Stanziati i fondi necessari per portare acqua da Montedoglio al Trasimeno. Contributi agli agricoltori che rinunceranno agli attingimenti

Euro e acqua per il lago

Dopo il profluvio di parole, che da qualche anno si fanno al capezzale di un lago sempre più in debito di acqua, sembra (e mai come in questo caso l’inserimento del dubbio appare di rigore) che i “medici” abbiano raggiunto un accordo su diagnosi e cura, affidando ai politici il finanziamento dei progetti. Scopo precipuo dell’affidamento quello di spostare la crisi del Trasimeno dalla problematica locale a quella nazionale. L’operazione di convincimento dei vertici romani sembra essere riuscita dal momento che la presidente della Regione, Maria Rita Lorenzetti, è stata in grado di annunciare ufficialmente l’emanazione, da parte della presidenza del Consiglio dei Ministri, di un’ordinanza che prevede lo stanziamento di circa 40 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza idrica del lago che, malgrado le piogge di gennaio e febbraio, tarda a riprendere quota rimanendo di 140 cm al di sotto dello zero idrometrico. La maggior parte della somma stanziata (33 milioni) è finalizzata al completamento della rete di adduzione dal bacino di Montedoglio a Castiglione del Lago, mentre 6 milioni saranno erogati dal Dipartimento della Protezione civile per la manutenzione. Il Ministero dell’Agricoltura si è dichiarato disponibile anche ad erogare finanziamenti straordinari per circa 10 milioni di euro; lo stesso Ministero ha dichiarato la propria disponibilità a considerare prioritariamente l’Umbria nella erogazione dei fondi (della Finanziaria) per la realizzazione degli interventi sul Chiascio. Un altro intervento di rilievo viene dalla Commissione europea che tende la mano all’Umbria concedendo aiuti – nella forma di contributi e nella misura di 350 euro ad ettaro – alle aziende agricole che si impegnino a non prelevare acqua per usi irrigui dal Trasimeno o dai suoi affluenti ed a rispettare alcuni obblighi di carattere ambientale. Nel prendere atto con soddisfazione di questa mobilitazione di fatto intorno alle problematiche del Trasimeno il cittadino qualunque (ma non qualunquista) si domanda: basterà tutto questo al reintegro di livelli accettabili del lago anche nel caso che si verifichi un periodo di grande siccità come quello dell’anno passato? E sarà possibile coordinare con efficienza le diverse competenze che “incombono” sulla vita del Trasimeno? UN PO’ DI STORIA Il Trasimeno – superficie 128 km quadrati, profondità media 6 metri in condizioni di normalità – è un lago di origine tettonica, derivante cioè da fenomeni di sprofondamento del terreno. Il fatto (scientificamente accertato) fa giustizia sommaria di credenze popolari che lo indicavano come cratere di un fantomatico vulcano emerso dalle acque milioni di anni or sono in seguito a prolungati sommovimenti tellurici. Molto noto agli etruschi in quanto posto lungo uno degli itinerari più importanti della Dodecapoli (Populonia – Siena – Chiusi -Perugia) acquistò fama e rilievo storico in seguito alla battaglia che si verificò, sulla riva nord tra il colle Gualandro e l’attuale abitato di Tuoro, il mattino del 23 giugno dell’anno 217 avanti Cristo. Nei secoli successivi il Trasimeno fu spettatore di quasi tutte le vicende che coinvolsero questa parte dell’Italia centrale. Beneficiò di maggiore attenzione nei secoli dell’impero romano. Conobbe fasti e nefasti delle invasioni barbariche, fu spettatore (non disinteressato) dei contrasti tra Perugia e le confinanti signorie di Siena ed Arezzo, venne coinvolto nelle lotte intestine delle grandi famiglie dominatrici del territorio durante tutto il Medioevo. Conobbe un periodo di “pacificazione” forzata all’interno dello Stato della Chiesa durante il quale, grazie anche alla favorevole congiuntura pluviometrica e ad alcune opere di sistemazione idraulica, aumentò la pescosità, tanto da soppiantare il lago di Bolsena nel ruolo di fornitore delle mense dei signori del tempo. Più tardi, dopo l’unità d’Italia, il Trasimeno venne interessato da un periodo di “vacche magre” tanto che i proprietari avrebbero voluto il prosciugamento del lago e l’utilizzo dei fondali a scopi agricoli. Una istanza che ha trovato convinti assertori anche alcuni anni dopo la fine del conflitto mondiale, allorché il bacino conobbe un depauperamento idrico che lo condusse al limite del collasso. Ma il Trasimeno seppe superare anche quell’emergenza, grazie anche al concomitante intervento di qualche illuminato amministratore e… della Provvidenza. Il che lascia sperare che il bacino possa cavarsela ancora una volta.

AUTORE: Giancarlo Scoccia