Sgarbi crudeli

Se vogliamo parlare di sgarbi riservati alla Comunità di Capodarco dell’Umbria da chi gli sgarbi può permetterseli, devo raccontare quello che successe nel 2010, quando, data la forte crisi degli agriturismi, pensammo a un diverso utilizzo del nostro agriturismo Colfiorito di Gubbio, gestito dall’omonima Cooperativa sociale agricola, una delle tre cooperative sociali che affiancano la nostra Comunità per l’inserimento lavorativo dei disabili accolti. Fu così che nel giugno del 2010 presentammo in Regione, con l’aiuto determinante della prof. Marisa Paradisi, della sua competenza e del suo entusiasmo contagioso, il nostro progetto “Fiaba”, acronimo che sta a dire “Filiera integrata agroalimentare biologica aromatiche”. Un bel progetto, sia sul piano tecnico che su quello valoriale: attenzione all’ambiente, invito al territorio a dedicarsi a culture ben più consone e redditizie di quelle graminacee (leggi: Aboca), un lavoro praticabile anche da persone svantaggiate che, ciascuna nella propria misura, sarebbero diventate fattori di una produzione pensata a vantaggio di tutti. Giustificava le nostre speranze la crescita della domanda di prodotti naturali, nella ristorazione, nei fast food e nel consumo domestico; una crescita di mercato sensibilissima, sia su scala europea che su scala nazionale, in controtendenza rispetto alla improvvida industrializzazione selvaggia della filiera alimentare praticata nel passato (cf. Corriere della Sera, 13 maggio 2012). Noi due associazioni promotrici – la cooperativa agricola sociale Colfiorito di Gubbio e la Comunità di Capodarco dell’Umbria – cercammo e trovammo il coinvolgimento dell’Associazione apicultori eugubino-gualdesi, la cui produzione di miele sarebbe stata valorizzata di molto dalla qualità e dalla quantità di polline pregiato del quale le loro api si sarebbero nutrite, volando ilari e ronzanti fra piante di rosmarino, salvia, timo, finocchio selvatico, melissa. La Regione volle la presenza del Parco tecnologico regionale, che dovrebbe essere un carrozzone di quelli con le gomme piene, e, come disabili da far crescere, indicò (indovina!) i “ragazzi” dell’Asad. Il progetto Fiaba venne approvato, ma con un machete conficcato sulla fronte: ci venne negata del tutto la maggiore voce di spesa, quella per l’acquisto delle migliaia di piantine officinali da mettere a dimora. Sia fatta la volontà di chi ha in mano il machete. Io avrei voluto chiamare il prof. Cotturri e dirgli che la sua proposta, di chiamare “Pubblico senza Stato” il privato-sociale a base autogestita e condivisa, non aveva un grande appeal in Umbria, forse per un rigurgito di vetero-stalinismo.

AUTORE: Angelo M. Fanucci