È sotto gli occhi di tutti che il modello di distribuzione di aiuti umanitari americo-israeliano di Gaza Humanitarian Foundation e dei contractors non sta funzionando. Forse era stato concepito proprio per non funzionare. Forse doveva essere un’esca per far uscire ancor di più allo scoperto Hamas e sterminarne i suoi combattenti e per esercitare definitivamente il potere di vita e di morte israeliano sugli abitanti della Striscia.
Sappiamo però che all’interno dello Stato di Israele sta crescendo una fortissima contestazione nei confronti del governo. Come vorremmo che tutti gli occhi delle donne e degli uomini liberi del mondo fossero puntati sulle azioni di Standing Together che ha marciato da Gerusalemme e da Tel Aviv verso i confini di filo spinato della Striscia per protestare e favorire la partenza dei camion di aiuti che vengono ostacolati violentemente dall’esercito e dai coloni.
Standing Together è un segno di speranza perché è un’organizzazione araboisraeliana nata in Israele, esercitata con metodologia nonviolenta e convinta che la sicurezza degli israeliani non si raggiunga con il tentativo di annientare Hamas ma di favorire piuttosto la convivenza tra i due popoli e due stati. Sì, decisamente un segno di speranza.
