Senza titolo

Già: il titolo non serve, basta il logo della Comunità di Capodarco dell’Umbria, quella in cui io vivo dal 1974.

Sulla silhouette della nostra Umbria, quattro frecce. Frecce, movimento. Tre sono vuote, una sola è piena. Vuote: occorre riempirle.

Quella piena, quella che viene dall’alto, potremmo chiamarla la freccia di Gamaliele. Il vecchio rabbino, chiamato in Sinedrio (At 5, 3442) ad aggiungere la sua alla condanna contro quella setta che si ostinava a seguire Gesù, e che il Sinedrio aveva già pronunciato: “Che ne pensi? Li distruggiamo, sì o no?”. E lui: “Lasciate perdere. Se viene da Dio, non sarete voi a distruggerla; se non viene da Dio, finirà quanto prima di morte naturale”.

Freccia piena. Ma le tre vuote tocca a noi “riempirle”, a noi che per i motivi più diversi abbiamo scelto di vivere in una comunità di accoglienza. Riempirle con che cosa?

Siamo in piena araldica d’alto bordo, il latino è d’obbligo. Scrivete. Sono tre verbi, secchi e intensamente programmatici: compartiri , consociari , experiri.

Nella freccia vuota che va da sinistra verso il centro va scritto:

COMPARTIRI in corsivo, maiuscolo e neretto, perché è quella la freccia che dà sapore a tutta la baracca. Sulla freccia che sale dal basso verso l’alto: consociari .

Su quella cha da destra punta verso il centro: EXPERIRI.

Traduco, a 3 km dal più vicino liceo classico: compartiri = fare parte; consociari = mettersi insieme ad altri; experiri = tentare sempre nuove soluzioni.

Ma mettersi insieme e sperimentare sono sotto l’ombrello che dà loro significato, perché è il soggetto di tutta l’operazione, quel fare parte che permette di parlare di comunità, di vita comune, di vita condivisa. Se non è così, vuol dire che non siamo in presenza di una comunità di accoglienza, ma di qualcos’altro: un’associazione, bella, generosa, ma… ognuno a casa sua! Cornuto, il dilemma: condividere il cuore o condividere la vita?

Ma nella gerarchia dei nostri pensieri di seguaci dell’Uomo di Nazareth, al primo posto c’è chi di condivisione concreta nelle pieghe della vita di ogni giorno ha bisogno più che del pane, gente che da sola non si regge.

Se intervistassimo tutt’e 8 i miliardi di uomini che arrancano sulla faccia della Terra, ci inviterebbero tutti a “condividere il cuore” con i meno fortunati. Lui solo, quell’Uomo giovanissimo che è nato 2019 anni fa, ci direbbe che è la vita , in tutta la sua portata, che va condivisa con loro, i suoi preferiti.