Un nuovo “anno Domini” con voi

Siamo al numero 1 de La Voce. È sempre un’emozione, quando si parte o si riparte. Vale per tutti e nelle diverse situazioni. Se non per fatti particolari, si riparte comunque per un dato anagrafico che con il volgere dell’anno nuovo viene marcato. Tutti in cammino, come un grande fiume nel tempo che non si arresta. Il fluire per alcuni è dolce, scorre su un piano leggermente inclinato, facilmente sostenibile; per altri vi sono sobbalzi da fare, per altri ancora è un salto nel buio. Illuminare la propria vita e gettare un faro di luce sul futuro è l’azione migliore che si potrebbe e si dovrebbe fare. Quest’operazione è propria della Chiesa. Purtroppo non tutti, nella Chiesa, la capiscono o l’hanno percepita: i profeti di sventura di giovannea memoria. Si chiama operazione speranza, fatta di parole, comportamenti e azioni concrete. Alcune di queste azioni le può fare ed è legittimata a fare solo la Chiesa. Perché la regione Umbria attribuisce alla Presidenza dei Vescovi umbri 100 mila euro? Perché solo le strutture e le iniziative della Chiesa possono arrivare dove le istituzioni pubbliche, non per cattiveria, ma per legge, non possono agire. E per la Chiesa questo impegno di agire, per dare qualche segnale di speranza a chi vede il buio davanti a sé, è esercizio della sua missione. Nel periodo natalizio, se si va a vedere in giro per l’Italia, diciamo pure per il mondo, non troviamo molti altri segnali di speranza che non provengano da quelli originati dal Natale del Signore. L’anno 2012, non si dovrebbe dimenticare che è anno Domini, l’anno del Signore. I 2012 anni (secondo un computo che può essere ridiscusso e variato di poco) segnano quella nascita. Sappiamo che alcuni vogliono cancellare il richiamo alla nascita di Cristo, preferendo la dizione “Era volgare” o altra insignificante espressione. Ma tutti sanno che la data è quella della nascita di Gesù Cristo, essendo imperatore Cesare Augusto e governatore della Palestina Quirinio, nell’anno del censimento di quella provincia romana. Da ciò, o almeno anche da ciò, è stato mosso Benedetto Croce ad affermare autorevolmente in uno scritto breve del 1942 che “non possiamo non dirci cristiani” e ne ha indicato il “perché”. Dario Antiseri, il filosofo umbro più noto nel mondo, ha scritto – su Avvenire di domenica scorsa – che non solo gli italiani, ma anche gli europei “non possono non dirsi cristiani”. Iniziare un anno con questi presupposti, per noi, significa, se ce ne fosse bisogno, riaffermare che “non possiamo non essere una Voce cristiana”, anzi non possiamo non essere quello che siamo stati per gli anni e i decenni trascorsi. Questo, infatti, è il 59° anno che iniziamo con la stessa prospettiva di sempre, di diffondere qualche luce di speranza sul futuro che in questo tempo di crisi conclamata, da molti personalmente verificata e sofferta, è particolarmente necessario. Per noi stessi e per i nostri amici lettori, abbonati, sostenitori e benefattori, come giornale, con i suoi problemi che tutti i media hanno in questo periodo di tempo, auguriamo un anno Domini, un anno del Signore, che sia veramente tale.

AUTORE: Elio Bromuri