Suicidio a Notre-Dame: sì alla vita, no alla violenza

La Chiesa di Parigi dopo lo shock del suicidio di Dominique Venner a Notre-Dame
L’esterno di Notre Dame a Parigi, folla e mezzi di soccorso dopo il suicidio di Dominique Venner
L’esterno di Notre Dame a Parigi, folla e mezzi di soccorso dopo il suicidio di Dominique Venner

Parigi sotto choc per il suicidio dello scrittore e storico Dominique Venner: si è sparato martedì sull’altare della cattedrale di Notre-Dame per protestare in maniera estrema contro la legge sui matrimoni gay che, dopo il varo delle due Camere del Parlamento, venerdì scorso ha ricevuto anche il via libera del Consiglio costituzionale. Il personale della cattedrale ha tentato di rianimare Venner prima dell’arrivo rapido – ma purtroppo inutile – dei soccorsi. La tragedia si è consumata a poche ore dall’inizio della Veglia di preghiera per la vita organizzata dalle otto diocesi dell’Ile de France.

Nel prendere la parola all’inizio della Veglia, l’arcivescovo di Parigi, card. André Vingt-Trois, ha sottolineato: “Più che la cattedrale, sono i nostri cuori che devono essere purificati. È dai nostri cuori che bisogna cacciare la violenza”. E poi: “Mai nessuna violenza! Di qualsiasi tipo, che sia fisica o verbale, che tocca il bambino innocente che è chiamato a nascere o l’anziano che è stato abbandonato e che si vuol far morire, che colpisce il nostro avversario o che colpisce noi stessi. Mai nessuna violenza fa progredire l’essere umano nella conoscenza di ciò che è buono e nella volontà di farlo. Mai nessuna violenza fa progredire l’amore. La violenza non produce che violenza e morte”. Ha quindi fatto un appello, in vista della grande manifestazione che si terrà a Parigi (su iniziativa della “Manif pour tous”) domenica 26 maggio, per protestare contro la legge sui matrimoni gay. “Visto che molti cattolici parteciperanno alla manifestazione – ha detto il cardinale – domandiamo loro, come abbiamo fatto per le manifestazioni precedenti, di astenersi da ogni forma di violenza, non solamente nei gesti ma anche nelle parole. Domandiamo loro di essere testimoni della pace e della vita”.

Quella di Parigi è una Chiesa viva nella fede, impegnata nelle periferie, a fianco delle ferite, delle sfide, ma anche delle attese dei suoi abitanti. Nel centro accoglienza di Valgiros, ad esempio, vengono ospitate 21 persone senza fissa dimora o in situazioni di profonda precarietà. “Sono persone – racconta un volontario – prigioniere della sofferenza. Nessuna istruzione, nessun lavoro. Hanno spesso subìto violenza quand’erano bambini. E hanno commesso violenza”. Durante la Veglia è stata poi raccontata l’esperienza vissuta dalla Pastorale familiare della diocesi di Pontoise a fianco delle coppie in crisi “in cui manca l’amore, la tenerezza, la fiducia, il dialogo, la forza di reagire e fare progetti per il futuro” e per le quali “il matrimonio è diventato un sogno inaccessibile”. A Versailles c’è, invece, una casa-famiglia che accoglie persone che vivono situazioni di grande vulnerabilità, che “può essere stata causata dalla perdita di un lavoro, da una separazione, dalla presenza di un handicap in famiglia, una malattia, un lutto”; e chiedono semplicemente “un sostegno, un aiuto, un accompagnamento”. A Saint-Denis sono le famiglie rom a richiamare l’attenzione della Chiesa locale. “Ci sono persone che nella nostra società vivono prove e difficoltà. Ma ci sono anche persone che soffrono di più. Perché nessuno li vuole: sono le famiglie rom. Possiamo ignorare questi segni di esclusioni e di miseria?”. Infine, la testimonianza di una volontaria che nella diocesi di Créteil accompagna i malati di Alzheimer: “È una malattia che avanza progressivamente. E il malato si ritrova a non riconoscere più nessuno, nemmeno la moglie e i figli. Non ricorda nulla, non sa più chi è, chi è stato. Quando entro nella stanza di un malato, basta un sorriso, una presenza, uno sguardo che s’incrocia con il suo”. Al termine della veglia, in un clima di profondo silenzio, è stata letta una preghiera: “Ispira negli uomini un profondo rispetto per la vita umana. Aiutaci a capire come possiamo aiutarci vicendevolmente per accogliere la vita, ogni vita, come un dono. Ispira medici e ricercatori a trovare le cure migliori per alleviare la sofferenza, ispira i nostri responsabili politici e sociali a ricercare il bene di tutti. Ma soprattutto, ispira in tutti amore per la vita”.

AUTORE: Maria Chiara Biagioni