Un’ Ac missionaria sempre fedele alla Chiesa locale

XI Assemblea regionale di Azione cattolica "Una sola cosa è necessaria"

Domenica 17 marzo l’Azione cattolica dell’Umbria, attraverso i suoi delegati, ha celebrato l’XI assemblea per approfondire la situazione ecclesiale nella regione e per eleggere la nuova delegazione regionale per il triennio 2002-2005. Il primo avvenimento, che ha dato il “tono” a tutta la giornata è stato la Lectio guidata da don Gualtiero Sigismondi, nuovo assistente regionale dell’Azione cattolica. La meditazione sulla figura di Giuseppe, attraverso tre verbi del racconto: riflettere, sognare, fare con arte, ha proposto all’Assemblea una sorta di decalogo, dieci imperativi che costituiscono una consegna spirituale per tutta l’Ac. L’avv. Nicola Molè, a nome di tutta l’Ac di Terni, ha salutato i convenuti ricordando l’importanza dell’Associazione per la Chiesa e la società. Successivamente, il delegato Marcello Rinaldi, l’incaricato per il Settore adulti, Massimo Liucci, il responsabile Acr, Lorenzo Spinosi, l’incaricato per i giovani, Fabrizio Magna, hanno raccontato il cammino percorso. Ci si è soffermati su otto sperimentazioni pastorali tentate nelle diocesi umbre (missioni popolari ai giovani, gruppi giovani diocesani, riscoperta del Concilio, nuove sedi diocesane, nuovi percorsi formativi). Tutta l’Ac è protesa verso un rinnovamento profondo, tale che possa ridisegnare un’associazione missionaria, ma sempre fedele alla Chiesa locale e al suo “apostolato”. In particolare, appare necessario continuare l’attività formativa in modo esperienziale e, come indicato negli Orientamenti pastorali, tale per cui formazione e testimonianza si alimentino reciprocamente e l’una sia frutto dell’altra. Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni – Narni – Amelia, durante la Santa Messa, ha salutato i delegati chiedendogli di impegnarsi con il loro “ministero associativo” ad aiutare la Chiesa nella nuova evangelizzazione. Nel pomeriggio il responsabile nazionale dell’Acr Giuseppe Notarstefano ha portato il saluto della presidenza nazionale e ricordando il gemellaggio umbro con Sarajevo ha sottolineato l’urgenza per l’associazione di aprirsi al territorio, alla dimensione internazionale. Un intenso dibattito tra i delegati ha preceduto il momento elettivo. All’unanimità sono stati indicati i nuovi responsabili alla Conferenza episcopale umbra. Il clima fraterno della giornata è stato arricchito dalla testimonianza di alcuni soci “ex-detenuti” della Cooperativa sociale “Il solco” della Caritas di Terni e la presenza dei rappresentanti di tutte e otto le diocesi umbre. La Delegazione regionale ringrazia di cuore il gruppo di giovani dell’Ac di Terni, che hanno organizzato la giornata con attenzione e gioia.Il decalogodel nuovo assistente per il rinnovamento dell’Azione cattolicaNel quadro del grande cammino di rinnovamento che Azione Cattolica Italiana è chiamata a sostenere, sembra opportuno indicare alcuni obiettivi che tale itinerario dovrebbe raggiungere, ben sapendo, da un lato, che l’associazione di AC è ormai entrata nella “fase del novilunio”, e, dall’altro, che le scelte che essa è invitata a compiere devono rispondere a questo criterio generale: “grandi orizzonti e piccoli passi”.Il rinnovamento dell’AC ha bisogno di un orizzonte preciso: quello tracciato dal Concilio! Non si tratta di “restaurare” l’AC di un tempo e, tanto meno, di “rianimare” una straordinaria esperienza associativa, ma di portarla allo spirito e all’entusiasmo delle origini, “dando vita a forme inedite di educazione alla fede e di pastorale”. La lunga storia dell’AC insegna che il rinnovamento dell’associazione si è sempre collocato nel quadro di cambiamenti più generali; di qui la necessità di modulare tale processo di rinnovamento non su anguste logiche interne o strutturali, bensì sui grandi scenari che l’evangelizzazione apre di continuo davanti agli occhi e al cuore dei credenti.Quali sono i “segni” o, se si preferisce, i “sogni” di un’AC impegnata in modo organico a “rinnovarsi profondamente, rimanendo fedele all’ispirazione iniziale”?1. Un’Ac che si lascia rinnovare e modellare dalla “sapienza della Croce”, ritenendo “grazia” la sfida della propria condizione di debolezza.2. Un’Ac che “si mette in cammino e accetta di passare per il deserto, luogo dove si ritrova l’essenziale”: l’ecclesialità, la laicità, la stretta collaborazione con la gerarchia.3. Un’Ac che “pensa di meno al proprio assetto interno e di più alla vita della Chiesa”, disponendosi a “prendere il largo” nel “mare aperto” della “nuova evangelizzazione”.4. Un’Ac che si sforza di tradurre la cosiddetta “scelta religiosa”, la scelta del “primato di Dio”, non tanto in termini di “animazione”, quanto di “esemplarità formativa”.5. Un’Ac che si propone come realtà creativa di autentici “percorsi di discepolato”, senza “distinguere rigidamente il momento formativo e quello missionario”. 6. Un’Ac che si dispone a “prendersi cura del piccolo gregge” in piena fedeltà al proprio “carattere popolare”, che domanda di agire sul “lievito” per raggiungere la “massa”.7. Un’Ac che si “pone a servizio della fede feriale”, provata sul “banco” della dimensione ordinaria della vita, nel “crogiolo” della complessità dei problemi sociali, politici e culturali. 8. Un’Ac che “sceglie di restare legata alla parrocchia” che, quale “primo spazio missionario”, costituisce il luogo principale, sia pure non esclusivo, della vita associativa.9. Un’Ac che si impegna a “recuperare un intenso dialogo con i presbiteri”, abbandonando la “trincea di una collaborazione generica” ed esplorando la “frontiera della partecipazione”.10. Un’Ac che cerca di inserire la trama del proprio “carisma militante” nell’ordito della Chiesa particolare, che è “olistica”, ossia “corpo ben compaginato e connesso”. “Sognare, voce del verbo sperare”: quello della speranza è, senz’altro, il “passaggio” fondamentale che l’Ac è chiamata a compiere in questa “stagione ecclesiale”, che annuncia l’avvento di una straordinaria “primavera”. Pertanto, in questo “tornante” così decisivo e impegnativo della sua storia, l’Ac è sollecitata da più parti a “varcare la soglia della speranza” che, a detta di mons. Cesare Pagani, “non è un’ipotesi per menti labili, non è un tranquillante per cuori ansiosi; la speranza teologale è certezza, è fervore, è gioia, è realismo fiducioso, è esigenza di servire”. È evidente, dunque, che la soluzione delle molteplici sfide pastorali che “provocano” l’Ac “non sta nel lamento: sarebbe una fuga; la soluzione non sta nell’avvilimento, come se Dio non ci fosse; la soluzione non si trova tornando al passato, né rifugiandosi nel privato, né criticando tutto e tutti (…), ma in un forte recupero di speranza”.

AUTORE: Gualtiero Sigismondi