Trent’anni della chiesa: udienza dal Papa

A Roma pellegrini di Trestina e Niccone alla messa con mons. Comastri

Mercoledì 7 settembre due pullman di pellegrini di Trestina, integrati da un gruppo della parrocchia di Niccone, sono partiti, prima dell’alba, per assistere all’udienza del Santo Padre. Il clima è come deve essere, di fraternità serena come sereno è il cielo del mattino. Si arriva tardi in piazza San Pietro e le lungaggini dei pur necessari controlli ci inducono a non entrare negli spazi riservati. Si occupa una transenna esterna. Scelta felice, perché proprio a pochi metri transiterà in saluto Benedetto XVI. Il sole è caldo come l’atmosfera della piazza, ricolma di pellegrini di ogni dove. Siamo qui per festeggiare i 30 anni della nostra chiesa edificio, ma, come Chiesa comunità, Trestina si è contraddistinta per numerosi rapporti solidali, ormai nel mondo, in aiuto dei bisognosi. E da un altro mondo, dal lontano Perù, ci raggiungono in San Pietro alcuni fratelli per partecipare la nostra gioia, che continua col pranzo. Il pomeriggio è un’altra giornata: piove incessantemente e violentemente, ma l’appuntamento con mons. Angelo Comastri, che ci aspetta per celebrare con noi la messa, non può attendere. Arriviamo letteralmente pulcini nella Cappella del Coro, superba d’arte e di storia della Chiesa: l’altare è costituito dall’urna in marmo di San Giovanni Crisostomo, Padre che per la Chiesa ha sofferto ben più di un temporale e che continua a scaldarci non solo con le sue parole, patrimonio dei cristiani, ma con qualcos’altro, tanto che, rapidamente, i nostri vestiti sono asciutti. Vecchi amici di seminario, mons. Comastri e don Vinicio, nostro parroco, i loro rapporti sono molto cordiali. La stessa cordialità il Vescovo rivolge a noi, coinvolgendoci in una celebrazione bellissima ed intensamente vissuta, che ci fa rendere conto che la Chiesa è ben altro che un edificio, ma un Corpo, fatto di pietre vive, splendidamente originali, ma chiamate ad essere conformi a Cristo, modello originario, singolarmente e come comunità, nell’esercizio della Carità, ricordando che essa ci è stata resa possibile perché, inizialmente e continuamente, noi stessi siamo oggetto di quella divina. L’intensa giornata si conclude con la visita riservata e la preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II, che, come uomo e come Papa, ha saputo incarnare completamente la vita di Cristo, offerto, sofferente, morto e risorto. Esempio per tutti.

AUTORE: V.P.