Sempre di più i padri che condividono la cura dei figli

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Un papà di spalle seduto su un prato secco, con felpa nera, sulla destra una bambina seduta accanto a lui con felpa e cappuccio rosso e jeans sullo sfondo il prato giallo di grano già tagliato e il cielo celeste
Foto https://pxhere.com/

Non fanno notizia eppure sono più di quanto possa apparire sui media. Sono i giovani uomini che vivono serenamente il loro essere padri che condividono con la loro compagna la responsabilità della cura dei figli… e dei genitori. L’immagine iconica è l’uomo che cambia il pannolino o da il biberon al neonato. Capaci di una tenerezza che una certa cultura maschile per troppo tempo – e purtroppo ancor oggi – ha ritenuto non degna di un’uomo.

Crescono i padri che usufruiscono dei congedi di paternità

Oggi sono in aumento i padri che si assentano dal lavoro quando nasce un figlio. Per scelta, ma anche grazie alla legge che ha introdotto i congedi di paternità introdotti in Italia con la legge Fornero nel 2012 per garantire la presenza di entrambi i genitori in prossimità della nascita del figlio. Dati Inps mostrano che la percentuale di padri che usufruisce del congedo di paternità si è più che triplicata fra il 2013 e il 2022.

Ottima cosa che però, osserva Morena Pinto su altreconomia.it resta ancora “un tabù”. La scarsa attenzione alla genitorialità, scrive, “trova conferma anche nell’investimento italiano nelle prestazioni sociali erogate alle famiglie e ai minori nel 2023, stimato intorno all’1,2% del Pil nell’ultimo Rapporto annuale Istat”.

Oggi il modello sociale del padre è cambiato

L’immagine del padre come colui che porta a casa il pane “è messa in discussione da una serie di trasformazioni di natura sociale, socio-economica e psicosociale, e non risponde più alle esigenze di molti uomini e famiglie. Oggi, – scrive Monica Castagnetti, pedagogista, Centro per la Salute del Bambino Onlus sul sito www.savethechildren.it – questo tipo di modello non si concilia più con una visione della realtà familiare e sociale. Il ruolo dei padri cambia poiché la società è sempre più orientata a superare il modello che ascrive al maschio una posizione dominante nella sfera produttiva e alla femmina un controllo pressoché esclusivo di quella riproduttiva e della cura. Per la paternità oggi diventa sempre più necessario esplorare i bisogni e i desideri degli uomini di occupare lo spazio della cura, ragionando anche sulle ricadute culturali e politiche che ci sarebbero nel dare loro più opportunità e supporto”.

L’esperienza della coppia e la paternità

Questo cambiamento è sempre più evidente e sempre più esperienza delle coppie. Ce ne parla Stefano Marcucci, già presidente diocesano dell’Azione cattolica di Perugia. Con altre famiglie si incontrano periodicamente per condividere il cammino di fede. E nell’amicizia che li unisce c’è anche il condividere l’esperienza della paternità.

Ha un figlio di 11 anni e la piccola di 7 anni. Quando sono nati si è preso qualche giorno (pochi) per stare con la moglie e i neonati. Poi di nuovo al lavoro, perché la moglie “aveva più giorni di maternità”. È fortunato, anche rispetto ai suoi amici, perché l’azienda in cui lavora consente alla decina di dipendenti elasticità di orario e di lavoro che gli consente di essere presente per i figli come per i genitori anziani.

Si collabora e spesso è il padre ad occuparsi dei figli

Di sé, scherzando, dice “sono praticamente un mammo” perché sua moglie Cristina è medico e ha turni di lavoro e orari “che non decide lei e quasi mai corrispondono a quelli dei figli”. Quindi Stefano li porta a scuola, poi il pomeriggio in parte li passa con i nonni o la mamma se c’è, e capita spesso che sia Stefano a prepare la cena e mettere a letto i figli. “Noi dal punto di vista decisionale – dice Stefano – condividiamo un po’ tutto, cerchiamo di essere collaborativi e di parlare di tutto”.

L’esperienza di altri padri

Gli amici come se la passano? Hanno anche loro aziende “amiche della famiglia”? Un amico sì. Enrico, ha tre figli, e lui sfrutta anche il lavoro da casa per essere presente con i figli quando la mamma non può perché lavora in un ente pubblicio che è “molto meno flessibile come orari e permessi”.

Diversa la situazione di Alessandro, che lavora in una azienda privata: il tipo di lavoro e una maggiore rigidità dell’organizzazione del lavoro, non gli consentono di essere particolarmente presente, però, sottolinea Stefano, poiché la moglie lavora a scuola in un’altra città, è lui che tutte le mattine fa il giro per accompagnare le tre figlie che frequentano tre scuole diverse e la sera o il fine settimana è lui che accompagna i figli a fare sport.

Ma per Stefano e i suoi amici la paternità “non è solo ti accompagno, ti vengo a prendere, ti curo, ti vesto e basta, ma è anche un ‘ti parlo, mi interessa quello che fai’”. La paternità è essere vicini ai figli e esserlo insieme alla mamma, “collaborando fra di noi, marito e moglie, per essere insieme genitori”.

Il gruppo di famiglie dell’Azione cattolica

Un aiuto in questo cammino in cui essere padri e essere madri si impara facendo, viene dal gruppo di famiglie di Azione cattolica, “un cammino sulle famiglie, sulle paure che abbiamo relativamente ai figli”.  Una condivisione che non è solo di parole ma anche di vita, di amicizia. Recentemente Stefano ha dovuto affontare un problema di salute di suo padre, che è stato una settimana all’ospedale. “Oltre il mio titolare che mi ha detto ‘guarda tu fai quello che devi fare, non ti preoccupare del lavoro perché la cura della famiglia viene prima di tutto, anche gli amici mi sono stati vicini, ci hanno dato una mano, ci hanno aiutati”.

Circola una battuta: al parco le donne dopo 5 minuti parlano dei figli, i mariti no parlano di sport o di lavoro. È così? Sefano risponde divertito che no, anche i papà parlano dei figli ma, aggiunge, è più probabile che tu li vedi correre per il parco a giocare con i figli. “Quando vado al parco con Cristina noi ci mettiamo a giocare a calcio, a pallavolo, a girare con la bicicletta. Alla fine forse siamo più giocherelloni, davanti a una palla che rimbalza torniamo bambini”.

Altri padri vivono la responsabilità di cura dei figli

Ma questo modo di vivere la paternità non è esclusivo dei cattolici. Decisamente no. E la riprova Stefano la vede parlando con i padri dei compagni di classe dei loro figli. Anch’essi vivono una responsabilità di cura dei figli, attenti al “ruolo di educatore e di accompagnatore dei figli” condividendolo con le madri.

Stefano e gli altri padri si sentono sminuiti da questo lavoro di cura? Decisamente no. “Siamo parte integrante dell’organizzazione, dell’educazione, non siamo spettatori o supervisori. Non siamo diventati nemmeno collaboratori – sottolinea Stefano – perché sarebbe comunque un ruolo marginale”. “Per me sarebbe frustrante rimanere fuori dalla vita familiare, mi estraneo a casa mia”, aggiunge.

Dialogo, stima e amore alla base del rapporto di coppia

Tutto facile dunque? No. Quella di Stefano, dei suoi amici, delle loro compagne di vita, è una continua ricerca in cui il dialogo, la stima reciproca e l’amore sono la base per costruire giorno per giorno un rapporto in cui non c’è uno che prevarica sull’altro né uno che dipende dall’altro. Padri, dunque, ovvero uomini la cui identità e esperienza non ha come modello una società patriarcale ormai lontana nel tempo, e si muove su ben altri binari rispetto un maschilismo, questo sì, ancora presente, che considera la donna inferiore esercitando su di essa, e sui figli, un potere del maschio non in quanto padre ma, appunto, in quanto maschio.

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