa Martino IV vi fece costruire un maestoso palazzo e in questi ambienti morirono 4 papi, tra i quali il grande Innocenzo III. Il Museo inoltre possiede raccolte artistiche di grande pregio commissionate o donate da papa Leone XIII che prima di salire al soglio pontificio fu vescovo a Perugia per oltre 33 anni’. Cosa ha di diverso da altri musei pubblici? ‘Il Museo cerca di valorizzare al massimo la propria identità religiosa attraverso mostre, visite guidate, eventi culturali. In particolare si cerca di mettere in risalto il profondo significato religioso delle opere esposte, che non sono solo splendide opere d’interesse artistico, ma furono commissionate per essere oggetto di culto da parte della comunità dei fedeli’. Esiste un rapporto con gli altri Musei ecclesiastici umbri? ‘Negli ultimi anni è stata ufficialmente costituita la Rete dei musei ecclesiastici dell’Umbria, alla quale hanno aderito ben undici musei, e anche il nostro, realizzando iniziative comuni tra cui un sito internet che, primo in Italia, è stato preso a modello dalla Conferenza Episcopale Italiana per proporlo anche ad altre Regioni’. Cosa c’è nel futuro del museo? ‘Nei prossimi tre anni raddoppieremo gli spazi espositivi, creando un percorso ‘underground’ che metterà in collegamento i camminamenti sotterranei della Fontana maggiore con i resti della via Appia romana in piazza Cavallotti, passando al di sotto delle canoniche e della cattedrale. L’ingresso del museo verrà spostato su piazza IV Novembre, quindi il Museo acquisterà una rilevanza straordinaria, capace di attrarre un ulteriore vasto interesse’.

AUTORE: (a cura di Franco D'Amelj)