Senza compromessi

La gazzarra che venerdì scorso, a Siena, ha impedito al card. Camillo Ruini di intervenire senza interruzioni a un convegno impone alcune riflessioni, oltre alla decisa condanna che è venuta da diverse parti sociali, culturali e politiche. Riflessioni che possono essere raccolte intorno a tre punti: il primo riguarda la sinistra. Periodicamente, infatti, nella lunga stagione di crisi che ha avuto nel 1989 un momento di svolta importante, riemerge una tentazione, che si può schematizzare in questi termini. Si tenta di presentare il terreno dell’etica e quello delle pulsioni legate al tema antropologico come un nuovo terreno di affermazione, stante l’incapacità di ‘dire qualcosa di sinistra’ nei campi più tradizionali (e più urgenti) delle politiche pubbliche e delle politiche sociali. Questo grande abbaglio comporta aprire a posizioni anticlericali di vecchia matrice ottocentesca e sventolare bandiere radical-borghesi come avanzatissimo baluardo dei diritti. In realtà, ci troviamo in una situazione nuova, anche rispetto alla fine del ventesimo secolo, quando lo schema di sostituzione dei cosiddetti ‘diritti radicali’ alla lotta per la giustizia sociale sembrava avere dato alcuni frutti in termini di consensi. E questo dovrebbe sollevare riflessioni piuttosto approfondite. E qui si innesta un secondo punto, cioè la ‘libertà della Chiesa’. Giovanni Paolo II ha testimoniato che, di fronte alle grandi sfide della contemporaneità accelerata, la Chiesa (tutta la Chiesa, clero e laici, gerarchie e cristiani comuni, movimenti, associazioni) è schierata senza compromessi per l’uomo, per l’umano, per difendere e promuovere ‘l’esperienza umana fondamentale ed elementare’, la persona concreta. E questo comporta un impegno a parlare chiaro, anche per dare voce a chi non ha voce. Il tradizionale schema del ‘movimento cattolico’ di tradizione otto-novecentesca in questo senso evolve, coerentemente con l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, verso una estroversione di tutta la Chiesa, per cui gerarchia e laici prendano insieme le loro responsabilità. Ne consegue un terzo punto, cioè nuove forme di interlocuzione da parte di tutta la Chiesa, con tutta la società, senza alcun obiettivo di potere o di auto-affermazione, ma con la serena certezza di svolgere in questo modo un servizio, tra l’altro fortemente connesso con l’identità, italiana ed europea. Spiace che siano proprio gruppi di giovani, sia pure limitatissimi nei numeri, a utilizzare vecchi schemi, piuttosto che a guardare avanti, a farsi concretamente carico delle sfide di quella ‘questione antropologica’ su cui la Chiesa italiana, sulla scorta del magistero del Papa (di Giovanni Paolo II e in termini ancora più stringenti di Benedetto XVI), sta lavorando, come contributo sereno e creativo al Paese, di fronte a scelte decisive di sviluppo di civiltà.

AUTORE: Francesco Bonini