STATUTO REGIONALE. Le precisiazioni ‘di metodo’ di Pasquale Caracciolo a Segatori, Vinti e Ronconi

Caracciolo: "rifiuto affermazioni offensive"

Non amo la polemica. Neanche la menzogna e la calunnia. Mi sono anch’io sentito offeso, o meglio si è sentita offesa la mia intelligenza, nel leggere sulla stampa locale alcuni commenti del sociologo Roberto Segatori e di Stefano Vinti di Rifondazione comunista sulle ultime vicende dello statuto regionale. Secondo il primo la bocciatura dello statuto sarebbe “frutto di un’alleanza strumentale che ricorda i Patti Lateranensi di memoria fascista”. A parere del secondo “è stato il vescovo di Perugia a far leva su Alleanza nazionale per far impugnare dal governo la carta umbra”. Mi rammarico per la povertà di pensiero del prof. Segatori che quando non si fa prendere la mano da un laicismo anacronistico ed inutile riesce a produrre qualcosa di meglio. A lui ricordo il ruolo attivo e responsabile della Chiesa umbra nei tre anni di discussione sullo statuto regionale. Rammento il documento “Contributo per lo statuto della regione dell’Umbria” del febbraio 2002 (prima che iniziasse la discussione) redatto dalla Consulta regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Umbra. È stato l’unico vero ed organico apporto avuto dalla Commissione speciale per lo statuto del Consiglio regionale. Ricordo il contributo costruttivo della Consulta, della Ceu stessa e di gran parte del laicato cattolico umbro lungo tutto l’arco di discussione: ben tre audizioni della Ceu, il puntuale apporto nei momenti partecipativi, i tanti colloqui e contatti che ci sono stati a livello istituzionale, sino all’incontro regionale promosso dal laicato umbro il 9 luglio scorso alla sala Capitini di Perugia, presenti il Presidente e il Vice presidente della Commissione speciale per lo statuto. Le opinioni espresse in questi tre anni di confronto aperto e leale non hanno mai avuto bisogno di sponsor. Evidentemente al prof. Segatori tutto questo è sfuggito altrimenti non si sarebbe permesso le offensive valutazioni che ha fatto. Diverso è, invece, per Stefano Vinti il quale, essendo capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale, non può non conoscere i fatti. In compenso ci gratificano, anche sul piano personale, gli attestati di lealtà e di serietà che in più occasioni pubbliche e private ci sono stati rivolti da Mauro Tippolotti, compagno di partito di Vinti e attuale Presidente del Consiglio regionale. Per cui, cari signori Segatori e Vinti, mi dispiace dover costatare che in quanto a stile e metodo (sul merito è legittimo pensarla diversamente) tra noi e voi c’è un fosso largo migliaia di chilometri. Visto che in questa mia nota sono in vena di precisazioni, merita una puntualizzazione anche la dichiarazione alla stampa del senatore Ronconi che aderendo all’invito dei vescovi umbri di introdurre nello statuto il richiamo a san Benedetto e san Francesco “esprime il rammarico per la tardività dell’iniziativa che viene proposta a tempo scaduto forse a causa della preoccupazione da parte del clero umbro di venir confuso con la forte e determinata iniziativa dell’Udc che però non trovò allora convinti sostenitori”. Mi dispiace che un certo modo furbesco di fare politica abbia contagiato anche i politici cattolici. Rammento al senatore Ronconi che l’emendamento all’art. 2 dello statuto con il riferimento ai santi Francesco e Benedetto l’ha proposto ufficialmente, con nota scritta e a nome della Ceu, la Consulta regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, Giustizia e Pace in occasione dell’incontro partecipativo del 9 gennaio scorso promosso dalla Commissione speciale per lo statuto alla sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni. Quindi al tempo giusto e al momento giusto.

AUTORE: Pasquale Caracciolo