Senza coesione non c’è sviluppo

Mons. Chiaretti ai lavoratori nella festa del 1'maggio

Mercoledì 1’maggio, festa del lavoro, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Giuseppe Chiaretti ha celebrato l’eucaristica al santuario della Madonna delle Grondici. Erano presenti numerosi rappresentanti del mondo del lavoro e, ha richiamato tutte le forze politiche e sindacali alla concordia perché ci sia convergenza di intenti verso le esigenze del bene comune e non si agisca secondo visioni di parte. “Nello scanno dell’aula consiliare di Passignano – ha proseguito mons. Chiaretti – ho letto il monito di uno storico pagano, che osservava acutamente: “Concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur”; e cioè “con la concordia degli animi e delle volontà fioriscono le iniziative anche piccole; quando subentrano la discordia e le divisioni vanno alla malora anche le iniziative migliori e più promettenti” (Sallustio). Ecco perché il motto del nostro incontro è “senza coesione sociale non c’è vero sviluppo”, che è qualcosa di più di quel che è stato giustamente ripetuto in questi giorni “senza consenso non c’è né progresso né pace sociale”. L’impegno nasce da una volontà esplicita e determinata di collaborazione in vista di alcuni obiettivi da raggiungere. E lo sviluppo, inteso anche nella sua dimensione economica e occupazionale, può essere uno di questi obiettivi, da inquadrare sempre, in tempi di globalizzazione della solidarietà e non solo dei mercati, in una prospettiva solidale tra classi sociali e tra popoli del mondo”. Quindi l’Arcivescovo ha concluso dicendo che “Laddove l’uomo è uno strumento e il povero un fastidio non c’è sviluppo, non c’è progresso, non c’è pace. I fatti di questi giorni, in Palestina come nell’America del Sud, stanno a dimostrarlo con ogni evidenza. Non è con le armi e con la repressione che si vince l’urlo dei poveri, né si blocca il flusso incessante degli immigrati che arrivano tra noi, perché hanno fame e fuggono le ingiuste oppressioni. Nell’antico catechismo c’era un catalogo speciale di peccati che ieri oggi sempre gridano vendetta al cospetto di Dio; diceva: “Omicidio volontario (compresi l’aborto e l’eutanasia), peccato impuro contro natura (compresa la pedofilia), oppressione dei poveri (compresa l’ingiustizia sociale e la mancanza di vera democrazia), il defraudare la mercede all’operaio (anche con il lavoro in nero e la precarietà del lavoro). Vecchio catechismo, si dirà, ma i problemi sono gli stessi anche oggi. Ci aiuti l’eucarestia che stiamo celebrando, e che è fatta di un unico pane spezzato offerto ad una comunità concorde, a camminare più seriamente per le vie d’una sincera coesione sociale, anche con un nuovo patto sociale, senza secondi fini e senza prevaricazioni. Allora ci sarà anche uno sviluppo più vero e più aperto ai bisogni di tutti”.