Un museo senza pareti

AMBIENTE/CULTURA. Convegno sugli ecomusei, ma c'è chi è scettico sulla loro utilità

Un convegno per conoscere la realtà degli ‘ecomusei’, in Umbria regolamentati da una legge approvata a maggioranza l’11 dicembre 2007. Se ne discuterà il 7 maggio prossimo, a partire dalle 9, nella sala Europa di Villa Umbra a Pila (Perugia) in una giornata di studio organizzata dalla Regione. Al mattino verranno illustrate delle esperienze di ecomusei già esistenti sul territorio nazionale. Il pomeriggio da alcuni esperti, tra cui Renato Covino, presidente dell’Associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale, verranno analizzate le potenzialità dell’Umbria in tale settore con la partecipazione del Centro per la Documentazione e la Ricerca Antropologica in Valnerina e nella Dorsale Appenninica (Cedrav), dell’ecomuseo del Paesaggio Orvietano, dell’Associazione per l’Ecomuseo del Fiume e della Torre (Pretola – Perugia) e la Fondazione Ecomuseo Colli del Tezio. La legge sugli ecomusei approvata dal Consiglio regionale tenta di superare il concetto tradizionale ed asettico di museo, inteso come luogo chiuso dove esporre opere d’arte – e soprattutto testimonianze della cultura materiale – isolandole dal contesto originario, e favorisce la diffusione degli ecomusei quali strumenti per tramandare, valorizzare e rafforzare i legami museo-comunità e uomo-territorio. La differenza tra un museo ed un ecomuseo è che il primo si basa su una collezione, non può prescindere da un immobile ed è di proprietà pubblica; il secondo si basa, invece, su un patrimonio, si articola in un determinato territorio (inteso non solo in senso fisico, ma anche come storia della popolazione che ci vive e dei segni materiali e immateriali lasciati da coloro che lo hanno abitato in passato) ed è di proprietà della popolazione. La definizione sulla quale lavora il Laboratorio ecomusei è quella di un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio. Saranno, infatti, le singole comunità locali ad istituirli, coinvolgendo nella gestione le Province competenti, i Comuni, singoli o associati, le Comunità montane, o altri organismi pubblici e privati creati per questo scopo. Tra le particolarità della legge, che auspica uno stretto legame con il sistema Parchi, è previsto un ‘Comitato tecnico-scientifico’ cui spetta di valutare la rispondenza dei richiedenti ai criteri e alle caratteristiche degli ecomusei, e un Forum degli operatori inteso come sede di dibattito, di elaborazione di proposte e di scambio, anche con altre regioni. ‘Tutto deve cambiare, perché nulla cambi’ scriveva nel Gattopardo Giuseppe Tomasi di Lampedusa. E così può essere riassunto il pensiero dello storico Giuseppe Guerrini, che non condivide il progetto degli ecomusei. ‘Sono – sostiene – parole da vocabolario degli accademici della Crusca. Penso, invece, sia utile spiegare alla gente cosa sia semplicemente un museo. La vivibilità di un museo – prosegue lo storico – non è data dal prefisso ‘eco’, ma deve scaturire dalla politica culturale dello Stato, della Chiesa e degli altri enti istituzionali. I musei, vorrei sottolineare, appartengono da sempre alla comunità che li ha creati nei secoli’. ‘Questi ecomusei, quindi – aggiunge -, sono degli inutili carrozzoni, creati da enti che poco si sono adoperati per la cultura e che non hanno fatto crescere la gente nella cultura. Anziché creare nuovi nomi, sarebbe più saggio investire soldi per studi e ricerche, finalizzati alla conservazione materiale del ricco patrimonio culturale, orale e documentale del nostro territorio umbro’. Francesco Carlini