Solo il 30 per cento degli italiani negli ultimi giorni di vita evita l’ospedale: è quanto emerso dallo studio EoLo (“End – of – Life” in ospedale), finanziato dal ministero della salute, dalla Regione Lombardia e dall’associazione cremonese per la cura del dolore e condotto su 370 pazienti in fin di vita ricoverati in 40 strutture ospedaliere di Lombardia, Umbria e Toscana. Il dato offre uno spunto per riflettere sull’efficacia dei servizi per le cure palliative (ancora poco diffusi in Italia), che dovrebbero permettere ai pazienti terminali di non allontanarsi dall’ambiente familiare e di affrontare la malattia controllandone i sintomi. Lo conferma anche Manlio Lucentini, responsabile del servizio cure palliative dell’Asl numero 2 dell’Umbria, che ha messo in risalto come “l’ospedalizzazione dei malati che non possono guarire, negli ambiti territoriali del perugino in cui è attivo il servizio, si è ridotta al 4%”. In base all’indagine – presentata a Milano l’8 maggio – presso le strutture ospedaliere si fa ancora poco anche per la terapia del dolore. Solo poco più della metà dei pazienti con sintomi gravi riceve antidolorifici e meno del 10 per cento riesce ad ottenere un controllo completo del dolore con i farmaci. “Nel caso dei malati terminali la terapia del dolore è solo un aspetto di una serie di sintomi fisici e psicologici. La malattia inoltre – secondo il responsabile del servizio – coinvolge a livello emotivo anche i familiari dei pazienti”. Il servizio per le cure palliative dell’Asl numero 2 nel 2002 ha seguito 19 famiglie nel periodo del lutto. “Il problema del lutto patologico – ha rilevato Lucentini – in Italia è sottostimato ma, invece, assume un aspetto rilevante perché non tutti riescono a elaborare bene questa fase molto delicata e triste della vita”. Nella ricerca “Eolo” sono stati coinvolti gli ospedali di Città di Castello, Foligno e le due strutture ospedaliere di Perugia (Policlinico di Monteluce e Silvestrini). L’indagine, che in Umbria è stata effettuata tra l’ultima settimana di gennaio e la prima di febbraio 2002, ha preso in esame le condizioni di vita di 14 malati ricoverati presso le strutture. Gli infermieri coinvolti nello studio sono stati 3, mentre il lavoro è stato coordinato da Lucentini e Federico Paoletti. Il servizio di cure palliative dell’Asl numero 2 opera in stretto contatto con l’associazione “Con noi”. Nel 2002 al servizio si sono rivolti 180 pazienti. Da Sirchia ricette più facili per gli oppiaceiIn Italia per la terapia del dolore c’è ancora da fare ma le ultime notizie che arrivano dal Ministero della Salute sono incoraggianti. Entro un mese infatti, il Ministero varerà una nuova ricetta per ottenere più facilmente gli oppiacei in farmacia. In pratica questo particolare tipo di farmaci – la morfina è la più diffusa – saranno prescritti con ricette normali evitando, di conseguenza, tutta la trafila burocratica che rendeva difficile l’acquisto dei medicinali. Per aiutare i medici a capire come si compileranno le nuove ricette nel sito internet del Ministero verrà inserito un video. Secondo il ministro Sirchia una parte della terapia del dolore la può fare benissimo il medico di famiglia, ma anche il medico che ha trattato il paziente in ospedale deve avere un ruolo attivo uscendo dall’ospedale per continuare a curare il paziente anche a casa. Tutto ciò per evitare che il malato negli ultimi giorni di vita si senta solo e abbandonato e per restituire dignità a chi soffre.
Terapia del dolore per trascorrere serenamente gli ultimi giorni di vita
Le cure palliative ancora poco diffuse saranno d'aiuto per i malati terminali
AUTORE:
Ida Gentile