Terrorizzate a rischio della vita con i riti “vudu”

La testimonianza di una ragazza nigeriana salvata dalla schiavitù della prostituzione

Ogni terzo giovedì del mese, presso la chiesa parrocchiale di S. Vitale in Viole di Assisi, il parroco don Francesco Santini invita tutta la comunità parrocchiale a raccogliersi in un incontro di preghiera. Nel contesto del periodo della Quaresima, l’incontro di preghiera di giovedì 21 febbraio ha avuto una particolare risonanza: pregare per liberare dalla emarginazione e dalla sofferenza le persone oppresse dalla schiavitù della prostituzione. A guidare il rosario meditato c’erano, insieme a don Aldo Buonaiuto della comunità Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, gli operatori della Casa famiglia di Palazzo di Assisi e alcune ragazze liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione e accolte nelle comunità per un cammino di recupero. Dopo l’enunciazione di ogni Mistero doloroso, una meditazione sull’importanza di lasciarci toccare dal Signore per aprire i nostri cuori agli altri, agli ultimi e riuscire così a schiodare i crocifissi della società. Commovente ma anche di un crudo realismo la testimonianza di una ragazza nigeriana di ventisei anni, salvata dalla schiavitù della prostituzione e da alcuni mesi accolta nella comunità di don Benzi. Il giuramento a cui queste ragazze devono sottostare, il cosiddetto “vudu”, le fa vivere in un continuo stato di paura che, unita al dolore per la vita che sono costrette a fare, le porta a non fidarsi più di nessuno e a vivere nella più completa emarginazione con il rischio, in alcuni casi, di essere uccise. “Una vita molto nuova oggi!” dice con voce rotta dall’emozione la ragazza nigeriana nel suo stentato italiano dopo avere, con difficoltà, ricordato le sventure passate, dal tragitto, a piedi, di un mese e mezzo per arrivare in Marocco e di lì attraverso lo Stretto di Gibilterra su gommoni che hanno lasciato alcune sfortunate in mare, all’arrivo in Italia per un lavoro promesso ma rivelatosi di molto “inferiore” alle pur modeste aspettative. Conclude il rosario meditato, il quinto Mistero glorioso: Gesù esce dal sepolcro. A dare testimonianza della Resurrezione che in Cristo riguarda ognuno di noi, sono due ragazze, una rumena e una albanese, accompagnate dai rispettivi “genitori” adottivi. Queste due famiglie si sono aperte all’accoglienza dell’altro, hanno aperto la porta a Gesù allontanato fuori dalle mura della città. Don Aldo ringrazia tutti per la partecipazione sollecitando i cristiani ad andare incontro ai poveri e ricordando che la commozione di fronte a queste sventure non basta, perché bisogna passare dalla fede alle opere. Settantamila sono le ragazze tutt’ora vittime di violenze, per loro bisogna chiedere la cancellazione della tratta della schiavitù che è prima di tutto frutto della schiavitù della miseria dei paesi di provenienza, piaga che grava sulla responsabilità dei paesi più ricchi. Chiediamo a don Aldo informazioni su come avvicinano le ragazze che cadono nel giro della prostituzione.”Ogni sera avviciniamo decine di ragazze lungo le strade, ma è un lavoro lento ed è sempre un miracolo quando la ragazza decide di venire via subito. Non si fidano, hanno paura di tutto e di tutti, in molti casi sono state tradite persino dai genitori e dai fidanzati”. Quale aiuto immediato viene offerto a queste schiave liberate?”Abbiamo case di pronta accoglienza dove si verifica lo stato di bisogno delle sfortunate ragazze che vengono poi indirizzate presso le Case famiglia o accolte da famiglie aperte alla carità”. Siete tutelati nel fare questi interventi, quanto è il rischio?”Il racket è spietato, per ogni ragazza che sfugge al controllo sono centinaia di milioni che se ne vanno dalle tasche degli sfruttatori. Noi non agiamo mai da soli e le Forze dell’ordine ci sono vicine e ci assicurano la loro sorveglianza”. Quante ragazze tornano nei loro paesi di origine? “Poche perché ritroverebbero grandi difficoltà di vita. Il 98% trova lavoro e una sistemazione in Italia. In base alla legge 286 art. 18 sono garantiti la protezione sociale e l’inserimento in attività lavorative per quelle ragazze che si liberano dal giogo della schiavitù. La comunità Giovanni XXIII garantisce il cammino di recupero e negli ultimi quattro anni sono state accolte tremila ragazze”. Don Oreste Benzi ha lanciato di recente un appello alle comunità parrocchiali italiane perché accolgano almeno una ragazza ciascuna e don Aldo lo ha ricordato ai presenti a conclusione dell’incontro di preghiera esortando, con un sorriso davvero contagioso e disarmante perché carico di amore, a collaborare alla causa in cui crede davvero. Grazie don Aldo per averci donato pagine di Vangelo vive, reali, che ci hanno fatto percorrere con occhio di fede il cammino doloroso del Cristo e dei fratelli che solo in Lui hanno la Resurrezione.

AUTORE: Raffaella Bartolucci