Un “eccomi” gioioso

“Fa’ che non lasciamo cadere a vuoto nessuna tua parola, per riconoscere il tuo progetto di salvezza”, propone la Colletta della II domenica del T. O. anticipando così il messaggio della liturgia della Parola. Tra i personaggi biblici ci viene subito presentato Samuele, colui che, in virtù di un voto pronunciato da sua madre Anna prima di essere concepito, era stato in seguito da lei e da suo marito Elkanà offerto al Signore. Samuele aveva quindi cominciato a collaborare al servizio del sacerdote Eli ed è specificato che dormiva addirittura “nel tempio del Signore, dove si trovava l’Arca di Dio”.

Proprio lì il Signore lo chiama! È una chiamata del tutto particolare perché nell’ Esodo è scritto che il Signore dà convegno a Mosè e parlerà con lui “da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza”. Anche la vocazione di Isaia (cap. 6) avverrà in un contesto simile. I grandi personaggi dell’AT hanno quindi accolto la missione nel luogo più significativo della presenza di Dio. Ma gli sviluppi della narrazione fanno prendere consapevolezza che non è solo il luogo a determinare l’Incontro, ma la disponibilità all’accoglienza della Parola del Signore. È infatti specificato che, nonostante Samuele già vivesse al servizio e nel tempio del Signore, in realtà “fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore”. E Samuele risponde per tre volte “eccomi” al Signore che lo chiama e alla quarta volta, seguendo il suggerimento del sacerdote Eli, dice: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta”. Ecco quindi che Samuele si apre alla missione che lo vedrà diventare ‘giudice’ e poi ‘profeta’ in un momento particolare della storia d’Israele, ovvero nella fase di passaggio tra l’epoca dei Giudici e quella della monarchia, anzi farà da tramite – suo malgrado – tra il Signore e il popolo per l’instaurazione del regime monarchico.

Anche il Salmista risponde alla chiamata del Signore e professa che il Signore (letteralmente) gli ha “scavato gli orecchi”, gli ha fatto cioè comprendere la Sua volontà, e lui, consapevole che l’obbedienza vale più del sacrificio, accetta di “fare la sua volontà”. In merito alla disponibilità ad assecondare il volere del Signore, Paolo nella Prima lettera ai Corinzi aggiunge l’elemento del corpo. Nel dirimere una questione delicata inerente un modo di pensare che circolava, secondo il quale si metteva sullo stesso piano il bisogno primario dell’alimentazione e la dimensione sessuale, Paolo risponde dichiarando la sacralità del corpo che “è tempio dello Spirito santo”. Nella misura in cui si porta rispetto al corpo e, secondo la propria vocazione, si vive la dimensione sessuale in modo tale che convenga a un discepolo di Cristo, si manifesta anche il grado di disponibilità al volere del Signore. La chiamata a seguirlo implica il coinvolgimento di tutto l’essere umano. “Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore”, per cui ne consegue l’imperativo: “Glorificate Dio nel vostro corpo!”. E tuttavia, Gesù chiede ancora di più. La chiamata dei primi discepoli, secondo l’episodio descritto da Giovanni (a differenza dei Sinottici), avviene in modo graduale.

All’inizio è presente il Battista che addita Gesù ai propri discepoli, ed essi subito cominciano ad andare dietro a Gesù.

Gesù allora si volta e chiede loro: “Che cosa cercate?”. Rispondendo con il titolo di ‘rabbi’ (e quindi per ora riconoscendolo ‘solo’ come maestro), i discepoli si rivolgono a lui desiderando conoscere la sua dimora. E Gesù dice loro: “Venite e vedrete” ed essi “andarono”, “videro” e “rimasero con lui”. Questo è appunto il percorso in 3 tappe: seguire Gesù, vedere e rimanere con lui. L’incontro con Gesù è così ben stampato nella memoria dell’autore (per cui si suppone che il discepolo innominato sia Giovanni) che riferisce l’ora esatta: “l’ora decima” cioè, calcolando le ore diurne a partire dalle 6 mattutine, “le quattro del pomeriggio”. Considerando inoltre il valore che nell’AT aveva il numero 10, si ritiene che, ancor più di un’esattezza cronologica, indichi il significato teologico: il tempo dell’adempimento! Ma lo stare con Gesù ha fatto prendere consapevolezza ad Andrea che Gesù è il Messia e quindi va da suo fratello Simone (IV tappa), gli dice di Gesù e (V tappa) lo conduce da lui. E Gesù non lascia soli i suoi discepoli perché insignisce Simone del titolo di Cefa (Kepha), la ‘roccia’ che a sua volta confermerà gli altri della comunità nascente. La Parola invita a intravedere il Battista, le tappe, gli annunci attraverso i quali discernere e vivere la vita secondo Cristo. Ma il messaggio ci fa necessariamente pensare ai giovani! All’inizio dell’anno 2018 che celebrerà il Sinodo dei vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” risuonano bene le parole di Papa Francesco ai giovani in merito: “Vi affido a Maria di Nazareth, una giovane come voi a cui Dio ha rivolto il Suo sguardo amorevole, perché vi prenda per mano e vi guidi alla gioia di un ‘eccomi’ pieno e gioioso” (13.01.2017).

PRIMA LETTURA
I Libro di Samuele 3,3b-10.19

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 39

SECONDA LETTURA
I Lettera di Paolo ai Corinzi 6,13c-15a.17-20

VANGELO
Dal Vangelo di Giovanni 1,35-42

 

AUTORE: Giuseppina Bruscolotti