Se fosse stato un sacco di materiale inerte poteva essere anche gettato sul cassone di un autocarro, invece era ‘solo’ un uomo caduto da un’impalcatura di un cantiere, privo di sensi. Ma il datore di lavoro e suo figlio lo hanno creduto morto. E così hanno deciso di caricarlo per poi buttarlo in un campo, sul ciglio della strada, a distanza di alcuni chilometri dal luogo del fatto, Sant’Eraclio di Foligno. È l’incredibile storia di Abdslam, il marocchino di 34 anni, abbandonato a Viole di Assisi e ritrovato dai carabinieri. In sostanza i due non volevano avere guai perché l’extracomunitario, in regola con il permesso di soggiorno, lavorava in ‘nero’, a 35 euro al giorno. Chiamare l’ospedale per prestare i soccorsi allo sfortunato muratore, poteva comportare la chiusura del cantiere. Solidarietà umana? Dimenticata. L’unico lato positivo è costituito dal fatto che il marocchino, con 10 anni di vita da emigrante in Italia, grazie all’intervento occasionale di una pattuglia di carabinieri ed alle cure in ospedale, se l’è cavata con ferite non gravi che vuole curare in Marocco. Nel suo paese potrà avere l’assistenza della sua famiglia e riabbracciare moglie e figlie. Nonostante quello che gli è successo, vuole tornare in Italia perché ‘nel mio paese non c’è lavoro. Gli italiani, fino a questo momento, mi avevano trattato bene. Ora ho un po’ paura di qualche conseguenza per la denuncia che ho fatto’. Per i suoi datori di lavoro intanto è partita la denuncia: omissione di soccorso, violazione delle norme di sicurezza nell’ambiente di lavoro e lesioni gravi. E la loro attività è adesso passata sotto la lente di ingrandimento dai carabinieri e degli organi preposti al controllo del mondo del lavoro. La vicenda è incredibile, lascia di stucco. Come la richiesta fatta al muratore, da parte del datore di lavoro, di non rivelare nulla dietro il pagamento di dieci giorni di paga, pasta e mele. È intervenuta anche la Cgil con il segretario degli edili, Graziano Massoli ricordando che ‘anche in passato c’erano stati casi di operai infortunati non portati all’ospedale, ma riaccompagnati nelle loro città. Ma questo è un fatto di una brutalità immane, lontano dalle tradizioni di civiltà dei lavoratori umbri e dalla cultura della terra di San Francesco’. Se è vero che i datori di lavoro sono di origine siciliana, è altrettanto vero che in Umbria gli infortuni nell’edilizia e la pratica dei subappalti (come in altre regioni), con lo sfruttamento dei lavoratori, non solo extracomunitari, sono una pratica diffusa. A chi tocca il compito di controllare?
‘Stavo bene in Italia, ora ho paura. Ma tornerò a lavorare: ho bisogno’
La triste vicenda dell'operaio marocchino abbandonato ferito in un campo fa riflettere: servono più controlli. E un giro di vite per evitare simili barbarie
AUTORE:
Emiliano Querini